tradimenti
“Angelina: Sbranata a un Metro da Lui”


27.04.2025 |
12 |
0
"Era sporca, affamata, completamente mia..."
Non era nemmeno passata una giornata dal casino nel garage che Angelina mi aveva già scritto: “Vieni oggi pomeriggio, verso le sei. Mio marito è nell’orto.”Quando arrivai, trovai la scena perfetta: lui in tuta da lavoro, chino sulle piantine, bestemmiava contro una cazzo di zolla di terra.
Lei mi aspettava in cucina, jeans stretti, canotta nera senza reggiseno, piedi scalzi sul pavimento.
Appena chiusi la porta, mi prese subito per la cintura e mi spinse contro il muro.
Si inginocchiò senza una parola, tirandomi giù la zip dei jeans, e mi prese il cazzo in bocca come una drogata in astinenza.
Me lo ingoiò tutto, senza grazia, senza dolcezza.
Sentivo la saliva colare, il rumore sporco dei suoi risucchi che riempiva la cucina, mentre fuori il marito bestemmiava contro il terreno.
Le tenni la testa tra le mani e glielo ficcai ancora più in fondo.
Lei godeva a farsi strozzare sul mio cazzo.
Era sporca, affamata, completamente mia.
Quando non ce la feci più a resistere, la tirai su e la piegai di peso sul tavolo.
I jeans le scivolarono via e trovai la sua fica già bagnata, pronta.
Le infilai il cazzo senza pietà, affondando tutto in un solo colpo.
Angelina si morse il braccio per non urlare.
La scopai duro, senza ritegno.
Le mollai schiaffi sul culo, le strinsi i fianchi, mentre fuori il marito rideva, ignaro.
A un certo punto, sputai sul mio cazzo e, senza chiedere, spinsi contro il suo buchino stretto.
Entrai piano, mentre lei gemeva e si lasciava scopare anche lì, tutta sporca di saliva e di voglia.
Quando venni, le riempii il culo di sborra fino all’ultima goccia.
Lei tremava, rideva piano, completamente devastata.
Mi guardò, ancora ansimante:
«Domani facciamo di peggio. Voglio fotterti io… mentre lui fa il figo con gli amici.»
⸻
Il giorno dopo, la scena era ancora più surreale.
Suo marito era fuori, in giardino, a preparare il barbecue con due amici.
Grigliavano carne, bevevano birra, ridevano da idioti.
Dentro casa, Angelina mi aspettava vestita solo di una canottiera trasparente e shorts microscopici.
Mi trascinò subito sul divano.
Non c’era spazio per altro.
Si inginocchiò su di me, mi tirò fuori il cazzo e senza perdere tempo se lo infilò dentro da sola.
Un colpo secco.
Mi montava con forza, senza dolcezza, senza freni.
Il rumore della sua fica che sbatteva sulle mie palle riempiva il salotto.
Fuori si sentiva il marito brindare.
Lei si masturbava il clitoride mentre mi cavalcava come una troia in calore.
Mi graffiava il petto, si stringeva tutta addosso, ansimando come una cagna.
A un certo punto non ressi più.
La buttai a terra, sul tappeto.
La presi da dietro e glielo infilai tutto in una sola spinta.
«Ti piace, vero, puttana? Farti fottere mentre tuo marito fa il figo coi suoi amici?»
Le ringhiai all’orecchio.
«Sì! Sì! Fammi a pezzi! Sborrami addosso!»
Le strinsi il culo tra le mani e venni forte, riempiendole tutta la schiena di sborra calda e pesante.
Lei se la spalmo’ addosso, ridendo sporca:
«Quando lo bacerò, avrò ancora il tuo sapore su di me.»
⸻
Poi arrivò l’ultima volta.
Lo sapevamo entrambi.
Era la fine.
Mi scrisse solo: “Un’ultima volta. Ora.”
Quando arrivai, mi aprì nuda sotto una camicia bianca.
Non mi lasciò nemmeno chiudere la porta.
Mi strappò i jeans, si inginocchiò, mi prese in bocca con furia.
Mi succhiava come se volesse portarsi via tutto di me.
La tirai su.
Strappai la camicia e la sbattei contro il muro.
La presi al volo, le sollevai una gamba e glielo infilai dentro con una spinta brutale.
Non era sesso.
Era guerra.
Botte, schiaffi, morsi.
La buttai a terra.
Le sputai sul culo.
Glielo ficcai dentro senza avvisare, senza gentilezza.
Lei urlò il mio nome, graffiandomi le gambe, godendo come una troia disperata.
Venimmo insieme, urlando, tremando.
Io la riempii di sborra, ovunque.
Dentro.
Fuori.
Sui capelli, sulla schiena.
Quando tutto finì, ci guardammo.
Sapevamo che non ci sarebbe stato un domani.
Angelina si rivestì lentamente.
Mi lanciò un ultimo sorriso sporco.
Poi sparì, senza voltarsi.
E io rimasi lì, svuotato, a leccarmi le ferite invisibili.
⸻
Epilogo
Sono passate settimane.
Non l’ho più vista.
Non una parola.
Non un messaggio.
Niente.
A volte, di notte, mentre il letto mi sembra troppo grande, chiudo gli occhi e sento ancora il suono bagnato della sua fica sul mio cazzo.
Sento ancora il suo odore addosso.
Il gusto della sua bocca sporca, disperata, affamata di me.
Angelina non era solo una scopata proibita.
Era una dipendenza.
Un veleno dolce che mi ha avvelenato l’anima.
E forse, in fondo, è giusto così.
Alcune troie entrano nella tua vita solo per distruggerti un pezzo…
E non gliene frega un cazzo di lasciarti a pezzi.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per “Angelina: Sbranata a un Metro da Lui”:
