incesto
Nicole – Dea del Sesso


24.04.2025 |
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"— Hai riempito tutto… ora sono tua..."
L’arrivoEra il primo giorno d’estate quando Nicole arrivò. Figlia della sorella maggiore di mia moglie, veniva da Itapuã, Brasile, per passare qualche settimana con noi. «Per fare esperienza in Europa», dicevano. Diciotto anni e mezzo. Corpicino minuto, ma già tutto formato. Occhi neri da pantera e quel modo di muoversi… come se il mondo fosse ai suoi piedi.
Indossava un top bianco trasparente, senza reggiseno, e degli shorts così corti che non si potevano nemmeno chiamare pantaloni. Appena la vidi alla porta, con la valigia in una mano e il chewing gum nell’altra, capii che quella non era una ragazzina qualunque.
— E aí, tio — disse, dandomi un bacio sulla guancia. Ma le sue labbra sfiorarono la mia bocca. Volutamente.
Mia moglie la abbracciò subito dopo, tutta contenta. Io, invece, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel culo sodo e sfacciato che ondeggiava sotto i jeans tagliati. Lei lo sapeva. Lo sentiva. E lo faceva apposta.
A cena si mise di fronte a me, le gambe accavallate, il piede nudo che giocava sotto il tavolo. Mia moglie parlava del più e del meno. Nicole mi guardava dritto negli occhi mentre mordeva la forchetta.
— Da noi in Brasile le famiglie sono molto… unite — disse con un sorriso che sapeva di miele e veleno.
Quella notte, mentre tutti dormivano, trovai la porta del bagno socchiusa. Passando, intravidi Nicole allo specchio. Era nuda, solo uno slip tra le chiappe. Si chinò lentamente, offrendo una visione che non avrei mai dovuto vedere. Poi si voltò.
— Boa noite, tio. Dorme bem… — sussurrò, prima di chiudere la porta lentamente.
E da quella sera, Nicole entrò nei miei pensieri. Per restarci.
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Il gioco sporco
I giorni passarono. Nicole si fece sempre più audace. Non portava intimo. Mai. Sotto quei vestitini leggeri, nessuna barriera. Nessun freno.
Seduta sul divano, apriva le gambe lentamente. Bastava uno sguardo per vedere tutto: rasata, lucida, provocante. Lo faceva mentre mia moglie era a pochi metri. Con quel sorriso da piccola troia consapevole.
— Fa caldo, zio, vero? — diceva tirandosi su il vestitino. — Qui non passa nemmeno un filo d’aria…
Una sera, sotto una coperta leggera, mi sfiorò con la pelle nuda. Il suo piede, la sua coscia, la sua figa. Calda. Umida. Pronta.
— Ti piace guardarmi, vero? — sussurrò. — Ma scommetto che ti piacerebbe di più toccarmi…
E bastò quel tocco per capire che il limite non era più lontano. Era lì. A portata di mano.
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La notte proibita
Era tardi. Mia moglie dormiva profondamente. Nicole disse che aveva paura del temporale e si infilò nel nostro letto, dal mio lato. Indossava solo una maglietta lunga. Nulla sotto.
— Adesso non puoi scappare — mormorò.
Mi prese in mano. Poi in bocca. Poi mi sussurrò:
— Fammi tua. Davanti a lei. Ma senza svegliarla…
Le sollevai la maglietta. Era calda, morbida, bagnata. La presi piano. Poi più forte. Con mia moglie a venti centimetri, ignara. Nicole si mordeva le dita, gemeva piano e mi guardava con occhi rovesciati dal piacere.
— Vienimi dentro, zio… fammi tua per sempre…
Lo feci. Senza rimorsi. Dentro di lei. Marchiandola. E quella notte… fu solo l’inizio.
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Il risveglio proibito
La mattina dopo, mentre mia moglie era sotto la doccia, Nicole risalì nel letto. Si infilò sotto le lenzuola. Mi prese in bocca.
Senza una parola. Lenta. Umida. Profonda. Esperta.
— Le piace cantare… — sussurrò. — A me invece piace succhiare…
Mi fece esplodere in gola. Deglutì tutto. Poi si alzò, si leccò le labbra e disse:
— Prepara il caffè, zio. Oggi inizia bene.
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La promessa proibita
Una sera, mia moglie uscì. Nicole entrò in camera. Solo una maglietta trasparente. Si voltò. Si inginocchiò. Alzò la maglietta.
— Questo non l’ho dato a nessuno. Mai. L’ho tenuto per te. Lo vuoi?
Il suo culo. Giovane. Perfetto. Vergine. Lo allargai. Le passai un dito. La lingua. Lei tremava.
— Voglio essere tua… anche qui…
La presi con calma. Poi la feci mia. Profondo. Totale. Lei gemeva, si toccava, urlava.
— Così… scassami il culo…
E io lo feci. Le venni dentro. E capii che Nicole… non sarebbe mai più stata una ragazzina.
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Il finale proibito
Era in ginocchio sul letto. Culo aperto, oliato, vergine.
— Vieni… fammi tua del tutto…
Spinsi piano. Lei urlò. Di dolore. Poi di piacere. Ogni centimetro era un gemito. Ogni spinta, un grido.
— Sto venendo! Mi viene… nel culo… sìììì!
E io esplosi. Fiotti. Uno dopo l’altro. Dentro quel culetto stretto che sembrava fatto per me.
Nicole tremava. Sudata. Esausta.
— Hai riempito tutto… ora sono tua. Tua per sempre.
Mi stesi sopra di lei, ancora dentro. Ancora duro. Ancora perso in quel corpo.
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Il ricordo
Ora è tutto finito. Nessuno sa niente. Nessuno sospetta.
Ma nella mia mente vive ancora Nicole.
Quel corpo giovane. Quel culo vergine. Quella bocca sporca.
Quella ragazza che ha trasformato la perversione in religione.
Una dea del sesso.
Piccola. Selvaggia. Infinita.
E mia.
Per sempre.
Anche se solo nei miei pensieri.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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