Nicole – La troia senza ritorno

Prefazione

Dopo pochi mesi di matrimonio con Carlos, Nicole capì che quella vita non era per lei.
Dietro l’apparenza della giovane mogliettina perfetta si nascondeva qualcosa di molto più sporco, di molto più vero.

Io, zio Angelo, avevo acceso quel fuoco.
L’avevo scopata, corrotta, trasformata.
E adesso non poteva più tornare indietro.

In una sola notte, tutto crollò: Carlos la cacciò di casa, Alidiana cacciò via me.

Restammo soli.
Liberi.

E iniziò il nostro viaggio verso l’inferno del piacere.

Un viaggio fatto solo di cazzo, figa, sborra, corpi sudati.

Un viaggio dove Nicole scelse definitivamente di diventare solo una cosa:
la mia puttanella personale.

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Racconto

Carlos non serviva che sapesse tutto.
Bastarono i suoi sospetti, i silenzi carichi, lo sguardo colpevole di Nicole.

Quella sera, Carlos la buttò fuori di casa senza urlare, senza piangere.

Nicole uscì con una piccola valigia.
Nuda sotto il vestito.
Libera.

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Nemmeno io ebbi miglior sorte.

Alidiana mi fissò negli occhi e capì.

Mi buttò fuori come un cane.

Restai in strada.
Sotto la pioggia.
Con una sola borsa in mano.

Eppure, non ero triste.
Dentro di me, qualcosa rideva.

Perché sapevo che finalmente ero libero.
Libero di prendere Nicole e portarla via.

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Mi chiamò nella notte.

«Zio… vienimi a prendere. Sono tua. Solo tua. Portami via… fammi vivere per il tuo cazzo…»

La trovai alla stazione.
Bellissima, fragile, sfacciata.

Un vestitino corto, niente reggiseno, niente mutandine.
Gli occhi pieni di voglia.

Senza dire una parola, salì in macchina.

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Non aspettò.
Mi slacciò i pantaloni, mi tirò fuori il cazzo, già duro.

Si sedette su di me, cavalcandomi nel parcheggio deserto.

Il suo corpo nudo si abbatteva su di me con furia.
La sua figa stretta e calda mi divorava.

Venne tre volte prima che io esplodessi dentro di lei, riempiendola senza freni.

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La fuga

Guidammo senza meta.

Il primo motel sulla strada fu il nostro.

Un buco sporco, perfetto per due dannati.

Nicole entrò per prima.
Si spogliò nuda.
Mi guardò da puttanella consapevole.

«Fai di me tutto quello che vuoi. Non sono più niente. Solo tua.»

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Mi spogliai, la presi per i capelli e la portai a quattro zampe sul letto sfatto.

Le sputai sulla figa, la aprii con forza, le infilai il cazzo tutto dentro in un unico colpo brutale.

Nicole urlò.

Un urlo sporco, libero, bellissimo.

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Cominciai a scoparla come un animale.

Sbattevo forte contro il suo culo.
Le tiravo i capelli.
Le mordevo la schiena.

Nicole gemeva, si veniva addosso tremando.

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Mi fermai solo per girarla e spalancarle le gambe.

La scopai di nuovo, con ferocia.

Il letto scricchiolava, il materasso sprofondava sotto i nostri corpi impazziti.

Le tette di Nicole rimbalzavano ad ogni colpo.
Il suo viso si deformava di piacere.

«Più forte… più forte zio… rompimi… distruggimi… riempimi di te!»

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Non resistetti più.

Le sfilai il cazzo dalla figa rovente, glielo infilai in bocca.

Nicole se lo prese tutto, si strozzava e gemeva, senza mollare un secondo.

Venne ancora mentre aveva il mio cazzo in gola.

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Quando esplosi, le afferrai la testa e la obbligai a ingoiare tutto.

Nicole non si lamentò.
Anzi.
Godette.

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Finale di puro sesso

Non era finita.

Nicole si stese sul letto, le gambe spalancate, la figa colante.

Mi tirò sopra di sé, sussurrando:

«Non ti fermare mai, zio. Distruggimi ogni giorno. Fammi vivere solo per il tuo cazzo. Sono la tua troia. Solo tua.»

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E io l’accontentai.

La presi di nuovo.

Le feci urlare il mio nome.
Le feci lacrimare gli occhi di piacere.
Le feci perdere ogni traccia di dignità.

La riempii dentro, fuori, sopra.

La marchiai col mio seme, la battezzai con la mia voglia.

Fino a che Nicole non fu altro che un corpo disfatto, sudato, tremante.

Mio.

Solo mio.

Per sempre.