Racconti Erotici > incesto > SCHEMI SALTATI
incesto

SCHEMI SALTATI


di Membro VIP di Annunci69.it bingo26
21.04.2025    |    5.915    |    5 9.9
"Cominciare a muoverle più velocemente..."
Era tempo ormai che con mia moglie Miriam le cose non andavano più bene: litigi continui, anche per futili motivi, sesso non se ne faceva più. Lei sempre stanca era la scusa che andava per la maggiore ma sapevo che stava frequentando qualcuno. Da tempo ci confidavamo con una sua zia che abitava vicino a noi, in una villetta a poche centinaia di metri. Si era trasferita da un po’ dopo che il suo matrimonio era finito. Ci si incontrava ai vari eventi di famiglia e spesso era da noi a cena o a pranzo.
Ero quindi andato da lei, Anna, per sfogarmi della situazione triste e di tensione che c'era in casa.
Mentre era china a versare da bere non potei fare a meno di guardarla con uno sguardo carico di lussuria: fin dal primo momento in cui Miriam, mia moglie, me l’aveva presentata, Anna era sempre stato un mio desiderio proibito. Nonostante i suoi 64 anni, era ancora una donna molto piacente: abbastanza alta, ancora magra nonostante qualche chiletto messo su con l’età, lunghi capelli castani, un seno strabordante tanto è vero che mi sono sempre chiesto quale fosse la sua misura di reggiseno, un sedere sodo, gambe abbastanza toniche. Insomma, una signora che mostrava i suoi anni ma che aveva ancora un fascino notevole e che a me faceva girare la testa.
“Ti chiedo scusa se sono piombato a casa tua con così poco preavviso, ma volevo dirti una cosa” le dissi mentre sorseggiavo lentamente un po’ di limonata poggiando il bicchiere sul tavolino.
Anna strinse il bicchiere tra le mani: indossava una maglietta attillata leggermente scollata che non faceva nulla per nascondere l’abbondanza del suo seno, una lunga gonna e dei sandali.
“Ho parlato stamattina con Miriam - mi fermai un secondo guardandola - le ho detto che voglio porre fine alla nostra relazione e che anche se le cose sono difficili dobbiamo trovare una soluzione”.
Anna mi sorrise, abbassando lo sguardo: “Stamattina Miriam mi ha chiamato subito dopo aver finito di parlare con te. Era arrabbiata, delusa e mi ha confessato che ha un altro ma tu lo sapevi già o almeno lo avevi capito, vero?”.
Feci un sorriso un po’ amaro: “Lo dovevo immaginare che te lo avesse già detto. L’importante è che Miriam sia felice e che si possa concentrare sul lavoro e sul suo nuovo uomo” dissi bevendo un altro sorso.
Anna posò il suo bicchiere, si avvicinò e mi accarezzò il viso: “Tu come stai?” mi chiese.
“Bhe ormai me ne sono fatto una ragione, dall’altra però non so fino a quando riuscirò a sopportare questa situazione” le dissi.
Anna mi prese le mani e mi disse: “Vedrai che troverai una soluzione”.
Le sorrisi: “Spero tu abbia ragione Anna, ora come ora però non vedo come uscirne”.
“Dai su - mi disse prendendo un biscotto - cambiamo discorso così ti distrai”.
Annuii e le dissi: “Senti Anna, volevo solo dirti che mi dispiace averti detto quelle cose qualche giorno fa, non era mia intenzione metterti in una situazione difficile. Solo che, stretto al muro da tutto quello che stava succedendo, ho pensato di togliermi dalla scarpa tutti i sassolini che avevo”.
Giorni fa, infatti, preso dalla mia situazione e dal fatto che ero leggermente alticcio per via di qualche bicchiere di vino in più bevuto durante una cena tra parenti, in un momento in cui eravamo da soli in un angolo del giardino di casa, le avevo confessato che mi attirava tantissimo e che mi avrebbe fatto piacere scoparla.
“Non ti preoccupare - mi disse tenendomi sempre per mano - quando si è in difficoltà e si è anche un po' ubriachi, si dicono tante cose sbagliate o che non si pensano, non tornarci più su”.
