Gay & Bisex
Il commerciante di colore 2
di FRANK_1987
18.06.2018 |
14.298 |
8
"Poi ognuno tornò a casa propria, anzi, io tornai a casa, lui nella sua baracca fatiscente..."
Il taxi si fermò in una stradina dissestata, pagai il taxista e continuai il breve tragitto a piedi. Il campo nomadi era pieno di baracche sudicie e varie pozzanghere, formatesi a causa di un temporale la notte precedente, “decoravano” la strada. Alcuni extracomunitari mi fermavano per chiedermi qualche soldo ma io non ne avevo li’ a portata di mano e se li avessi avuto, li avrei dati solo a Mohammed.Dopo un po’ lo vidi uscire dalla sua baracca e il cuore iniziò a palpitare all’ impazzata. Indossava solo dei boxer neri che mettevano in risalto la sua enorme proboscide. Lui mi vide e mi si avvicinò.
“Che ci fai qui?”
“Ti ho seguito”
“Ti avevo detto di starmi alla larga. Che non ti avrei più…”
“Scopato? Peccato sei stato un portento”
Notai che la sua proboscide aveva iniziato a cambiare forma.
“Vieni con me”
Mi portò nella sua baracca spoglia. Un solo materasso, un tavolo e un fornellino per poter cucinare. Mohammed si vestì.
“Che bel materasso”
“Te ne devi andare via Camillo. Non puoi farti vedere qui”
“Penseranno che sono venuto a farvi l’ elemosina”
“No, penseranno altro e io non voglio”
“Quindi e’ finita?”
“Non e’ mai iniziata”
Io annui e mi avvicinai alla porta
“Mi dispiace”, mi disse facendomi girare prima di andarmene.
Ritornando a casa pensai che non avrei mai più rivisto quello splendido uomo. Capii che mi stavo innamorando di lui e così mi sedetti per terra e iniziai a piangere. Non mi ero mai innamorato in vita. Sognavo il grande amore e pensavo che, prima o poi, sarebbe arrivato. Pensavo anche che sarebbe stato Mohammed ma lui mi aveva appena rifiutato. Mi alzai e decisi di farla finita. Inizia a camminare nel bel mezzo della stradina sperando che qualche macchina prima o poi mi avrebbe investito ma, fortunatamente, non fu così perché la stradina era poco trafficata. Poco dopo si fermò una vecchia moto. Il suo conducente mi riportò alla mente Mohammed. Capelli neri ricci, occhi neri, occhiali da sole, maglietta a giro maniche e jeans corti appena sopra il ginocchio. Naturalmente era di colore.
“Ciao, che fai?”
“Niente, cammino”
“Sei davvero disperato a quanto vedo”
“Si, lo sono”
“E’ per colpa di un ragazzo?”
Rimasi a bocca aperta. Nonostante non fossi molto effemminato e nonostante quel ragazzo mi conosceva da poco, aveva già capito che ero gay.
“Si”
“Se ti ha lasciato ha fatto lo sbaglio più grande della sua vita”
Mi sentii più felice
“E’ quasi mezzogiorno, vieni a mangiare qualcosa”
Volevo rifiutare ma l’ idea di sedermi dietro di lui e poi tenermi stretto al suo addome scolpito per non cadere dalla moto mi eccitava moltissimo. Così salii in sella e partimmo. Poco dopo ci fermammo davanti alla baraccopoli dove viveva anche Mohammed.
“Tu abiti qui?”
“Si, perché?”
“No niente”
“Non dirmi che il tuo ragazzo abita qui?!”
Io non gli risposi e scesi dalla moto insieme a lui che, intanto, la portava a mano per non rischiare di cadere nelle pozzanghere.
“Papà sono arrivato”
Il ragazzo parcheggiò la sua moto e dalla baracca uscì suo padre. Non riuscii a credere ai miei occhi. Avevo appena incontrato il figlio di Mohammed, l’ uomo che mi aveva scopato e rifiutato in una settimana. Mohammed rimase di stucco e suo figlio se ne accorse.
“Che c’e’ papà?”
“Niente, vai dentro” il ragazzo entrò “Che ci fai ancora qui?”
“Tuo figlio mi ha raccolto dalla strada e mi ha chiesto di pranzare con voi”
“Per portartelo scopare?”
“Guarda che se potete mangiare e’ anche grazie a me che ho comprato tutta quella roba alla tua bancarella. Di’ a tuo figlio che non ho fame”
Così me ne andai ma il ragazzo uscì dalla baracca e mi venne incontro.
“Ma dove vai? Ti avevo invitato?”
“Non posso restare. Se rimango rivedrei quel figlio di puttana che mi ha fatto soffrire e continuerò a farlo. Meglio tornare a casa”
“No, vado a piedi”
“Per rientrare di notte?”
Il ragazzo si avvicinò alla moto e l’ accese.
“Sahid dove vai?”
“Lo accompagno a casa. Torno subito”
Con segno di sfida guardai Mohammed e salii sulla moto di Sahid e partimmo. Durante il tragitto non riuscivo a staccare le mani dal suo addome piatto e tenni la testa poggiata sulla sua spalla destra. Poi una macchina ci fece sbandare un po’ e io mollai la prese dal suo addome e inavvertitamente gli sfiorai la patta. Era gonfia e dura.
“Vizio di famiglia”, pensai
Arrivati davanti a casa mia scesi dalla moto e lo salutai.
“Ci rivedremo?”, mi disse
“Non lo so. Vai a scuola?”
“No, ho 19anni. Non importa facciamo così. Vengo a prenderti io a casa. Tanto ormai so dove abiti”
“Si”
Sahid prese la mia mano nella sua ma mi divincolai.
“Scusa, potrebbero vederci”
“Va bene. A dopo”
Mise a moto e partì. Entrai in casa e non riuscivo che a pensare a Sahid. Quando tutto mi sembrava perduto e’ arrivato lui. Un angelo d’ ebano pronto a salvarmi dalla dannazione di una vita senza amore o magari a farmi ricadere ancora nella dannazione, dipende dai punti di visti al giorno d’oggi.
Il giorno dopo arrivò molto lentamente. Appena alzato pensavo a Sahid, a scuola pensavo a Sahid, a pranzo pensavo a Sahid fino a quando venne pomeriggio e mentre facevo i compiti, suonò il campanello. Andò ad aprire mia madre che poco dopo mi chiamò. Entrato in salotto vidi Sahid che mi aspettava.
“Ciao, ma non dovevamo studiare a casa mia?”, disse davanti a mia madre fingendo di essere mio coetaneo.
“Oh si, mi sono dimenticato”
“Ma tu hai già cominciato” disse mia madre “Restate qui”
“Potremmo signora ma purtroppo io ho lasciato i libri a casa”
“Capisco”, disse mia made “Allora divertitevi”
“Lo faremo senz’ altro”, disse Sahid a mia madre che intanto andava n cucina
“Vado a prendere i libri. Come diversivo”
Entrai in camera mia con il cuore a mille. Raccolsi i libri e i quaderni e li misi nella zaino così da poter uscire con Sahid senza destare sospetti.Sahid mi portò davanti ad una villa.
“Che ci facciamo qui?”
“E’ il nostro nido d’ amore”
“Non vorrai mica commettere effrazione?”
“No. Io ci lavoro qua. Faccio il giardiniere. I proprietari sono andati in vacanza e mi hanno lasciato le chiavi per occuparmi del giardino”
“Che bello! Che aspetti? Fammi entrare”
Entrammo nella villa e rimasi a bocca aperta. L’ amore per il lusso sfrenato mi ha sempre accompagnato. Sul mio block-notes spesso disegnavo una casa molto lussuosa dove, con la mia immaginazione, vivevo insieme ai miei. Andammo nel salone e Sahid uscì un attimo dentro per poi rientrare subito.
“Ma cosa fai?”
“Faccio vedere ai vicini che sono venuto qui con il nuovo giardiniere, tu, per occuparci della casa e non di…”
“Molto ingegnoso”
Sahid si avvicinò a me e iniziò a baciarmi con la lingua. Con le sue mani andavano dappertutto mentre io toccavo il suo corpo tonico e muscoloso.
“Lo so, sai?”
“Cosa?”
“So che mio padre e’ l’ uomo che ti ha fatto piangere ieri”
“Ma cosa dici?”
“E’ così. Quando ti ho riaccompagnato al campo ha fatto una faccia come se avesse visto un fantasma e poi vi ho sentiti parlare quando mi ha fatto entrare in…casa”
“Scusa non volevo”
“Non importa. Posso capirlo. So cosa significa perdere la testa per un ragazzo come te”
“Ma se ci conosciamo da neanche 24ore”
“Mi sono bastate per capirti e innamorarmi. Mi sono innamorato di te appena ti ho visto su quella strada mentre volevi farti investire”
Dicendo questo, mi prende per i capelli, mi china la testa e mi bacia con una passione che neanche suo padre ha usato. Si strappa via la maglietta e finalmente posso guardarlo in tutto il suo splendore. Ha un copro muscoloso e lucido che io non riesco a non toccare mentre lui mi sbottona la camicia e la getta a terra e io mi tolgo i pantaloni e le mutande. Poi smette di baciarmi e mi fa scendere con la testa. Vuole che arrivi subito al suo cazzo, che già sento bello duro, ma io invece gli bacio prima tutto l’ addome e poi gli slaccio la cintura, gli sbottono i pantaloni e li tiro giù insieme a i boxer e così facendo un cazzo di almeno 23cm svetta davanti alla mia faccia.
“Minchia”, mi viene da dire da buon siciliano
Sahid sorride e punta il suo bestione sulle mie labbra che sono ben disposte ad accoglierlo. E’ molto lungo e anche bello largo quindi non entra tutto però va bene lo stesso perché Sahid gode come un maiale. Mi scopa con violenta la bocca e a momenti iniziano a sanguinare i lati di essa che sono costretti ad allargarsi molto ad ogni sua spinta. Poi mi sfila il cazzo dalla bocca e, premo di pre-sperma, me lo strofina su tutta la faccia mentre gli lecco i coglioni. Poi mi alza e mi bacia.
