Racconti Erotici > incesto > Nicole nella Chapada Diamantina
incesto

Nicole nella Chapada Diamantina


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
25.04.2025    |    9    |    0 6.0
"Poi si voltò, piegandosi sul letto..."
Era pomeriggio tardi quando raggiungemmo quel tratto del sentiero, un po’ fuori dalle solite rotte turistiche.
La Chapada Diamantina, con i suoi canyon e le sue cascate isolate, sembrava fatta apposta per farci sparire dal mondo.

Faceva caldo, un caldo umido che ti appiccicava la maglietta addosso. Nicole camminava davanti a me, i capelli sciolti che le cadevano sulla schiena sudata.
Ogni tanto si voltava, il sorriso sporco, quegli occhi scuri che dicevano tutto senza bisogno di parlare.

Arrivati a un piccolo lago naturale, si tolse le scarpe e infilò i piedi nell’acqua.

«Tio, che ne dici di fermarci qui?» chiese, la voce roca dal cammino, ma carica di sottintesi.

Annuii. Avevo la bocca secca, ma non era solo per il caldo.

Nicole si sfilò la maglietta senza pensarci due volte.
Sotto non portava niente.
La pelle abbronzata, i seni piccoli e pieni, i capezzoli scuri e induriti dalla brezza leggera. Poi, lentamente, si abbassò i jeans cortissimi, scoprendo il culo compatto, senza traccia di biancheria.

Restai immobile.
Lei rise piano, consapevole dell’effetto che mi faceva.

«Vieni a fare il bagno o resti lì a guardarmi?» sussurrò.

Mi avvicinai. Nicole si voltò di spalle, entrando un po’ nell’acqua bassa, sollevando i fianchi come un invito.
Le presi i fianchi, sentii il suo corpo caldo, la pelle scivolosa di sudore e spruzzi.

Non servivano più parole.
Abbassai i pantaloni quel tanto che bastava, il cazzo duro che trovò subito la strada, spingendo tra le sue cosce strette.

Lei ansimò appena, mordendosi il labbro.
Mi strinse il polso con una mano sottile, come per regolare il ritmo.

Ogni affondo era reale, scontroso, sporco quanto bastava da farci dimenticare il mondo attorno.
Il profumo della natura, della pelle salata, il rumore dell’acqua mossa a ogni colpo. Lei che si muoveva contro di me, cercandomi, affamata.

Venni in silenzio, affondando il viso tra i suoi capelli bagnati.
Restammo lì, immobili, senza dirci niente, solo i respiri accelerati che si fondevano con il suono degli uccelli nella foresta.

Quando si voltò a guardarmi, Nicole sorrise.
Un sorriso vero, sporco di complicità.

«Ninguém vai saber, tio…» sussurrò.

Nessuno avrebbe mai saputo.



La sera tornammo al piccolo accampamento, una tenda montata vicino a una pousada rustica.
Nicole si buttò sul materassino nuda, senza vergogna.

L’aria era calda, densa.
La osservai, il suo corpo steso, il culo perfetto che sembrava chiedermi di avvicinarmi.

Mi inginocchiai tra le sue gambe, baciandole la schiena, scivolando giù.

Il profumo della sua pelle mi inebriava.

Quando arrivai tra le cosce, la trovai già bagnata.
Leccai piano, con calma, ascoltando i suoi gemiti soffocati contro il cuscino.
La sentii tremare, stringere il tessuto tra le mani, mentre il suo corpo si arrendeva.

Quando venne, strinse le gambe attorno al mio viso, tremando.
Rimasi lì, assaporando tutto il suo piacere.

Poi mi tirò su, i suoi occhi brillavano.

«Agora, tio…» mormorò.

La presi, duro, profondo.
I nostri corpi sudati che si fondevano in un ritmo lento e inesorabile, in quella tenda sgangherata persa nella natura selvaggia.



Il giorno dopo raggiungemmo il Poço Azul, una grotta azzurra nascosta nel cuore della Chapada.

Nicole si spogliò davanti a me, indossando solo un costume microscopico.
Si tuffò nell’acqua limpida, nuotando come una sirena.

La osservai incantato.
Il suo corpo affusolato, le natiche nude che emergevano a ogni movimento.

