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Gay & Bisex

La mia adolescenza 23


di FRANK_1987
27.05.2019    |    6.744    |    3 9.0
"Dopo che tutti gli alunni delle classi della sezione D del mio liceo hanno finito di mangiare, i vari professori ci portano a spasso per la città iniziando la..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Il prossimo capitolo uscirà LUNEDI’. Questi racconti si collocano prima dell’inizio della saga “IL FIDANZATO DI MIA SORELLA”. Possono essere considerati dei prequel non dei sequel, quindi, se volete leggerli immedesimandovi, dovrete dimenticare tutto quello che avete letto finora o almeno cercare di posticiparlo nella vostra mente in modo da rendere queste letture più facili senza confondervi cronologicamente.

In gita

CAPITOLO 23

Verso la fine di Maggio la mia scuola programma la nostra ultima gita scolastica. Dopo varie città vagliate per farci visitare, la scelta cade su Venezia. Dovete sapere che il mio liceo e’ suddiviso in quattro sezioni A, B, C e D e quindi il preside ha stabilito che gli alunni di ogni sezioni devono andare in gita nello stesso luogo. Pertanto, noi di quinta ci ritroviamo a viaggiare con gli alunni delle altre quattro classi, dalla prima alla quarta. Non so se sia per fortuna o meno, ma io e Michele andremo a visitare una città diversa dall’altra. Lui infatti e’ della I° A e io della V° D. Un mercoledì pomeriggio ci ritroviamo alla stazione dei treni della mia città. Gli accompagnatori della mia classe sono la professoressa di italiano e il professor Christian, quello di educazione fisica, lo stesso professore che si diverte a poggiare il suo cazzo duro contro il culo mio, di Giorgio e probabilmente anche del povero Michele. Per arrivare nel luogo dove prenderemo l’aereo ci impieghiamo due ore essendo la città aeroportuale molto distante dalla mia. Una volta arrivati all’aeroporto, ci imbarchiamo per salire sull’aereo, destinazione Venezia. Un’ altra ora e mezza di stressante tragitto ci separa dalla nostra ultima meta turistica conosciuta grazie alla scuola. A me e a Giorgio sono stati destinati gli ultimi posti sull’aereo. Io sono seduto dalla parte del finestrino mentre lui da quella del corridoio perché soffre di lievi attacchi di claustrofobia e deve stare il più libero possibile. Mentre guardo dall’oblò, la mia mano sinistra viene toccata da quella destra di Giorgio e si incrociano. Subito dopo, però, il professor Christian, che percorreva il corridoio tra un sedile e l’altro per andare in bagno, ci sorprende in questi atteggiamenti e ci sorride con un ghigno. Dopo avergli strusciato il culo contro il suo cazzone durante un esercizio in palestra, il professore e’ sempre più accondiscendente nei nostri confronti ed ha diminuito anche le battutine omofobe. Arriviamo nella città di Marco Polo che sono quasi le 19 di sera. Lo staff dell’hotel e il direttore ci accolgono come se fossimo re e regine andati da loro in vacanza. Dopo aver affrontato un lungo viaggio, ci tocca aspettare lo smistamento nelle stanze. I nostri professori ci assegnano le camere ed io e Giorgio, fortunatissimi, dobbiamo condividere la stessa per volere di Christian. Credendo di aver finito per poter andare a mangiare qualcosa, la professoressa di latino della II°D chiede ai miei insegnanti se possono trovare una stanza dove far dormire un suo alunno perché nessuno dei suoi ha voluto condividere la propria con il poverino. Il motivo e’ presto detto. Il ragazzo, Alessandro, e’ gay. So che alcuni di voi possono dire che la mia scuola e’ un nido di omosessuali, ma che ci posso fare io? Nella vostra scuola non credo che eravate gli unici gay e se così e’ stato, mi dispiace per voi. E poi vivo in un posto insieme ad altre 5000persone ed e’ normale che ci siano altri gay, anzi, mi stupirei del contrario. Il professor Christian chiede al direttore dell’hotel se hanno una stanza con tre letti e alla sua riposta affermativa, Christian predispone che Alessandro vada a dormire con gli altri due omosessuali che lui conosce benissimo: cioè io e il mio fidanzato. Siamo un po’ dispiaciuti perché non possiamo farci le coccole ma poi ci ripensiamo perché sicuramente Alessandro non svelerà a nessuno la nostra relazione segreta.
“Quale letto volete, ragazzi?”, chiede Alessandro una volta saliti in camera
“Io voglio quello vicino al balcone”, gli rispondo
“Ed io quello in mezzo”, fa Giorgio
“Ok, ho capito che volete stare vicini”
“Scusa, come hai detto?”, gli domando
“Andiamo, volete davvero farmi passare per un cretino? L’ho capito che avete una relazione”, ci dice lasciandosi a bocca aperta “potete ingannare gli altri ma tra noi certe cose si capiscono al volo”, continua “ma dovete stare tranquilli perché non dirò niente a nessuno anche se qualcuno avrà sicuramente sospettato qualcosa”
“Ti dispiace condividere la stessa stanza?”, gli chiede Giorgio
“Assolutamente no. Meglio voi che dei rozzi eterosessuali che mi avrebbero preso in giro per tutta la gita senza farmela vivere come voglio io. Almeno da voi potrò imparare qualcosa”, dice Alessandro andando in bagno per cambiarsi
La sera, stanchi per il viaggio, dopo aver cenato ci sdraiamo sui nostri rispettivi letti. Facciamo zapping passandoci il telecomando da una mano all’altra fino a quando a verso mezzanotte, almeno io, mi addormento. Ci svegliamo la mattina presto per colpa della receptionist ma non troviamo Alessandro nel suo letto. Subito dopo esce dal bagno seminudo indossando solamente i boxer grigi. Ha i capelli neri, gli occhi castani ed un fisico magrolino che se lo tocchi quasi si spezza. Sdraiato sul mio letto, lo saluto ma non posso fare altro che toccarmi il cazzo quando Alessandro, per infilarsi i calzini, poggia la gamba destra su una sedia curvandosi in avanti e sporgendo il culetto in fuori. Giorgio, geloso come sempre, mi da una pacca sulla spalla destra facendomi smettere di toccarmi e allora ci prepariamo per la colazione. Dopo che tutti gli alunni delle classi della sezione D del mio liceo hanno finito di mangiare, i vari professori ci portano a spasso per la città iniziando la parte più noiosa di una gita scolastica. La prima destinazione da visitare e’ il Teatro La Fenice. Sebbene sia partito prevenuto disprezzando le visite ai posti più esclusivi della città, rimango folgorato dalla bellezza di quella struttura e quasi vengo colpito dalla sindrome di Stendhal. Quello che però mi colpisce soprattutto, e’ la bellissima visione che mi si para davanti, anzi di fianco. Un ragazzo alto 180cm, con i capelli rossi, gli occhi verdi, indossante una camicia blu a righe e uno jeans scuto e’ in fila insieme agli altri per visitare il teatro. E’ nella fila accanto alla nostra, bello da morire ma vicino a lui c’e’ una ragazza che scoprirò poi essere sua moglie perché all’anulare sinistro portano entrambi una fede nuziale. Giorgio osserva la mia delusione e sorride scuotendo la testa.
“E’ inutile, tanto non potrai mai averlo”, mi dice
“Lo so ma credevo che…nel bagno…”
“Sei davvero senza speranza. Ma lascialo riposare questo culo”, ripete Giorgio mentre siamo seduti sul mio letto
“Solo quando sarò morto”, gli rispondo
“Se continuerai così, morirai subito. Un giorno, speriamo di no però, troverai qualcuno malato che ti attaccherà qualcosa. Devi essere più selettivo con le persone”, mi consiglia
“Allora voglio cominciare da adesso. Scelgo di non pensare a lui ma solamente a te”, e subito dopo inizio a solleticare Giorgio facendolo cadere supino sul materasso ed inizio a baciarlo
“Oh, scusate”, fa Alessandro entrando “non sapevo che volevate un po’ di spazio. Prendo solo il lettore mp3 e vado via”, continua “ma state attenti. I professori possono entrare liberamente nelle nostre stanze. Prima poteva essere quello di ginnastica. Sapete benissimo come sia omofobo”, prosegue Alessandro prendendo le cuffie e uscendo
Si, sappiamo quanto sia omofobo il professor Christian ma conosciamo anche la sua passione per lo strusciamento contro i culetti maschili e siamo sicuri che, trovandoci in atteggiamenti intimi sopra un bel materasso morbido, lui avrebbe partecipato ben volentieri. Sia con me e Giorgio, sia con Alessandro perché anche a lui avrà riservato il nostro stesso trattamento in palestra. Dopo il pranzo e la visita alla Cattedrale di San Marco, mi ritrovo sconsolato seduto al tavolo del salone aspettando la cena insieme a tutti gli altri. So che Venezia e’ grande ma i posti che si possono frequentare li stiamo girando tutti e pensavo che anche a San Marco avrei rivisto il ragazzo dai capelli rossi invece non e’stato così. Potrebbe aver visitato la chiesa il giorno prima ed essersene tornato già a casa per scopare con la sua dolce metà nel loro letto matrimoniale. Consumo la cena seduto al tavolo insieme a Giorgio, Alessandro, Benito, Camilla e alcuni ragazzi sia della mia classe che delle altre. Durante il dolce, una coppia seduta poco distante dal nostro tavolo si alza per tornare nella sua stanza liberandomi la visuale potendo riconoscere “il ragazzo de La Fenice” seduto più in là con l’adorata mogliettina.
“Giorgio e’ qui”
“Chi?”, mi chiede il mio fidanzato
“Quel ragazzo”
“Quale ragazzo?”
“Quello del teatro, il ragazzo con i capelli rossi”
“Non ci credo”
“Invece si. Guarda e’ seduto tre tavoli più avanti a noi”, indico a Giorgio che osserva sollevandosi un po’ dalla sedia
“E’ vero e’ lui. Ma come mai non l’abbiamo visto?”
“Eravamo distratti. Che bello non posso crederci. Non contavo di rivederlo”
“Non vorrai portartelo a letto? Non puoi farlo, i professori ti scoprirebbero. Stanno tutto il giorno in nostra compagnia. E’ impossibile pensarlo”
“Hai ragione”, gli rispondo malinconicamente “scusa devo andare in bagno”, continuo alzandomi dal tavolo per andare nella toilette
Dopo aver finito di pisciare, il rumore di un oggetto attira la mia attenzione. E’ un foglietto passato da sotto l’insenatura della porta. Lo raccolgo leggendo il numero di una stanza e un orario. Non so chi mi abbia voluto lasciare un biglietto simile. Penso che sia stato il professor Christian e non lo escludo. In fondo mi piacerebbe fare sesso con lui. Quando inizia la primavera e il clima glielo permette, si presenta a scuola indossando magliette a maniche corte mettendo in mostra la sua prestanza fisica e dei jeans con un bel bozzo davanti. Mi metto il biglietto in tasca e torno nel salone. Il ragazzo dai capelli rossi e la sua fortunata moglie non sono più lì. Non dico niente a Giorgio e, dopo aver assistito ad uno spettacolo di artisti circensi che si esibiscono all’hotel apposta per noi, torniamo in camera. Non riesco a prendere sonno. Devo inventarmi una scusa per rimanere nella stanza domani senza andare a visitare la Giudecca. L’unica cosa che mi viene in mente e’ di simulare un malessere che mi permetterà di scoprire chi mi ha lasciato il biglietto sotto la porta del bagno. Quando ci svegliamo il mattino dopo, dico a Giorgio di non sentirmi troppo bene. Lui chiama subito i professori che vengono messi al corrente della mia mal digestione. Un medico consiglia loro quali farmaci farmi prendere e, per fortuna, sono innocui, non possono farmi del male non accusando nessun malessere. La professoressa di italiano vorrebbe interrompere la visita guidata ma il professor Christian le assicura che lui si prenderà cura di me. Dopo la loro partenza e dopo aver convinto il mio insegnante a lasciarmi da solo, mi do una rinfrescata e vado a bussare alla porta della camera scritta sul biglietto.
