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“Un’ora nello spogliatoio” (racconto completo


29.04.2025 |
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"“Sei tutta sporca qui, ” mormora, e senza aspettare risposta mi accarezza il fianco insaponato..."
L’aria è pesante, densa di sudore, di adrenalina e di qualcosa di più difficile da spiegare.Lo spogliatoio ribolle: voci che si accavallano, risate, provocazioni urlate da una parte all’altra della stanza.
Sono Carolina e mentre tolgo i parastinchi, ancora sporchi di erba e fango, sento la maglia appiccicarsi alla pelle umida.
Martina mi passa dietro e mi dà una sculacciata sonora.
Mi volto di scatto, pronta a ribattere, ma il suo sorriso sfacciato mi ferma. Qui dentro si scherza, si stuzzica, si sfiora il limite.
Arianna si spoglia senza pudore, il reggiseno sportivo le fascia i seni pieni e tesi.
“Avete visto che razza di schiena?” ride, mettendosi in posa.
Ridiamo, ma qualcuna la guarda più a lungo di quanto dovrebbe.
Mi piego a slacciare gli scarpini, e Laura si abbassa accanto a me. I nostri corpi si sfiorano.
Il suo profumo, mischiato al sudore, mi dà alla testa.
Mi fissa con quegli occhi chiari e sfrontati.
“Smettila, Carolina, che ti ecciti,” mi provoca sottovoce.
La tensione cresce a ogni istante.
Quando entriamo sotto le docce, la differenza è immediata.
L’acqua scroscia, il vapore sale, copre ogni cosa di una patina umida e sensuale.
Laura si avvicina a me.
“Sei tutta sporca qui,” mormora, e senza aspettare risposta mi accarezza il fianco insaponato.
La sua mano sale verso il seno, le dita indugiano sul capezzolo duro, poi stringono piano.
Il respiro mi si spezza in gola.
Martina ci raggiunge, preme il suo corpo nudo contro la mia schiena.
“Posso aiutare anch’io?” sussurra.
Sotto il vapore, tra il rumore dell’acqua, le loro mani mi esplorano senza freni: fianchi, seno, glutei, cosce.
Laura mi bacia, un bacio affamato, carnale.
Martina mi mordicchia il collo, una mano audace che scivola tra le mie gambe, trovandomi già umida e pronta.
Non siamo sole.
Le altre, attirate dalla scena, si avvicinano.
Occhi avidi, corpi bagnati, sorrisi complici.
La partita è finita.
Ora giochiamo davvero.
Mi abbassano piano sul pavimento umido delle docce.
Le bocche si uniscono in un vortice di piacere: la lingua di Laura tra le mie gambe, le mani di Martina che mi aprono, mi stringono, mi offrono.
E poi sento altre dita, altre bocche: non so più a chi appartengono.
Sento solo che mi vogliono.
Che mi prendo tutto quello che mi danno.
Una di loro — forse Arianna — si inginocchia davanti a me e mi offre il suo seno, teso e lucido d’acqua.
Lo prendo tra le labbra, succhiando, leccando, mentre Laura affonda la lingua in me, strappandomi gemiti rotti e disperati.
Siamo corpi intrecciati, sudore e piacere, dita che scivolano sul Monte di Venere, tra le pieghe umide, tra le cosce spalancate, senza più vergogna né limiti.
Mi toccano ovunque.
Mi prendono, mi offrono, si fondono con me.
Mi sento adorata, posseduta, venerata come una dea pagana del piacere.
Qualcuna geme forte.
Altra ride piano.
I corpi si piegano, si sfregano, si stringono come un’unica creatura viva, calda, ansimante.
Non so quanto tempo passa.
Minuti? Ore?
L’unico tempo che conta è quello dei battiti dei nostri cuori che esplodono all’unisono.
Alla fine, crolliamo tutte sul pavimento scivoloso.
Ansanti, esauste, appagate.
Sorrisi sfatti, sguardi complici.
Laura mi stringe il viso tra le mani, mi dà un ultimo bacio dolce, lento.
Martina ride piano e si appoggia contro di me, nuda, ancora tremante.
Siamo una squadra.
Siamo una tribù.
E in quella sala umida e scura, tra corpi intrecciati e fiato corto, so di aver vissuto qualcosa che non si può spiegare.
Solo sentire.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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