“Ah ma io non rimangio quello che ti ho detto - le risposi ridendo - continuo a ritenerti una donna dolcissima, bellissima, con un corpo da favola”.
“Ma smettila dai - mi disse spingendomi - sono vecchia ormai, che bellissima!”.
“Sono serissimo, ed infatti continuo a chiedermi come sia stato possibile che da quanto tuo marito è andato via tu non abbia trovato nessun altro”.
Anna si rabbuiò leggermente.
“Scusami, non volevo…” dissi.
“No tranquillo, tanto ormai non ci sto più male. Si comunque all’inizio non è stato semplice, sai, una donna sola con una figlia da crescere, non erano molti quelli che volevano prendersi delle responsabilità. Qualche volta ci ho provato ma sarò stata sfortunata - disse sorridendo - doveva andare così”.
“Ma dai - dissi io - secondo me non ci hai creduto abbastanza. Sono sicuro che avresti potuto avere tutti gli uomini che avessi desiderato”.
Anna arrossì e abbassò lo sguardo: “Bè, grazie per i complimenti”.
Le presi la mano: “Vorrei farti una domanda, spero che tu mi risponda sinceramente visto che ormai filtri tra di noi non ce ne sono più”.
“Va bene” disse Anna.
“Quando ti ho detto che ti desidero, beh non ho detto proprio così – accennai un mezzo sorriso - e che sei ormai un mio sogno costante, cosa hai pensato in quel momento e cosa hai pensato dopo con più calma”.
“Bé, vedi - balbettava Anna - quando hai detto quelle cose credevo di essere impazzita, di aver capito male. Ormai ho definitivamente abbandonato ogni pensiero … ecco, osè, quindi è stato stranissimo, insomma, io sono anziana…non sono più giovane”.
“E non ti sei mai accorta di nulla? Cioè non mi dire che non mi hai mai beccato a guardarti la scollatura” dissi ridendo.
Anna rise tenendo sempre lo sguardo basso: “No, certo, qual che volta ho notato che mi guardavi, ma non pensavo che lo facessi con…”.
“Si, con desiderio, puoi dirlo - dissi bevendo un altro sorso - e quindi tutto quello che hai pensato è stato allo shock iniziale?”.
Anna non rispose, poi dopo qualche secondo disse: “Sei un nipote per me, anche se poco più giovane di me, non…”.
Mi abbassai sul suo viso, e prendendole il mento la baciai per qualche secondo: un bacio casto, leggero, le nostre labbra di nuovo a contatto.
“Se vuoi che vada via dimmelo”.
Anna strinse la gonna con le mani abbassando lo sguardo, poi mi guardò.
“Per una volta, solo per una volta, pensa anche a te” le dissi baciandola nuovamente.
Questa volta il bacio durò di più, e sentii chiaramente Anna rilassarsi: le sue labbra si aprirono mentre le nostre lingue si toccarono, per poi avvinghiarsi come due lingue di fuoco.
La spinsi lungo il divano, Anna stessa sotto di me mentre ci baciavamo. Anna mi prese per i capelli mentre le baciavo il collo.
La sentivo ansimare: le strinsi i fianchi sollevandola leggermente, avvicinai la mia bocca all’orecchio: “Sei il mio sogno”.
Ci tornammo a baciare con foga, Anna si aggrappava alla mia schiena mentre la mia mano salì fino al suo seno. Lo sentivo tra le mie mani, morbido, grande, la mia mano non bastava a stringerlo tutto: l’afferrai con forza, un gemito di Anna, la mia lingua sul suo collo.
Rimanemmo in quell’abbraccio turbinante per qualche minuto, sentivo la mia eccitazione scoppiare, il mio sesso ancora stretto nei pantaloni.
Mi fermai, mi alzai sulle mani: Anna era sotto di me, ci guardammo per qualche secondo, la mia mano scese sui suoi fianchi, mi abbassai per baciarla, cominciai ad alzarle la gonna. Portai la mia mano tra le sue gambe, sentivo il suo sesso pulsare dietro lo slip, bagnato fradicio dai suoi umori. Infilai deciso una mano, sentivo le labbra bagnate e calde, il respiro sempre più affannoso.
“Dio quanto sei bagnata” sussurrai al suo orecchio.
“Non dire così” ansimò Anna.
Infilai un dito all’interno della sua vagina: il dito scivolò dentro con facilità per via degli umori copiosi che erano usciti. La sua figa lo accolse stringendolo in un abbraccio bollente.
“Oh, oh!!!” ansimò Anna stringendo con una mano la mia testa e con l’altra mantenendosi al divano.
La mia mano destra continuava a spingere dentro la sua figa, mentre con la bocca baciavo il suo seno ancora coperto dalla maglietta.
Infilai un secondo dito, Anna inarcò la schiena lanciando un gridolino di piacere. Cominciare a muoverle più velocemente.
“Ti piace?” le chiesi spingendo le dita con forza
Anna mugolava di piacere.
Mi abbassai tra le sue gambe, tirai fuori le dita, un fiotto di umori caldi uscì con loro.
“Che vuoi fare?” chiese Anna alzando la testa.
Scostai gli slip, la figa di Anna era tutta davanti a me, completamente glabra senza nemmeno un pelo: mi avvicinai, diedi un bacio, poi con la lingua cominciai a stuzzicare il clitoride.
“Ah, ah, ahhhhhhhhh!!!!” gemeva Anna.
Con le dita allargai la figa, spinsi la lingua dentro, comincia a muoverla vorticosamente: sentivo Anna che si dimenava, che dava colpetti al divano mentre con la testa si muoveva nervosamente a destra e sinistra.
“Oh mio Dio - urlava Anna - oddio sto…”.
Continuai senza fermarmi per vari minuti, sentivo il suo piacere crescere.
“Sto per …. oddio sto per venire….!!!!” gridò Anna spingendo la mia testa contro la sua figa: qualche leccata dopo uno schizzo di umori colò dalla sua figa, mentre Anna inarcò la schiena urlando e poi lasciandosi ricadere sul divano.
Mi alzai e le diedi un bacio sulle labbra: “Bravissima” le dissi.
Lei mi prese la testa fra le mani e mi baciò, interrotta solo da una mia smorfia di dolore: il mio cazzo stava per esplodere, ero eccitatissimo.
Mi slacciai la cintura, sbottonai il pantalone e lo tirai giù con i boxer, il mio cazzo uscì fuori con un movimento elastico, dritto e duro come una roccia.
“Ti voglio” sussurrai.
Mi abbassai con il cazzo sulla sua figa, cominciai a sfregarlo, in pochi secondi era completamente fradicio dei suoi umori.
“Aspetta, cosa vuoi fare?” mi chiese Anna senza però fare alcun gesto.
Presi il cazzo e lo poggiai sulla sua figa, lentamente lo spinsi dentro.
Feci un grugnito mentre la sua figa pian piano lo accoglieva stringendolo forte, Anna ebbe un sussulto.
Cominciai a muovermi lentamente, sapevo che sarei venuto di lì a poco, ma quei pochi minuti sembrarono eterni: ero dentro Anna, stavo facendo l’amore con lei.
“La tua figa è così stretta” dissi mentre spingevo.
Anna mugolava mentre stringeva la mia schiena, mentre io ero come in trance: spingevo sempre più veloce, sentivo il cazzo spingere con forza lungo la figa di Anna, i suoi gemiti non facevano altro che aiutarmi ad incalzare sempre di più il ritmo.
Diedi dei colpi forti, con tutta la forza del mio bacino: Anna sussultò gridando.
“Anna, io … - gemevo, sentivo l’orgasmo vicino - Anna!!!!” urlai mentre diedi un ultimo colpo e una scossa passò lungo tutto il mio corpo e fiotti del mio seme la riempirono. Tremavo per lo sforzo e per l’eccitazione, diedi un altro paio di colpi, altro sperma la riempì, mi accasciai al suo fianco, il mio respiro affannoso di fianco al suo viso.
Lei allentò la presa, si lasciò andare: mi alzai e lentamente sfilai il mio cazzo, pieno di sperma ed umori.
Ci guardammo per qualche secondo, Anna si coprì con la gonna: “Puoi utilizzare il bagno della stanza di Francesca (sua figlia) ed anche il suo letto se vuoi rimanere stanotte qui e non tornare a casa per evitare ulteriori litigi con Miriam” disse con lo sguardo basso.
“Ok” le dissi mentre recuperavo il fiato e la vedevo alzarsi e andare via.
La moka mi avvisò che il caffè fosse pronto con quell’aroma inconfondibile e quel gorgoglio unico.
Versai il caffè in due tazze che poggiai sul vassoio, e feci la conta se fosse tutto presente: cornetti caldi alla cioccolata bianca che erano i suoi preferiti, biscotti al burro, caffè, succo di frutta alla pera, marmellata. Tutto pronto, alzai il vassoio e mi avviai verso la sua camera da letto.
La porta era socchiusa, l’avevo sentita svegliarsi poco prima: erano le 8.40 di un sabato di fine estate, giornata nuvolosa e ventosa che non lasciava presagire nulla di buono per il meteo.
“Anna? - dissi entrando e avvicinandomi al suo letto - Ho preparato la colazione”.
Poggiai il vassoio sul letto al suo fianco, aprii le tende con un gesto secco inondando la stanza di luce.
Anna si stiracchio e si strofinò gli occhi: “Buongiorno” disse con un leggero sorriso.
“Buongiorno, dissi sedendomi al suo fianco. Allora ho preparato tutto quello che, se ricordo bene, è di tuo gradimento. C’è il caffè, succo di frutta, cioccolata…”
“Non dovevi disturbarti così” rispose Anna seria e sguardo basso.
Presi il vassoio e lo poggiai sulle sue gambe: “So che stai pensando a ieri…”.
“Certo che sto pensando a ieri. Non doveva succedere, non doveva accadere, tu sei il marito di Miriam, mia nipote, è stato un errore, non dovevamo nemmeno…”
“BASTA! - dissi io alzando la voce - sono stanco di sentirti dire sempre le stesse cose. Avresti preferito che quello che c’è stato ieri l’avessi fatto con un’altra donna, eh? Magari una conosciuta la sera stessa in una discoteca, sarebbe stato meglio?”.
Anna mi guardava in silenzio, abbassò di nuovo lo sguardo.
“O magari era meglio una prostituta, facevo anche prima: in un parcheggio qualunque mi sarei svuotato le palle e sarei tornato a casa a far finta di nulla, eh? - le dissi alzandole il mento per guardarla - E’ quello che volevi?”.
Anna continuava a non dire nulla.
“Se preferivi quello basta che tu me lo dica e io vado via adesso”.
Silenzio.
Dopo una trentina di secondi circa lo interruppi dicendo: “Quello che è successo ieri sera mi sembra abbastanza chiaro, se vogliamo per una volta affrontare la questione senza preconcetti o barriere, te ne sarei grato”.
Anna annuì.
“Tutto quello che c’è stato ieri sera sono un uomo e una donna che, attratti l’uno dall’altro, hanno fatto l’amore, la cosa più semplice dell’universo”.
“Si ma mettiti nei miei panni, sono tua zia, ho quasi 10 anni più di te, sono…”
La interruppi con un bacio.
“Te l’ho detto, se proprio devi trovare un senso a tutto questo, diciamo che tu sostituisci Miriam quando lei non c’è, e ti prendi cura di me” dissi ridendo.
Anna sorrise cercando di aggiustarsi i capelli: “Dai, facciamo colazione che si fredda tutto”.
Cominciammo a mangiare e bere ridendo e scherzando sulle mie capacità culinarie non proprio eccelse. Nonostante Anna non fosse preparata in alcun modo, mi attirava da morire: indossava semplicemente una sottoveste in seta color avorio che non lasciava nulla all’immaginazione.
Ogni tanto durante la chiacchierata ci baciavamo, proprio come due adolescenti ai primi appuntamenti.
“Devo farti una domanda - dissi dopo aver concluso la colazione e spostando il vassoio su una poltrona - ma che misura hai di reggiseno? Da quando ti ho vista la prima volta che me lo chiedo, e non ho mai avuto il coraggio di chiederlo a Miriam”.
Anna rise: “Porto una quinta, però il mio seno è frutto di un intervento di riduzione”.
