Gay & Bisex
Aspettando te 6
di FRANK_1987
06.12.2020 |
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""Impressionante"
Questo e' il commento della ragazza con la maglia rossa..."
Ha vinto leiQuesti capitoli si collocano dopo “UN MESE DI BALDORIE”
CAPITOLO 6
In questo capitolo c’e’ una scena ETERO. Vi ho voluto avvisare per non imbattermi in commenti sgraditi ed ho voluto postare il racconto in questa categoria perché e’ quella che mi identifica.
La depressione post-pranzo colpisce anche me soprattutto d'estate dopo aver consumato il primo pasto della giornata. Per questo, mi sdraio sul letto. Non chiudo la porta a chiave anche se dovrei farlo. In casa ho tre persone dagli ormoni impazziti che potrebbero saltarmi addosso. Rafael non si permetterebbe mai più di fare una cosa simile davanti alla moglie ma sua madre Elvira e sua cugina Carmen invece si. Naturalmente, sempre mantenendo la cosa nel più stretto riserbo per evitare che vengano al corrente tra di loro di un mio coinvolgimento sessuale con tutte e due. La sveglia segna le 14:06. E' l'ultima ora aggiornata prima che il cellulare squilli facendomi notare di essermi addormentato per più di due ore. Alle 16:14 ricevo un messaggio whatsapp da mio nipote, quello più piccolo di cinque anni. Ancora non sa ne' leggere ne' scrivere quindi e' chiaro che me l'ha inviato sua madre. Mi chiede se posso accompagnarlo al parco perché lei non può. Le scrivo che l'accompagno volentieri ma devono darmi il tempo di prepararmi. Nonostante il grande caldo, sto per andare in un posto dove le famiglie la fanno da padrone quindi sarebbe opportuno esibire un abbigliamento più consono invece che la solita canottiera e il solito pantaloncino. Mi metto addosso una maglietta blu, uno jeans e sono pronto per andare a prendere mio nipote ma senza dimenticarmi di afferrare gli occhiali da sole che sono sul mobiletto in salotto. Nel parco, alle 17 del pomeriggio, sono già riuniti molto rappresentanti delle varie età che un essere umano può raggiungere e sembrano che siano divisi in settore. All'entrata ci sono gli anziani del paese, al centro, dove ci sono i giochi, e' l'habitat di padri, madri e pargoli, mentre in un altro posto che sembra più appartato si radunano ragazzi delle scuole medie o dei licei che già usano un linguaggio piuttosto colorito incuranti dei bambini e degli anziani che ruotano attorno a loro. Mio nipote trova subito i suoi compagni dell'asilo e iniziano a giocare mentre io poggio i miei occhiali da sole sulla testa per la presenza massiccia di alberi che ne impediscono l'utilizzo. Nel parco, con un'andatura fiera, entrano due ragazze. Sembrano molto più piccole di Carmen ma al giorno d'oggi nessuno può indovinare con esattezza quanti anni abbiano gli adolescenti che ci troviamo davanti visto come crescono in fretta. Hanno tutte e due i capelli lunghi fin sopra le spalle. Una indossa una maglietta bianca, l'altra invece di colore rosso. Entrambe portano degli jeans a vita alta che fascia i loro culi tanto da sembrare mandolini. Sono delle belle ragazze ma non mi suscitano niente. Io, al contrario, suscito qualcosa in loro, in particolare nella ragazza con la maglia rossa. Parlo un po' con i genitori dei compagni di mio nipote e, da lontano, scorgo un'enorme figura maschile che segue fieramente una donna impegnata a tenere a bada una bambina di un paio d'anni la quale corre allegra verso i giochi. Le due ragazze arrivate prima sono sedute su un dondolo di legno e osservano quel ragazzo che avanza verso di noi. I muscoli guizzano fuori dalla maglietta a fantasia e le cosce e le gambe tornite vengano mostrate da un pantaloncino di cotone. Anche lui ha gli occhiali che poi toglie facendoli penzolare dal collo della maglietta. Io cerco di non dare troppo nell'occhio e per guardarlo meglio indosso i miei occhiali. Le ragazze sono più avvantaggiate rispetto a me perché possono ammirarlo senza essere additate come anormali nonostante debbano fare i conti con la presenza della moglie.
"Impressionante"
Questo e' il commento della ragazza con la maglia rossa. Vorrei guardarla e annuire per confermare che faccio mia questa sua affermazione sulla meravigliosa mole del ragazzo ma non posso. Un po’ mi da fastidio questa cosa perché non sappiamo se la persona che abbiamo di fronte e’ “tollerante” verso di noi oppure no quindi continuo a tenere d'occhio mio nipote che gioca con i suoi simili ma ogni tanto mi guardo in giro fissandomi non solo su quel ragazzo ma anche su gli altri che passeggiano nel parco fantasticando su come sia bello toccare quei centimetri di pelle che escono dai vestiti. Quando torno a casa, vado in camera mia aspettando la cena. Sdraiato sul letto, inizio a massaggiarmi il pacco fino a quando non diventa duro. Penso a quella meraviglia vista poco tempo prima e tolgo il mio cazzo fuori dalla patta cominciando a masturbarmi. Ma non voglio dare sollazzo solo al mio membro ma anche il mio culo richiede la sua dose di attenzioni. Mi alzo dal letto e mi tolgo i pantaloni frugando tra i cassetti della scrivania trovando il mio dildo. E' da un po' che non lo uso. Non ne ho avuto bisogno. Fino a due mesi fa, Mario mi scopava, poi, lasciato lui, il mio deretano non e' mai stato a digiuno di peni sia in Brasile che al mio ritorno in Italia. Ma questa volta non posso andarmene in giro. Farei tardi per la cena e mia madre non la prenderebbe bene. Scarto il dildo, mi metto a 90° sul letto e inizio a ficcarmelo nel culo. Voglio anche segarmi e per ciò mi poggio con la testa tra i cuscini usando le mani per dare godimento a due parti del mio corpo. Sono talmente concentrato quando ad un tratto sento il dildo affondare prepotentemente dentro di me. Non sono stato io a farlo e quindi mi giro di scatto trovandomi di fronte il mio patrigno. Rafael mi guarda con il suo sorrisetto tra l'ironico e l'eccitato ed io, dopo un momento di arrabbiatura, mi siedo sul materasso, gli porgo il dildo che lui afferra, sollevo le gambe e lo invito a infilare nuovamente il pezzo di silicone da dove l'avevo fatto uscire.
"Sei un proprio un porcellino"
"Si, lo so, ma adesso scopami con quel coso"
"Non sarebbe meglio usare il mio cazzo?", mi domanda Rafael
"Non c'e' tempo e poi potrebbe entrare qualcuno", gli rispondo
"Sono tutti impegnati"
"Meglio non rischiare"
"Ok, ma la prossima volta ti scopo io come di dovere"
"Non vedo l'ora", gli dico
Rafael si inginocchia sul letto e mi rimette il dildo dentro il culo e spinge improvvisamente. E' naturale che quando siamo noi a usare un oggetto simile, conosciamo i nostri limiti, i nostri piaceri e i nostri dolori. Sappiamo quando aumentare o diminuire l'intensità del giocattolino erotico. Ma quando lo usano gli altri, dobbiamo sottostare alle loro regole, soprattutto se siamo stati noi a consegnare questo potere direttamente nelle loro mani. Il mio patrigno con la mano destra mi scopa mentre usa l'altra, più principalmente il braccio, per avvolgermelo intorno alle caviglie togliendomi dall'onere di tenerle sollevate. Credevo che questo fosse un suo modo per togliermi un impaccio ma invece scopro che e' un modo per farmi stringere le chiappe e la mucosa anale ancora di più intorno al dildo portandomi immediatamente a sborrare all'impazzata. Rafael, vista la mia eiaculazione, mi scopa più forte con il fallo finto, poi lo toglie dal mio sedere e lo getta con prepotenza, e anche con un po’ di disprezzo che lo ha sempre contraddistinto, sul mio corpo colpendomi la bocca con la cappella siliconata facendomi gustare leggermente le fragranze interne del mio sfintere. Il marito di mia madre arretra lentamente scendendo dal letto andando via chiudendosi la porta alle spalle. Io mi rimetto a nuovo per andare a cenare con gli altri e poi subito a letto. Non me la sento proprio di uscire questa sera.
"Posso parlarti un attimo?", mi fa Carmen fermandomi per il braccio nel corridoio mentre sto per raggiungere la mia stanza
"Cosa vuoi?", le dico
"L'altra sera vi ho visti"
"Visti chi?"
"Tu e mio cugino Rafael. Ti stava infilando un cazzo finto nel culo", mi rivela facendomi sbiancare "non sapevo che anche a lui piacesse la banana", constata
"Veramente a lui piace solo il culo delle persone che hanno la banana", preciso “quel frutto gli fa schifo, sia quello umano che non”, continuo
"E a te la patata piace?"
"Solo il tubero"
"Ero piccola quando e' successo ma ricordo che ti sei fottuto Sofia e l'hai messa incinta. Non dirmi che non ti e' piaciuto scoparti un buco diverso da quello del culo!? Sai, la patata e la banana sono come le persone di colore, una volta provate non si torna più indietro", dice Carmen accarezzandomi una spalla scendendo fino al braccio "e poi se mi scopi non dirò niente a tua madre che te la fai di nascosto con suo marito e non preoccuparti perché ho solo 17anni. Non dirò a nessuno di questo piccolo particolare", continua la ragazza e questa sua sfacciataggine provoca in me un certo interesse di trasgressione
"Ti aspetto nella mia stanza questa sera alle dieci. Mi raccomando, non indossare le mutandine", le dico andando via
Sono ancora le dieci di mattina. Potevo benissimo infilarmi in camera con Carmen e scoparmela come desidera lei ma voglio crearle nella testa e nel corpo quella frenesia che proviamo quando dobbiamo incontrare una persona anche semplicemente senza scoparci. Sono sicuro che non appena l'orologio segnerà le 22:00, in lei salirà un desiderio così forte che si lascerà andare anche se quello che dovrebbe lasciarsi andare di più sono io perché vado a intermittenza. A momenti sono una checca isterica, altri mi comporto come un eterosessuale. Trascorro tutto il giorno in compagnia dei miei amici divertendomi come un pazzo. Nonostante nell’ottavo mese dell’anno alcuni esercizi siano chiusi, quelli che interessano a noi ci danno il benvenuto a spendere i nostri soldi. Avrei dovuto vedermi con Camillo ma all'ultimo momento mi da buca. Meglio così, almeno posso concentrarmi sull'essere maschio con una ragazza. A cena, comincio a vedere gli effetti dell'appuntamento in Carmen. Di solito e' una ragazza educata mentre questa volta divora tutto quasi in boccone. Ha voglia e anche io. Quando l'orologio della mia sveglia segna le 21:55, il cuore mi sale in gola. Poco dopo, sento bussare alla porta. Vado ad aprire per evitare che, dicendo "avanti", possa entrare qualcuno di inatteso. Carmen entra e il vestitino a pallini che indossa, svolazza allegramente mandandomi su di giri. Chiudo la porta a chiave, l'afferro per un braccio e la bacio. Mentre lei mi accarezza la schiena, le mie mani si posano sulle sue cosce risalendo come i salmoni risalgono l'acqua per poi lambire il suo indumento e sollevarlo leggermente. Baciandola, la spingo verso uno specchio grande e le alzo il vestito.
"Vedo che hai eseguito alla lettera il mio ordine", le dico mentre osservo le sue chiappe nude riflesse nello specchio
"Volevo che mi togliessi solo il vestito, senza perdere tempo", mi risponde lei mentre io le agguanto le natiche muovendogliele a destra e a sinistra
"O per sentire il mio cazzo poggiato ancora di più contro la tua patata?"
"Anche", mi fa lei afferrandomi il pene già duro come il marmo attraverso la stoffa del mio pantaloncino di jeans
Le ho chiesto di venire da me senza mutandine ma io invece sono incartato come un uovo di Pasqua. Indosso una maglietta nera a giromaniche e un pantaloncino di jeans, come ho accennato prima. Desidero che mi scarti perché voglio vedere fin dove arriva la sua insolenza. Mi leva la maglietta e inizia a toccarmi il torso. Mi bacia e lecca i capezzoli girandoci intorno con la lingua mentre adesso e' lei che mi spinge portandomi verso i piedi del letto e buttandomici sopra. Camminando al'interno come un gambero aiutato dai gomiti e dalle calcagna, raggiungo la spalliera del talamo e lei si leva il vestitino facendomi ammirare la sua fighetta depilata e la sua quarta di seno che fa contrasto con il suo corpo minuto. Ma le sue tette, al contrario di quella di sua zia Elvira, sono naturali. Carmen giocherella un po' facendo movenze da seduttrice per incitarmi ancora di più. Si tocca le gambe, salendo fino ai fianchi raggiungendo il seno strizzandolo e facendolo diventare più grosso di quello che e’ già ma non sa che potrebbe anche smetterla qui perché il mio attrezzo già non desidera altro di infilarsi in uno dei suoi buchi o magari in tutti come ha fatto con quelli di Elvira. Le faccio cenno di venire verso di me e lei, gattonando sul materasso, si avvicina e si stende toccandomi il petto villoso con le sue tette strofinando l’uno i capezzoli su quelli dell’altra. Ci baciamo come due fidanzati innamorati che stanno insieme da chissà quanto mentre le sue mani sfregano sopra il mio pantalone ed io mi porto in bocca il suo meraviglioso seno infilando una mano tra le sue cosce trastullandole la figa che si sta bagnando. Quando la ragazza scivola lentamente arrivando con la testa vicino alla zip, mi slaccio il calzone e, aiutato da lei, abbasso anche le mutande facendo svettare i miei 19cm. Se Carmen fosse un cartone animato, adesso la vedrei disegnatea con dei cuoricini al posto delle pupille. Me lo accarezza per un po' premendomelo contro l'addome quando poi lo raddrizza e se lo infila in bocca leccandolo e succhiandolo insieme alle palle caricandole di sperma.
"Succhiamelo, puttana, succhia", la incito mentre le raccolgo i capelli per poter vedere meglio quanto della mia nerchia le entra in gola
"Non me lo aspettavo che fosse così", mi dice Carmen togliendoselo dalla bocca e pronunciando le parole tra una leccata e l'altra della cappella
"Così come?", le chiedo
"Così sproporzionato al tuo corpo. Non che tu sia gracile ma il tuo cazzo e' spaventosamente grosso", mi dice riprendendo a succhiarmelo
Sono contento delle sue parole. Significa che il mio cazzo continua a meravigliare tutti ed ha meravigliato anche lei che probabilmente se l'aspettava più piccolo. Magari pensava che, essendo gay, non mi sarebbe cresciuto perché non mi serviva e si sbagliava. O forse in piscina qualche tempo fa quando mi ha praticato una spagnola con le tette, le mie gambe lo avevano in qualche modo ristretto sembrando più piccolo ai suoi occhi. Lascio che Carmen se lo lavori ancora un altro po' ma non le ho dato appuntamento a quest'ora per farmi sbocchinare solamente altrimenti l'avrei lasciata fare questa mattina. Voglio scoparla e voglio leccarle la figa. Le tolgo il mio membro dalle fauci e mi tolgo anche il pantalone e il boxer arrivati ormai a coprirmi addirittura i piedi. Posiziono Carmen a 90° ed io mi metto sotto di lei. L'abbasso leggermente in modo che la sua vagina sia a portata della mia bocca, tiro fuori la lingua e comincio a leccargliela. Gliela apro con le dita titillando anche l'interno mentre lei la muove su e giù strofinando le sue labbra inferiori contro le mie superiori ogni volta che gliela ciuccio come i contadini fanno con le mammelle delle mucche per gustarsi il latte fresco appena munto. Quando mi alzo e mi inginocchio dietro di lei, mi sputo sul cazzo perché la saliva lasciata precedentemente dal pompino della ragazza si era ormai seccata e così la penetro. Carmen geme come una puttana ed io inizio a scoparla poggiando le mani sul suo coccige sfiorando il buchetto del suo culo con i pollici.
"Spingilo più dentro"
"Se non la smetti di darmi ordini, lo tolgo"
"No, non farlo"
"Continui?"
"Sei uno stronzo"
Afferro Carmen dai fianchi e continuo a scoparla. Non voglio che dica una parola ma deve soltanto godere. Non perché la sua voce mi ricorda che sto scopando una ragazza, me lo ricorda già il buco dove mi sono infilato, ma voglio che mi faccia capire tramite i suoi versi quanto abbia desiderato questo momento. Di tanto in tanto mi prendono questi attacchi psicologi. Voglio amalgamare l’eros del corpo con quello della mente e perciò la trombo talmente forte che i miei coglioni sbattono lungo la sua vagina così che lei continui a mugolare di piacere. Le palle mi fanno quasi male perché si stanno riempiendo di sperma e anche perché sono una zona sensibile che adesso viene sbattuta incessantemente contro qualcosa anche se questa cosa e' una parte del corpo piuttosto morbida. Carmen si aggrappa alle lenzuola girando leggermente la testa verso di me. La vedo con la bocca spalancata intenta ad ansimare mentre faccio dentro e fuori dalla sua fregna che si sta bagnando. Ogni tanto sollevo le gambe piantando singolarmente i piedi sul materasso perché le ginocchia mi fanno male. Accarezzo la sua schiena fino a raggiungere le tette così mi abbasso su di lei e faccio forza ancora di più con il bacino proseguendo a chiavarla. Le stimolo i capezzoli con il pollice e l'indice mentre avverto che il suo buco si sta umettando sempre di più perché il mio membro riesce ad entrare maggiormente dentro di lei.
"Fammi sentire quanto ti piace il mio cazzo", le dico mentre lei ansima "non in questo modo. Su parla", la esorto
"Non ci penso per niente a farti smettere", mi risponde temendo che io possa smettere di scoparla solo se osa rivolgermi la parola
"Va bene, allora te lo ordino", le sussurro all'orecchio
Le parole che mi dice Carmen ormai dovreste immaginarle. Quelli di voi che hanno letto i miei racconti sanno quanto io sappia svolgere il ruolo di attivo con un maschio ed anche con una femmina quindi non sto qui a dilungarmi scrivendovi ogni vocabolo che esce dalla sua bocca e che contribuisce ad incrementare la mia autostima da scopatore di donne che cresce sempre di più. Quando mi tolgo dalla sua vagina, mi sdraio sul letto e lei si sdraia su di me. Ci baciamo per qualche secondo ma poi Carmen si abbassa tra le mie gambe incominciando a giocare con la terza. Mi succhia, lecca e masturba il cazzo con una mano oppure con entrambe infilandosi in bocca le mie palle, o meglio, solamente il mio scroto per evitare di farmi male ed interrompere la chiavata senza poterla irrorare con il mio seme. Con un dito giocherella lungo il perineo provocandomi dei brividi di piacere. Mi darebbe grande godimento se mi infilasse un dito nel culo ma probabilmente non vuole farlo perché teme che questo trattamento possa piacermi più dello scopare la sua fica ed ha il terrore che poi non lo farò più portando a termine questa sessione di sesso eiaculando mentre mi sgrilletta l'ano. Dopo aver giocato con un po' con il mio mattarello, Carmen si adagia sul mio pube indirizzandosi il cazzo verso la sua apertura facendo entrare prima la cappella e poi si impala con tutto il resto dell'asta.
"Ti cavalcherò così forte che te lo staccherò", mi minaccia
"Che troietta che sei"
"Ora ti faccio vedere io chi tra noi due e' la troietta. Io che ti scopo saltellando sul tuo cazzo o tu che sei inerme sotto di me?", precisa Carmen stupendomi con questo suo pensiero filosofico dopo aver sempre creduto che fosse solo un’oca senza cervello
Questo e' il classico dilemma che vale anche per il pompino. Quando una donna, o un uomo, cavalca il cazzo del proprio partner chi e' l'attivo o il passivo? Chi subisce la scopata o chi ne e' l'artefice? Ma non sto qui a dirvi se ho trovato una mia personale risposta a questa domanda ma devo raccontarvi come ho scopato Carmen. Non e’ per questo che siete arrivati fin qui a leggere? Per prendere in mano le redini della scopata, lascio che saltelli felicemente sul mio cazzone ma l'abbraccio per la schiena cercando di limitarne i movimenti e affrettando quelli del mio bacino così da farle capire che, nonostante la filosofia e la posizione, sono io quello che la sta scopando, non e' lei che scopa me. L'accarezzo e ci baciamo fino a quando ci ritroviamo in sincrono. I miei movimenti sono un tutt'uno con i suoi e questo fa si che io possa allentare la presa sulla sua schiena e usare le mani per allargarle le chiappe e di conseguenza anche la fica così che io possa entrarle maggiormente dentro. Carmen si solleva sempre rimanendo incastra sul mio pene ed io faccio la stessa cosa. Stiamo scopando praticamente seduti sul letto e ci baciamo mentre le nostre mani vanno su e giù sulle rispettive schiene. Avete presente quelle coppiette nei parchi dove l'uomo e' seduto sulla panchina e lei si siede a cavalcioni su di lui? Questa e' la posizione che abbiamo assunto adesso anche se siamo sul letto.
"Vienimi nella figa", esordisce Carmen
"Cosa?"
"Nella figa"
"Veramente..."
"Che c'e'? Ti stai scopando la figa di una 17enne senza tanti complimenti ed ora ti fai dei complessi solo all'idea di sborrarci dentro?", mi domanda lei ammiccando toccandosi il seno “e poi te lo sto ordinando, quindi non preoccuparti”, mi rincuora un po’ baciandomi dolcemente
"Ma se poi rimani incinta?"
"Prendo la pillola"
"Sicura? Guarda che non voglio grane"
"Al limite posso dire che e' del mio fidanzato"
"Sei proprio una puttana"
"Sono una puttana ancora di più se mi sborri dentro"
"Non ci penso per niente"
"Invece si"
Cerco di uscire dalla figa di Carmen che mi getta nuovamente sul letto facendomi rimbalzare sul materasso come se fossi un pupazzo. La ragazza poggia le sue mani sui miei pettorali e riversa tutta la sua forza femminile verso il basso ventre impedendomi di uscire così che io possa sborrare in lei e così avviene. Tutta la mia crema viene sparata nella sua vagina le cui pareti sfregano lungo l'asta in corrispondenza dell'uretra facendomi avvertire ogni schizzo scaricato quando si gonfia e sgonfia. Carmen si alza sfilandosi lentamente il cazzo dalla sua fighetta mentre il mio sperma mi cola lungo il cazzo. Lei si sdraia su di me ed io non ho nemmeno la forza per replicare, per rinfacciarle contro tutto il mio dissenso per quello che e' appena successo ma non per la scopata in se ma per la fine. Lei giocherella un po’ con il mio cazzo sporco dei nostri umori, poi si alza dal letto, apre la porta ed esce. Io mi sdraio meglio sul letto aprendo le gambe poggiando le braccia sotto la testa e guardo il mio pene tornato alle dimensioni naturali sporco di sborra. In poco tempo, mi addormento sognando di cullare un bambino tra le mie braccia. Il mio animo e' di nuovo diviso a metà. Mi piacerebbe avere un figlio ma non potrei dire di averlo concepito con una minorenne. Sicuramente mi arresterebbero per corruzione di minorenne anche se quello corrotto, in tutto questo tempo, sono stato io.
FINE CAPITOLO 6
Un nuovo capitolo uscirà ogni domenica
TO BE CONTINUED
TUTTO CIO' E' ACCADUTO PRIMA DEL COVID-19
QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA VITA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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