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Gay & Bisex

La mia adolescenza 7


di FRANK_1987
04.02.2019    |    7.701    |    7 8.4
"Sa un po’ di sudore ma non mi dispiace affatto e continuo a infilarmelo nella bocca così Stanislav prende coraggio e, afferrandomi per la nuca, mi conficca..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Un nuovo capitolo uscirà ogni Lunedì. Questi racconti si collocano prima dell’inizio della saga “IL FIDANZATO DI MIA SORELLA”. Possono essere considerati dei prequel non dei sequel, quindi, se volete leggerli immedesimandovi, dovrete dimenticare tutto quello che avete letto finora o almeno cercare di posticiparlo nella vostra mente in modo da rendere queste letture più facili senza confondervi cronologicamente.

Il muratore e la sua cazz…uola

CAPITOLO 7

Puntuale come un orologio svizzero e’ arrivata la Primavera. Siamo quasi a metà del mese di Aprile ed io continuo a vedermi sia con la persona che mi ha fatto diventare uomo (o donna, fate voi) e sia con i miei compagni di scuola, Alberto e Kevin. Alternandoli un giorno si e l’altro no, riesco a farmi scopare da tutti e tre sempre nell’anonimato perché nessuno di loro si e’ mai presentato agli altri svelando tutti i retroscena della mia vita privata. Come ben sapete mio padre ha un solo fratello mentre mia madre, oltre ad avere come sorella la madre di mio cugino Carlo ha anche un fratello che vive nella mia stessa città. Mio zio Alessio, il fratello di mezzo di mia madre, e’ un ingegnere edile ed e’ riuscito ad accaparrarsi l’appalto per ristrutturare una vecchia abitazione del centro storico di proprietà dei discendenti di una delle famiglie più ricche del secolo scorso. Alessio e’ un uomo di 40anni, calvo, con un pizzetto leggermente brizzolato e un po’ di pancia. Non esagerata ma la classica pancetta da uomo sposato. Gestisce una ditta che si occupa di riparare e riportare all’antico splendore dei vecchi ruderi. E’ sposato con Marisa, 40anni anche lei, ed hanno due figlie femmine, Ylenia, 19anni, e Teresa, 15anni. Leggendo queste poche righe voi potrete dire: ecco ora si scoperà anche suo zio e invece no. Sebbene Alessio sia un uomo affascinante e dall’evidente bel gonfiore dentro i suoi pantaloni, quasi sempre classici, non sarà lui il protagonista di questo racconto. Un giorno del quarto mese dell’anno, decido di accompagnare Alessio e Ylenia sul cantiere della casa in ristrutturazione. Mia cugina, al primo anno di università, sta studiando ingegneria edile e per questo motivo il mestiere del padre le piace particolarmente. Forse e’ stato proprio questo a far scattare in lei la passione per le cose antiche mentre Teresa, studentessa al primo anno di liceo scientifico, ha una passione per il lusso e le cose appariscenti. Accompagnando mio zio e mia cugina, la noia mi assale fin da subito. Per me le case vecchie sono solamente rovine che vanno demolite e non mi trasmettono nulla. La cosa, o meglio, la persona che invece mi trasmette passione e desiderio e’ un operaio di 50anni, con le basette brizzolate e il casco bianco in testa. Il più bello tra gli operai, perfino tra i più giovani non c’e’ n’e’ nessuno che può equiparare la sua avvenenza fisica e la forte virilità che mi trasmette. Con i primi caldi primaverili, l’uomo, indossando un pantalone nero e gli scarponi, sfoggia il suo fisico muscoloso da una canottiera bianca attillata, macchiata di cemento e bagnata di sudore sotto le ascelle e intorno ai pettorali scolpiti. Ha una enorme fede al dito e la cosa mi spiazza notevolmente. Penso velocemente che un bel bocconcino come lui era chiaro che nessuna se lo sarebbe lasciato scappare. Quando si avvicina a zio Alessio, intuisco che il suo accento non e’ delle mie parti e neanche italiano, che e’ un po’ stempiato quando si toglie il casco per asciugarsi il sudore e che non e’ un semplice operaio come credevo ma addirittura il capomastro. La noia che avevo quando sono arrivato al cantiere mi e’ subito passata, voglio stare in quel posto per riuscire a vederlo imprimendo nella mia mente tutte le sue movenze. All’ora di pranzo di un sabato, lavorando solo mezza giornata, lui e tutti i suoi colleghi se ne vanno a casa ma dimentica dei documenti importanti.
“Accidenti, Stanislav si e’ dimenticato questi documenti”, dice mio zio facendomi scoprire la nazionalità rumena del capomastro
“Oh no, e’ adesso come facciamo?”, esclama Ylenia
“Io non posso portarglieli, devo andare ad un pranzo di lavoro”, rivela zio Alessio
“E la famiglia del mio ragazzo mi ha invitata a mangiare da loro”, dichiara Ylenia “perché non glieli spedisci con posta prioritaria?”, continua
“Non posso. Doveva controllarli per domani. Maledizione”
“Ma il suo indirizzo lo sai, perché così…”
“Certo che lo so”
“Posso portarglieli io”, mi faccio avanti
“Cosa? Ma che dici, Giulio?”
“Dove abita quest’operaio?”, chiedo e zio mi rivela l’indirizzo “un mio amico abita lì vicino e mi aveva invitato a mangiare a casa sua. Posso dargli i documenti e poi vado a mangiare”
“Davvero lo faresti?”, domanda zio Alessio
“Certamente, non posso farti perdere questo lavoro altrimenti non farai soldi e Teresa perderà tutto il lusso al quale e’ abituata”, dico facendo ridere zio e cugina
“Ok, tieni”, fa il fratello di mamma porgendomi i documenti “mi raccomando, sono molto urgenti”, continua
“Ci metterò un po’ ad arrivare con la bici ma ce la farò”
“Sei veramente un angelo”, dice mia cugina
In questo momento non mi sento un angelo ma un diavoletto. Ho ideato questo piano davvero strategico soltanto per andare a casa di Stanislav e rivederlo un’altra volta. Zio Alessio e Ylenia salgono in macchina e si allontanano per presenziare ai loro pranzi lavorativi e familiari mentre io salgo in sella alla bicicletta e compongo un numero telefonico. Alberto e Kevin abitano vicino a Stanislav e li chiamo dicendo loro che se i miei genitori dovessero contattarli, dovranno mentire dicendo che sono andato a mangiare da loro. I due fratelli per prima non vogliono assecondare la cosa, ingelositi dal fatto che hanno capito che li sto usando come scusa per andare a scopare con un’altra persona diversa da loro, ma poi accettano. Non sono neanche sicuro che Stanislav si lasci influenzare da me ma voglio provarci, tutt’al più avrò avuto un altro cazzo da soddisfare e se invece mi andrà buca, mangerò fuori ritornando più tardi del previsto per far capire ai miei di essere andato davvero a casa di Alberto e Kevin. Faccio la strada che divide il cantiere dalla casa di Stanislav in una velocità supersonica. Ho il cuore a mille e non solo per aver pedalato senza sosta. Salgo i gradini e busso al campanello. Stanislav mi apre con addosso ancora la canottiera sporca e sudaticcia usata al lavoro ma senza il pantalone presentandosi in intimo, di colore nero, e ai piedi porta degli infradito.
“Non compro niente”, mi fa cercando di chiudere la porta
“Non voglio venderle niente”, gli dico affrettandomi “le ho solo portato questi documenti”, continuo porgendo gli incartamenti “li ha lasciati da mio zio al cantiere e lui non e’ potuto venire per portarglieli e a chiesto a me di farlo”, chioso mettendomi la mano sul fianco destro ancheggiando sinuosamente
“Ti ringrazio”, mi dice Stanislav prendendosi i documenti “vieni ti offro qualcosa da bere”, fa
“Veramente dovrei andare a mangiare”, gli rispondo facendo la preziosa
“Ma sei stanco per la pedalata che hai fatto e mi dispiace mandarti via a bocca asciutta. Ti va una coca cola?”, mi offre
“Alla coca non rinuncio mai”, gli spiego mentre lui mi fa cenno di entrare assecondandolo
Seguo Stanislav nel corridoio fino a raggiungere un piccolo soggiorno. Mentre entra nella cucina osservo le sue gambe tornite, i suoi polpacci grossi da dietro e il suo culo fasciato in quel boxer nero che si e’ leggermente sollevato dal lato sinistro mostrandomi un po’ di chiappa di un colore lievemente più sbiadito rispetto a quello del resto del corpo. Mi guardo un po’ intorno e poi mi avvicino ad un mobiletto dove tiene alcune fotografie. Una lo ritrae in compagnia di una donna e di una bambina di circa cinque anni, forse la figlia, e in un’altra e’ abbracciato ad un ragazzo, un giovane di bell’aspetto che riconosco immediatamente. E’ Stefan, il mio ex compagno rumeno di scuola che mi ha scopato per un intero anno insieme a Franco, anche lui un ex compagno di scuola napoletano, fino a quando non hanno smesso di farlo fidanzandosi con due ragazze. Conosco il padre di Stefan e non e’ Stanislav quindi deduco che possa essere suo zio ma non so per certo se e’ uno zio acquisito o se hanno lo stesso sangue.
“La tua coca”, mi fa Stanislav facendomi girare con la foto in mano “quella sta meglio sul mobile dove l’hai trovata”, prosegue
“Scusa, non volevo”, gli rispondo poggiando la foto “chi e’ questo ragazzo?”, gli chiedo prendendomi il bicchiere con la coca cola
“E’ mio nipote Stefan, il figlio di mio fratello“
“E quella signora con la bambina in braccio?”, Stanislav si incupisce “scusa non volevo fare il ficcanaso…”
“Non importa”, mi tranquillizza “quella e’ la mia quasi ex moglie. Ci siamo lasciati due anni fa ma come vedi ancora non riesco a dimenticarla”, mi dice mostrandomi la fede al dito
“Sai, io conoscevo tuo nipote. Andavo a scuola con lui”
“Ah si?”, mi chiede guardandomi curiosamente quasi con fare morboso
“Si, poi si e’ trasferito in un’altra scuola”
“Tu devi essere Giulio, vero?”, mi chiede e io annuisco con la testa “mio nipote mi ha detto cosa gli facevi e anche a quell’altro ragazzo”, deglutisco nervosamente “sono a digiuno da mesi, ti andrebbe di farmi provare quello che provava mio nipote?”
Poggio il bicchiere sul mobile e cerco di scappare ma Stanislav e’ più veloce di me, si interpone sul mio cammino, facendomi fermare, e prendendomi per le braccia mi getta violentemente supino sul divano mettendosi sopra di me. All’altezza del mio pube ho il suo pacco che sta crescendo smisuratamente mentre le sue mani si insinuano dentro il mio leggerissimo maglione accarezzandomi gli addominali procurandomi dei leggeri sospiri di piacere. Sono consapevole che se mi dimeno per riuscire a sfuggirgli non ne uscirò vivo quindi assecondo il suo da farsi tanto era quello che volevo, no? Mi sono offerto volontario per portargli a casa i documenti sia per vederlo ancora e anche perché ero consapevole che potevo rimediare una scopata da lui e adesso devo stare al gioco anche se non mi aspettavo che la cosa potesse diventare così violenta. Con le sue mani, Stanislav riesce a raggiungere i miei capezzoli che stanno diventando turgidi dall’eccitazione che quegli arti mi procurano.
“Mio nipote diceva che hai una pelle morbida, sbagliava. Questa e’ morbidissima”
“E non hai sentito la pelle delle mie chiappette”
“Mmh, mi stai facendo eccitare, brutta zoccola”, mi apostrofa Stanislav
“Vorresti vederla?”
“A tempo debito”
“Sai cosa vorrei vedere io? La tua bella salsiccia rumena. Guarda come si sta gonfiando”, gli dico
“Vuoi assaggiarla?”, mi domanda il capomastro afferrandosi il bastone da sopra l’intimo “perché non riporti alla luce il mio obelisco?”, mi chiede ed io non aspetto altro
Stanislav si avvicina un altro po’ alla mia faccia e prima gli lecco il cazzo da sopra il boxer, che ha una deformazione verso sinistra, e poi glielo abbasso facendo svettare il suo pene verso la mia bocca che lo accoglie felice di degustare il suo sapore maschile. Sa un po’ di sudore ma non mi dispiace affatto e continuo a infilarmelo nella bocca così Stanislav prende coraggio e, afferrandomi per la nuca, mi conficca tutto il suo pene di 18cm dentro le mie fauci da troia. Il mio pensiero va subito a suo nipote Stefan e vorrei che fosse qui con noi per farmi assaggiare di nuovo la sua giovane e succulenta salsiccia.
“Stefan, aveva ragione”, mi confessa
“Su…mmpphh…cosa?”, domando succhiando
“Sulla tua bocca accogliente”, mi risponde Stanislav
“E non hai provato il…mmmpphhh…mio culetto”, lo provoco
“Rimediamo subito, ti va?”
“Altroché”, gli dico
Il rumeno sfila il suo cazzo dalla mia bocca, me lo sbatte punendomi per averlo corteggiato, scende da sopra di me, mi sbottona i pantaloni portandomeli fino alle ginocchia e poi mi gira sul divano sollevandomi il culo mentre io mi tolgo le scarpe. Lui si abbassa dietro di me e inizia a leccarmi il buchetto. Mi infila anche le sue dita callose e con l’indice e il medio introdotto nel mio retto, simula una rude scopata e poi mi lecca nuovamente la rosellina per lenire il dolore. Con due dita dentro al culo, lui si alza, mi afferra per i capelli facendomi sollevare e girare di lato e mi bacia con la lingua, la stessa che ha usato per consolare il mio culo dilaniato dalla finta trombata che le sue falangi hanno inscenato. Mi leva completamente i pantaloni mentre io mi sbarazzo del maglione e lui getta a terra la sua canottiera sul divano in prossimità della mia faccia. Inebriato dall’aroma che emana, un misto di sudore e cemento, allargo le chiappe con le mani invitandolo ad entrare dentro di me. Stanislav prende il suo lungo e tozzo cazzo e mi penetra dolcemente per poi iniziare a scoparmi con più energia tenendo la mano sinistra sul mio gluteo destro e io annuso la sua canottiera come se fosse un feticcio.
“Che meraviglia, che culo fantastico”, esclama
“E’ come…aaahhh…te ne parlava Stefan?”, gli domando
“Anche meglio. Mai scopato un culo del genere. Nessuna donna ha un culo come il tuo”
“Io non sono…ooohhh…una donna”
“Già, tu sei una puttana”
“Sbattimi”, lo incito
Dei ragazzi più giovani che hanno avuto il piacere di stare al suo posto prima di lui, il 50enne che mi sta scopando il buco del culo non ha niente da invidiare. Sia nel fisico, muscoloso come piace a me, e sia nel cazzo, nella norma ma saputo usare egregiamente. Il mio culo, tenuto all’insù dalle forti mani di un rumeno, viene continuamente martellato da un pezzo di carne straniera. E’ alla sua mercé e questo mi piace. Adoro lasciarmi andare mentre mi scopano, amo farmi comandare e posizionare in svariati modi come se fossi una di quelle statue che non si sa dove metterle e le cambiamo luogo fino a quando non troviamo quello che ci ispira di più lasciandola lì senza spostarla ancora. Così mi sento ora mentre Stanislav mi sta scopando sollevandomi leggermente contro il suo petto e baciandomi girandomi la testa leggermente in modo che le nostre bocche si tocchino lateralmente. Sono sicurissimo che suo nipote si congratulerebbe con lui per come sta approfittando del mio culo che e’ già stato suo e che adesso, viene toccato da dargli arti callosi e la fede nuziale che ancora Stanislav porta, mi provoca dei leggeri brividi quando la sento strofinare contro la mia pelle.
“Chi me lo doveva dire che un giorno mi sarei scopato un ragazzo?!”, esclama Stanislav
“Vuoi dirmi che…uuuhhh…sono il primo?”
“Naturalmente. Ma da quando Stefan mi ha detto che ne aveva provato uno, la voglia e’ cresciuta in me sempre di più ma finora non ne ho mai trovato uno per potermi sfogare”
“Sono felice che…aaahhh…tu abbia trovato me”, gli dico “ma non ti secca che tuo…ooohhh…nipote si sia scopato un ragazzo?”, gli chiedo
“E perché mai? Nella vita bisogna provare quello che ci rende più felici senza reprimere nulla”, mi spiega
Non potrei che essere d’accordo con lui soprattutto perché in questo modo io ho usufruito di un altro bastone nel culo da un uomo che pensa al sesso come qualcosa da sperimentare senza remore. Continuando a scoparmi a pecorina sul suo divano, Stanislav sbatte il suo cazzo dentro il mio culo già usato da un suo consanguineo, forse quello che più gli sta a cuore visto come erano teneramente abbracciati nella foto lui e suo nipote. Il rumeno si sfila dal mio sedere e mi fa alzare per farmi poi sedere sul divano e alzarmi le gambe. Mentre le tengo in alto, lui prende un cuscino e se lo mette sotto le ginocchia in modo che il suo pube arrivi all’altezza del mio culo e il suo bastone di carne extracomunitaria possa entrare in me, cosa che avviene subito dopo. Unendo le mie gambe afferrandomele per i piedi con la mano destra, con quella sinistra mi schiaffeggia una chiappa. In questa posizione riesco finalmente a segare il mio cazzo che, indurito, non aveva ricevuto nessun trattamento di favore ne’ da lui ne’ da me essendo stato imprigionato mentre mi scopava a pecorina. Stanislav e’ davvero uno stallone e la virilità che mi aveva trasmesso quando l’ho visto, la sta tirando fuori adesso, tutta. Piegando le mie gambe verso destra, continua a martellarmi il culo come se mi stesse scopando di lato ma facendomi rimanere sempre sdraiato.
“Dove ti facevi venire da mio nipote?”
“Dipende, decideva…ooohhh…lui”, gli rispondo “nel culo, in bocca…aaahhh…addosso, cambiava ogni volta”, gli rivelo
“Dove vuoi che ti sborri?”, mi chiede
“Non dirmi che stai…uuuhhh…per venire?”, gli faccio amareggiato
“Ancora no ma volevo caricarmi di più immaginandoti sporco del mio sperma”
“Allora voglio che mi sborri…ooohhh…addosso. Lavami con la tua…aaahhh…sborra. Fammi il bagno con…uuuhhh…il tuo latte d’uomo”
Mentre Stanislav mi scopa di lato restringendo le mie chiappe in modo da sentire meglio il suo cazzone, io gli accarezzo gli addominali scolpiti, cosa che non ho potuto ancora fare fino ad adesso. E’ difficile trovare un cinquantenne in piena forma come lui ma per fortuna il suo mestiere, unito alla sua mania per la palestra e il fitness, gli hanno concesso un fisico da far invidia a qualunque uomo di qualsiasi età. Dandomi una sculacciata, esce da me e mi fa inginocchiare insieme a lui per terra. Mi bacia e mi lecca le labbra piene della sua abbondante saliva mentre io con una mano sego il mio cazzo e con l’altra masturbo il suo fradicio di umori secreti dal mio ano. Le sue mani, invece, si muovono lungo tutta la mia schiena finendo dentro il solco delle mie chiappe stimolando il buchetto appena trapanato dal suo cazzo grosso e venoso. Stanislav mi prende per il collo e mi fa posizionare nuovamente a pecorina ma questa volta sul tappeto, con la testa poggiata sopra. Entra in me e inizia a martellarmi premendo con le sue mani sulle mie scapole in modo che il mio capo venga schiacciato per terra facendomi male sulla guancia destra. Intanto sono aggrappato al tappeto e il mio pene si muove da un lato all’altro come il batacchio di un orologio a pendolo mentre l’inguine di Stanislav sbatte sulle mie chiappette da 17enne e le sue palle contro il mio perineo lucido di saliva.
“Scopami più forte”, lo incito
“Guarda che lo faccio davvero”, mi minaccia
“Te lo sto dicendo”
“Ho paura di farti male”
“Tuo nipote…aaahhh…non ne aveva”
“Ma lui e’ giovane, ha la tua stessa età. Io posso essere tuo padre, ho paura di farti male”, ripete Stanislav rallentando la scopata
“Non mi fai male, sono largo abbastanza”
Stanislav, usando la mano sinistra sul tappeto come perno, mette quella destra davanti al mio collo (COME SE QUALCUNO VOLESSE STRANGOLARCI CON IL BRACCIO, PER INTENDERCI) e mi scopa più forte che può tant’e’ che i miei glutei diventano rossi come se li stesse sculacciando. Intanto, mentre mi tromba, mi bacia con la lingua e poi mi fa sollevare poggiandomi con la schiena contro il suo petto continuando a scoparmi dal basso verso l’alto. In questa posizione riesco a toccargli solamente i fianchi ma poi esce dal mio culo e mi fa sedere poggiando la schiena contro i cuscini del divano. Il rumeno si avvicina a me inginocchiato e, mentre mi sego, lo fa anche lui scaricando sui miei addominali tutta la sua sborra cremosa. Ipnotizzato da quella meraviglia appena vista eiaculare, l’afferro per spremere gli ultimi rimasugli di liquido seminale e Stanislav mi mette la sua mano sporca di sborra tra i capelli per farselo prendere in bocca e ripulirlo, cosa che faccio molto volentieri fino a quando il suo cazzo non inizia ad ammosciarsi nelle mie fauci. Continuando a masturbarmi, anche io sborro mescolando il mio liquido al suo sopra il mio corpo sporco di macchie bianche.
“Va via”, mi sento dire
“Cosa?”, gli chiedo
“Vattene”, mi risponde
“Perché?”
“Perché ti ho scopato, ti ho usato e adesso devi levarti dai coglioni”, mi dice “non vorrai che ora ti faccia le coccole?”, mi chiede sarcasticamente
“No, ma…”
“Comunque quando ti chiamerò dovrai venire qui a soddisfare le mie voglie. Anche se non e’ una fica, il tuo culo non me lo faccio scappare di certo”
Un sorriso si stampa sulla mia faccia. Avrei ancora avuto quel bastone di carne rumena dentro le mie viscere che, la prossima volta, dovranno essere riempite anche della sua sborra. Do’ il mio numero al capomastro, poi prendo le mie cose, mi ripulisco alla bene meglio e torno a casa. Mamma e papà sono sbalorditi di vedermi ritornare così presto perché sarei dovuto rimanere a mangiare da Alberto e Kevin ed io, dimenticando di aver mentito per mascherare il mio ritardo accumulato scopando con Stanislav, mento ancora un’altra volta dicendo loro che abbiano litigato e sono tornato a casa per non rimanere là. Faccio la doccia e poi vado a pranzare e trascorro il weekend a scopare sia con i due fratelli che con il mio sverginatore. Per questi due giorni festivi, il rumeno non si fa sentire ma poi lunedì, mentre mi preparo per andare a scuola, ricevo un messaggio. E’ lui che mi dice di andare a casa sua la sera stessa dopo che sarebbe ritornato dal lavoro. Io gli rispondo dicendo di farsi trovare con addosso la sua tenuta da lavoro per inebriarmi del suo forte odore maschile. Da questo momento, fino al giorno del termine dei lavori di ristrutturazione della casa, l’operaio più importante della ditta di mio zio Alessio tromba il culo del suo nipotino ma non sarà l’unico. Altri cazzi avranno il piacere di soggiornare nel mio retto e poi hanno appena aperto un locale per soli gay che non vedo l’ora di frequentare una volta diventato maggiorenne…

FINE CAPITOLO 7

TO BE CONTINUED

QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA ADOLESCENZA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI.
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