“Ciao”, mi sorride l’ospite della camera dove ho bussato facendomi rimanere senza parole “dalla tua espressione direi che ti aspettavi qualcun altro”
“A dire la verità aspettavo che mi aprisse il mio professore”, rispondo al ragazzo dai capelli rossi
“Non ti va di entrare? Mia moglie e’ andata da alcune sue vecchie amiche per una riunione di scuola tra ragazze. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo”, prosegue facendomi l’occhiolino
“Che fortuna”, gli dico ed entro nella sua stanza
Il ragazzo si chiama Connor, ha 29anni, suo padre e’ irlandese mentre sua madre e’ italiana. Si e’ sposato due settimane fa a Dublino e lui e sua moglie sono venuti a fare il viaggio di nozze nella città natale di lei. Connor porta una maglietta a maniche corte blu con righe orizzontali viola e un pantalone di tuta nero sbiadito. Per non perdere altro tempo, mi prendo per il collo e mi bacia mentre io mi aggrappo alla sua maglietta che e’ così aderente che prima di toccarla mi faceva pensare ad un bodypainting. Indietreggiando, finisce su una sedia e mi accavallo su di lui. Limonando, io gli tocco il collo e la nuca e Connor infila le sue mani sotto la mia maglia bianca. Immediatamente vengo privato dell’indumento e anche io spoglio lui liberando il suo petto massiccio contornato da dei minuscoli peletti rossi. Baciandoci, gli massaggio il torace mentre lui infila i suoi arti dentro la cinta dei miei pantaloni arrivando a toccare l’inizio del solco del mio culetto. Cercando di dare una svolta all’amplesso, mi alzo, gli tiro via il pantalone e mi abbasso tra le sue gambe. Mentre lui si libera dell’indumento, io gli abbasso le mutande e un cazzo di 21cm sbuca fuori. Me lo prendo afferrandolo con la mano destra mentre con quella sinistra mi sbottono la cintura, abbasso la zip e prendo in mano anche il mio.
“Succhia pompinara, succhia”, mi incita
“Il cazzo straniero…mmpphh…e’ il migliore”
“Ne hai visti tanti?”
“Di tutti i colori…mmpphh…mi manca il nero ed ho fatto…mmpphh…l’en plein”
“Sapevo che dovevi essere così brava a succhiare cazzi. Ho notato che mi guardavi a teatro”
“Mi hai stregato”, gli rispondo
“Avrei voluto portarti in uno di quei bagni per scoparti ma mia moglie avrebbe scoperto tutto”, mi svela “ma e’ meglio non averlo fatto perché adesso sono strapieno di sborra”
Proseguo a succhiargli il cazzo, poi me lo sfilo di bocca e gli lecco palle, asta, cappella e poi mi occupo da solo nuovamente il cavo orale. Connor si siede più comodo sulla sedia e fa scivolare la mano destra lungo la mia schiena arrivando a tastarmi le chiappe e a forzare il mio buchetto con il suo indice. Se lo insaliva per bene e poi ricomincia a penetrarmi con tutte le sue dita. Vuole che sia ben aperto quando riceverò la sua minchia anche se non ce n’e’ bisogno. Sono ben aperto da una vita ormai e non mi farebbe male anche il cazzo di un cavallo. Connor mi ordina di prendere un preservativo nel cassetto del suo comodino così mi avvicino a fatica, avendo pantaloni e intimo fino alle caviglie, prendo il condom e glielo porgo mentre mi denudo completamente. L’irlandese riveste di lattice il suo cazzo rossiccio, poi si sputa copiosamente su una mano e passa la sua saliva su tutta l’asta del suo obelisco intimandomi di sedermi su di lui e impalarmi. Cosa che faccio subito dopo infilandomi la sua nerchia su per il culo.
“Ah com’e’ spazioso”, afferma Connor
“Entra, entra ancora di più”
“Quanto ti piace il cazzo?”, mi domanda
“Io vivo per lui”
“Come Bocelli?”
“Solo che io vengo chiamato “Bocchino””, gli dico facendolo sorridere
Connor inizia a scoparmi dolcemente afferrandomi le chiappe mentre io mi abbarbico intorno al suo collo in modo che i nostri busti si tocchino l’uno con l’altro. Sento i suoi peletti solleticarmi i capezzoli mentre limoniamo seduti su una sedia della stanza dove sta trascorrendo la luna di miele con la consorte. Chissà se anche lei e’ stata scopata qua sopra?! Tralasciando questa domanda nei meandri della mia mente, continuo a saltellare con moderata velocità sopra il bastone di Connor. Lui, invece, non molla la presa dal mio culetto ed io gli tocco le clavicole e i suoi sviluppatissimi deltoidi. Scopandomi, mi confessa di aver avuto sempre un debole per entrambi i sessi ma si e’ voluto sposare perché vuole mettere al mondo altri come lui che potrebbero dare piacere alle troiette come me. Muovo il culo avanti e indietro per sentire meglio tutta la nerchia dell’irlandese mentre il mio pene struscia contro il suo addome e non c’e’ neanche bisogno di segarmelo. Sicuramente il preservativo che indossa si starà riempiendo di pre-sperma che può contenere una minima parte di spermatozoi i quali, rilasciati nell’utero di una donna mediante coitus interruptus, daranno vita ad un’altra progenie bella, forte e vigorosa come lo e’ il padre.
“Andiamo sul letto”
“No, preferisco…aaahhh…farlo qui sopra perché…ooohhh…così il tuo cazzo mi…uuuhhh…apre di più”
“Ma sul letto staremo più comodi”
“Va bene, facciamo…aaahhh…come dici tu”
“Mi piace quando siete così arrendevoli”
Connor infila le sue braccia sotto le mie ginocchia e si alza tenendomi in braccio con il cazzo ancora conficcato dentro il mio culo. Il tragitto tra la sedia, dove scopavamo, e il letto, dove scoperemo, non e’ molto ma lui lo percorre facendomi sobbalzare sul suo trapano che, così, mi sembra più lungo di quanto lo sia in realtà. Vuole mettermi al corrente di tutta la sua vigorosità ma non e’ ha bisogno perché lo capisco da me che un ragazzo, anzi, un uomo di 29anni con il fisico simile al suo, ne possiede più di un ragazzino della mia età. Quando raggiungiamo il letto, Connor mi ci poggia leggermente sopra fuoriuscendo dal mio retto anche se poi ritrova la via. Riprende a scoparmi toccandomi il petto con le sue mani e la sua fede nuziale fedifraga urta incontrastata contro la mia pelle delicata. Prendo il mio cazzo e lo masturbo mentre Connor mi tiene per i piedi scopandomi. Quando mi sfiora il peli del pube con l’indice della sua mano destra, dalla mia uretra viene riversata sul mio addome tutto lo sperma accumulato durante la sega. Anche lui e’ sul punto di sborrare, così si toglie dal mio culo, priva il suo cazzo del preservativo e schizza sul mio ventre mescolando le nostre sborre che io assaporo con piacere.
“Devi andartene”, mi intima
“Non posso andarmene così combinato”
“Non puoi farti la doccia, mia moglie sta arrivando”, mi spiega Connor
“Avevi detto che sarebbe tardata ancora”, gli ricordo
“Ho sentito un messaggio e sicuramente starà tornando”
“Ci rivedremo prima della fine della mia gita?”, gli chiedo ammiccando
“Non credo”
“Non ti e’ piaciuto?”
“Certo che mi e’ piaciuto ma la mia luna di miele e’ terminata”
“Che cosa?”, gli chiedo sbalordito
“Per questo ti ho lasciato il messaggio sotto la porta del bagno” fa Connor “non volevo farmi perdere l’occasione di scoparti. E farlo addirittura durante la mia luna di miele e’ stato davvero eccitante”, continua mentre mi porge i vestiti
Mi pulisco l’addome con la coperta del letto, mi prendo i miei indumenti, mi rivesto ed esco dalla stanza di Connor. Sull’uscio della sua porta, finisco di sistemarmi i pantaloni allacciandomeli. Credevo che almeno per il resto della mia noiosa gita ci sarebbe stato qualcosa di più eccitante da fare ma mi sbagliavo. In fondo e’ meglio così. E’ stato già difficile una volta fingere un malessere per dedicarmi a dare piacere al mio culo, se continuerò a mentire, finirà che verrò scoperto. Mentre mi incammino verso la mia stanza, rimango pietrificato a pochi passi dalla porta. Il professor Christian sta salendo le scale e mi vede.
“Che cosa ci fai fuori dalla stanza?”, mi domanda minacciosamente finendo di salire gli ultimi gradini
“Mi sentivo meglio e così sono uscito un po’”
“Ah davvero? Lo sai che sei sotto la mia tutela. Se ti fosse capitato qualcosa se la sarebbero presa con me”
“Non posso farci niente. E poi lei avrebbe dovuto controllarmi meglio invece che divertirsi con chissà chi. Si controlli la camicia. Ha saltato un’asola abbottonandosela”
Mentre Christian si aggiusta il bottone della camicia, io cerco maliziosamente di osservargli il torace ma non ci riesco. Solo qualche lembo di pelle sono capace a scorgere tra una piccola apertura del bottone e l’altra ma niente di che. Niente che mi possa far almeno lontanamente intuire come sia il suo fisico oppure se ha qualche accenno di pelo, dato che non l’ho mai visto con un filo di barba. Quando lui smette di sistemarsi, la moglie di Connor sale le scale e si avvicina alla porta bussando avendo dimenticato la chiave. Il ragazzo prontamente le apre e ci scambiamo uno sguardo d’intesa. Christian riesce a cogliere anche quest’attimo.
“E’ per questo che ti sei finto malato?”
“Cosa? Io sto veramente male”
“Che bugiardo che sei”
“Il tuo amichetto frocetto ha mangiato le stesse cose ieri sera e oggi si sentiva bene”
“Non tutti hanno lo stesso metabolismo”, gli rispondo sfacciatamente
“Non mi incanti. Lo so che ti sei finto malato per scopare con quel ragazzo che e’ uscito dalla stanza poco fa”, mi dice ormai scoprendomi “non riesci mai a tenerti il culo pulito. Devi sempre fartelo sporcare. Ora ti faccio vedere io”, mi fa il professor prendendomi per il braccio destro facendomi male
Cerco di divincolarmi ma la sua mano sembra una morsa. Più stringe le sue dite contro il mio braccio, più il suo bicipite si gonfia e io non so se provare dolore oppure eccitazione per quello che mi trovo davanti. La voce della professoressa di italiano, che avvertiamo dalla hall, fa allentare la presa di Christian sul mio braccio così riesco a divincolarmi e scappare.
“Sappi che non finirà qui. Prima o poi dovrò trovarti da solo”, grida mentre io corro verso la mia stanza “non riuscirai a sfuggirmi. Ne’ tu ne’ il culo da troia”
Finalmente raggiungo la mia stanza, apro la porta ed entro poggiando le spalle contro di lei. Sono sicuro che quell’energumeno non oserà bussare. Poco dopo ritornano Giorgio e Alessandro. Mentre sono seduto come gli indiani sul letto, mi spiegano cosa sono andati a vedere, a cosa serviva in passato la Giudecca ed io li ascolto annuendo ma con lo sguardo perso di chi non ci sta capendo una mazza. Infatti non ricordo nulla di quello che mi stanno dicendo. Ricordo solamente la mia scopata con Connor e la minaccia del professor Christian. “Non riuscirai a sfuggirmi. Ne’ tu ne’ il culo da troia” mi ha gridato prima che io potessi ripararmi nella mia stanza dalla sua furia sessuale. Sento la mia rosellina pulsare quando finisco di ricordarmi quelle parole e un sorriso fiero e orgoglioso si stampa sulla mia faccia…

FINE CAPITOLO 23

TO BE CONTINUED

QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA ADOLESCENZA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
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