“Davvero?” dissi io a bocca aperta.
“Sisi - rispose Anna - se vedi le foto di qualche anno fa il mio seno era ancora più grande. Fin da giovane ho sempre avuto un seno molto prosperoso e la gravidanza lo fece diventare enorme, arrivai ad avere una sesta. Quando poi Francesca si fece un po’ più grande decisi di ridurlo un po’, giusto di una taglia per non rivoluzionare completamente, quel tanto che bastava per riprendere tonicità”.
“Ecco svelato il mistero che mi porto dietro da anni” dissi ridendo.
Anna sorrise.
“Ieri sera eravamo talmente presi che non ho avuto modo di rendergli il giusto omaggio - dissi accarezzandole una guancia e baciandole - mi meraviglio di come non si sia consumato con i miei sguardi”. Le baciai il collo.
“Qualche volta mi sono accorto che mi guardavi il decolleté, ma non credevo che ne fossi così attratto” rispose Anna.
“Oh ma io non ne sono attratto - risposi portando le mie dita sulla spallina sinistra - io ne sono proprio ossessionato”.
Le baciai con foga il collo mentre spostai piano la spallina; Anna mi spinse la testa su sul collo tenendomi per i capelli. Ci scambiammo un lungo bacio mentre spostai anche la seconda spallina.
La sottoveste poggiava solo sul suo magnifico seno.
Mi fermai un secondo a guardare la linea dei suoi seni, la sua pelle liscia: con il dito partii dalle sua labbra e lentamente accarezzai il suo mento, poi il suo collo, l’attaccatura delle scapole, fino ad arrivare al suo seno e alla sottoveste. Anna mise le braccia all’indietro appoggiandosi, il seno fiero e prosperoso che svettava.
Infilai il dito ad uncino tirando giù lentamente la sottoveste: faceva resistenza, il seno sodo non lasciava arretrare il tessuto di un centimetro. Feci più forza, e dopo qualche secondo la sottoveste cadde giù e i seni saltarono fuori ballonzolando. Non dimenticherò mai quella scena.
Per la prima volta avevo il seno di Anna davanti ai miei occhi: dopo tanto vederlo coperto da magliette, maglioni, vestiti, bikini, adesso era lì di fronte a me, a pochi centimetri.
Deglutii a fatica, rimasi bloccato, e l’unica cosa che riuscii a dire fu: “E’ bellissimo”.
Allungai una mano sul seno, lo toccai: era caldo, morbido, lo accarezzai. Anna guardava la mia mano muoversi. Con l’altra mano toccai l’altro seno, adesso lo palpavo con entrambe le mani.
Anna ridacchiò: “Sembri un bambino di fronte al suo giocattolo preferito, sembri in trance”.
Quasi non sentii quello che disse, avevo gli occhi fissi sul suo seno e sui suoi capezzoli, di un colore rosa scuro.
Mi abbassai e diedi un bacio a quello destro. Mi spostai poi su quello sinistro, diedi un altro bacio, poi un altro, e un altro ancora.
Cominciai a palpare con più forza, Anna chiuse gli occhi spostando la testa all’indietro: con la mano destra comincia a sfiorare piano il capezzolo, lo sentivo irrigidirsi sotto le mie dita. Aprii la bocca e cominciai a leccare il capezzolo sinistro.
Anna emise un gemito di piacere. Cominciai a succhiarle i capezzoli con foga, pizzicarli con le dita, a stringere il seno, leccarlo con decisione.
Feci stendere Anna sul letto, mi stesi di fianco a lei: il suo seno enorme giaceva morbido davanti a me, ricominciai a leccarlo e succhiarlo. Anna mi teneva la testa mentre succhiavo.
Non ricordo quanto tempo passai così, forse dieci minuti, forse più, sembrava non bastarmi mai sentire il sapore del suo seno sulla mia lingua, la morbidezza delle sue tette che mi stringeva quando immergevo la mia testa tra di loro, i gemiti di piacere.
Mi alzai e le diedi un bacio: “Abituati perchè passerò più tempo con il tuo seno in bocca che senza” le dissi baciandola.
Anna rise accarezzandomi il viso.
“Adesso però - le dissi guardando in basso- devi dirmi una cosa”: mi avvicinai e sussurrai: “Lingua o dita?”.
Anna mi guardò chiudendo gli occhi: “Ecco, io…”
“Lingua o dita” ripetei la domanda, comincia a sfiorarle i fianchi. Le diedi un lungo bacio, poi Anna sussurrò “Lingua”.
Mi abbassai all’altezza dei suoi fianchi, Anna prese la sottoveste e se la sfilò.
Indossava un paio di slip di pizzo bianchi: “Io adoro il pizzo - dissi sfiorandolo e ammirando la bellezza del motivo - ma immagino che tu già lo sappia, Miriam ti ha raccontato tutto, vero? Sai già che impazzisco per la lingerie di pizzo, voi vi dite tutto”.
Anna annuì, io tirai giù con decisione gli slip e li gettai a terra: la sua vagina era completamente glabra, niente peli o altro.
“Ed immagino che tu sapessi anche che io adoro quando è completamente depilata” dissi accarezzandola.
Anna allungò la mano tra le sue gambe, le allargò: io mi gettai tra di loro, cominciando a leccare avidamente.
Avevo già dipendenza dal sapore della sua figa: le leccavo voracemente il clitoride, le labbra, sentivo il suo fluido caldo uscire. Anna allargò ancora di più le gambe, spingendo la mia testa.
Gemeva forte, mentre con l’altra mano si toccava il seno. Misi le mie mani sui suoi fianchi, li afferrai e leccai sempre più forte e velocemente, spingendo la mia lingua nella sua figa.
“Se continui coì mi fai venire” disse ansimando.
Presi i suoi seni nelle mie mani, li strinsi con forza, continua a leccare fino a sentire Anna emettere un urlo e tremare di piacere.
Diedi un bacio alla sua figa e presi un fazzoletto dal comodino per pulirmi il viso, e mi stesi di fianco a lei.
Anna si girò verso di me abbracciandomi piano, le diedi un bacio.
“Sai che erano più di 15 anni che non avevo un orgasmo?” mi disse ridendo.
Risi a mia volta accarezzandole i fianchi.
“Il problema - mi disse baciandomi - è che adesso non so come ho fatto a starne senza”.
“Ah, beninteso una cosa - le sussurrai piano all’orecchio - io sarò l’unico con cui potrai fare l’amore, ok?”.
Anna sorrise.
“Comunque hai ragione quando dici che Miriam mi ha detto tutto, con lei c’è sempre stato un rapporto molto intimo e senza tabù. Credo di sapere molte più cose su di te di quanto tu non immagini” mi rispose.
“Ah quindi l’idea della tua figa completamente liscia lo devo vedere come un regalo” le dissi toccandola piano.
“Bé diciamo che ho sempre preferito la depilazione totale, il fatto che a te piaccia è un cogliere due piccioni con una fava” e mi diede un bacio.
“Inoltre so un’altra cosa che mi ha detto Miriam, e cioè che tu pretendi che ogni mattina lei ti dia il buongiorno con del sesso orale, vero?”.
Risi di gusto: “Oh mio Dio, ma quindi ti ha raccontato proprio tutto”.
“Tutto” rispose Anna accarezzandomi il petto.
La baciai, poi mi alzai sul letto sulle ginocchia: il pantaloncino era gonfio, non riuscivo più a trattenerlo.
Si alzò sulle ginocchia anche Anna, mi poggiò le mani sui fianchi, mi diede un bacio.
“La prima volta che tu e Miriam faceste sesso ricordo che lei tornò a casa entusiasta, ma una cosa la colpì in particolare. Mi disse però che a lei non piaceva molto fare pompini, che non riusciva a fare sesso orale in maniera decente” disse Anna abbassando piano il mio pantaloncino con annesso boxer.
“Vediamo se la madre è meglio della nipote a questo punto” le dissi.
Anna tirò giù completamente il pantaloncino, il mio cazzo scattò come una molla dritto e duro come il marmo.
Anna lo accarezzo piano, scendendo dalla cappella fino alle palle gonfie. Lo afferrò con una mano e cominciò a muoverla lentamente.
“E quindi ogni mattina?” mi chiese lei ridendo.
Io annuii ridendo: “Ogni mattina, senza se e senza ma”.
Anna cominciò ad accelerare: “Accidenti quanto è duro, scommetto che stavi per esplodere prima”.
Le presi il viso tra le mani e la baciai con foga. Emisi un gemito, Anna non smetteva di muovere la mano.
“Aspetta un attimo - le dissi staccandomi. Mi misi in piedi di fianco al letto, la presi per mano e la feci sedere proprio di fronte a me - così sei più comoda, no?”.
Anna mi guardò sorridendo, per poi tornare a concentrarsi sul mio cazzo. Con la mano destra continuava a masturbarmi lentamente, con la sinistra cominciò a massaggiare le palle.
Mi baciò l’addome, poi sempre più giù: si abbassò e cominciò a leccarmi le palle mentre continuava a masturbarmi. Le teneva in bocca mentre con la lingua le accarezzava piano. Dopo un paio di minuti cominciò a leccarmi il cazzo, lentamente, partendo dal basso, fino ad arrivare alla punta, come un gelato. me lo bagnò completamente della sua saliva, poi piano prese in bocca la cappella.
La stuzzicava, la ricopriva con la lingua, la teneva nella sua bocca calda.
Gemevo di piacere, Anna mi stava facendo impazzire: un po’ alla volta cominciò a prendere sempre più il cazzo nella sua bocca, muovendosi avanti e dietro ritmicamente.
“Oddio - dissi gemendo - sei meravigliosa”.
Anna continuò a prenderlo in bocca, poggiò le mani sui miei fianchi.
“Non fermarti, non fermarti Anna” le dissi prendendola per i capelli e spostandoglieli da davanti al viso e mentendoli raccolti in una coda.
Anna aumentò il ritmo, sentivo il cazzo che le scivolava sempre più in bocca, completamente avvolto dalla sua saliva e dalla sua lingua.
La presi i capelli con entrambe le mani: “Prendilo tutto in bocca” le dissi spingendo tutto il cazzo dentro di lei.
Anna ebbe un sussulto mentre per una seconda volta glielo spinsi tutto dentro.
“Non solo sei più brava di tua nipote, ma sei una vera macchina del pompino” le dissi spingendo il mio cazzo dentro.
Anna accompagnava questi colpi spingendomi i fianchi, e la sentivo quasi strozzarsi con la bocca completamente piena.
Dopo qualche minuto lo tirai fuori dalla sua bocca, un lungo filo di saliva che dalla mia cappella arrivava alla sua lingua.
“Un’altra cosa che non posso fare con tua nipote sai qual è?” le chiesi facendola stendere sul letto.
Anna fece di no mentre si puliva la bocca.
Allargai le gambe per mettermi sopra le sue tette: “Miriam non ha abbastanza tette per farmi venire con una bella spagnola, tu invece…”.
Misi il cazzo tra le sue tette, Anna le prese e le strinse intorno, in un abbraccio caldo. Cominciò a muovere le tette a ritmo alternato, sembrava proprio una mano calda mi stesse masturbando.
“Ti piace così?” mi chiese.
“Lo amo, non fermarti” le dissi.
Continuò così per un paio di minuti, poi le dissi: “Tienile ferme”.
Mi appoggiai con le mani sul letto, e cominciai a muovere il mio bacino: il cazzo scivolava tra le sue tettone calde, a ritmo sempre maggiore, con colpi sempre più forti.
“Sto per venire Anna, sto per….”
Diedi un ultimo colpo, poi un fiotto di sperma schizzò sulla faccia di Anna, seguito da altri che le riempirono faccia, collo e seno.
Dopo qualche secondo, affannosamente dissi: “Come cazzo ho fatto a stare tutto questo tempo senza di te?”.
Lei sorrise mentre cercava di pulirsi il viso: “Adesso è meglio che io vada a fare una doccia, che dici?”.
Mi stesi sul letto mentre Anna nuda si dirigeva in bagno.
Era iniziata una storia incredibile con Anna, la fantastica zia di mia moglie……ormai direi ex moglie!
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.9
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per SCHEMI SALTATI:

Altri Racconti Erotici in incesto:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni