Gay & Bisex
Il fidanzato di mia sorella 25
di FRANK_1987
21.09.2018 |
8.100 |
3
"Ho fatto un affare a fidarmi di lui, a lasciarmi convincere ad andare a casa sua quando mi ha lasciato il suo indirizzo avvolto nel pagamento del cibo che gli..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Ogni nuovo capitolo uscirà ogni settimana. Portate pazienza ragazziIn cerca di un lavoro trovo un altro cazzo
CAPITOLO 25
Siamo a Febbraio e continuo ancora la mia relazione con nonno Ugo e con Samuele. Nonno ha due culi da soddisfare, io usufruisco del culo di Samuele mentre godo con il cazzo di Ugo e il ragazzino ha due cazzi tutti per lui da accontentare. E’ il mercoledì delle Ceneri quando decido di trovarmi un lavoro per conto mio. La mia famiglia non mi ha mai fatto mancare nulla e anche tutt’ora ma la necessità di avere una mia indipendenza economica si fa sentire. Provo a farmi assumere per ogni genere di lavoro ma alcuni rifiutano di darmi il posto perché non ho esperienza, altri perché chiaramente mi fanno capire che non vogliono un gay tra i loro dipendenti e altri ancora che usano la prima scusa per mascherare la seconda. Camminando per le strade ghiacciate del mio posto natio, noto che un famoso ristorante-albergo sta cercando dipendenti. Desisto all’idea di entrare perché sicuramente anche questa volta il posto non mi verrà assegnato ma se davvero la fortuna è cieca, chissà che questa volta non stia indicando proprio me?! Entro nel ristorante, chiedo di parlare con il proprietario e quando arriva dinanzi a me scopro che e’ un bel signore sulla 50ina. Chiedo gentilmente se mi può spiegare quale tipo di persona stiano cercando e per quale lavoro nel suo locale e l’uomo mi confida che stanno cercando un ragazzo che faccia da fattorino per una nuova idea di portare il cibo, e non solo le pizze, anche a casa quando le persone chiamano. Gli dico che questo tipo di lavoro farebbe proprio al caso mio allora il proprietario del ristorante mi dice se mi va di iniziare il lunedì prossimo, giorno dell’inizio della sperimentazione di questa sua nuova idea. Sono al settimo cielo, non mi ha neanche chiesto se ho esperienza ma soltanto se sono in possesso della patente perché il mezzo di locomozione lo forniscono loro. Al mio consenso, l’uomo mi stringe la mano e si raccomanda con me di arrivare in orario il primo giorno del primo lavoro svolto nella mia vita. Ci mettiamo d’accordo anche per il prezzo e nonostante sia un po’ bassino, acconsento nuovamente a lavorare per lui anche solo per non chiedere in continuazione i soldi ai miei genitori per andare a divertirmi. Torno a casa e ne parlo con i miei. Mamma Rachele e papà Massimo sono felici e anche i loro compagni Rafael e Muhammad. Per quella sera, decidiamo di andare tutti e cinque a mangiare nel ristorante che mi assumerà lasciando in sospeso per una volta le sessioni di sesso con il nonno e Samuele e le consuete bevute di piscio che Ugone ci fornisce. E’ una serata spensierata, presento la mia famiglia al mio futuro datore di lavoro che scopro chiamarsi Gustavo. E’ un tipo alla mano, di umili origini e che ha ereditato il ristorante-albergo dal suo genitore che precedentemente lo aveva ereditato dal padre (IL NONNO DI GUSTAVO IN POCHE PAROLE). Dopo la magnifica serata trascorsa in compagnia della mia famiglia, torniamo a casa. Mando un messaggio a Ugo e Samuele per tranquillizzarli che il giorno dopo sarei andato a trovarli. E così faccio. Passo il fine settimana in compagnia del nonno e del ragazzino 16enne intento a farmi scopare e a bere piscio fino a farmi venire il mal di stomaco. Finalmente e’ domenica sera e, al contrario di chi non vorrebbe neanche dormire per alzarsi ed andare a lavorare il lunedì successivo, io non vedo l’ora che faccia l’alba. Quando mi sveglio e’ ancora presto. Ho tutto il tempo di prepararmi la colazione, fare la doccia e uscire un po’ tanto devo presentarmi al lavoro verso le 11, orario in cui le persone iniziano a chiamare il ristorante per farsi preparare il pranzo take-away. Arrivato sul posto, Gustavo mi viene incontro.
“Buongiorno Giulio. Tra poco inizierà il nostro servizio”, fa Gustavo
“Non vedo l’ora di cominciare”, gli rispondo entusiasta
“Il tuo posto e’ in cucina. Non appena arriverà una telefonata che riguarda la tua mansione, i tuoi colleghi ti avvertiranno”, continua il mio datore di lavoro
“La ringrazio per questa opportunità”, lo incenso
“Vai e buon lavoro”, mi risponde Gustavo e mi dirigo verso la cucina
Nonostante siano ancora le 11 del mattino c’e’ già un profumo che non vi dico. Il locale e’ pieno di camerieri e cuochi, maschi e femmine. Sono tutti molto affascinanti ma di più i ragazzi e noto che alcuni portano sicuramente un bel mestolo nei pantaloni stretti delle loro divise. Essendo un tipo molto socievole, faccio subito amicizia ma e’ già passata una mezz’ora da quando ho iniziato a lavorare e ancora nessuna chiamata per il servizio takeaway e’ stata fatta quando all’improvviso Gustavo mi ordina di iniziare le consegne. Mi preparo emozionato e inizio a fare il mio giro. Busso alla porta di numerose persone dai più disparati ceti sociali: dai ragazzi universitari che vogliono mangiare sano, alla casalinga che non ha fatto in tempo a preparare i pasti passando per i pensionati pantofolai oppure alla classica donna che sta più attenta a non rovinarsi le unghie piuttosto che preparare da mangiare al marito. E’ appena iniziato Marzo, e’ più di un mese che faccio le solite consegne sempre agli stessi indirizzi. A questo punto posso fare il percorso ad occhi chiusi ma un giorno mi viene ordinato di portare il cibo ad un indirizzo che non avevo mai avuto il piacere di visitare. Arrivo al punto prestabilito e mi fermo davanti ad un palazzo arancione. Suono al citofono ma non mi risponde nessuno, si sente solamente il rumore di chi alza l’apparecchio per rispondere e quando fornisco la mia identità di fattorino, il portone si apre. Salgo le scale arrivando fino al secondo piano, busso alla porta e quando si apre mi si presenta un ragazzo meraviglioso. Ha gli occhi neri, i capelli anch’essi corvini che fanno un tutt’uno con la barba e i baffi. Indossa un maglione blu e un paio di jeans.
“Quanto ti devo?”, mi domanda
La nostra prima conversazione si apre in questo modo. Dopo essermi fatto pagare e consegnatogli il resto, me ne vado per fare le altre consegne ma il mio pensiero e’ fisso su quel meraviglioso ragazzo, un nuovo cliente aggiunto a quelli vecchi. Nei giorni successivi al nostro primo incontro ne seguono altri. Tutti però con la sola intenzione di portargli il cibo a casa a mezzogiorno o di sera oppure tutte e due le volte. Intanto mi faccio scopare dal nonno pensando che sia quel ragazzo a farlo tanto Ugo ha il vigore di un trentenne e riesce benissimo a farti dimenticare che ormai si sta avvicinando ai 70anni. Una settimana prima dell’inizio della Primavera, pagandomi la consegna, il ragazzo mi da più di quanto dovesse pagare con la scusa che il resto sarebbe servito come mancia. Raggiungendo il mio mezzo di locomozione, scopro che tra la banconota piegata in due c’e’ un biglietto dove il ragazzo mi ha scritto di andare a fargli visita la sera stessa dopo aver finito il consueto giro di consegne a domicilio. Passo il pomeriggio a fantasticare su come possa essere il suo corpo, il suo cazzo e il sapore del suo sperma, comunico a Ugo e Samuele che per quella sera non mi sarei presentato da loro per fare sesso ma che avevo un altro appuntamento. Samuele ci rimane male ma nonno Ugo, capendo che sicuramente dovevo fare sesso con un’altra persona, mi da il suo benestare. La sera torno a lavorare al ristorante facendo altre consegne e quando arrivano le 21, finisco il mio turno. Poi torno a casa per darmi una rinfrescata e dopo un’ora sono davanti al portone di casa del mio quasi appuntamento al buio. Ho una voglia irrefrenabile di fare sesso con lui, di farmi penetrare, baciare quelle labbra facendomi solleticare dalla sua barba incolta. Suono al citofono e il portone si apre come al solito, senza che lui risponda. Salgo velocemente le scale e arrivato al pianerottolo, trovo la porta di casa aperta. Entro lentamente come se fossi un ladro, chiudo la porta alle mie spalle e percorro il lungo corridoio costellato dalle varie porte delle stanze fino a raggiungere il salotto. Non c’e’ nessuno, dove sarà andato?! Faccio per andare a controllare in un’altra stanza ma il ragazzo esce dal cucinotto con due bicchieri di vino in mano.
“Ciao”, fa il ragazzo
“Ciao, mi hai fatto spaventare”, gli dico
“Sei tu quello che entra nelle case degli altri di nascosto”, mi risponde porgendomi un bicchiere stracolmo “sediamoci”, consiglia e ci accomodiamo sul divano
Ha degli occhi neri bellissimi e i miei celesti si perdono tra i suoi come se fossero due buchi neri. Mentre parla gli osservo le labbra che vengono umettate di continuo dalla sua lingua rosa e bagnata di saliva. Scopro che si chiama Marco, ha 28anni, ha da poco concluso una relazione e fa il programmatore di computer. Noto che all’orecchio sinistro ha un piercing a forma di bottoncino che gli da un tocco di mascalzonaggine. E’ bello come il sole, si e’ sbarbato e tagliato i capelli io non resisto più, poggio il bicchiere sul tavolino e afferrandolo per la faccia, lo bacio. Marco non e’ assolutamente sorpreso, poggia il bicchiere a terra e ricambia il mio bacio. Le nostre lingue si incrociano, e’ un bacio romantico non dettato della passione o dalla voglia immediata di toglierci i vestiti, e’ quasi come se fossimo due fidanzati affiatati e non due ragazzi che si incontrano per la prima volta. Marco mi tocca le spalle mentre io poggio le mie mani sulla patta gonfia del suo pantalone grigio e la apro. Il ragazzo si alza mentre io completo l’opera e tolgo dal suo boxer il suo meraviglioso cazzo di 23cm. Lo massaggio un po’ per poi abbassarmi e prendere in bocca il suo bastone. Lo succhio prendendone il più possibile per poi toglierlo dalle mie fauci, segarlo e riprendere a sbocchinarlo. Intanto Marco ha la testa rivolta all’indietro godendo per il bocchino che sta ricevendo, le sue mani accarezzano la mia faccia e la mia testa impegnate a dargli piacere mentre le mie mani sono aggrappate al suo sedere marmoreo, seconda parte del corpo priva di indumenti, per ora.
“Ti piace il mio cazzo?”, mi domanda Marco
“E’ buonissimo”, gli rispondo
“Lecca il mio gelato”, mi incita
“Gelato al gusto vaniglia”, preciso
Continuo a leccare il cazzo dell’ingegnere informatico che però non accenna a spogliarsi per fammi vedere il suo fisico. Ha solamente i pantaloni calati fino al ginocchio esibendomi il suo randello e il suo culo da statua greca. Mi tolgo il cazzo dalla bocca, glielo sego e con una mano mi afferro la chiappa destra facendogli capire che voglio scopare infatti mi fa alzare, mi tolgo pantaloni e mutande e mi sdraio sul divano con il culo sopra un bracciolo, la schiena poggiata sui cuscini e la gamba sinistra in alto. Marco si avvicina ad un cassetto, prende un preservativo e un flaconcino di lubrificante, nel frattempo io masturbo il mio cazzo mentre lui indossa il preservativo, cosparge il suo pene avvolto dal condom con il lubrificante, si avvicina al mio buchetto roseo e mi infila il suo randello tutto dentro il culo. Entra un po’ con irruenza, mi fa male e non gliene frega nulla, inizia a spingere il suo pene dentro e fuori di me tenendomi per la gamba alzata mentre io masturbo il mio cazzo tra i miei gemiti e le mie smorfie facciali di dolore. Marco mi tromba senza pietà, mi insulta apostrofandomi come una troia che si e’ fatta adescare solamente per farsi scopare, per avere un altro un cazzo nel culo. Ha ragione, volevo il cazzo di Marco e l’ho avuto anche se e’ vero che ho corso un grosso pericolo ad andare in casa sua come anche lui ha corso un grosso pericolo facendomi entrare ma adesso il rischio che corre lui e’ quello di ritrovarsi rinsecchito, inaridito quando gli prosciugherò tutto il seme che ha nelle palle. Marco si sfila dal mio culo, mi porge le mani per farmi alzare e dopo avermi avvicinato al tavolo, sposta una sedia e mi invita a inginocchiarmici sopra sporgendo il culo davanti a lui. Quando compio il suo ordine, lui mi viene dietro e mi penetra.