Quando risalì sulla roccia, i capelli gocciolanti, il sorriso sfacciato, mi raggiunse.
Mi abbassò i pantaloni senza dire nulla, inginocchiandosi.

Mi prese in bocca, affamata, con una lentezza torturante.
Ogni colpo di lingua, ogni risucchio, mi faceva gemere piano.

Poi si alzò, si piegò contro una roccia, e sfilò il costume.
Il culo tondo, nudo, si offrì senza vergogna.

La presi subito, affondandola con forza.
Le mani le stringevano i fianchi, ogni colpo più violento, mentre il rumore dei nostri corpi si mescolava all’eco della grotta.

Nicole venne tremando sotto di me, e io la seguii subito dopo, venendo dentro di lei, marcandola mia.

La Chapada ci aveva cambiati per sempre.



Quella notte, nell’accampamento, la tensione era ancora più forte.

Nicole si stese a pancia in giù sul materassino.
Il culo nudo, perfetto, sembrava pulsare.

Mi avvicinai piano, accarezzandole la schiena sudata.
Le aprii i glutei con calma, leccandola piano, preparandola.

Nicole gemette, il corpo che si rilassava sotto le mie carezze.
Quando sentii che era pronta, mi avvicinai, posizionandomi contro di lei.

Spinsi lentamente, entrando nel suo buco stretto, un centimetro alla volta.

Nicole ansimò, mordendo il cuscino.

Una volta dentro, iniziai a muovermi piano, poi sempre più forte.
Ogni colpo era un colpo al cuore, al corpo, all’anima.

Venni dentro di lei, affondando fino in fondo, senza mai staccarmi.

Quella notte, Nicole fu solo mia.
Completamente.



Il ritorno a Salvador

Il viaggio di ritorno verso Salvador fu lungo e silenzioso.

Quando arrivammo, mia moglie – la zia di Nicole – ci accolse felice.

«Finalmente!» esclamò, abbracciandoci entrambi.

Nicole recitava la parte della nipote perfetta.
Io sorridevo forzatamente, con il sapore della sua pelle ancora addosso.

Durante la cena, Nicole sembrava perfettamente innocente.
Sotto il tavolo, però, il suo piede nudo sfiorava la mia gamba, risalendo lentamente.

La tensione era palpabile.
Io cercavo di non tradirmi, mentre mia moglie raccontava storie di famiglia.

Nicole rideva, mordendosi il labbro, lanciandomi sguardi sporchi.

Quella notte, mi svegliai sentendo due colpetti leggeri alla porta.

Uscii in silenzio dalla camera matrimoniale.
Nicole mi aspettava nel corridoio.

Mi prese per mano e mi trascinò nella stanza degli ospiti.

Mi spogliò senza dire una parola, si inginocchiò e mi prese in bocca, lenta e decisa.
Poi si voltò, piegandosi sul letto.

Sollevò la maglietta, mostrando il culo nudo.

La presi subito, affondandola forte, senza dolcezza.
Ogni colpo era una sfida al silenzio, mentre a pochi metri di distanza sua zia dormiva ignara.

Venni dentro di lei, marcandola di nuovo.

Nicole sorrise soddisfatta, sparendo nel buio senza dire nulla.

Io tornai a letto, il corpo ancora caldo di lei.

Mia moglie dormiva tranquilla.
Senza sapere nulla.



Epilogo – La colazione degli innocenti

Il mattino seguente, la cucina era invasa dal profumo di caffè.

Seduto al tavolo, cercavo di sembrare normale.
Mia moglie chiacchierava allegra.

Nicole entrò scalza, indossando solo una maglietta corta.
Si sedette di fronte a me, il sorriso innocente.

Sotto il tavolo, il suo piede nudo risalì lungo la mia gamba, trovandomi duro.
Continuò a parlare con naturalezza, mentre mi tormentava di nascosto.

Mia moglie rideva, del tutto inconsapevole.

Nicole mi guardò di nascosto e mi sorrise.

Il nostro segreto sporco era salvo.
E io sapevo che non era finita.
Non era neanche cominciata davvero.



FINITO.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 6.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Nicole nella Chapada Diamantina:

Altri Racconti Erotici in incesto:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni