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Gay & Bisex

Il fidanzato di mia sorella 4 - Ricordi adolescenziali 1


di FRANK_1987
26.06.2018    |    18.347    |    9 8.7
"Mi prese per i capelli, mi tirò la testa all’indietro e iniziò a masturbarsi davanti al viso angelico del nipote fino a quando sparò tutta la sua sborra sulla..."
Il ricordo della prima scopata di Giulio

CAPITOLO 4

Finalmente il matrimonio tra Claudia e Pedro e’ finita. Tra poco i due andranno a casa e scoperanno per la prima volta da sposati facendo attenzione alla pancia di mia sorella riempita dello stesso seme che ho assaggiato per tre settimane e che ha dato vita al mio futuro nipotino. Tutti gli invitati cominciano ad andare a casa tra loro anche Rafael che dopo avergli fatto il pompino nel bagno e aver bevuto il suo piscio non perde occasione di fissarmi con il suo sguardo da porco. Per salutarmi si avvicina a me.
“La prossima volta che ci incontreremo ti scoperò il culo”
“Non vedo l’ora” replico io “ma cerca di bere prima perché avrò sicuramente molta sete”, continuo per incitarlo ancora di più
“Ti disseterò così tanto che non dovrai bere acqua per un mese”, dice Rafael facendomi eccitare al solo ricordo del sapore gustoso del suo piscio.
Guardandomi intorno non vedo mio nonno e così domando a mio padre che fine avesse fatto e lui mi dice che e’ andato via prima di tutti gli altri perché era molto stanco. Paghiamo il ristorante e torniamo a casa dove mia madre si mette a piangere pensando che sua figlia non sarebbe mai più venuta a dormire nel suo letto nella sua stanza ed io e mio padre fatichiamo un po’ troppo per convincerla che sarebbe ritornata ogni volta che voleva ma che la sera doveva tornare dal marito così come aveva fatto lei quando sposò papà. Mia madre finalmente si calma e va a dormire con mio padre. Anche io entro nella mia stanza e chiudo la porta quasi sbattendola. Penso a Pedro e Claudia che, come me, si stanno spogliando ma che, al contrario di me, avrebbero dormito l’uno accanto all’altro mentre io no. Mi tolgo giacca, camicia e pantaloni mi metto una t-shirt restando solo con i boxer e mi metto a letto. Non riesco a chiudere occhio e mi giro e rigiro nel come un pollo allo spiedo. Ad un tratto ricevo un messaggio whatsapp. Prendo il cellulare da sopra il comodino e leggo il messaggio. E’ mio nonno che mi ha mandato l’indirizzo del suo albergo e una frase “Ci vediamo domani alle 17. Vieni a questo indirizzo pulito e profumato che poi ti sporco io”. Finalmente avrei rivisto quel cazzo che non vedevo da diversi mesi. Mi viene l’acquolina in bocca solo al pensiero ma questa volta ho l’intenzione di non bere soltanto la sua sborra gustosa ma farmi fare una bella doccia con il suo caldo piscio. Pensando a quello che può succedere con il nonno il giorno dopo, mi viene in mente la nostra prima volta.

PASSATO: Come già sapete, la mia famiglia e’ composta da mio padre Massimo (all’epoca dei fatti 37anni), mia madre Rachele (all’epoca dei fatti 35anni), mia sorella Claudia (all’epoca dei fatti 17anni) ed io (all’epoca dei fatti 15anni). E già, 15anni. Non che dopo quattro anni sia cambiato parecchio ma all’epoca avevo un corpo efebico, i capelli con un ciuffo che mi coprivano gli occhi e due labbra carnose e vogliose. A 15anni dovevo divertirmi con gli amici, giocare a calcetto, parlare di ragazze e invece no. Odiavo il calcio e le ragazze anche di più. Non facevo altro che guardare i ragazzi, soprattutto i loro pacchi in special modo quando erano in tuta da ginnastica. Un giorno, durante l’ora di educazione fisica, vidi i primi cazzi della mia vita. I miei compagni di classe avevano intuito che ero gay dai miei atteggiamenti che anche se non erano molto femminili di sicuro non mascheravano la mia sessualità. Quello che frequento io e’ un liceo appena costruito perché il vecchio l’hanno dovuto chiudere perché cadeva a pezzi e per questo motivo non erano riusciti ancora a costruire la palestra quindi usavamo delle classi vuote al piano di sotto munite di tutti i giochi che possono esserci in una palestra convenzionale. Un giorno, due miei compagni, approfittando di un momento di distrazione della prof, accesero il cellulare iniziando a sentire della musica. I due si divertirono in questo modo fino a quando non si introdussero in una delle aule e dopo un po’, la musica cessò. L’aula conteneva due tavoli da ping pong (che a me piace particolarmente) e volendo fare una partita con l’unica amica sincera che avevo, decisi di entrare. Entrando, vidi i due ragazzi seduti di lato su delle sedie intenti a masturbarsi. Nonostante l’età avevano dei meravigliosi cazzi che da sempre avevo sognato di vedere almeno una volta. La visione di quei peni, i primi visti dal vivo oltre al mio, mi sconvolsero così tanto che rimasi bloccato ma purtroppo non riuscii ad andare fino fin fondo perché suonò la campanella, l’ora di educazione fisica terminò e purtroppo non potei fare quello che volevo fare, cioè entrare in quella stanza e farmi scopare. Quella era l’ultima ora quindi tornai a casa anche se prima decisi di andare a fare visita a mio nonno perché mi aveva promesso che mi avrebbe mostrato il nuovo vitellino nato da poco sapendo che sono un amante degli animali. Nonno Ugo abita in una casa in campagna circondata dal verde e un po’ isolata. Quando arrivai a casa sua, bussai ma non mi aprì nessuno così decisi di andare nel granaio.
“Nonno, sei qui? C’e’ qualcuno?”, chiesi
“Ehi Giu”, disse mio nonno uscendo da dietro un piccolo silos a torso nudo.
Fu la prima volta che vidi mio nonno semi nudo. All’epoca aveva 59anni, era vedevo da un anno, aveva i capelli corti brizzolati quasi grigi e un corpo muscoloso che faceva invidia a chiunque. Subito la mia mente associò il corpo di mio nonno ai cazzi dei miei compagni di scuola come se stessi creando un collage e mi venne l’idea di come potesse essere il suo cazzo.
“Che fai lì impalato? Non viene ad abbracciare tuo nonno?”
Non me lo feci ripetere due. Gettai lo zaino a terra e corsi verso di lui abbracciandolo. Aveva da poco iniziato a fare caldo e nonno Ugo era un po’ sudato. Le mie mani cinsero la sua schiena sudaticcia e nonostante mi avesse sempre fatto schifo toccare le persone sudate, questa volta la cosa mi piacque moltissimo. Rimasi dal nonno per tutto il pomeriggio ad ammirare il vitellino appena nato e la natura selvaggia fino a quando la sera mi accompagnò a casa. Durante il tragitto verso casa non riuscivo a farmi venire in mente un altro motivo per andare a far visita il giorno dopo a nonno Ugo ma fu lui che prese l’iniziativa.
“Domani potresti venire ad aiutarmi con la staccionata?”, mi chiese
“Nonno lo sai che non mi interessano queste cose”
“Guarda che quella fattoria e’ la cosa più importante che ho, dopo di voi, e non voglio che cada in mani sbagliate quindi domani verrai ad aiutarmi. E poi, che cazzo, devi pur fare qualcosa da maschio e non solo guardare gli animali e la natura come se fossi una ragazza”
Questa frase mi turbò. Mi sentivo offeso ma allo stesso tempo la durezza di quelle parole mi fecero capire che tipo autoritario fosse mio nonno e la cosa mi stuzzicò.
“Scusami non volevo offenderti”
“No, nonno, hai ragione. Domani verrò ad aiutarti volentieri”
Accettai subito perché sapevo che il giorno dopo ci sarebbe stato il sole, che mio nonno avrebbe di nuovo sudato e che si sarebbe tolto la maglietta facendomi di nuovo ammirare il suo fisico muscoloso. Arrivati davanti a casa mia, gli diedi un bacio quasi sulle labbra, lo salutai ed entrai dentro mentre lui e mio padre si salutarono da lontano senza scambiarsi una parola perché ormai si era fatto tardi. Il giorno dopo feci le stesse identiche cose del giorno precedente. A pensarci bene le feci quasi in maniera molto sbrigativa come se la mia velocità nello svolgere la routine quotidiana potesse accelerare il tempo fino a giungere il momento in cui avrei di nuovo rivisto mio nonno. Purtroppo sappiamo tutti che non può essere così e allora mi ritrovai a trascorrere una mattinata all’insegna della noia. L’unica nota positiva fu rivedere il napoletano Franco e il rumeno Stefan, i miei compagni di classe colti in flagrante mentre si masturbavano in un’aula. Quando arrivò l’ultima ora e il suo della campanella, fui strafelice. Finalmente potevo andare da mio nonno ma la mia migliore amica mi ricordò che il giorno dopo ci sarebbe stato il compito di matematica e che dovevo studiare per poterlo passare visto che era l’ultimo compito del quadrimestre. Arrivato a casa, pranzai e mi chiusi in camera. Per il momento accantonai l’idea di andare da mio nonno e misi la testa sopra i libri. D’altronde come lavoro non potevo fare solo il ricchione a tempo pieno ma diventare un avvocato come ho sempre desiderato. Erano le 16.33 quando feci una pausa. Lo studio mi aveva assorbito così tanto che avevo dimenticato l’ordine perentorio del nonno di andare di nuovo a casa sua. Chiusi i libri, uscii dalla camera e salutai mia madre dicendole che sarei andato da suo suocero. Ero tutto un fremito. Nonostante fossero quasi le cinque del pomeriggio, c’era un sole che ti permetteva quasi di cuocere un uovo sull’asfalto e questo voleva dire soltanto una cosa: che mio nonno si sarebbe di nuovo messo a torso nudo per refrigerarsi un po’. Non appena arrivai, lo notai mentre stava già aggiustando la staccionata. Era in piedi mentre martellava un paletto bianco indossando uno jeans sporco di terra sulle ginocchia e anche una camicia di jeans con le maniche arrotolate fino ai gomiti e aperta sul davanti lasciando intravedere i suoi pettorali torniti.
“Nonno Ugo”
“Ehi tesoro di nonno. Hai fatto tardi”, mi rispose
“Scusa ma dovevo studiare. Domani ho l’ultimo compito in classe di matematica e voglio superarlo. Ti sei offeso se non ti ho aiutato?”
“Niente affatto”, mi disse facendo un sorriso smagliante “prendimi i chiodi”
Presi dei chiodi e glieli passai
“Tieni fermo questo paletto mentre io infilo il chiodo dall’altra parte”
Nonno Ugo si abbassò per terra e quando lo fece, la patta dei suoi pantaloni si gonfiò in una maniera allucinante. Mentre martellava faceva le tipiche espressioni che si fanno quando si pianta un chiodo e i suoi bicipiti e pettorali si gonfiarono ad ogni martellata.
“Che virilità”, pensai
Nonno Ugo finì di martellare e si alzò mostrando di avere un accenno di erezione.
“Nonno hai già finito?”
“No, ancora no.”
“Cosa devi fare?”
“Devo piantare l’ultimo paletto”
“Ma io non ne vedo qua in giro”
“Ho ancora questo”, mi rispose toccandosi il pacco da sopra i jeans, un pacco che adesso era davvero eccitato e che mostrava una protuberanza verso destra.
“Ho sempre saputo che sei un ricchione”, mi disse avvicinandosi a me lentamente mentre io ero pietrificato “in ogni momento che siamo insieme e passa un ragazzo non fai altro che guardarlo ma per tipi come te non ci vuole un ragazzino ma un uomo vero per farti godere”
Dicendo questo si avvicinò completamente a me, mi prese per il mento, mi alzò la testa e mi baciò delicatamente. Io assecondai il bacio e lui introdusse la sua lingua dentro la mia bocca. Il bacio divenne sempre più spregiudicato e le nostre mani si impadronirono dei rispettivi corpi. Mio nonno infilò le mani sotto la mia maglietta toccando il mio corpicino da adolescente mentre io pensai subito a toccare il suo cazzo. Il suo enorme cazzo.
“Andiamo dentro”, mi disse e girandomi mi prese per una chiappa e mi accompagnò verso la porta. Entrati in casa, iniziò subito a togliersi gli stivali già slegati e a sbottonarsi la camicia. Io mi tolsi le sneakers e i pantaloni. Ugo si tolse la camicia mostrando il suo meraviglioso fisico ma quando fu il momento di togliersi i pantaloni, gli dissi che volevo pensarci io. Mi avvicinai a lui, mi abbassai ed aprii la zip. I pantaloni scesero di colpo mostrando davanti a me un meraviglioso cazzo avvolto in un boxer grigio. Mio nonno si tolse i pantaloni aiutandosi con i piedi ed io mi aggrappi alla sua mutanda e gliela tirai giù. Ne venne fuori un cazzo maestoso, grosso, dalla cappella a fungo e due palle che sembravano palline da ping pong. Subito aprii la bocca e iniziai a lavorarmi quel cazzone. Mio nonno gemeva e per la prima volta non lo vedi come il padre di mio padre ma come il mio maestro del sesso.
“Hai una bocca stupenda”
“Grazie nonno”
“Minchia mi fai eccitare così. Sono in piedi a casa mia mentre mio nipote me lo sta succhiando”
“Nonno, nonno, nonno, nonno...” iniziai a ripetere io per continuare ad eccitarlo fino a quando me lo tolse dalla bocca, mi alzò per le spalle e mi buttò sul divano. Ugone, come lo chiamai io da quel giorno in poi, mi tolse la maglietta e le mutande ma non si prese mai cura del mio cazzo perché secondo lui leccare un cazzo non fa parte delle cose che deve fare un attivo verso un passivo. Che sciocco eh? Si dedicò invece a toccarmi il torso e leccarmi i capezzoli.
“Sono ancora meglio di quelli di Silvio”
“Chi e’ Silvio?”, gli chiesi
“Ti ricordi il ragazzo che veniva a lavorare qui nel weekend? Il figlio del sindaco. Anche lui aveva una propensione per il cazzo, soprattutto per i miei 25cm. Poi si iscrisse all’università e persi le sue tracce ma finalmente ho scoperto te”, continuava a dire mio nonno mentre mi leccavi i capezzoli e toccava il mio corpo fino a quando mi girò e mi fece alzare il culo.
“Nonno vuoi scoparmi?”
“Certo che voglio scoparti tesoro di nonno”
“Ma tu sei il primo per me e con quel mostro di cazzo mi rovinerai”
“Se ascolterai i miei suggerimenti non ti farò del male e poi e’ un bene che sia io il primo che ti svergina. Così le cose restano in famiglia”
Quella frase mi aveva tranquillizzato. Di sicuro essendo mio nonno sarebbe stato più delicato rispetto ad un camionista incontrato in un autogrill e che voleva solo scaricarsi i coglioni. Ugone iniziò a leccarmi il buchetto. La sua lingua sulle mie carni mi davano una sensazioni che non avevo provato prima fino a quando non avvicinò una delle sue grandi dita e me la ficcò dentro.
“Aaaaah”, gridai come se mi avessero colpito con un coltello “avevi detto che saresti stato delicato”
“Quando ti infilerò il mio cazzo ma dato che non ne hai mai preso uno in vita tua e’ normale che se si infila una cosa in un posto dove di natura non si dovrebbe infilare niente, questa cosa ci fa male. Ma vedrai che il dolore passerà”
Aveva quasi ragione. Iniziai ad abituarmi ad avere il suo dito dentro al culo fino a quando non infilò anche il secondo.
