Gay & Bisex
La mia adolescenza 18
di FRANK_1987
22.04.2019 |
7.132 |
4
"Il giorno della partenza e’ arrivato..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Il prossimo capitolo uscirà LUNEDI’. Questi racconti si collocano prima dell’inizio della saga “IL FIDANZATO DI MIA SORELLA”. Possono essere considerati dei prequel non dei sequel, quindi, se volete leggerli immedesimandovi, dovrete dimenticare tutto quello che avete letto finora o almeno cercare di posticiparlo nella vostra mente in modo da rendere queste letture più facili senza confondervi cronologicamente.Che sia una vendetta e che sia anche perfetta
CAPITOLO 18
“Meno dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due uno. Auguri! Buon anno!”
Questi sono i festeggiamenti che il Capodanno, primo giorno di Gennaio, ci porta a celebrare con il suo arrivo. Dopo aver trascorso la mattinata dell’ultimo giorno dell’anno vecchio in compagnia di Jan ritornando presto all’albergo ed evitando in questo modo un altro cazziatone dei miei genitori, ora mi ritrovo in compagnia degli altri ospiti nella hall. La maggior parte sono persone adulte, non molto attraenti per inciso, e di giovani ci siamo solo io e tre ragazze. Due sono le figlie di alcune coppie di turisti mentre l’altra e’ la figlia dei proprietari dell’albergo, nonché fidanzata di Vladik. Seduto ai piedi del caminetto acceso, sorseggio il mio bicchiere di spumante. Sono tutti un po’ alticci e anche io e le classiche musiche da fine anno inizio a sentirle leggermente ovattate. Ho voglia del mio fidanzato, di baciarlo e di fare l’amore con lui per la prima volta in questo inizio di nuovo anno. Non mi basta il messaggino che ci siamo scambiati poco fa, voglio la sua presenza accanto a me e spero almeno di sognarlo stanotte. Per questo motivo mi auguro che la festa finisca al più presto e che si possa andare a dormire. Voglio ritrovarmi tra le braccia di Morfeo fantasticando poi di essere tra quelle di Giorgio toccando la pelle morbida del suo culetto mentre le sue mani agguantano il mio cazzo portandoselo in bocca. Lo so, sembra strano sentirmi dire che non vedo l’ora che una festa termini. Dovrei divertirmi come un pazzo scatenato trovandomi in un paese innevato come piace a me, ma non ho mai partecipato ad una ricorrenza così noiosa come questa dove non posso neanche ballare con i miei coetanei.
“Ti stai annoiando?”, mi sento domandare inaspettatamente
“Si sono…molto…annoiato”, rispondo singhiozzando quando vedo Vladik seduto accanto a me
“Ieri ti sei divertito eh? Con chi hai scopato, frocetto?”
“Ma come ti permetti?”
“Andiamo, e’ da quando sei arrivato che mi fai gli occhi dolci, e’ normale che io abbia capito che sei un ricchione”
“Bada a come parli”
“Altrimenti? Non puoi farmi niente. Sono io ad avere il coltello dalla parte del manico perché ricordando come ieri ti hanno sgridato i tuoi, non sanno niente di te, e se ora tu mi maltratti dirò a tutti quanti come sei”
“Sei un figlio di puttana”
“Lo sono letteralmente. Mia madre ha incontrato mio padre a Reggio Calabria, sono nato io e poi e’ tornata in Russia, quindi e’ normale per me comportarmi in questo”, mi spiega cercando di giustificare la sua aggressività dando la colpa alle sue origini italo-russe
“Allora cosa vuoi?”
“Un bacetto sotto il vischio”, mi dice chiudendo gli occhi e le labbra pronte al bacio facendo penzolare sulle nostre teste un rametto di vischio
Sono davvero tentato di baciarlo. Ho desiderato di farlo da quando sono entrato in questo posto e l’ho seguito con gli occhi dalla reception alla porta delle nostre stanze aiutandoci con le valigie, ma adesso le persone potrebbero vederci anche se siamo un po’ nascosti rispetto a loro. Ma e’ proprio questo che mi da il coraggio di provarci mentre Vladik sventola energeticamente il ramoscello che mi permetterà di realizzare, in parte, una mia fantasia. Quindi poggio il bicchiere su un tavolo e mi avvicino lentamente al ragazzo sovietico. Ha la bocca secca piena di pieghe ma c’avrei pensato io a inumidirle per bene una volta avergli piantato in bocca la mia lingua unendola alla sua. Umetto un po’ le mie labbra sospirando lievemente ma Vladik, sentendo la mia vicinanza a lui, apre gli occhi, mi sorride teneramente e alla fine mi da uno spintone facendomi sbattere con la schiena contro un muretto del camino.
“Ahi, ma sei impazzito?”, gli faccio
“E tu? Credevi veramente che avrei baciato un finocchio come te?”
“Sei uno stronzo”
“Grazie”, mi risponde altezzoso “comunque se ti interessa possiamo vederci più tardi”
“Non mi interessa”
“Ah no? Allora perché hai il fiatone?”
“Per il caldo, siamo vicini al caminetto”
“Non ci credo”
“Fai come vuoi”
“Ti sto dando la possibilità di passare la serata con me e tu la rifiuti?”
“Lo so che in tanti non l’hanno fatto…”
“Ehi frena, che cosa pensi? Che mi piacciono gli uomini? Ti sto ordinando di fare sesso con me perché la mia ragazza non vuole saperne, le altre sono tutte racchie e tu sei l’unico che somiglia ad una femmina decente in questo albergo”
“Passo”
“Non puoi. Sei costretto a farlo o ti sputtano. Ora vado a fare una cosa che sono sicuro ti piacerà”, fa lui alzandosi andando via
I suoi modi bruschi mi eccitano da impazzire. Sono curioso di andare a scoprire cosa voglia fare ma la mia famiglia mi intrattiene ancora per un’altra mezz’oretta. Dopo di ciò, dico loro che ho sonno e quindi salgo nella mia stanza. Apro la porta ed entro trovando sul letto una busta ed un biglietto. Quello stronzo di Vladik ha usato il passepartout per intrufolarsi illegalmente nella mia stanza. Sul biglietto c’e’ scritto di indossare le cose che troverò nella busta e di aspettare, tra un quarto d’ora, una bussata alla porta. Nella busta, con mia grande sorpresa, c’e’ un costume da cameriera. Vladik mi ha scritto di indossarlo e di aspettare il suo arrivo. Non voglio presentarmi ai suoi occhi vestito come una ragazza. Anche se con loro condivido la passione per il cazzo, io sono un uomo biologicamente parlando e di conseguenza non voglio dargliela vinta. Ma poi penso che se questo e’ l’unico modo di averlo dentro di me, allora sono disposto ad umiliarmi fino a questo punto. Mi spoglio velocemente ed indosso il costume. All’altezza del seno, le coppe sono vuote e mi fanno un po’ sorridere ma poi finisco di vestirmi indossando le autoreggenti, la crestina con tanto di parrucca ed un paio di tacchi che erano sempre nella busta. Faccio alcune prove per evitare di inciampare camminando su e giù per la stanza ma, nonostante le scarpe siano di un numero superiore al mio, sembra che io sia nato per stare sui tacchi. Mi avvicino allo specchio e l’immagine che vedo e’ quella di una ragazza. Se non fosse per l’accenno di barba e la mancanza del seno, nessuno potrebbe dire che sono un maschio. Dopo 15minuti esatti, sento bussare alla porta che mi precipito con impeto ad aprire.
“Che bella puttanella”, esclama Vladik un po’ brillo
“Posso offrirle qualcosa, signore?”, gli chiedo poggiando le mie mani sui fianchi ancheggiando sinuosamente
“No, ma forse io posso offrirti una bella bottiglia di champagne”, mi risponde ridendo maleducatamente per poi entrare nella mia stanza
“Vladik a che gioco vuoi giocare?”
