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Le argentine – Notte senza ritorno


24.04.2025 |
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"Le versai cera calda sul ventre mentre si contorceva legata, il mio nome che le restava incastrato in gola..."
Parte I – BeatriceNon era la prima volta che Beatrice mi guardava in quel modo. Occhi azzurri, profondi come l’acqua gelida del Tigre, e un sorriso appena accennato, di quelli che sanno già come andrà a finire. Argentina, venticinque anni, pelle chiara, capelli lunghi e ricci come una lingua di fuoco. Magra, sensuale, e con quell’atteggiamento da trois che mi bruciava l’anima.
Quella sera eravamo soli nella casa sul lago. Lei camminava scalza, con un vestito trasparente e nulla sotto. Il suo corpo parlava prima di lei.
«Sei nervoso?» mi chiese, versandomi del Malbec.
«Un po’.»
«Non dovresti. Lei è lontana. E noi… abbiamo sempre avuto questa curiosità, no?»
La sua bocca finì sulla mia. Il vestito sparì in un attimo. Mi cavalcò nuda, con i capezzoli duri e le unghie nella mia schiena. Si muoveva con rabbia, con passione, con fame.
Le presi i capelli, la dominai sul divano. Lei gemeva come se lo aspettasse da sempre.
«Fammi tutto. Come se fossi solo tua.»
E lo feci.
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Parte II – Il gioco estremo
La settimana dopo, tornammo in quella casa. Stavolta Beatrice era già in ginocchio, nuda, con solo un collare nero al collo.
«Stasera sono tua schiava» sussurrò. «Fammi male, se vuoi.»
Le legai i polsi, le infilai un plug nero tra le cosce, la costrinsi a camminare per la stanza.
Poi la presi da dietro, brutalmente, con la ball gag in bocca. La leccai, la schiaffeggiai, la morsi ovunque.
Le versai cera calda sul ventre mentre si contorceva legata, il mio nome che le restava incastrato in gola.
Quando la presi in faccia, la costrinsi a ingoiare fino all’ultima goccia. Lei sorrise, con le lacrime agli occhi, e disse:
«La prossima volta… voglio che ci guardi anche lei.»
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Parte III – L’arrivo di Giovanna
Non sapevo chi fosse “lei”. Fino a quella sera.
Stavo bevendo l’ultimo bicchiere quando sentii dei passi nel corridoio. E poi la vidi: Giovanna, la coinquilina di Beatrice. Diciotto anni appena compiuti.
Maglietta corta, niente reggiseno, slip rosa. Gli occhi accesi, già sporchi di vizio.
«Pensavate che non lo sapessi?» disse, appoggiandosi allo stipite della porta. «Vi sento da giorni. Voglio entrare anch’io in questo gioco.»
Si avvicinò. Si inginocchiò. E iniziò a succhiarmi mentre Beatrice, legata sul letto, si svegliava.
«Cosa…? Gio?!»
«Ora siamo in tre.»
Le presi entrambe. A turno. Insieme. Le feci leccare, toccare, montare. Giovanna mi prese in bocca come se fosse nata per farlo, poi si fece scopare mentre guardava Beatrice, legata e godente.
Quando la presi nel culo, gridava e piangeva, ma le lacrime erano di piacere.
«Mi spacchi il culo… continua… ti prego…»
E io continuavo. Fino a farle tremare le gambe. Fino a svuotarmi in faccia a entrambe. Fino all’ultima goccia.
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Parte IV – Nessun domani
Tornammo una volta ancora, per l’ultima notte.
Nude, in ginocchio. Beatrice con il collare nero. Giovanna con quello rosso, pronta a tutto.
Le presi in bocca, insieme. Le feci sbattere una contro l’altra, lingua su lingua, mentre si contendevano il mio cazzo come un osso tra cagne in calore.
Le costrinsi a leccarsi mentre le prendevo a turno, poi le montai insieme, una sull’altra, fino a far tremare il letto.
Beatrice gemeva come una cagna felice.
Giovanna piangeva, sudata, il culo sventrato ma ancora in offerta.
«Se muoio stanotte… muoio col culo ancora pulsante» sussurrò.
Alla fine crollarono ai miei lati, nude, distrutte, ma con il sorriso.
E quella notte, capii che non avevo più bisogno di scegliere.
Erano mie.
Per sempre.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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