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Lui & Lei

IL VICINO DI CASA (1/4)


di Grande_Bruno
06.11.2024    |    44    |    0 6.0
"Bruno non era uno spendaccione, senza contare che nel suo lavoro era sempre impegnato nei pedinamenti e nelle operazioni, tanto che la maggior parte delle..."
Questa è la storia vera (un po' romanzata) di come ho conosciuto quella che è attualmente la mia metà. Mi piace raccontarla affinché la memoria della mia gioventù non si perda.


Parte 1/4

Elena era semplicemente bella: 16 anni, occhi neri, capelli ricci ed il sedere modellato dalla scuola di danza che frequentava fin da quando aveva 10 anni. Quelle lezioni di danze le erano servite per la sua nuova passione: il Taekwondo, un'arte marziale coreana ed uno sport da combattimento a contatto pieno, basato principalmente sull'uso di tecniche di calcio. È anche una filosofia e meditazione.
Proprio in quei giorni, in palestra si era iscritto un nuovo allievo: un ragazzo che a Elena era piaciuto immediatamente. Ma le sue compagne le avevano consigliato di lasciarlo perdere poiché quello era un tipo famoso per uscire solo con ragazze e donne navigate ed esperte di sesso. Elena non era quel tipo: desiderava piacere ai ragazzi anche per il suo essere interiore e non solo per la sua piacevolezza fisica. Per lei concedere qualcosa più di un bacio era una cosa da meritarsi e le rare volte in cui aveva concesso agli «amichetti» una carezza sulle sue morbide tettine oppure una palpatina al sedere erano per lei dei premi per un comportamento gentile e rispettoso verso di lei. Elena riuscì a conoscere quel ragazzo, ma non andava oltre i convenevoli ed aveva notato che le sue amiche avevano ragione: alla fine degli allenamenti se ne andava davvero con ragazze decisamente più sgamate di lei nel sesso. Ma a Elena le sfide piacevano: decise dunque di acquisire l’esperienza che le mancava chiedendo aiuto ad un amico più grande.

Bruno era il vicino di casa di Elena, di 10 anni più grande di lei: abitavano vicini da quando lui, si era potuto permettere di affittare una casa tutta per sé con il lavoro nelle Forze di Polizia. Bruno non era uno spendaccione, senza contare che nel suo lavoro era sempre impegnato nei pedinamenti e nelle operazioni, tanto che la maggior parte delle sere era così stanco che nemmeno usciva. Aveva smesso di frequentare la palestra di Taekwondo dove era arrivata Elena dopo essere arrivato al grado di cintura nera. Di rado andava fuori per una pizza con gli amici o per andare a cena dai genitori. L’ultima storia seria l’aveva avuta con una compagna di classe all’ultimo anno di liceo e, dopo di essa, solo un paio di sporadiche relazioni conclusesi nell’arco di poche settimane. Bruno aveva voluto bene ad Elena da subito: lei aveva 13 anni quando lui si era trasferito lì e provava per lei lo stesso affetto che si può provare per una sorella minore; tante volte era andata a vederla nei saggi di danza e molte volte lui l’aveva aiutata coi compiti di inglese o le aveva dato un passaggio in qualche locale dove doveva vedersi con le amiche. Anche Elena voleva bene a Bruno come ad un fratello tanto che, di tanto in tanto, gli faceva qualche semplice regalo come un cd o gli preparava un dolce con le sue mani, per ringraziarlo della gentilezza che lui mostrava sempre verso di lei.

Quella sera, quando Elena l’aveva chiamato per chiedergli se poteva fare un salto da lui, aveva capito dal tono che gli avrebbe chiesto qualcosa di diverso. Elena dal canto suo aveva deciso di mettersi in tiro per essere attraente agli occhi del suo amico: c’era confidenza tra di loro e solitamente anche quando lei andava da lui per farsi dare una mano con l’inglese andava tranquillamente in tuta ed a volte addirittura in ciabatte. Ma quella sera no, doveva essere più bella che mai: indossò una canottiera nera aderente che lasciava intravedere la freschezza del suo giovane seno nella scollatura e una minigonna dello stesso colore che non aveva mai osato mettere in discoteca perché considerata troppo corta. Si era lavata i lunghi capelli lisci con uno shampoo che li aveva resi ancora più lucenti; aveva indossato 10 centimetri di tacco e si era legata al collo una felpa leggera che, per le prime sere di settembre, era l’ideale. Giusto un accenno di trucco poiché sapeva che a Bruno non piacevano i make-up esagerati. Una spruzzata di sensualissimo profumo ed Elena era pronta: quando suonò al campanello di Bruno sfoderando il suo miglior sorriso, il padrone di casa rimase incantato a vederla così, tanto che si stava scordando di farla entrare.

– “Non mi fai entrare, Brù?”,
– “sì, scusa, Elena, vieni. Credo anche che il caffè sia pronto”. Mentre versava per sé e per Elena il caffè nelle tazzine, Bruno si espresse: “stai davvero bene Elena stasera. Per questo sono rimasto imbambolato a guardarti. Sei molto carina”,
– “grazie”, rispose Elena sorseggiando il suo caffè seduta al tavolo della cucina, “Elena, vai da qualche parte di speciale, vero? Per essere vestita così in tiro dico...”,
– “no, non esco stasera”,
– “e ti sei messa così solo per venire da me?”,
– “sì, vengo da te sempre in tuta, con i jeans strappati, in ciabatte. È giusto che anche tu mi possa vedere un po’ più in ordine, un po’ più carina”,
– “Elena...”, le rispose Bruno con l’affetto di un fratello, “ma tu sai che io ti trovo carina sempre, anche con i pantaloni con le toppe”, Elena sorrise in silenzio, allora Bruno la guardò: “ma tu non dovevi chiedermi qualcosa?”, Elena annuì, allora Bruno la pregò: “ok, ti ascolto, ma ti va se ci mettiamo sul divano? Ho avuto una giornata pesante e vorrei stare più comodo”, una volta sul divano, fissandola negli occhi, Bruno le si rivolse: “allora?”,
– “si tratta di un ragazzo, Brù”,
– “uhm… che ragazzo?”,
– “uno che sta in palestra con me”,
– “ti piace?”,
– “tantissimo”,
– “ma deduco dal tuo sguardo che lui non ti caga”,
– “infatti. Ed io, nella mia situazione, non ho la minima possibilità con lui?”,
– “cosa significa Elena «nella tua situazione»? Tu sei carinissima, sei giovane, sei simpatica, non te la tiri, sei generosa, vai bene a scuola. Se io fossi quel tipo non ci penserei due volte a uscire con te”,
– “vedi, Brù, è che lui esce solo con ragazze esperte… Esperte sessualmente intendo”,
– “ah! … e tu non sei…”,
– “no, io non sono proprio esperta, io attualmente sono vergine. E vuoi sapere una cosa? Ho avuto due brevi storie: il primo mi ha solo fatto mezzo ditalino: mezzo perché era troppo grezzo: mi faceva male e l’ho fermato. Il secondo era più bravo e mi ha fatto un ditalino completo, così io ho ricambiato con una sega. E non penso di essere stata nemmeno granché visto che ci ha messo un mucchio a venire. La mia esperienza sessuale è tutta qua”, Elena guardò Bruno che si era ammutolito e imbarazzato e lei scoppiò a ridere:
– “dai, Brù, ti ho scandalizzato davvero?”,
– “no, scandalizzato no, un po’ imbarazzato sì, non mi aspettavo queste confessioni da te”,
– “sai perfettamente che mi fido di te: se ti racconto qualcosa di me, anche intimo, è perché sono sicura che non lo urlerai a quattro venti”,
– “no, quello tranquilla che non lo dico in giro, ma, tornando al sodo, sei venuta da me perché vuoi un consiglio per conquistare questo ragazzo?”,
– “non proprio un consiglio”,
– “cioè?”,
– “vorrei che mi aiutassi ad acquisire l’esperienza che mi manca”,
– “temo di non capire Elena”,
– “…ti va di alzarti un attimo dal divano?”.

Bruno sempre più perplesso ubbidì a Elena, la quale, alzandosi a sua volta, andò dritto contro Bruno e, abbracciandolo alla vita, pose le sue labbra sopra quelle del ragazzo e stringendolo fino a fargli sentire distintamente il calore del suo seno. Elena si staccò e tornò, sorridendo sorniona, a sedersi sul divano e, davanti a un pietrificato Bruno, si alzò lentamente un lembo della minigonna scoprendo una sua atletica coscia fino a far intravedere le sue mutandine bianche. Riabbassandosi la gonna, Elena chiese a Bruno:

– “Hai capito adesso?”. Bruno scosso dall’estasi tornò in sé, domandando:
– “è una candid camera vero? O qualche programma stupido tipo «Scherzi a parte»?”, Elena fece cenno di no, così Bruno tornò a sedersi di fianco a lei, la quale spontaneamente gli prese una mano e se la pose sopra il ginocchio nudo. “Elena…”, tornò a fissarla Bruno, “… mi stai davvero chiedendo di venire a letto con te?”,
– “ti sto chiedendo di avere una storia di puro sesso con me”,
– “Ma…Elena… là fuori ci sono decine di ragazzi della tua età che sognano a occhi aperti la proposta che hai fatto a me. Perché non chiedi a qualcuno dei tuoi amici? Lo sai che io ho 10 anni più di te? Inoltre sei pure minorenne”,
– “i miei coetanei mi salterebbero addosso senza tanti riguardi, mentre quello che io voglio davvero da te sono lezioni di sesso. E per quel che riguarda la differenza di età, dopo i sedici anni basta il consenso”. Dopo una pausa Elena prese la mano di Bruno che aveva sul ginocchio e se la mise sul seno chiedendo: “allora, va bene?”, Bruno, togliendo la mano dal corpo di Elena e scattando in piedi:
– “ma non se ne parla proprio!”,
– “sicuro?” chiese Elena ripetendo il gesto dell’alzata della mini,
– “tira subito giù quella gonna!”, le intimò Bruno. Elena ubbidì, si alzò in piedi e avvicinandosi a lui con aria supplichevole sussurrò un:
– “per favore”, Bruno sospirò, allora Elena languidamente a bassa voce si espresse: “sarebbe solo per un periodo e lascerei decidere a te quanto tempo dedicarmi. Ti prometto inoltre che sarà un segreto tra di noi”. Bruno sospirò di nuovo, allora Elena gli chiese: “mi prometti che almeno ci pensi?”,
– “va bene, ci penso”,
– “grazie Brù!”, si entusiasmò Elena, approfittando della sua vicinanza per schioccare un altro bacio sulle labbra a Bruno prima di congedarsi per tornare a casa.

Quella notte Bruno non dormì: aveva sempre considerato Elena quasi come una sorella minore e per l’affetto che provava per lei le dispiaceva non esaudire un suo desiderio. Dall’altro canto temeva che andare oltre con Elena avrebbe rovinato per sempre il loro rapporto di tenera amicizia e che non si sarebbe più potuti tornare indietro. Ma i due baci sulle labbra ed il contatto della sua mano col suo seno non l’avevano comunque lasciato indifferente. Di certo c’era una sola cosa: nella vita di Bruno le occasioni con le donne non erano poi molte ed Elena era anche una gran figa.

Due giorni dopo Bruno aveva telefonato a Elena chiedendole di andare da lui quella sera anticipandole solo che aveva preso una decisione. Elena si vestì uguale a due sere prima, pensando che l’abito le avesse portato fortuna: dentro di sé infatti si sentiva sicura che Bruno le avrebbe detto di sì. Presero il loro solito caffè in cucina sorseggiandolo in religioso silenzio ma guardandosi attentamente negli occhi cercando di scrutare reciprocamente delle emozioni. Elena, dopo il caffè, si decise a chiedergli l’esito delle sue riflessioni:

– “allora? Ci hai pensato?”, Bruno annuì,
– “sì, accetto la proposta”, Elena lanciò un urlo di gioia e gli buttò le braccia al collo sussurrandogli un grazie e schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia. Lui si staccò e le disse: “Elena, accetto la proposta ma solo ad alcune condizioni”,
– “Quali, Brù?”,
– “punto prima la riservatezza: non lo deve sapere nessuno”,
– “te l’avevo già promesso, mi pare”,
– “punto secondo l’igiene: doccia prima e doccia dopo ogni prestazione per entrambi”,
– “Brù, ma per chi mi hai preso, per una barbona? Questo lo davo per scontato”,
– “punto tre: anche se la nostra storia sarà solo di sesso, io non voglio e non posso pensare a te come ad una mignotta. Perciò voglio che ci sia anche un po’ di romanticismo tra noi e intendo che voglio vederti non solo per scopare ma anche per andare al cinema o mangiare una pizza insieme”, Elena sorrise:
– “sì, Brù, questo fa piacere anche a me. Altro?”,
– “sì: visto che è un settembre caldo vorrei che andassimo al mare una volta o due, così se ti vedo in costume magari mi sembrerà più normale vederti svestita quando… insomma, in quei momenti lì”,
– “ok. Basta?”,
– “una cosa sola ma non è una condizione: è solo un avviso. Non voglio fare tutto in una sera o due, voglio andare per gradi perché… capiscimi, Elena…”,
– “lo so!”, lo interruppe lei, “mi hai considerato finora quasi una sorella minore e hai bisogno di tempo per sciogliere il tuo imbarazzo”,
– “Esatto!”,
– “va bene tutto”, disse Elena alzandosi in piedi, “quando vuoi cominciare?”,
– “se vuoi anche subito”,
– “ok, perché no?”

Bruno si alzò, prese Elena per mano e la condusse davanti al divano dove si erano confidati due sere prima. Le fece una tenera carezza tra i suoi capelli ricci, le cinse i fianchi e, quasi tremando, poggiò le sue labbra su quelle di Elena in maniera così dolce da farle chiudere gli occhi ed aprire spontaneamente la bocca per accogliere la lingua di Bruno. Ma dopo pochi secondi di quella danza di lingue Bruno si staccò e rimproverò Elena:

– “Elena, cosa fai li imbambolata braccia a penzoloni? Abbracciami anche tu, no?”,
– “scusami, mi sono incantata: non pensavo che baciassi così bene”,
– “ok, ok, ricominciamo. Elena, lo sai che ti toccherò, vero?”,
– “Brù, certo che lo so, è quello che voglio”,
– “scusami, è che... insomma, lo so, sono cose normali tra uomo e donna ma con te… mi sembra una cosa sporca”, Elena sorrise e incitò il suo amico:
– “dai, Brù, ricominciamo”.

Nella stanza rischiarata solo dalla fioca luce di un’abatjour, Elena e Bruno tornarono a baciarsi, stavolta toccandosi reciprocamente: Bruno fece scivolare le proprie mani più volte ad accarezzare il sedere di Elena che dal canto suo fece altrettanto. A un certo punto Bruno spinse dolcemente Elena sul divano, sotto di sé, in maniera delicata e, oltre a baciarla in bocca, le baciava il collo e la scollatura mentre lei gli accarezzava la schiena. Lui interruppe il silenzio per avvisarla:

– “ora ti leverò la canottiera e resterai in reggiseno”, Elena scoppiò a ridere:
– “non c’è bisogno che mi anticipi tutto quello che farai, guarda che la mamma mi ha spiegato qualcosa”.

Fu più lesta lei a levare la maglietta a Bruno di quanto lo fu lui a togliere la canottiera della sua amica. Subito dopo Bruno le carezzò le tette da sopra il reggiseno e tornò a sbaciucchiare le parti scoperte di pelle di Elena prima di riprendere possesso della sua bocca. Elena non provava nessun imbarazzo a stare in reggiseno davanti al suo amico più grande, sia per la grande fiducia che riponeva in lui sia per i sensi che si stavano soddisfacendo con quelle attenzioni maschili. Ma a un certo punto Bruno volle interrompere bruscamente e invitò Elena a rivestirsi: «per stasera basta Elena. Vai a casa. Ti faccio sapere io quando ci rivediamo», Elena senza dire nulla lo baciò sulle labbra e con un sorriso si congedò. Bruno aveva voluto interrompere perché l’eccitazione nei suoi pantaloni si stava gonfiando troppo e temeva di non riuscire a trattenersi se fosse andato oltre.
Due giorni dopo Bruno aveva chiamato Elena chiedendole se le andasse di andare al mare il giorno dopo. La ragazza accettò volentieri anche se Bruno le chiese di andare presto e le fece fare una levataccia. A lui piaceva il tepore del primo sole mattutino. In macchina Bruno chiese a Elena se aveva rivisto quel ragazzo che la attraeva:

«sì, in palestra abbiamo parlato come sempre, ma niente di più». Giunti in spiaggia, noleggiarono un ombrellone e, stesi gli asciugamani, cominciarono a spogliarsi: Elena indossava un bikini arancio fiammante mentre Bruno un costume a pantaloncino celeste con una riga nera sul bordo. Appena sdraiatisi Bruno notò che Elena non gli staccava gli occhi da dosso:

– “cosa c’è da guardare Elena?”,
– “c’è che hai un fisico bestiale. L’altra sera, in penombra, non ci ho fatto caso. Insomma, complimenti”,
– “grazie”, dopo qualche minuto di silenzio Bruno chiamò la sua amica: “Elena...”,
– “dimmi”,
– “anche tu hai un fisico favoloso!”

Continua…
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