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Mia cognata Carine


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
23.04.2025    |    12    |    0 6.0
"Il pensiero di scoparla mi tormentava, e lei lo sapeva..."
1. Arrivo a Buenos Aires

Atterrai a Buenos Aires con addosso una strana energia. L’aria vibrava di desiderio e qualcosa di più profondo. Forse perché sapevo che da lì a poco avrei rivisto Carine, la sorella minore di mia moglie. Era venuta a trovarci dal Brasile per qualche giorno. Ma bastò vederla una sola volta per capire che sarebbe successo qualcosa di grosso.

Vestitino leggero, curve da capogiro, niente reggiseno. Il seno si muoveva sotto il tessuto a ogni passo, sfidandomi. Mi offrì una birra sul terrazzo e mi sfiorò le dita. Il suo sguardo diceva già tutto: “Ti voglio.”



2. In giro per la città

Girare con lei per Buenos Aires fu un continuo tormento. Carine camminava ondeggiando, fiera, senza biancheria intima. Me lo confessò ridendo:
— Oggi niente sotto. Mi sento libera.

Ogni volta che si piegava per vedere qualcosa, il vestito si alzava appena. E io vedevo. Le labbra nude. Lisce. Umide. Il pensiero di scoparla mi tormentava, e lei lo sapeva.

Mentre camminavamo tra la folla di Palermo, si strusciava contro di me, mi parlava piano:
— Ti piace come cammino? Ti sto facendo impazzire, vero?



3. Il bagno del bar

Entrammo in un bar nel Microcentro. Luci soffuse. Divanetti rossi. Mi sedetti accanto a lei e, mentre parlavamo, mi prese la mano e la guidò tra le sue cosce. Era caldissima. Fradicia.
— Tocca. Sono bagnata per te da tutto il giorno.

Ci alzammo. Il bagno era in fondo. Chiuse la porta e mi spinse contro il muro. Si mise in ginocchio, tirò fuori il mio cazzo duro e se lo portò in bocca con fame.
— Non venire ancora — sussurrò — Voglio sentirlo esplodere in gola.

Quando lo fece, lo prese tutto, occhi negli occhi. Poi si leccò le labbra e disse:
— Questa notte… sarà tutta mia.



4. La notte proibita

Tornammo a casa. Mia moglie già dormiva. Mi arrivò un messaggio:
— Vieni da me. Nuda. Silenziosa. Voglio tutto.

Entrai nella camera degli ospiti. Carine era a pancia in giù, il culo nudo in evidenza. Mi aspettò in silenzio. Mi spogliò con gli occhi.
— Scopami forte. Fammi tremare.

L’avevo già dentro, profondamente, mentre lei si mordeva il cuscino per non urlare. La presi anche nel culo, piano, poi sempre più forte.
— Sì… così… fammelo tutto. Voglio portarmi il tuo segno dentro.

Quando venni, le svuotai tutto in faccia. Lei sorrise, stremata, felice.
— Stanotte ero tua. Solo tua.



5. La colazione

Il giorno dopo, in cucina, mia moglie ci serviva il caffè. Carine si sedette davanti a me, vestita semplice ma con uno sguardo che diceva tutto. Leccava il cucchiaino del cappuccino con lentezza crudele. Poi, con voce innocente, chiese:
— Sai, sorellina, oggi pensavo di comprarmi qualche vestitino… Ti dispiace se mi accompagna lui?

Mia moglie rise, del tutto ignara.
— Ma certo! Almeno ti aiuta a scegliere qualcosa di sexy.

Carine mi lanciò uno sguardo feroce. Il gioco continuava.



6. I camerini

Nel negozio, Carine prese un vestito rosso aderente e un completo intimo bianco in pizzo.
— Vieni dentro col camerino. Voglio il tuo parere…

Appena chiuse la tenda, si spogliò. Il corpo nudo, eccitato. Si mise le mutandine trasparenti, poi mi guardò:
— Vedi come mi entrano? Vuoi sistemarle tu?

Le leccai il sesso attraverso il pizzo, poi mi fece tirare fuori il cazzo e si mise in ginocchio. Succhiava con avidità, ansimando.
— Voglio anche il tuo cazzo nel culo. Ora.

La presi da dietro, prima nel culo, poi nella figa. Le alternavo i buchi come un animale, mentre lei si masturbava e tremava.
— Vienimi dentro. Ovunque. Voglio sentirmi scopata anche domani in aeroporto.



7. L’addio

Quella notte, la vera ultima notte, fu apocalittica. Carine era nuda, pronta, stesa sul letto.

— Stanotte mi spacchi. Voglio andarmene col tuo seme in ogni buco.

Glielo diedi. Tutto. Pompino, figa, culo. A turno. Senza limiti. Lunga, sporca, indimenticabile. Mi svuotai dentro di lei più volte, fino a quando non ne potevo più.
— Così. Così… spezzami. Fammi tua.

All’alba, si rivestì con calma. Mi baciò la mano davanti a mia moglie, sorrise e uscì. Zoppicava leggermente.
Ma portava via con sé tutto. Il mio odore. Il mio sapore. Il mio segreto.
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