“Ahi nonno”
“E che cazzo ma stai un po’ zitto. Meno male che siamo in aperta campagna altrimenti ti avrebbero sentito tutti”
“Ma mi fai male”
“Ti ho già detto che ti passerà”
Nonno Ugo muoveva le sue dita dentro il mio culo a mò di chiavata. Ogni tanto le toglieva e mi leccava il buchetto per poi inserirle di nuovo ed aveva ragione: cominciavo ad abituarmi ad avere un corpo estraneo dentro al retto.
“E’ arrivato il momento”, disse mio nonno allontanandosi.
Poco dopo lo vidi tornare con un flacone di gel in mano e si mise con le ginocchia sul divano proprio dietro di me. Sentivo che si spargeva il gel sul cazzo e poi una sensazione fredda sul mio buchetto. Una sensazione fredda che subito lasciò il posto ad una più calda visto che Ugo aveva avvicinato i suoi 25cm al mio ano. Nonno Ugo iniziò a spingere il suo cazzo dentro di me. Io cercai di non opporre resistenza sia perché lo volevo e sia perché altrimenti mi avrebbe fatto male. Finito questo pensiero, la sua cappella a fungo entrò di me. Lui fece un sospiro di sollievo mentre io caddi con la testa sul divano aggrappandomi al copridivano. Sentivo che nonno spargeva ancora gel sopra il suo cazzo per lubrificarlo meglio mentre iniziava a spingerlo tutto dentro di me mentre io digrignavo i denti.
“Ce l’hai tutto dentro”
“Nonno mi brucia”
“Ti ho detto che passerà”
Nonno Ugo iniziò a spingere il suo enorme cazzo dentro di me e ad ansimava.
“Era da tanto che non mi facevo un culetto così stretto. Quello di Silvio iniziava ad allargarsi e tra un po’ ne avrebbe presi due uguali al mio”
Io non sapevo se essere geloso o no di Silvio ma fatto sta che il suo dentro e fuori iniziò a piacermi. Lasciai la presa sul copridivano e mi posizionai più dritto a novanta gradi. Mio nonno si coricò sopra di me e mi mordeva un orecchio continuando a scoparmi.
“Nonno voglio cambiare posizione, cominciano a farmi male le ginocchia”
“Non possiamo tesoro mio. E’ già stato difficile farlo entrare mettendoti a 90 gradi se cambiamo posizione rischiamo che perdiamo altro tempo e tu devi tornare dai tuoi genitori”
“Va bene allora cerca di fare più svelto”
Nonno Ugo non se lo fece ripetere due volte. Allungò le sue forti braccia da sotto il mio torso aggrappandosi alle mie spalle e iniziò a scoparmi fortissimo.
“Aaah...siiii...siii...così nonno...oooh...che bello...aaahh”
“Hai visto che ti saresti abituato?”, mi disse lui continuando le spinte.
Fu la scopata più bella della mia vita anche se ancora non potevo paragonarla con nessun’altra. Tutti dovremmo avere qualcuno che ci svergina dolcemente per poi liberare tutto il suo essere animale durante la chiavata quando i nostri culi si sono abituati ai loro cazzi. Così fu con nonno Ugo. Era un portento. Mentre lui continuava a pomparmi il culo, afferrai il mio cazzo eccitatissimo e scaricai la mia sborra sul divano. Quando arrivò il suo momento culminante lo estrasse da me facendomi cadere sul divano e un piccolo spiraglio di venticello entrò nel mio culo a testimonianza che non si era proprio chiuso del tutto. Mio nonno scese dal divano ed io mi sedetti di fianco perché il culo mi bruciava e notai che sul cazzo di Ugo c’erano delle macchie di sangue. Lui si pulii il cazzo e si avvicinò a me. Mi prese per i capelli, mi tirò la testa all’indietro e iniziò a masturbarsi davanti al viso angelico del nipote fino a quando sparò tutta la sua sborra sulla mia faccia. Mi aveva trasformato in una maschera di sborra e lui, aiutandosi il con suo cazzo, me la spinse un po’ in bocca. Era la prima volta che assaporavo la sborra e la sua era veramente una delizia.
“Io vado a farmi una doccia”, mi disse “tu rivestiti, datti una pulita e vattene da casa”
Presi la sua camicia e mi pulii, indossai i miei boxer e mi specchiai. Davanti a me si mostrò non più un ragazzino ma un futuro uomo amante dei cazzi che avrebbe soddisfatto a pieno qualsiasi uomo gli sarebbe capitato sotto mano. Mi vestii di tutto punto e tornai a casa. La mattina dopo andai a scuola dove rividi Franco e Stefan. Era l’ora della ricreazione e i due andarono in bagno insieme. Anche io entrai nel bagno e li trovai davanti ad un lavabo intenti a rotolarsi una sigaretta fatta a mano.
“Ciao ragazzi”
“Ehi finocchietto. Che cazzo vuoi?”, disse Franco
“I vostri mio caro”, dissi io forte della chiavata con mio nonno che mi aveva reso più autoritario e più convinto di quello che volevo nella vita
“Ma che cazzo dici?”, replicò Stefan
“Sentite. L’altro giorno vi ho visto che mentre facevamo educazione fisica, vi segavate dentro l’aula con i tavoli da ping pong”
“E quindi?”, disse Franco
“Cosa vuoi fare adesso?”, gli fece eco Stefan
“Io niente ma voi dovete farmeli succhiare. Altrimenti dirò al preside cosa facevate e vi farò espellere. Sapete quanto il preside sia intransigente su queste cose”
“Che dici?”, chiese Franco a Stefan
“Non lo so. E’ un ragazzo”, rispose
“Ma e’ comunque una bocca. E se poi aspettiamo che siano le nostre compagne a farsi avanti, diventeremo vecchi”, continuò Franco
“Ok”, disse Stefan dopo averci pensato un po’ “ma non credere di averci in pugno. Ricordati che non appena ti infilerai nella bocca i nostri cazzi, saremo noi ad avere il coltello dalla parte del manico, letteralmente”
“E se trasgredisci”, proseguì Franco “diremo a tutti che fai pompini”
L’ idea mi sarebbe piaciuta anche perché in quinta c’erano un paio di ripetenti niente male ma alla fine accettai. L’ora di educazione fisica arrivò ed io, Franco e Stefan andammo nel bagno dove loro due si abbassarono pantaloni e mutande mostrandomi i loro cazzi ed io iniziai a sbocchinarli con gusto. Ogni volta mi facevo venire o in bocca o in faccia assaggiando la sborra di un rozzo ragazzo napoletano e quella di un perfettivo ragazzo rumeno. Con il passare del tempo anche Franco e Stefan si divertirono con il mio culo per più di un anno ma poi si fidanzarono e allora iniziarono a divertirsi con le loro ragazze diminuendo i nostri incontri fino a quando un giorno diedi loro un appuntamento nel bagno ma invece di farmi succhiare i loro cazzi o scoparmi, mi diedero un pugno e un calcio allo stomaco per suggellare la fine dei nostri incontri. Ma a me non importava perché anche se i loro erano dei signori cazzi non potevano reggere il confronto con quello del nonno che mi scopò fino a quando un giorno, dopo tanti anni di scopate, non cadde e si ruppe una gamba costringendolo a letto con estenuanti sedute di fisioterapia.

PRESENTE: Ricordando il momento in cui diventai troia, il sonno prende il sopravvento e presto mi ritrovai nelle braccia di Morfeo aspettando che venisse giorno e che l’indomani avrei incontrato nonno Ugo, che avremmo di nuovo scopato dopo mesi di astinenza e che lo avrei convinto a farmi bere il suo piscio.

FINE CAPITOLO 4

TO BE CONTINUED

QUESTA E’ UNA STORIA ASSOLUTAMENTE INVENTATA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI..
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