“Cazzo”, esclamo
“Non dirmi che questo e’ il tuo primo cazzo”, mi domanda
“Certo che no, ma la tua irruenza non l’ha mai avuta nessuno”, gli spiego
Non so perché mi stia scopando in questo modo. Forse e’ nella sua natura o forse vuole vendicarsi di qualcuno ma fatto sta che Marco mi prende per i fianchi piantandomi il suo cazzo dentro il mio culo mentre io mi poggio con le mani sopra il tavolo godendo e venendo chiavato da un ragazzo che fino a qualche minuto prima non conoscevo neanche per nome. Ho fatto un affare a fidarmi di lui, a lasciarmi convincere ad andare a casa sua quando mi ha lasciato il suo indirizzo avvolto nel pagamento del cibo che gli ho consegnato. L’estremità del preservativo mi solletica le pareti dell’ano mentre Marco toglie il suo cazzo e poi lo rimette dentro al mio culo poggiando il suo pube sulle mie chiappe. Mi piace sentire quei peletti che stimolano la mia pelle anche perché, quando succede, faccio capire a chi mi scopa quanto sia grande e profondo il mio culo e che se vogliono, posso farci entrare anche le palle. Il mio scopatore mi accarezza le chiappette massaggiandole e notando sicuramente come il suo bastone di carne entri in me. Mi masturbo il cazzo con una mano mentre con l’altra mi aggrappo al tavolino e Marco mi tiene fermo per i fianchi ficcandomi tutti i suoi centimetri di cazzo dentro al mio culo. Sapevo fin da quando l’ho conosciuto che questo ragazzo mi avrebbe dato delle grandi soddisfazioni infatti mi sta scopando da Dio, e’ un po’ rude ma ognuno ha i suoi metodi.
“Scopami Marco, fammi sentire il tuo cazzo”, lo incoraggio
“Sei davvero insaziabile”, si meraviglia
“Voglio la tua sborra, voglio il tuo piscio”, confesso
“Sei davvero uno schifoso ricchione”, mi apostrofa
Chissà perché, quando mi scopano, tutti mi chiamano ricchione, checca e in altri modi. In fondo ricchioni non lo sono anche loro? Mentre checca si può usare in maniera dispregiativa contro quei gay che si fanno soltanto scopare, la parola ricchione si può usare anche verso quei gay che fanno la parte attiva proprio come sta facendo adesso la persona che mi ha appena offeso e che mi sta scopando furiosamente. Ma io ormai non bado più a queste espressioni, io sono come sono e non devo rendere conto a nessuno soprattutto perché mi eccita venire apostrofato in questi modi anche se un po’ di malumore me lo procurano. Marco esce da dentro di me ed io scendo dalla sedia. Il ragazzo si toglie le sneakers e i pantaloni arrivati ormai alle caviglie e poi si leva anche la maglietta mostrandomi il suo fisico tonico e asciutto. Ha diversi tatuaggi su braccia e petto: sul pettorale destro ha tatuato uno scorpione, lungo il braccio destro ha tatuati diversi simboli tribali mentre al braccio sinistro ha tatuata una croce e all’avambraccio sinistro una scritta. Finalmente posso vederlo in tutto il suo splendore perché finora mi aveva scopato quasi completamente vestito. A me i ragazzi tatuati piacciono un sacco, mi sanno di porco, più di tutti gli altri e questo ragazzo qui, sa come far godere la sua cagnetta. Mi tolgo il maglione e Marco mi fa cenno di accomodarmi di nuovo sul divano. Mi sdraio poggiando le spalle contro lo schienale e il culo sui cuscini alzando le gambe al vento mostrandogli ancora una volta il mio buchetto. Marco si abbassa su di me mi lecca il culo mentre io mi masturbo.
“Hai il culetto più bello che io abbia mai visto”, si complimenta con me
“Ti ringrazio”, sono felice di quest’affermazione
“Sa davvero farmi godere”, continua lui
“Quello della tua ragazza com’e’?”, gli domando
“Ragazza? Quale ragazza? Per chi mi hai preso? A me piacciono solo gli uomini”, precisa
“Allora hai visto parecchi culi prima del mio”, continuo
“Tanti”, fa Marco continuando a leccarmi l’ano “io e il mio ragazzo avevamo una relazione aperta fino a quando…”, interrompe bruscamente il suo dialogo per alzarsi, prendersi il cazzo e guidarlo di nuovo dentro di me
C’e’ un ragazzo che conosco da una decina di giorni che mi sta scopando mentre sono a gambe in aria sul divano di casa sua e mi masturbo il cazzo forsennatamente. Sono una puttana lo so, ma sono andato a letto con ragazzi e uomini che conoscevo anche da meno tempo rispetto a quello trascorso da quando ho visto Marco per la prima volta. L’amante del computer mi solleva la gamba sinistra mentre poggia la sua mano all’altezza della mia scapola per fare da perno alla sua scopata. Mi guarda con un’aria arrabbiata, vedermi godere sotto i colpi del suo cazzo o lo stanno eccitando oppure ha voglia di uccidermi perché se dai suoi occhi potessero uscire proiettili, sarei stato crivellato di colpi. Gli tocco il fianco sinistro mentre continua a infilarmi il suo cazzo dentro al mio culo come se fosse una spada mentre mi da degli schiaffi a mano aperta sulla guancia destra e con il dorso della mano sulla guancia sinistra. E’ strano, e’ diverso da prima, non sembra neanche umano e voglio scoprire perché.
“Mi stai facendo male”, gli dico tra uno schiaffo e l’altro
“Te lo sei meritato”, mi risponde
“Perché? Cosa ti ho fatto?”, gli chiedo
“Te lo dirò dopo. Prima voglio squartarti il culo”, fa Marco
Si solleva un po’ e poi mi fa alzare le gambe avvicinandosi ancora leggermente verso il mio culo martoriato. Tenendomi per le cosce mi scopa fortissimo ma il mio cazzo non la smette di stare sull’attenti nonostante le mie gridate e il dolore che sento, lui invece prova solamente piacere come se fosse una parte assestante del mio corpo, pensante con un cervello tutto suo. Per non contraddirlo, lo prendo in mano e mi masturbo ma Marco inizia a darmi dei piccoli pizzicotti sul cazzo facendomi sentire dolore anche lì e rendendo la mia sega quasi impossibile da terminare. Non so se sia sadico per carattere ma la situazione mi fa capire che lo sta diventando solo per me, unicamente perché in quella stanza con il suo cazzo dentro al culo, ci sono io e non un altro. Marco lascia andare le mie gambe aprendomele tipo rana e poggiando la sua mano destra sulla mia coscia sinistra e la sua mano sinistra su un cuscino del divano, spinge ancora il suo cazzo dentro di me con un ghigno malefico stampato sul suo viso.
“Ti piace il cazzo in culo eh?”, mi domanda minacciosamente
“Si mi piace”, replico
“Ti farò passare la voglia”, mi avverte
“Continua stronzo”, lo insulto
“Brutta puttana”, mi rimprovera lui
Mi sbatte violentemente il suo membro dentro la mia rosellina ormai allargata e anestetizzata, poi poggia anche la sua mano destra sul cuscino e mi scopa con più energia. Anche se non capisco e approvo i suoi metodi barbari e quasi al limite del sadismo, mi eccito e segandomi sborro abbondantemente sul mio addome. Marco si abbassa su di me mentre mi scopa e mi bacia, per un attimo sembra calmarsi ma poi mi morde il labbro superiore fortunatamente senza farmi sanguinare e continua a scoparmi facendo apparire di nuovo sul mio volto, le tipiche espressioni di sofferenza che si fanno in questi casi, espressioni che se ne erano andate in un attimo mentre mi baciava. Il ragazzo prende le mie gambe e se le avvita intorno al suo culo in modo che sia io a voler ancora più cazzo dentro di me. Cerco di resistere, di fargli capire che i suoi metodi non mi eccitano per niente ma non ci riesco. Voglio il suo cazzo ancora di più nelle profondità oscure del mio ano, sono attratto dalla violenza non nociva e questo mi fa desiderare di stringere le pareti del mio ano in modo da sentire meglio il suo martello pneumatico che entra in me in maniera aggressiva. Finalmente esce dal mio culo, si toglie il preservativo e dopo un paio di manate al cazzo, sborra sulle mie palle. Prendo con un dito la sua sborra e la lecco mentre Marco mi da un altro schiaffo e mi sputa sul petto.
“Questo e’ per quello che hai fatto rovinando la mia vita, stronzo”, mi dice dopo avermi sputato addosso e allontanandosi da me
“Che cosa ti ho fatto?”, gli domando sollevandomi e sedendomi sul divano
“Ti ricordi di Mustafa?”, mi chiede
Al momento non mi viene in mente nulla ma poi un flash si apre tra i miei ricordi. Mustafa e’ il ragazzo nordafricano al quale avevo fatto un pompino nel bagno del locale gay mentre stavo aspettando Antonio (CAPITOLO 19)
“Mi ricordo di lui, ma che c’entro io?”
“Tu sei quello che gli ha consigliato di lasciare la persona che lo usava solo come contenitore per la sua sborra. Ma io lo amavo”
VI VOGLIO RACCONTARE BREVEMENTE COME E’ ANDATA: ho incontrato Mustafa in quel locale 14mesi fa, ci siamo piaciuti fin da subito e abbiamo amoreggiato. Io ero single, pensavo lo fosse anche lui così siamo andati nel bagno e gli ho fatto un pompino con ingoio. Mentre avevo il suo cazzo dentro la mia bocca, mi sono accorto che stava facendo delle foto ma non c’avevo fatto caso perché, affamato del suo bellissimo cazzo color latte macchiato, non ho voluto agitare le acque facendomi pestare e anche perché mi piaceva fare dell’esibizionismo. Mustafa ha poi mostrato le mie foto da zoccola a Marco, lo ha lasciato pensando di trovare altri ragazzi a cui donare il suo cazzo senza farsi usare come faceva il suo fidanzato che poi un giorno mi ha visto lavorare nel ristorante di Gustavo riconoscendomi immediatamente. Usandomi come capro espiatorio per la fine della sua relazione, mi ha poi quasi costretto ad andare a casa sua per darmi una lezione. (SPERO DI ESSERE STATO CHIARO AIUTANDOVI A COLLOCARE QUESTO AVVENIMENTO NEL GIUSTO POSTO SPAZIO-TEMPORALE DEI MIEI RACCONTI) Le imprecazioni di Marco contro la mia persona continuano allora io prendo la mia roba e scappo da casa sua senza pulirmi chiudendo il portone alle mie spalle. Sul pianerottolo di casa, con una temperatura bassissima, mi vesto facendo attenzione che non mi veda nessuno ma fortunatamente e’ inverno e tutti stanno già dentro casa senza uscire la sera complice anche l’ora tarda che si e’ fatta. Torno a casa della mamma e mi faccio una doccia, voglio togliermi di dosso l’aroma di chi ha approfittato della mia persona in una maniera indicibile. Mi lavo due volte per essere sicuro di essermi purificato per bene e poi vado a dormire. Il sonno mi accoglie all’improvviso stremato dalla scopata e dalla successiva fuga dalla casa del mio carnefice. Nei giorni successivi, continuo ancora a lavorare al ristorante di Gustavo e fortunatamente la chiamata di Marco non arriva più, aveva forse raggiunto l’obiettivo, ma quale? Vendicarsi di me dopo avergli rovinato una perfetta relazione aperta oppure farmi desiderare che tutti gli altri uomini si comportino con me come ha fatto lui?! Ripenso a questo enigma ogni qualvolta mi viene alla mente, intanto, proprio il giorno dell’inizio della Primavera, mentre sono nella cucina del ristorante-albergo e aspetto di prendere le ordinazioni per le mie consegne, Gustavo si presenta da noi facendoci conoscere Mario, suo nipote e nuovo cameriere del ristorante. Il ragazzo e’ una vera gioia per le mie orbite, e’ un po’ timido ma intravedo qualche sguardo in più rivolto verso di me. Proprio come il giorno in cui l’ho conosciuto, dove la natura si risveglia, il mio animo si riaccende al cospetto di cotanta bellezza…
FINE CAPITOLO 25
TO BE CONTINUED
PS: NONOSTANTE CONTINUO AD USARE LO STESSO TITOLO, PEDRO NON APPARE IN QUESTE SCOPATE MA SICCOME E' INIZIATO TUTTO DA LUI, DOPO IL NONNO NATURALMENTE, HO DECISO DI TENERE QUESTA INTESTAZIONE ANCHE PER I RACCONTI SUCCESSIVI AI PRIMI DUE.
QUESTA E’ UNA STORIA ASSOLUTAMENTE INVENTATA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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