“A scopa la puttana. C’hai mai giocato? Credo proprio di si”, mi risponde sedendosi sul mio letto sdraiandosi sul lato destro rimanendo però un po’ sollevato facendo perno con il braccio “vieni a scartare la tua bottiglia. Mezzanotte e’ passata da parecchio e tu non hai ancora brindando con la bevanda che ti piace di più”, continua mentre io mi avvicino a lui “no”, esclama facendomi impaurire e fermare “devi camminare come una ragazza. Se vuoi essere scopato, devi comportarti come una ragazza. Io non sono frocio come te, ma se immaginerò di scoparmi il culo della mia fidanzata, non penserò di scoparmi un travestito”
Cammino con fare seducente verso Vladik e poi mi inginocchio davanti a lui. Comincio ad accarezzargli le gambe e le cosce mentre lui si solleva sedendosi comodamente sul materasso. Quando arrivo a lambire la sua patta, mi prende per il collo stringendomelo e mi getta a gambe in aria dove prima era seduto. Al russo parte una fragorosa risata e io mi sento in imbarazzo mostrandogli quanto sembro più una donna che maschio in questo momento. Vladik sale sul mio torace ed inizia a schiaffeggiarmi. Cerco di proteggermi con le mani ma lui invece me le stringe per i polsi facendomi sentire male e continuando a darmi delle sonore berle. Tasta la parte del costume vuota in assenza di tette sentendolo ansimare e muove il suo bacino contro il mio petto. Ogni volta che ritrae il culo all’indietro, la stoffa del suo pantalone si tende sul davanti mettendo in mostra il suo cazzo duro ed eccitato che si tira fuori dalla lampo. Inizia a masturbarsi e a sventolare 19cm di cazzo ma poi solleva il bacino verso la mia bocca, poggia le mani sul letto e prima mi spennella la cappella sulle labbra e alla fine lo spinge con forza facendomi aprire le fauci che lo accolgono. Vladik mi scopa brutalmente la bocca ed io, anche se ho le mani libere e posso divincolarmi, lo lascio continuare. Era quello che speravo di fare solo che volevo che usasse più gentilezza.
“Succhia lurida puttana, succhia”
“Io veramente…”
“Non devi parlare, chi ti ha detto di farlo?”, mi grida contro affondando la sua nerchia nella mia bocca “nessuno ti ha dato il permesso. Lo farai quando ti sarà concesso”, continua scopandomi la gola ma uno spasmo me lo fa sputare fuori “lurida troia, che cazzo vuoi fare?”, mi domanda schiaffeggiandomi “succhiami il cazzo altrimenti dico a tutti di sotto, come sei”
Con le lacrime agli occhi, cerco di divincolarmi ma Vladik mi prende le mani, me le fa stendere sul letto sopra la mia testa e me le tiene ferme con le sue impedendomi di muoverle. Continua a scoparmi la bocca in questo modo per un po’ di tempo ma poi mi fa prendere fiato e scende dal materasso. Senza forze, lo osservo mentre si leva il maglione. Ha un fisico tonico e asciutto con un leggero alone di abbronzatura estiva residua. Quando si leva pure i pantaloni rimanendo del tutto nudo, mi strattona facendomi posizionare sul fianco destro a bordo letto e, schiacciandomi la testa contro le coperte premendomi per la guancia, riprende ad stuprare il mio cavo orale. Altre lacrime sgorgano dai miei occhi. Quella del bulbo sinistro cola all’altezza del naso mescolandosi con quella del bulbo destro per poi infrangersi contro il letto dal quale vengono assorbite. La mia bocca e’ aperta come quella dei pesci sul bancone avvolti dal ghiaccio e Vladik me la viola tenendomi fermo per la nuca. Cerco ancora di liberarmi dalla sua presa, ma lui mi da un altro ceffone in corrispondenza dell’orecchio che per un attimo mi fischia.
“Ora ti scopo, sei contento?”, mi chiede mentre io annuisco per evitare che mi picchi ancora non avendomi dato il permesso di replicare “puoi parlare, ti do il permesso”
“Perché mi stai trattando così?”
“Perché e’ quello che meriti. I frocetti come te vanno trattati in questo modo così la smetteranno di rompere i coglioni con quelli che non possono avere”
“Sei stato tu a venire da me, tu mi hai provocato sotto il vischio”, gli ricordo
“Ma tu dall’inizio mi hai guardato ed hai continuato a farlo non contento di vedermi con la mia fidanzata”, replica Vladik
“Potevi accettare le lusinghe dei miei sguardi e basta. Lo sai come si dice, no? “guardare ma non…”. No! No! No! No!”, grido all’improvviso quando lo vedo sollevare una mano contro di me “per favore non picchiarmi. Farò esattamente quello che dici tu”
“Lo so. Ma non soltanto perché vuoi tenermi buono ma perché non vedi l’ora di avere il mio cazzo dentro il tuo culo”
Purtroppo ha ragione da vendere. Mi sono vestito da cameriera sexy per lui e il minimo che io possa fare e’ offrirgli il mio buchetto da far riempire con il suo cazzo russo e in un secondo tempo del suo dolce e prelibato nettare giovanile. Mi sollevo sul letto mettendomi a pecorina e Vladik solleva il gonnellino del costume ritrovandomi con il culo in aria davanti alla sua faccia. Nella busta che mi ha lasciato sul letto, non c’erano mutande femminili quindi, quando ho accettato di travestirmi, ho deciso di non tenere i miei boxer da uomo perché sarebbero stati anacronistici con il vestito e di presentarmi senza mutande perché lo avrei fatto attizzare di più. Cosa che effettivamente ha avuto luogo perché Vladik inizia a tastarmi il culo e schiaffeggiarlo come faceva precedentemente con la mia faccia. Le sue mani fredde mi procurano dei brividi lungo la schiena che mi fanno arretrare lentamente sopra il materasso ma lui mi prende per i fianchi riportandomi alla posizione che occupavo prima. Tenendomi le mani dietro la schiena simulando un arresto, usa l’altro suo arto per stimolare la mia rosellina e infilarci dentro le sue dita. Con indice e medio mi scopa il culo, li fa roteare al suo interno e poi li separa allargandomi il buchetto con le sue falangi osservando il rivestimento delle mie pareti anali. Incurante delle mie smorfie di dolore, prosegue con le sue torture ma finalmente lo sento scartare un preservativo e dopo avermi dato una copiosa sputata sul foro, introduce lentamente al mio interno il suo cazzo. Sono molto meravigliato che non abbia usato la violenza anche per penetrarmi ma il mio stupore passa dopo qualche secondo, quando Vladik aumenta l’intensità della chiavata ritrovandomi sul mio letto, vestito da femmina mentre un ragazzo straniero mi sta inculando.
“Ti piace, troietta?”, mi domanda
“Mi stai facendo…ooohh…male”, gli rispondo
“Ti ho chiesto se ti piace?”
“Si, si, mi piace”
“Non credo”, mi dice dandomi uno scappellotto “hai un tono che non mi convince”
“E che tono dovrei avere?”
“Quello della puttana soddisfatta”, mi spiega maleducatamente “voglio sentirti dire con più foga quanto ti soddisfa il mio cazzo dentro a questo culo rotto”
“Si, Vladik, mi piace…aaahhh…si, continua così…ooohhh…che bel cazzo che hai, mi fa…aaahhh…impazzire. Ancora. Ancora. Dammelo tutto. Voglio…ooohhh…sentire le tue palle sbattere…aaahhh…contro il mio culo”, gli dico per farlo contento finendo, successivamente, per pensarle davvero quelle cose
“Così mi piaci. Queste sono le puttane calabresi che mi fanno impazzire”
Vladik continua a scoparmi ma poi rallenta un po’ e mi toglie le autoreggenti per infilarmele in bocca. Evitando che io possa sputarle via, mi schiaccia la testa contro il materasso facendomi respirare solamente con il naso. Quando mi fa sollevare un po’, libero la mia bocca dalle calze e lui, spingendo il suo membro dentro le mie viscere e anche il mio corpo arrivando alla spalliera del letto, continua a trombarmi mentre la mia testa sbatte contro le doghe in legno. Per un pelo non perdo i sensi perché poi, togliendomi la parrucca e la crestina da cameriera, mi tiene per i capelli proseguendo a fottermi. Il dolore che mi procura tirando la mia chioma e’ più forte rispetto a quella che provavo quando la mia testa veniva sbattuta, scopandomi, contro la spalliera ma almeno non rischio di diventare un mentecatto a furia di sbattere e sbattere il capo. Finalmente Vladik esce dal mio culo ma non accenna a lasciare andare i miei capelli. Lo fa soltanto dopo avermi fatto alzare, girare per poi lanciarmi supino sul letto. Si avvicina di nuovo a me sollevandomi le gambe e riprende a penetrarmi. I suoi colpi sono sempre più forti e incontrollati ma così posso dimenarmi sul letto cercando di diminuire il dolore, almeno nella mia mente, perché il sovietico ora usa le sue mani torturatrici solamente per tenermi le gambe alzate e non per punirmi avendolo sedotto conoscendo il suo stato da fidanzato eterosessuale.
“Fottimi, ti prego, fottimi”, gli dico incitandolo perché so che lo gradisce
“Sei davvero un incontentabile. Come devo scoparmi per farti godere meglio?”, mi chiede
“Così…aaahhh…così come stai facendo”
“E più forte no?”
“In quel modo non provo…ooohhh…piacere ma dolore”
“Ma ne provo io”, risponde sadicamente
“Per favore, non farlo”
“Mi piacciono le zoccole che mi supplicano”
“Però non fermarti…aaahhh…continua a scoparmi, Vladik”
“Ok, sarai accontentato ma tieni il culo ben aperto con le tue manine”
Questo posso farlo e, soprattutto, voglio farlo. Afferro le mie natiche arrivando a toccare il suo cazzo che entra ed esce dal mio foro e poi lo allargo ancora di più. Forse e’ soltanto una mia percezione perché non sento inserirsi altri centimetri della sua banana dentro le mie carni. In questa posizione, Vladik mi scopa impassibile ed io, pur dovendo sforzarmi per far affluire gli ultimi residui di energia verso le mie mani che mi tengono spalancate le chiappe, sembro un bambolotto senza spirito, privo di ogni vitalità, gettato sul letto e utilizzato fino all’esaurimento del piacere che può concedere. Evidentemente era quello che voleva fin dall’inizio e c’e’ riuscito. Mi ha trasformato nel suo schiavo sessuale. Mi ha fatto travestire con abiti femminili per la prima volta in vita mia, cosa che non ho mai neanche fatto alle feste in maschera di Carnevale o Halloween, raggiungendo il più basso livello di depravazione toccato finora. Quando Vladik esce dal mio culo, si toglie il preservativo e mi avvicina violentemente ancora una volta a bordo letto. Con la testa penzoloni, riesco a vederlo alla rovescia mentre si masturba il cazzo. Cinque schizzi di sperma fuoriescono dal suo pene e si distribuiscono sulla mia faccia, sul mio collo, e sulla scapola destra. Mentre sollevo la testa restituendo la giusta visuale ai miei occhi, Vladik inizia a vestirsi mentre la sua sborra inizia a colarmi lungo le guance.
“Spero che questo ti sia servito di lezione, troietta”, mi rimprovera “da oggi in poi guai a te se continuerai a guardarmi”, prosegue tirandomi i capelli “quello che abbiamo fatto rimane in questa stanza. Non voglio che la mia fidanzata venga a scoprirlo anche se non dovrei vergognarmi di niente. In fondo mi sono scopato il culo di una ragazza”, fa Vladik ridendo con la sua solita risata da guascone per poi scomparire oltre la porta
Sono talmente angosciato nell’animo che ho soltanto il tempo di pulirmi la faccia e mi metto a letto. Non ho avuto neanche un attimo da concedere al mio cazzo durante la scopata con Vladik. Mentre dormo, sogno quello che e’ appena successo nella mia stanza. Non so perché lo faccio ma evidentemente la cosa ha lasciato un segno positivo dentro di me. Così tanto che mi risveglio con un’erezione pazzesca. Non ho voglia di segarmi, quindi struscio il mio cazzo contro il materasso ed, eccitato incredibilmente, sborro poco dopo. Mi riaddormento quasi subito ma alle 8 di mattina vengo svegliato dalla receptionist come da accordo. Mi alzo con malavoglia appurando di avere ancora addosso il costume da cameriera regalatomi da Vladik. Me lo tolgo con disprezzo e lo getto per terra per poi farmi la doccia. Subito dopo sento bussare per il servizio in camera. Riassetto il letto, prendo il costume e lo nascondo nell’armadio per poi avvicinarmi alla porta e sperare che non sia il mio stupratore a portarmi la colazione. Apro lentamente e per fortuna non e’ lui. Mangio e poi raggiungo i miei genitori nella hall pronti per una gita turistica che servirà a conoscere le bellezze della cittadina dove soggiorniamo. Vladik e’ lì che mi guarda sfidandomi ed io non oso farlo. Oso solamente accarezzarmi delicatamente il culo quando vado via insieme agli altri ospiti, come per ricordargli che comunque si e’ scopato un ragazzo che lui voglia ammetterlo o meno. In piazza, mentre la guida ci illumina sulla storia di una statua, vedo passare Jan in compagnia di un giovane. Non e’ di certo suo fratello, perché hanno i connotati diversi, quindi e’ un altro che, come me, ha subito il suo fascino. Lui mi guarda, sembra spaesato ma poi io lo saluto facendogli capire che mi sta bene così e lui ora sembra felice. Durante gli altri giorni di permanenza in montagna, non sono più voluto andare dall’istruttore di sci, ho anche saltato le sue lezioni. Con Vladik non abbiamo mai più scopato perché, per lui, io ero solo un passatempo usato per estinguere momentaneamente le voglie che la sua ragazza non ha voluto mai portare a termine essendo una fervente cattolica praticante con il pallino di arrivare vergine fino al matrimonio. Il giorno della partenza e’ arrivato. Mentre faccio le valigie, ritrovo nell’armadio il costume da cameriera che avevo nascosto qualche giorno prima e che le vere cameriere non sono riuscite a trovare. Lo prendo ricordando, ora con dolcezza, quello che ho affrontato mentre lo indossavo e poi lo metto in valigia. Pochi giorni prima dell’Epifania torniamo a casa. Anche Claudia e Salvatore ritornano dalle rispettive vacanze e io mi ritrovo nella mia stanza davanti alle valigie. Suona il cellulare e rispondo.
“Ciao tesoro, sei tornato?”, mi chiede Giorgio
“Poco fa. Volevo chiamarti ma ho dovuto aiutare i miei con i bagagli”
“Non ti preoccupare, non fa niente. Ti sei divertito?”
“Tantissimo e tu?”, gli rispondo per poi rivolgergli la sua stessa domanda
“Si, sai quanto mi piace il mare”
“Si, che lo so”
“E tu ti sei divertito?”
“Oh non sai quanto”
“Mi riferivo alle scopate”
“Si, mi sono divertito anche in quel modo”, gli spiego
“Anche io. Ho conosciuto dei ragazzi e anche una ragazza. Per poco mia madre non ci ha sorpresi insieme ma e’ contenta sapendo che papà non mi ha cambiato completamente”, mi rivela
Quando riaggancio la telefonata, mi preparo per disfare le valigie. Prendo quella con il costume e la apro. Lo tiro fuori e lo ammiro per qualche secondo. Ho più nostalgia della scopata selvaggia fatta con Vladik che di quella romantica fatta con Jan e questo mi eccita. Svuoto un cassetto della scrivania provvisto di lucchetto e ci sistemo dentro il mio travestimento. Voglio custodirlo per ricordarmi cosa ho trascorso per poter avere quel ragazzo.
FINE CAPITOLO 18
TO BE CONTINUED
QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA ADOLESCENZA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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