Racconti Erotici > trio > UN INCONTRO AL PARCO
trio

UN INCONTRO AL PARCO


di Grande_Bruno
15.11.2024    |    10    |    0 6.0
"Quella più brava riceve in premio una leccata di figa»..."

La memoria, con le sue molteplici sfaccettature, rappresenta uno degli aspetti più affascinanti e complessi del funzionamento del nostro cervello. Ogni volta che riflettiamo su un momento trascorso, sia esso un momento felice o triste, grazie ai ricordi possiamo rielaborare il nostro vissuto, per capire chi siamo e da dove veniamo e pianificare i nostri passi in avanti, progettare il futuro.

Mi chiamo Bruno ed era il 1973; ero da poco diventato maggiorenne, ero un atleta di karate. A quei tempi avevo i capelli neri, corporatura esile ma con dei bei pettorali. Passando parecchie ore in palestra, quando uscivo mi vestivo casual tranne ovviamente nelle feste comandate. Mi allenavo per la mia federazione in vista del triangolare internazionale di karate in un’altra città abbastanza distante da dove vivevo prima. Non potevo certo farmi cento km. tutti i giorni, cosi finiva che la domenica, terminati gli allenamenti, salivo in macchina e me ne ritornavo a casa per poi ripartire il martedì mattina ed essere a disposizione per gli allenamenti. Ovviamente essendo uno sportivo ed anche, mi dicono, un bel ragazzo non ho mai avuto grosse difficoltà a trovare una ragazza. Era il primo giorno in questa nuova città, avevo appena fatto le visite mediche per cui fino al pomeriggio del giorno successivo, ero completamente libero. I miei compagni si stavano allenando in piscina ed io potevo solo assistere. La mia vita era lo sport e sarei stato volentieri con loro ad allenarmi.

Decido allora di visitare la città ed esplorarla un po’. D’altra parte, fino alla fine delle gare, sarà la mia nuova casa. Inoltre essendo un pomeriggio autunnale, avrei potuto sicuramente rifarmi gli occhi con qualche bella ragazza. Questa è anche una città universitaria quindi la materia prima per un uomo non manca.

Iniziai a passeggiare per le vie del centro ed il tepore di fine estate mi iniziò a mettere in testa strane idee. Quella sera ero solo a casa nel mio nuovo appartamento e per un ragazzo della mia età è molto deprimente. I miei compagni hanno la ritirata presto perché il giorno successivo sarebbero partiti all’alba per un torneo interno. Dovevo proprio trovare qualcuno che mi facesse compagnia. Vidi un bel parco pubblico molto animato da mamme e bambini. Insomma un parco pieno di vita. Mi dissi che lì, a quell’ora avrei potuto sicuramente trovare una bella ragazza disposta a passare con me la serata. Seduta ad una panchina vidi una splendida ragazza. Era molto carina e ben messa, nonostante fosse seduta capii che deve essere alta circa un metro e sessanta ed indossava un maglioncino di quelli che mi fanno impazzire perché arrivavano giusto giusto sotto il sedere, anzi da seduta, il maglioncino si era accorciato ancora di più e praticamente le sue chiappette sode appoggiavano nude sulla panchina. O meglio, non nude, perché la mia venere indossava un paio di calze di un bellissimo colore indefinito: un misto fra turchese e acqua di mare. Le stavano divinamente abbinati a degli stivali molto molto fascianti che le arrivano abbondantemente sopra il ginocchio e con un tacco vertiginoso addirittura 15 cm. Ebbi l’impressione che una volta alzata grazie a quello splendido stivale sarebbe potuta addirittura essere alta quasi quanto me.

Era abbastanza in carne, ma di quella carne arrapante con le curve al posto giusto. Nonostante il maglione che non dia una visione perfetta sono pronto a scommettere che abbia una bella quarta di seno. La vidi immersa nei suoi problemi, ma qualcosa in me mi diceva che quella sarebbe stata la mia donna per la giornata. Non sono e non ero solitamente un tipo da una botta e via ma quella volta avrei voluto proprio farmela. Era proprio una bella ragazza e dovevo trovare il modo quantomeno di provarci. Così decisi di sedermi sulla panchina proprio di fronte a lei. In questo modo avrei potuto, innanzi tutto osservare meglio la sua bellezza e sensualità e poi cercare di intuire la situazione migliore per provarci con lei.

Era accigliata e pensierosa, i suoi occhi persi nel vuoto. Aveva degli splendidi occhi verdi e dei bei capelli castano scuri tagliati corti a baschetto ma io mi soffermai anche e soprattutto sul suo grosso seno e sulle lunghe gambe fasciate negli splendidi stivaloni. L’insieme era molto fico ed anche molto da troia.

Mi alzai e andai a sedermi vicino a lei mettendole una mano sulla splendida coscia. Volevo sentire il calore della sua pelle ma lo feci nel modo più naturale possibile. Sfoderai il mio sorriso più candido e le dissi:

– “Tutto bene?”, lei mi guardò e mi disse:
– “si tutto bene, solo che la prossima settimana devo sostenere un esame di anatomia e non sono molto preparata”,
– “potremmo studiare insieme”, le proposi,
– “frequenti medicina anche tu?”, mi chiese,
– “no”, le risposi, “ma con una bella ragazza come te deve essere facile studiare… ed anatomia è una materia che mi piace moltissimo. Se poi l’anatomia è femminile sono un vero maestro”.

Avevo di fronte a me due opzioni: o un bel ceffone in pieno viso, oppure una battuta di approvazione. Fortunatamente lei scelse la seconda opzione. Si alzò facendosi ammirare in tutto il suo splendore e, facendo un bell’inchino che mi permise di spiare nel suo decoltè, mi disse:

– “allora signoria vostra è un esperto del settore. Potrei sapere le sue referenze?”, risposi prontamente:
– “a casa mia ho una agenda piena di numeri di belle ragazze che potranno confermare la mia esperienza”, lei si finse offesa, si girò e si allontanò di qualche passo dicendomi:
– “lo sapevo. Tutti cosi gli uomini. Ma io non sono una da collezione”.

Io rimasi a guardarla da dietro. La sua camminata emanava una carica erotica notevole, gli stivali le stavano a pennello ed erano talmente alti che se il suo maglione fosse stato anche solo di poco più lungo, le sue gambe avrebbero perso il loro fascino. Fortunatamente invece il maglioncino le arrivava giusto giusto al sedere (anzi guardando bene si poteva intravedere qualcosa) e quindi praticamente tutta la coscia era in bella mostra. Ottimamente in carne nei punti giusti: non mi ero sbagliato. Mi resi conto di aver scelto bene la mia accompagnatrice per la sera. La raggiunsi e le assestai un bel colpetto sul sedere (a quei tempi non era molestia ma apprezzamento).

– “Tesoro mio”, le dissi, “non sei da collezione ma sei da ammirare e da mangiare da tanto sei sexy. Ed io oggi ho voglia di compagnia”. Ormai il ghiaccio era rotto e lei sembrò apprezzare il mio approccio deciso. Mi sorrise, mi tese la mano e mi disse:
– “ok! Vediamo se sei davvero preparato: io mi chiamo Monica” e così facendo mi mise a sua volta una mano sul sedere. Il discorso fu da subito più sciolto ed a sfondo erotico.

Camminammo a lungo nel parco mano nella mano come due innamorati ma sapendo entrambi che avremmo passato la serata insieme per poi finire a letto. Anzi lei me lo disse proprio apertamente.

– “Appena ti ho visto mi sei piaciuto, il tuo fascino, la tua audacia e quell’enorme coso che si intravede attraverso i tuoi jeans. Adesso divertiamoci come due bambini e stasera ci divertiremo come due adulti: ti farò impazzire”, io per tutta risposta:
– “Sai, la prima cosa che ho visto di te sono state le sue splendide gambe e l’abbigliamento ulta-provocante ed il mio primo pensiero è stato di come riuscire a…”, mi interrompe:
– “sei proprio un porco”, mi disse sorridendo.

Io restai ammaliato dalla sua bocca e mi immaginai quella lingua avviluppata intorno alla mia cappella. Poi il discorso si spostò sul personale ed io le chiesi alcune sue preferenze in fatto di cibo, di abbigliamento e di sesso. Lei mi rispose che quelle erano preferenze personali e non poteva darmi nessun vantaggio perché lei doveva vincere la sua sfida personale e non poteva dirmi come le piacesse godere… dovevo scoprirlo io. «In questo sono molto bravo», le dissi. Mi propose, senza mezzi termini di passare in un ipermercato ad acquistare qualche birra per tenerci allegri e poi di andare a casa mia. All’uscita, carichi di bottiglie di birra neanche dovessimo aprire un bar, sentimmo una voce alle nostre spalle:

«E brava la mia Monica, si vuole ubriacare e neanche mi chiama». Mi girai e restai folgorato da una splendida visione: una bionda con capelli mossi e sciolti lungo le spalle, alta circa un metro e ottanta, snella ma con una bella terza soda di seno. Intuii che aveva un bel culetto anche se non avevo ancora potuto ammirarla. era vestita con un top corto e minigonna di Jeans arancione, ai piedi delle calzine molto sexy in cotone bianco con pizzo e delle scarpe molto audaci con un bel tacco 12. Per dirla in maniera esplicita proprio una gran figa. Restai praticamente a bocca aperta ma non riuscii a riprendermi perché Monica, nel vederla, le si gettò al collo mettendosi leggermente in punta di piedi ed alzando una gamba permettendomi di vedere tutto il panorama del suo bel culetto, le diede un bel bacio sulla bocca e girandosi verso di me mi disse:

– “questa è la mia amica Paola e lui è Bruno, un amico”. E cosi le presentazioni furono fatte,
– “dove stavate andando di bello?”, ci chiese Paola, la risposta di Monica fu molto eloquente:
– “stavo andando a casa sua a mangiare ed a farmi una bella scopata, vuoi venire anche tu?”,
– “se non disturbo”, risponde. Mi prese sottobraccio e ci incamminammo. Stavo volando: ero in mezzo a due fighe da paura e queste non si scandalizzavano per niente anzi…
– “non mi dispiace affatto”, rilanciai, “però anche tu devi partecipare e voglio vedervi giocare un po’ insieme, sempre che non vi dispiaccia”,
– “dispiacerà al tuo uccello”, mi risponde Paola, “ti faremo arrapare come mai ti è successo”.

Decisi di staccarmi da queste due ninfe e di camminare qualche passo indietro per non perdermi la poesia delle loro gambe e dei loro fondoschiena. Appena mi staccai, le due troie si presero a braccetto ed ognuna mise la mano sul culo della sua amica. Non vedevo l’ora di essere a casa.

Arrivammo nel mio loft, affittato dalla società sportiva e che era ben curato, creato a misura di un single e non per una famiglia. L’arredamento era moderno tutto «open space». Sulla destra c’era la cucina con un’isola centrale con gli elettrodomestici ed il tavolo, di fronte avevo la sala con un bel divano in pelle ad elle, un caminetto sempre acceso, stereo, tv, dolby e tutte le moderne tecnologie. Avevo anche un angolo riservato ai giochi con un biliardo, un vecchio flipper ed un juke-box. La camera era stata ricavata di fronte alla sala giochi, divisa solo da una libreria. Il letto, ovviamente matrimoniale, era basso e circolare. In bagno c’era una vasca idromassaggio enorme. Tutte le luci erano dotate di variatori per poter renderle soffuse. Ero appassionato di candele e ne tenevo sempre accese in bagno sui bordi della vasca ed in sala. Il lato della casa dove c’era la sala e l’angolo relax con il biliardo ecc., era un’unica grande vetrata che mi permetteva di dominare dall’alto la città e di vedere fino al mare. Così, anche quando ero nel mio letto, potevo vedere il mare. Lungo tutte le pareti avevo parecchi quadri di donne nude in pose artistiche che davano un tocco erotico a tutto l’appartamento. Con una casa così, se ce ne fosse stato bisogno, anche la più tranquilla delle ragazze si sarebbe lasciata andare.

Ovviamente le ragazze erano entusiaste della situazione. Proposi loro di fare un bagno, qualora volessero, mentre preparavo loro qualcosa da mangiare. Preparai la vasca con sali profumati, sistemai tutte le candele bene intorno alla vasca. Il vapore e la schiuma che uscivano dall’acqua già riscaldavano l’ambiente. Intanto che le ragazze si preparavano, io apparecchiai sul tavolino della sala: vaso di rose al centro, proprio di fronte al camino, bicchieri di cristallo, spumante con qualche stuzzichino. Quando tutto fu pronto, andai in bagno a godermi lo spettacolo. Le osservai dalla fessura della porta: le due troiette si stavano baciando avidamente e le mani di una, erano impegnate sui seni dell’altra. Era una scena molto erotica senza essere volgare. Le chiamai per venire a cena e si presentarono, dopo pochi istanti, splendidamente svestite: Paola, la bionda, solamente con un minuscolo tanga e senza reggiseno mentre Monica con uno splendido babydoll molto corto tipo corpetto, di un bel colore rosso fuoco ed un bel perizoma rosso molto trasparente.

Mi accorsi subito che la sua micetta era tutta depilata. Restai a fissarle a bocca aperta: per quanto avessi intuito che erano belle, ma non avrei pensato così eccitanti. Si misero a ridere:

– “il nostro bimbo si è spaventato, è timido” dissero,
– “non sono timido”, risposi “è che questa visione non è adatta ai deboli di cuore”. Le tette nude di Paola erano da favola.

Chiesi da che cosa volessero iniziare e Monica prese il suo bicchiere di spumante e lo versò sulle tette della sua amica, dicendo:

– “dall’antipasto” ed iniziò a leccare in modo molto provocante.
– “Stai tranquillo”, mi dissero: “stasera giochiamo noi. Tu ci hai regalato questo splendido posto e noi ti vogliamo regalare delle splendide emozioni”. Finita la cena (portata a termine con qualche intermezzo erotico piacevole ma di poco conto ai fini del racconto), Monica mi disse:
– “ti propongo un gioco, visto le belle cose che hai qui a casa, noi ci sbizzarriamo ad inventare giochi e situazioni strane (ovviamente facendoti anche partecipare se vuoi) e tu alla fine se ti sei divertito potrai farci quello che vuoi”.

Non c’è bisogno di dire che accetto con entusiasmo. Mi chiesero di spogliarmi restando solo con l’intimo. Eseguii, restando con un paio di slip neri con disegni di ispirazione ming laterali ed una maglia aderente (di quelle che andavano di moda in quegli anni per fare sport). La prima sfida fu il gioco del doppiaggio. Paola mi spiegò il regolamento dicendo: «noi mettiamo un DVD porno alla tele e togliamo il sonoro. Una di noi copia esattamente quello che fanno i protagonisti, l’altra fa la doppiatrice e poi ci scambiamo. Quella più brava riceve in premio una leccata di figa». Così dicendo infilò un disco nel lettore. Apparve in primo piano una troia che stava facendo un pompino al suo uomo. La situazione era surreale, soprattutto quando Paola, seduta per terra a fissare lo schermo, iniziò a gemere: «mmmm quanto è buono, lo voglio tutto» e poi si propose in risucchi di lingua talmente veritieri che sembrava stesse facendo veramente una pompa.

Monica invece me lo tirò fuori ed iniziò a leccarlo con grande maestria. Fra la troia in televisione, la lingua di Monica sul mio glande ed i versi osceni di Paola, era proprio una bellissima situazione. Poi, come ad un tacito accordo si diedero il cambio e Monica iniziò ad emettere gridolini simulando un orgasmo mentre Paola si buttò avida sul mio uccello. Non copiava molto bene ma succhiava divinamente: diciamo che prendeva molta iniziativa. Alla fine della scena mi guardarono soddisfatte e mi dissero:

«allora chi ha vinto?», senza esitare affermai: «Paola è molto più brava a pompare ma d’altronde la protagonista del film non era una delle succhiacazzi migliori che abbia mai visto e quindi penso che Monica sia stata penalizzata proprio dal fatto di aver ricopiato esattamente la protagonista. Pertanto siccome la gara era quella per chi duplicava meglio la scena assegno la vittoria a Monica. E quindi Paola le devi leccare la figa».

A quel punto Monica si sdraiò sul grande tappeto di fronte al caminetto a gambe spalancate e Paola si tuffò vogliosa sulla sua figa, scostandole con due dita il perizoma ed iniziando a leccare come un cagnolino che deve dissetarsi. I bagliori del caminetto fecero ombreggiare il culetto di Paola sollevato. Potevo vedere la biondina, con il culetto in aria, il minuscolo tanga nero, le calzine, le scarpe con il tacco e le tette nude nel chiaro scuro creato dalla fiamma e le gambe divaricate di Monica sdraiata sulla schiena con il perizoma scostato e gli stivaloni alti, la figa depilata e la lingua di Paola che la frugava. Era una situazione molto intrigante, avevo l’uccello che stentava a stare negli slip ma volevo vedere fin dove si sarebbero riuscite a spingersi le mie due troiette. Ad un certo punto vidi Paola sfilarsi il minuscolo tanga e rimanere completamente nuda solamente vestita con le calzine e le scarpe. Si rialzò orgogliosa della sua nudità e si mise in una posa oscena davanti al camino. Le fiamme le illuminarono il corpo ed il suo fisico dominava il panorama che faceva capolino dalla finestra. La luna baciava il suo corpo.

Ma tutto questo romanticismo era sprecato. Avevamo tutti solo voglia di sesso. Monica si rialzò e mi disse che voleva fare il gioco del bar, si diresse verso il frigo e prese due birre, le aprì e ne diede una alla sua amante, poi andò verso il biliardo, prese una stecca ed iniziò uno dei balli più erotici che io abbia mai visto. Si contorceva intorno alla stecca e la leccava in maniera oscena come se fosse stato un lungo uccello. Poi chiese a Paola di giocare a biliardo e mi disse: «tu sei un avventore del bar, siediti li ed osserva la partita».

Allora io mi sedetti comodamente in poltrona e vidi le due troie che iniziarono a giocare. A parte il fatto che erano ottime giocatrici, notai che il loro scopo era quello di passarmi davanti e mettersi a novanta con la figa sulla mia faccia per colpire la biglia. La partita era decisamente avvincente, soprattutto per quello che osservavo e mi trovai costretto a prendermi in mano l’uccello ed a masturbarmelo. Volevo godermi lo spettacolo di queste troie e quindi non volli tuffarmi subito sulle loro fiche vogliose. Il clou arrivò quando, per colpire meglio una palla, Paola si mise con una gamba sul tappeto verde. L’umore luccicante che si vedeva sulla sua figa, splendidamente aperta, era un invito e vedere come quella troia teneva in pugno l’asta, mi dava una scossa erotica. Manuela si accovacciò dietro alla sua amica ed iniziò a lapparle per bene la fessura grondante. Così lavorata, Paola perse la concentrazione, sbagliò il tiro e perse la partita. Si girò verso di me e si lamentò platealmente:

– “ma lei mi ha distratto. Il gioco deve essere leale”, in fondo aveva ragione e dovetti pareggiare la partita di prima,
– “hai ragione Paola, questa volta il pegno lo paga Monica”.

Paola allora mi si avvicinò e mi offrì le sue tette da succhiare come ringraziamento e fece sistemare Monica seduta sul tavolo da biliardo, su un angolo ed a gambe larghe. Poi incominciò un’arrapante partita dove la buca era la figa di Monica. Iniziai a vedere un po’ di sadismo in lei, perché le biglie venivano colpite violentemente e la figa di Monica iniziò ad arrossarsi. Dopo una decina di buche, Monica iniziò a lamentarsi (anche se in realtà le vidi la figa luccicare). Allora Paola prese per bene la mira ed infilò, con un colpo secco, la stecca nella spacca umida della sua amante. Il rumore prodotto e l’urlo di piacere della morettina era da far drizzare il cazzo. Iniziò a lavorarla con una ferocia inaudita, infilandole dentro la figa almeno un 25 cm buoni di asta. Siccome le grida piacere stavano raggiungendo volumi elevati, decisi di tapparle la bocca andandole ad infilare il mio uccello in gola. La troia iniziò un pompino da favola mentre Paola era sempre più infoiata e la stava letteralmente squartando. Si finse offesa per il fatto che solo la sua amica aveva avuto la razione di cazzo e la obbligò a girarsi iniziando a colpire il culetto con la stecca.

Gli schiocchi erano di una ferocia da lasciare i segni ma i mugolii di Monica e le macchie di umore che dalla sua figa stavano colando sul mio bel tavolo verde, non potevano ingannare: la troia stava godendo come una forsennata. Quando il culetto fu tutto rosso, Paola prese le ultime gocce della sua birra e le versò direttamente sulle chiappe pulsanti, leccando tutto avidamente e soffermandosi anche sul buchino… e quando reputò che questo fosse stato bene aperto, lo riempì per bene con la stecca, dalla parte dell’impugnatura.

Mai il mio biliardo aveva avuto uso migliore.

A questo punto Monica ebbe uno scatto di orgoglio, si girò e strappò di mano la bottiglia all’amica infilandogliela bene fino in fondo alla figa. Lo spettacolo di due troie che stavano godendo con ogni mezzo ed anche oltre il limite, era terribilmente eccitante ed il mio cazzo non vedeva l’ora di poter entrare in azione. Paola si trovò sorpresa da questa situazione ma spalancò le gambe di buon grado permettendo alla sua dominatrice di infilarle la bottiglia fino in fondo. Monica la sfilò di colpo come a stapparla ed io vidi le grandi labbra di Paola che restarono oscenamente aperte, vogliose e pulsanti. Un istante dopo la bottiglia fu di nuovo completamente dentro la sua figa. Finsi di essere arrabbiato:

«Adesso basta bambine cattive», urlai, «fate la pace altrimenti mi arrabbio».

Monica allora andò a mettere un lento sul mio juke-box ed abbassò le luci. L’atmosfera creata dai bagliori dell’apparecchio era elettrizzante. Poi prese per mano Paola, le mise le braccia intorno al collo ed iniziò a ballare in maniera provocante. Una completamente nuda e con le scarpe, l’altra con baby-doll e stivaloni sopra al ginocchio, le mani sul culo una dell’altra danzavano, dimenandosi in maniera pornografica ed aprendosi la figa il più possibile mediante le mani posate sulle chiappe. Passarono pochi istanti che la lingua di una finì nella bocca dell’altra. Il mio uccello stava letteralmente impazzendo. Decisi di unirmi al loro ballo erotico e mi avvicinai a loro. In un attimo fui la loro preda: quattro mani che si avvinghiarono intorno alla mia asta, due lingue che mi bagnavano ovunque e due splendide paia di tette formose che mi si offrirono. La prima ad inginocchiarsi fu Paola ed appena il mio cazzo passò vicino alla sua bocca se lo infilò in un sol colpo. Poi fu la volta di Monica ad imprigionare la mia cappella fra le sue grosse tette. Una spagnola di una superba quarta misura!!!! Un sogno. A questo punto fummo verso la fine dei giochi. La mia cappella iniziò a richiedere la sua dose di figa. Presi per mano le due amazzoni e le trascinai sul mio letto rotondo e mi sdraiai in mezzo a loro. «Forza”, dissi, “voglio un bel pompino a due”.

Non se lo fecero ripetere, le loro lingue giocarono attraverso la mia asta, si attorcigliavano e si succhiavano con il mio uccello in mezzo, come fosse un ostacolo da superare e da aggirare. Capivo che nessuna voleva cedere e prevaricare l’altra, si diedero piacere e violenza in maniera equa, quindi non potevo sottomettere una senza sottomettere l’altra. Ordinai così a Monica di bendare Paola e di farla mettere a quattro zampe: volevo vederle la figa aperta, pulsare da dietro e mi eccitava l’idea di vederla nuda con le scarpe. Poi dissi a Monica di mettersi ai piedi del letto con la figa di fronte alla bocca di Paola. Il bello del letto basso e rotondo è che si può arrivare dovunque e l’altezza è calcolata per arrivare bene in tutti i buchi.

«Semplice regola», annunciai, «io adesso spalanco la figa di Paola e gliela sfondo e lei, che non può vedere, ad ogni colpo deve tirare fuori la lingua cercando di leccare la figa di Monica”. Non aspettai la sua risposta… il mio cazzo era talmente grosso e voglioso che la riempii fino ai coglioni e la troia, dalla potenza del mio colpo, si trovò con la lingua dentro la fessura di Monica. Volevo violentare quelle due puttane, mi fecero troppo andare il sangue alla cappella e quindi la scopai con una violenza che le sue chiappe diventarono rosso fuoco. La puttana guaiva come una cagna.

Uscii dalla sua figa e le gridai: «preparati che ti inculo» e di nuovo e senza attendere, la penetrai con forza. Paola gridò: «Monica vieni a leccarmi, ti prego sono troppo riempita ho bisogno di allentare la tensione». La morettina si mise quindi sotto la sua amica ed iniziò a leccare. Ne approfittai allora per togliere l’uccello dal culo di Paola ed iniziare a scoparla in bocca. La posizione era l’ideale. Ormai ero riuscito nel mio intento: creare un’orgia a tre ed una competizione di sesso. Le feci sdraiare una accanto all’altra a gambe larghe ed usai le mie mani per lavorare le due fiche. Dapprima stimolando i grilletti con piccoli massaggi e poi, quando iniziano a colare copiosamente, assestai dei bei colpi potenti proprio in mezzo alle labbra. Leggevo il piacere sublime nei loro occhi e ne approfittai per martoriare anche quelle splendide tette. Proseguii con leccare i capezzoli turgidi e diedi a ciascuna qualche piccolo morsetto.

Fra la potenza delle mie mani e la resistenza del mio cazzo, non so cosa avrebbero scelto. Decisi di strizzare ancora con forza le loro tette fino a farle gemere come delle troie in calore. Iniziai poi a lavorare la figa di Monica con una bella serie di colpi potenti e poi passai a quella di Paola. La figa completamente depilata di Monica era più umida ed accogliente, quella bionda di Paola era più stretta e conturbante. Mi divertii a passare da un buco all’altro. Poi le feci girare e mettere entrambe a quattro zampe. Iniziai a schiaffeggiare le loro passere a mano aperta. Il rumore degli schiocchi della mia mano sulle loro labbra umide era assordante. Volevo che iniziassero a pulsare di desiderio. Quattro colpi di cazzo ciascuna alternati a 4-5 violente sberle. Ormai il mio cazzo voleva esplodere ma non sapevo a chi regalare il mio seme.

Le feci mettere ancora a pancia all’aria e lanciai un’ultima sfida: «masturbatevi», dissi, «chi mi eccita di più e geme in maniera più provocante vincerà la mia sborra». Sapevo che stavo imbrogliando ma volevo godermi lo spettacolo. Paola fu la più assatanata: si infilò ben quattro dita dentro mentre Monica si limitò a tre ma le usò in maniera più scomposta. I gemiti che lanciarono, mi fecero andare il sangue all’uccello. Stavo letteralmente impazzendo. Paola si stava dilaniando la figa con la sua mano. Si girò verso l’amica ed iniziò a succhiarle la lingua. Monica apprezzò il bacio e si torturò anch’essa la passera con delle sberle sulle grandi labbra. Erano proprio due troie. Mi presi il cazzo in mano e mi assestai due o tre colpi per sborrare.

«Avete pareggiato», affermai, «siete due troie impagabili». E così dicendo esplosi. Il mio sperma ricadde sui corpi vogliosi e sconquassati dall’orgasmo che le mie due troie raggiunsero all’unisono. I fiotti di sborra riempirono le favolose tette. Le lingue delle puttanelle si protrassero per ricevere qualche goccia isolata e poi vennero a ripulirmi per bene. Le sollevai entrambe di peso e le portai in bagno per una bella doccia rigeneratrice.

Non c’è bisogno che vi dica che, appena a contatto con l’acqua della doccia, le due troie ricominciarono a lesbicare ed a rianimarmi. Ma questo ve lo racconterò prossimamente.

Resta solo il racconto della mia prima serata nella nuova città e di come due grandi troie mi fecero impazzire. Vi assicuro che ci vedemmo molte altre sere: A proposito, nel torneo di Karate, quell’anno arrivai al secondo posto.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 6.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per UN INCONTRO AL PARCO:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni