incesto
“Dal viaggio di nozze dritta sul mio cazzo”


26.04.2025 |
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"Quando finì, si accucciò ai miei piedi, nuda, sudata, con il vestitino strappato..."
Prefazione:Era tornata dal viaggio di nozze.
Avrebbe dovuto essere una donna sposata, una moglie devota.
Invece Nicole, la mia piccola troietta brasiliana, era solo più affamata, più disperata di cazzo che mai.
Una troia che aveva bisogno di essere presa, marchiata, spezzata.
E io non le ho negato nulla.
L’ho posseduta fino a distruggerla, scopandole la bocca, la figa, il culo senza pietà, facendola mia per sempre.
Questa è la sua vera storia, sporca e senza ritorno.
Solo per veri intenditori.
⸻
Era passata poco più di una settimana dall’ultima volta che l’avevo vista a Firenze.
Dieci giorni di silenzio rovente.
Poi, il messaggio.
“Zio, sono tornata. Mi vuoi?”
Non servivano altre parole.
Quella sera stessa, Nicole si presentò alla mia porta.
Buttò la valigia a terra e mi saltò addosso.
Vestitino corto, niente reggiseno, niente mutandine.
Il volto segnato dalla voglia repressa.
Mi baciò con una fame disperata.
Le mani già tra le mie gambe, a liberare il cazzo duro.
Sorrise sporca, mentre se lo stringeva nella mano piccola.
«Non voglio nemmeno togliermi il vestito. Voglio che mi spacchi così… sporca di viaggio, sporca di voglia.»
Si piegò a novanta sul divano.
Il vestito si sollevò sui fianchi.
La figa, bagnata, palpitava davanti a me, come un invito senza ritorno.
Non persi tempo.
Le sputai sopra, glielo infilai con una spinta secca, senza pietà.
Nicole gemette forte, affondando il viso nel cuscino mentre la scopavo brutalmente.
Le mani le stringevano i fianchi, le schiaffeggiavo il culo, ogni affondo era un colpo animalesco.
«Sì zio, così! Scopami, distruggimi!»
Le tirai i capelli indietro, costringendola a guardarmi mentre la prendevo senza freni.
Venimmo insieme, esplodendo in un piacere selvaggio.
Le riempii la figa calda, sentendo il mio sperma schizzare a ogni pulsazione.
Nicole rimase piegata, tremante, il vestitino sgualcito addosso, il corpo che colava di me.
Si voltò, ansimante.
«E adesso… voglio che mi spacchi il culo. Voglio sentirlo bruciare come quella notte in Toscana.»
Quelle parole mi fecero impazzire.
Le sputai sul buco stretto, lo lubrificai con le dita, forzandolo a rilassarsi.
Nicole gemeva già solo all’idea.
Puntai il cazzo duro contro il suo culo teso e con un movimento brutale glielo infilai dentro, fino in fondo.
Nicole urlò, graffiando il divano con le unghie.
Il suo buco si adattava lentamente, spalancandosi centimetro dopo centimetro sotto le mie spinte feroci.
La tenevo stretta, le affondavo tutto dentro, schiaffeggiandole le chiappe, mentre la scopavo senza pietà.
Nicole piangeva di piacere, si arrendeva completamente.
«Aprimi il culo, zio! Fammi tua! Svuotati dentro di me!»
Continuai a spingerle il cazzo dentro con violenza animalesca, senza rallentare mai.
Quando venni, lo feci profondo nel suo culo dilatato, svuotandole dentro tutto il mio seme bollente.
Lo sentii riempirla, colare lungo il suo corpo tremante.
Quando mi ritrassi, il suo buco restò spalancato, colante del mio sperma.
Nicole si voltò, il viso sporco, sudato, soddisfatto.
Senza che dicessi nulla, si inginocchiò, iniziò a leccare ogni goccia di sperma che colava lungo le sue gambe.
Mi guardava mentre si ripuliva come una cagna affamata.
Poi mi prese di nuovo in bocca, succhiando il cazzo ancora sporco del suo stesso culo, gemendo come una troia drogata di cazzo.
Quando finì, si accucciò ai miei piedi, nuda, sudata, con il vestitino strappato.
«Sono tua, zio.
Solo tua.
Ovunque mi scoperai: bocca, figa, culo…
Sono la tua troia per sempre.»
E lì, guardandola, capii che non era più la mia piccola Nicole.
Era diventata qualcosa di più.
La mia proprietà.
E io non avrei mai più avuto pietà.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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