incesto
Ritorno d mia cognata Carine


23.04.2025 |
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"— Fammi provare tutto davanti a te..."
Erano passati tre mesi dal mio viaggio in Brasile. Ogni volta che entravo in camera da letto, che sentivo il rumore della doccia, che vedevo una pelle dorata… pensavo a Carine.Ma non sapevo che stava per tornare. Più affamata. Più sfacciata. Più puttana di prima.
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L’arrivo
Mi arrivò un messaggio inaspettato:
— Atterro domani. Non dire niente a tua moglie. Voglio scoparti già all’aeroporto.
Ed è esattamente quello che successe.
La trovai davanti al terminal con una valigia piccola e un vestito rosso attillato, corto, senza spalline. Il seno libero, evidente sotto il tessuto sottile. Senza reggiseno. Senza mutandine. Lo sapevo già.
— Portami a casa. Ma fermati in un parcheggio prima, voglio leccartelo adesso.
Non era un gioco. Si mise in ginocchio in auto, tra i sedili, e cominciò a succhiare con furia.
— Questo cazzo mi è mancato ogni singolo giorno.
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In casa. Ancora più sporca
Appena mia moglie uscì per lavoro, Carine si presentò in salotto completamente nuda, con una vestaglia trasparente.
— Non fingiamo più. Voglio farmi scopare ogni giorno che resto. Ovunque. Quando vuoi. Come vuoi.
Mi cavalcò sul divano, stringendosi il seno con le mani, urlando piano:
— Scopami come se fossi una troia. Perché lo sono. La tua troia personale.
La presi da dietro sul tavolo della cucina, nel culo. Poi la sbattei contro il muro e la presi in figa. La sborra le colava tra le gambe quando mi chiese:
— Mi vieni anche in bocca, per favore?
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Shopping bollente
Un pomeriggio volle andare a comprare dell’intimo. Camerini privati.
— Fammi provare tutto davanti a te. E se mi piace… scopami lì.
Ogni reggiseno, ogni perizoma, diventava un pretesto per piegarsi, mostrarmi tutto, farsi leccare, farsi penetrare. Nessuna paura. Nessuna vergogna.
Uscì dal negozio con un completo di pizzo nero, indossato sotto il vestito. E mentre camminavamo mi sussurrava:
— Ho le tue dita dentro di me. E voglio il tuo cazzo dentro prima di cena.
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Il delirio finale
L’ultima notte, mi chiese tutto.
— Legami. Bendami. Spaccami.
La stesi sul letto, la feci urlare in figa, poi nel culo, poi di nuovo in bocca, mentre le versavo sopra vino rosso e le leccavo tutto via.
— Fammi svenire. Scopami fino a farmi piangere di piacere.
Venni tre volte. Lei cinque. Forse di più. Tremava, rideva, mi graffiava.
— Mi hai cambiata. In Brasile pensavo a te ogni giorno… ora torno qui solo per farti di me quello che vuoi.
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La promessa
Prima di partire, mi lasciò un bigliettino sotto il cuscino.
“La prossima volta vengo per restare. Ma solo se prometti che mi userai ogni notte. Anche davanti a lei.”
Firmato: La tua Carine.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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