“Scopami”, gli dico
Sahid non se lo fa ripetere due volte, così mi siede sul divano, lui si inginocchia e inizia a slinguazzarmi il buchetto. Muoia dalla voglia di essere trombato.
“Mio padre ha fatto un bel lavoro”
“Pensa a fare il tuo”, gli dico mentre lui smette di lubrificarmi e appoggia la sua cappella al buchino. La voglia era così che, nonostante era la seconda volta che scopavo, il mio buchino si aprì come burro e il suo coltello entrò in me fino a quando sentii i suoi peli solleticarmi l’ interno coscia.
Ero incredulo. Era riuscito a far entrare prepotentemente tutto il suo manganello nel mio buchino fino alle radici più profonde delle mie carni.
Iniziò a spingere sfilando e infilando la sua grossa nerchia durissima nel mio sfintere.
“Allora ti piace, rispondi troia”
“Sssssiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaaahhhhaaaaaaaaah!!!!!!”
“”Lo sapevo………allora tieni!!!!!!......tieni!!!!!!......Tieni!!!!!!!” i suoi tieni coincidevano con le bordate che mi dava nel culo mentre ansimava e inizia a grondare sudore da ogni poro.
“D’ora in poi avrai tutta la sborra che vuoi ed il cazzo che desideri ma non ti tratterò come mio padre perché ti amo”
“Anch’ io ti…amo”
Poi mi sollevò, non capivo dove prese tutta quella forza, e mi scopò in piedi così tenendo le sue manone sul mio sedere mentre ci baciavamo e lui, ogni tanto, mi mordeva l’ orecchio. Poi si sedette sul divano e io mi impalai da sopra su quel cazzo sublime.
“Sei fantastico”
“Me lo dicono tutti”
“Più di tuo padre, aahh”
“Ne sono felice, oh siii…che culo che hai”
Il mio cazzo non ce la faceva più, voleva eruttare e così in due o tre menate venni sul torace nerissimo di Sahid che prese un po’ della mia sborra con la sua mano e me la infilò in bocca.
“Dove vuoi che ti sborri?”
“Nel culo! Voglio che mi riempi tutto, che provi a mettermi incinto”
Poco dopo toccò a lui. Iniziò a darmi bordate sempre più forti e dalla sua grande nerchia sentii una quantità indescrivibile di sborra venire sparata nel mio buchino. Poi mi fece alzare e gli ripulii il cazzo.
Ci vestimmo e ci promettemmo che lo avremmo fatto.
Io e Sahid parlammo molto quel giorno. Mi raccontò che quando suo padre venne in Italia, per qualche tempo su costretto a prostituirsi con uomini e donne indistintamente. Mi disse anche che quando suo padre gli raccontò tutto, gli salì addosso una certa eccitazione che avrebbe voluto anche lui iniziare a prostituirsi ma che non aveva mai avuto il coraggio per paura di contrarre qualche malattia. Fortunatamente, mi rivelò, aveva incontrato me, un ragazzo alle prime armi di cui ci si poteva fidare e che lo avrebbe amato come non avrebbe mai pensato che poteva succedergli nella sua vita.
Quelle parole mi commossero così tanto che baciai Sahid ma non era un bacio di passione ma di amore. Iniziavo a provare qualcosa per quel bel ragazzo di colore, qualcosa che non avevo ma provato prima in vita mia anche se mi accorsi che di nuovo il suo enorme cazzo era in tiro e per ragioni di tempo fui costretto a fargli solamente un pompino e farmi venire in bocca anche se avrei preferito che mi avesse scopato di nuovo. Poi ognuno tornò a casa propria, anzi, io tornai a casa, lui nella sua baracca fatiscente.
Passarono i giorni e io e Sahid scopammo sempre dei come ricci. Arrivò anche un giorno che si fece scopare anche lui da me ma aveva il buco così dilatato che quasi quasi non sentiva il mio cazzo entrarci dentro. Mi raccontò che un altro uomo di colore della sua baraccopoli lo aveva iniziato al sesso due anni prima e che aveva un cazzo che non riusciva a descrivere.
Un giorno suo padre ci sorprese intenti a praticare un 69 scoprendo definitivamente la nostra relazione. Mohammed all’ inizio non prese bene la nostra storia ma, siccome io continuavo a comprare roba da lui per far mangiare il mio Sahid, alla fine decise di darci la sua benedizione anche perché finalmente vedeva suo figlio felice come non lo era mai stato.
Avevo anche pensato di presentare Sahid ai miei ma vista la loro mentalità retrograda ho preferito sorvolare. Non mi sarebbe più importato di continuare a nascondere la sua omosessualità davanti a loro ora che avevo trovato l’amore della mia vita.
QUESTA E’ UNA STORIA ASSOLUTAMENTE INVENTATA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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