Prime Esperienze
Alidiana parte 2 il finale


12.04.2025 |
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"“Copacabana ci ha visti… domani voglio Ipanema..."
dell’altra.⸻
Titolo: “Caldo bestiale”
Parte 4 – Copacabana
Rio di notte era una promessa sussurrata al buio. Le onde dell’Atlantico accarezzavano dolcemente la spiaggia, e l’aria era intrisa di musica, fumo e desideri sospesi. Io e Alidiana camminavamo scalzi sulla sabbia ancora tiepida, lei con un pareo trasparente che non copriva un cazzo, e il bikini più minuscolo che avesse mai messo.
“Sai che questa notte non dormi, vero?” mi disse voltandosi, con quegli occhi scuri che incendiavano tutto.
“Non ho intenzione di farlo,” risposi, già duro sotto i pantaloni leggeri.
Trovammo una cabina abbandonata poco più in là, lontana dalla folla, tra le palme. Bastò uno sguardo. Lei si appoggiò alla parete di legno, sollevò il pareo e aprì le gambe. Il bikini scivolò di lato e il suo sapore mi raggiunse ancora prima della lingua.
La leccai come un assetato nel deserto. Le labbra della sua fica erano gonfie, bagnate, pulsanti. Il clitoride le batteva sotto la lingua, e lei ansimava forte, afferrandomi i capelli e spingendomi ancora più a fondo.
“Mettimelo dentro, Angelo… ma non nella fica… voglio che a Copacabana mi scopi il culo.”
Mi rialzai subito, col cuore in gola. Le sfilai il bikini del tutto, glielo passai tra i denti come un morso, e la feci girare. Si piegò, le mani contro la parete della cabina, il culo alto, pronto, sfacciato.
“Vuoi il mio cazzo nel culo? Eccoti servita.”
Sputai sul mio cazzo, poi su di lei, e cominciai a massaggiarla piano. L’anello si apriva già docile sotto il mio dito, invogliato dalla voglia accumulata. Con un colpo secco, entrai.
“AAAAH! Sììì…” urlò senza vergogna.
La presi con forza, i fianchi tra le mani, le chiappe che rimbalzavano contro il mio ventre, la sabbia che le si incollava alla pelle sudata. Ogni colpo era un colpo secco, profondo, che la faceva fremere. Il suo culo sembrava nato per questo: per ospitarmi, per sentirmi affondare dentro finché non restava niente fuori.
“Senti come ti godo il cazzo nel culo… fammi male, Angelo… voglio che domani mi bruci camminare…”
Le sbattei la mano sulla natica, lasciando il segno, poi l’altra, più forte. I suoi gemiti si mescolavano alla musica lontana, ai tamburi brasiliani che sembravano seguire il ritmo delle mie spinte.
Poi mi fermai. La tirai su per i capelli e la feci inginocchiare davanti a me. Aveva il culo sporco della mia voglia, la bocca aperta, gli occhi lucidi.
“Lo vuoi anche in bocca?”
“Sì. Dammelo. Tutto.”
Glielo infilai fino in fondo, le presi la testa e cominciai a fotterle la gola. Lei non tossiva, non si tirava indietro. Me lo prendeva con voracità, come se avesse bisogno della mia sborra per vivere.
Quando stavo per venire, la tirai indietro, la fece piegare e glielo infilai di nuovo nel culo, senza avviso. Tre spinte, e venni forte, così tanto che la sentii tremare mentre lo riceveva tutto dentro.
Restammo fermi qualche secondo. Poi lei si girò, si leccò un dito sporco di sborra e sorrise.
“Copacabana ci ha visti… domani voglio Ipanema. E voglio un altro buco.”Titolo: “Caldo bestiale”
Parte 5 – Ipanema
Il tramonto su Ipanema era qualcosa di diverso. Il cielo si tingeva d’arancio, e la sabbia sembrava diventare calda come brace. Io e Alidiana ci eravamo allontanati dalla zona più affollata. Lei camminava davanti a me, sensuale, con un vestitino corto che lasciava scoperte le curve che conoscevo fin troppo bene. Non portava niente sotto. Lo sapevo, lo sentivo, lo vedevo da come camminava.
“Ho il culo ancora umido della tua sborra di stanotte,” mi disse voltandosi con un sorriso provocante.
“E non ho nessuna intenzione di farlo asciugare.”
Le afferrai i fianchi da dietro, spingendola contro una barca rovesciata abbandonata nella sabbia. Lei ci si piegò sopra di sua volontà, tirando su il vestito e offrendomi il culo. Non c’erano più inibizioni. Nessuna.
“Qui? A quest’ora?”
“Che guardino,” disse, “che imparino cosa vuol dire godere davvero.”
Mi inginocchiai dietro di lei. Le aprii le chiappe con entrambe le mani. Il suo buco era lì, ancora leggermente arrossato, ma teso e pronto. Gli passai la lingua lentamente, facendola rabbrividire. Le leccai il culo a fondo, come se stessi assaggiando un frutto raro, e lei tremava.
“Ti piace quando ti bacio il culo?”
“Sì… sì Angelo… baciami, leccami, aprimi…”
Le infilai due dita contemporaneamente, mentre la lingua le solleticava il clitoride. Poi, quando cominciò a gemere davvero forte, mi tirai su, tirai giù il costume e le feci sentire la cappella sulle labbra dello sfintere.
“Preparati.”
Senza fretta, ma senza pietà, la penetrati. Un gemito basso, profondo, le uscì dalla gola mentre entravo tutto. Il suo culo si apriva per accogliermi come se mi aspettasse da ore.
Cominciai a muovermi. Le chiappe le ondeggiavano sotto le mani, e ogni colpo era più violento del precedente. Non mi interessava chi poteva vedere. Non ci interessava nulla.
“Sto venendo!” gridò, mentre le palpitava la fica.
E mentre veniva, le infilai due dita anche lì, godendomi il doppio spasmo.
“Cazzo… mi scopi l’anima…” sussurrò.
L’afferrai per i capelli, tirandola su, il suo corpo incollato al mio, e continuai a sbatterla nel culo, più forte, più profondo. Poi sentii salire la pressione. Era il momento.
“Sì… riempimi di nuovo… fammi sentire che sono tua anche oggi…”
La presi per i fianchi e affondai fino in fondo. E venni. Un’esplosione rovente, che le inondò le viscere. Restammo così, immobili, io dentro di lei, lei stretta a me, il sole che spariva dietro l’orizzonte.
Poi si girò, prese il mio cazzo ancora bagnato di sborra e se lo portò in bocca. Lo pulì lentamente, con la lingua, guardandomi negli occhi.
“Domani… voglio una cosa nuova. Fammi godere anche in un posto dove non l’ho mai fatto…”
Titolo: “Caldo bestiale”
Parte 6 – Corcovado
La salita al Corcovado era stata silenziosa. Avevamo parlato poco, ma tra noi il linguaggio era diventato un altro: fatto di sguardi, di respiri trattenuti, di carezze rapide tra la folla del trenino che ci portava in cima.
Quando arrivammo lassù, il sole era già basso. I turisti si assiepavano per fare foto alla statua del Cristo Redentore, ma noi ci spostammo, cercando un angolo più appartato, appena oltre un sentiero secondario tra le rocce e la vegetazione.
“Qui sopra… voglio che mi prendi come mai prima,” sussurrò Alidiana.
“Sotto gli occhi di Dio?”
“Anche Dio ha bisogno di godere. E stasera, lo facciamo noi per lui.”
Si mise in ginocchio sopra un vecchio muretto in pietra, alzando il vestito. Niente slip. Niente freni. Le chiappe erano nude, tonde, invitanti, pronte.
Le baciai piano, poi più forte. Con la lingua percorsi la fessura che separava le sue natiche fino a trovare quel buchetto teso, già in attesa. Glielo leccai senza pietà.
“Angelo… leccamelo così… Dio ci guarda, e io voglio che sappia quanto sono tua…”
Le infilai due dita nel culo e una nella fica. Era già bagnatissima. Un fiume. La stavo stimolando ovunque, e lei tremava. Ma non mi bastava.
Tirai fuori il cazzo, già duro come pietra. Lo appoggiai al suo sfintere e spinsi. Lei era pronta, accogliente, spalancata come un sacrario sacro.
“Scopami il culo, qui, sopra tutto Rio…”
E io lo feci. Le tenni i fianchi stretti e glielo diedi forte, profondo, ritmico. Ogni colpo le faceva dondolare il corpo, mentre le montagne si stagliavano davanti e il Cristo Redentore sembrava guardarci, immobile, ma complice.
Lei gemeva. Forte. Non gliene fregava niente di chi poteva sentire.
“Angelo, sto per venire! Non fermarti… Dio mio… sììììì!”
Venni anch’io, dentro il suo culo, mentre lei si irrigidiva, venendo sulla pietra umida del muro. Mi tremavano le gambe. Ma non era finita.
Si girò, si sedette sul bordo e allargò le gambe.
“Voglio sentirlo ancora… voglio venire con la tua lingua mentre la tua sborra mi cola dal culo…”
Mi inginocchiai. Le aprii la fica e cominciai a leccarla con furia. Il sapore misto di eccitazione, sudore e sperma era ovunque. Lei mi afferrò la testa e mi guidò, finché non la sentii vibrare sotto la lingua e gemere di nuovo, mordendosi le labbra per non urlare.
Restammo così, sudati, ansimanti, sopra il mondo.
Poi lei mi baciò piano.
“Domani… ti porto a Lapa. Voglio scopare sotto gli archi. Magari in tre.” Titolo: “Caldo bestiale”
Parte 7 – Lapa (Il finale)
Lapa era un tamburo che batteva nel petto. Ogni vicolo vibrava di musica, ogni angolo odorava di cachaça, sudore, desiderio. Alidiana camminava davanti a me con un vestito attillato, senza reggiseno, senza mutande. Il culo nudo che ondeggiava sotto il tessuto leggero era un invito a peccare. Ma stasera, lo sapevamo entrambi: non sarebbe stato un peccato da soli.
“Ti fidi di me?” mi disse fermandosi sotto gli archi illuminati.
“Sempre.”
“Stasera voglio vederti godere con me. Ma non solo con me.”
Da un portone sbucò lui. Si chiamava Thiago. Giovane, brasiliano, pelle scura, occhi che ridevano e corpo scolpito. Ci salutò con naturalezza, come se ci conoscessimo da sempre. Poi guardò Alidiana.
“Allora… lo vogliamo far tremare, questo Arcos da Lapa?”
Non risposi. Le sue mani erano già sul culo di Alidiana, che rideva eccitata. Io mi avvicinai da dietro e le slacciai il vestito. Le tette uscirono libere, piene, vibranti. Thiago le leccava i capezzoli mentre io le passavo la lingua tra le chiappe, sentendo il suo buco già aperto, preparato, voglioso.
Lei si mise in ginocchio tra noi due. Mi prese il cazzo in bocca, poi passò a quello di Thiago. Li alternava con maestria, sputando, sbavando, ingoiando. La sua bocca era diventata un altare su cui adorare le nostre erezioni.
“Voglio tutti e due dentro di me,” disse ansimando.
L’appoggiammo contro una colonna degli archi, sollevando una gamba. Io la presi dalla fica, profonda, bagnata, calda. Thiago si posizionò dietro e le preparò il culo. Le passò le dita, poi lo infilò, prima uno, poi due, poi il suo cazzo duro, pronto ad aprirla tutta.
Ci muovevamo insieme, io davanti e lui dietro. Lei urlava, si mordeva le labbra, veniva in spasmi continui. Era piena, colma, dominata.
“Aspetta… dentro, venite dentro… voglio tutto, voglio essere riempita da voi!”
E così fu. Mentre io venivo dentro la sua fica, sentii Thiago gemere dietro di lei e riempirle il culo. Era un’esplosione calda, liquida, totale. Lei ci guardava entrambi, tremando, sporca, felice.
Scesi a leccarla mentre il nostro sperma colava dai suoi buchi. Le assaggiai il misto, le pulii la pelle con la lingua. Lei rideva, esausta, appagata.
Poi ci sdraiammo tutti e tre lì, sotto gli archi. Nudi, sudati, fottutamente vivi.
Alidiana mi guardò e mi disse piano:
“Non so cosa sarà domani. Ma stanotte, io e te abbiamo vissuto tutto.”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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