trio
INASPETTATAMENTE IN TRE
di Grande_Bruno
22.12.2024 |
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"Le inviai un messaggio, invitandola a passare un pomeriggio, al termine del lavoro, al centro commerciale con la scusa di dover acquistare dei pantaloni e..."
Ormai, chi ha letto le mie storie, sa che quello che scrivo è ispirato alla mia vita e solo adesso che ho raggiunto un’età matura, voglio riportare in queste righe le sensazioni e le esperienze che hanno fatto di me l’uomo che sono.
Era il 1987, sposato con una figlia e perfettamente inseriti in un gruppo di amici formati da circa 10 coppie. La vita scorreva tranquilla con il mio lavoro ed i numerosi hobby che mi hanno sempre interessato. I nostri week end erano le occasioni per fare gite fuori porta, scampagnate, andare a feste e sagre paesane (numerose nei dintorni di Roma). Spesso ci riunivamo in casa per passare serate stupende all’insegna del puro divertimento. Siamo andati avanti in questo modo fino al 1998, data in cui sono cambiate molte cose nella mia vita. Dopo la nascita della mia seconda figlia, la situazione familiare inizia a precipitare a causa dello stato di depressione in cui mia moglie era precipitata. A nulla sono valse le numerose cure specialistiche a cui si era sottoposta e ben presto il sesso tra noi è diventato solo un ricordo. A causa di ciò, non partecipavamo più assiduamente alle nostre riunione tra amici ed i rapporti si erano limitati solo ad altre tre coppie con le quali avevamo un rapporto più stretto.
E fu proprio in quegli anni che Eleonora, moglie di Roberto (una delle coppie che frequentavamo), mi guardava sempre più spesso negli occhi, fissandomi come a chiedermi qualcosa. Era ed è una donna bellissima, fisico atletico e sempre elegante e con due gambe affusolate, capelli rossi che incorniciano un viso malizioso che mi aveva sempre fatto eccitare. Affascinante e provocante, con il ventre piatto, le cosce lunghe e snelle, che culminano in un vero e proprio capolavoro: un culetto tondo e sodo che, al solo guardarlo ispirava peccaminosi pensieri. Il suo seno non era esagerato ma una terza abbondante che in estate esibiva con magliette aderenti, da cui si intravedevano, a volte, i suoi capezzoli turgidi.
Inizialmente non diedi peso alla cosa finché un giorno, durante una cena in un ristorante, per alzarsi ed andare in bagno, si strusciò contro la mia schiena facendomi sentire le sue tette sode e soffermando un attimo in più del necessario. Un brivido di piacere percorse la mia schiena e, facendo finta di nulla, mi sistemai l’uccello che nel frattempo si era inturgidito strangolato dalle mie mutande.
Per tutta la settimana successiva, non feci altro che pensare a quel contatto finché decisi di fare il primo passo. Le inviai un messaggio, invitandola a passare un pomeriggio, al termine del lavoro, al centro commerciale con la scusa di dover acquistare dei pantaloni e di volere un suo consiglio.
Come d’accordo, alle 16,30 andai a prenderla a casa e, quando uscì dal portone, mi si fermò il cuore: aveva un completo formato da una gonna a metà coscia, sulla quale aveva una giacca aperta sotto la quale, una camicetta bianca, esaltava un seno che avrebbe fatto tornare la vista ai ciechi. Mi ripresi a stento e le aprii lo sportello dell’auto facendola accomodare. Mi soffermai a guardare le sue splendide gambe, rese ancora più sensuali dal fatto che la gonna era risalita fino all’inguine. Ci avviammo all’outlet vicino casa sua e passeggiammo per i negozi scambiando battute su vestiti buffi e improbabili modelle che indossavano abiti ridicoli. Sembravamo una normalissima coppia affiatata se non per il fatto che in quel momento eravamo clandestini che stavano vivendo un «flirt». Si erano fatte le 19,00 ed Eleonora mi disse di voler tornare a casa ed io, da buon cavaliere, la riaccompagnai a casa. Al momento di salutarci mi allungai verso di lei e la baciai sulla bocca.
Appoggiai dolcemente le mani sul suo viso, glielo inclinai leggermente e la baciai a lungo, gustandomi il sapore delle sue labbra. Sentivo il cuore di Eleonora che batteva con forza, impaziente di quanto stava per accadere: probabilmente non stava più nella pelle, perché cercò di spingere il suo inguine contro la mia mano. Trattenni tra le mie, un labbro di Eleonora mentre lei allontanava la sua testa. Ci staccammo con uno schiocco liquido. Tenendo le mani sulla sua nuca, appoggiai la fronte contro quella di lei e pian piano le aprii le labbra con la lingua cercando di entrare. Lei accolse la mia lingua rispondendo al bacio con passione. Le mie mani, dotate di vita propria, iniziarono a palparla sui seni per poi intrufolarsi tra le sue gambe. Anche lei con una mano cercava il mio cazzo accarezzandolo attraverso la patta dei pantaloni. Ad un tratto mi disse:
– “andiamo a casa che saremmo più comodi”. Rimasi un attimo interdetto e risposi,
– “ma non hai paura che possa arrivare Roberto?”, Eleonora mi guardò con uno sguardo malizioso e mi disse:
– “non preoccuparti… vieni”.
Scesi dall’auto, feci il giro e, da buon cavaliere, andai ad aprire il suo sportello. Vederla scendere dall’auto, guardando le sue bellissime gambe ed il suo corpo che svettava sul un paio di scarpe con tacco 10, mi fece abbandonare tutte le remore e la seguii fino all’uscio di casa.
Quando entrammo, mi tolsi la giacca ed entrai in cucina. Mi si gelò il sangue, vedendo Roberto ai fornelli che stava preparando la cena. Si girò con un sorriso a 36 denti e mi disse di accomodarmi, invitandomi a cena. Avevo detto a casa che, dopo il lavoro, sarei uscito con dei colleghi e forse sarei rimasto fuori a cena.
Mangiammo parlando del più e del meno, Eleonora raccontava del nostro giro all’outlet e di quanto si fosse divertita. Poi il discorso si spostò sul lato erotico e di quanto fosse appagante il sesso se vissuto in maniera libera. Ogni tanto, davanti a Roberto, mi accarezzava il viso ed in maniera sfacciata mi toccava la patta dei pantaloni ed ipotizzava quale bestia si nascondesse sotto i pantaloni. Ero allucinato e da un momento all’altro mi aspettavo una reazione di Roberto. Invece l’atmosfera sembrava sempre più goliardica. Terminata la cena ci sedemmo sul divano ed Eleonora ci portò un amaro digestivo e, invece di sedersi vicino al marito, si inginocchiò davanti a me ed iniziò a slacciarmi i pantaloni. Roberto continuava a sorseggiare il suo amore mentre a me stavano saltando gli occhi fuori dalle orbite quando si apri il vestito e mostrò le sue splendide tette. Eleonora mi prese subito in bocca il cazzo perché, come disse lei, voleva «un piccolo assaggio».
È inutile nasconderlo, avevo già raccontato nelle numerose serate le mie doti amatorie prima del matrimonio e spesso sono stato oggetto di frasi allusive da parte delle ragazze del tipo «prima o poi dovrai provare ciò che dici» oppure «vedere per credere». Credo di avere una normale dotazione di circa 16 cm, bello grosso e con una naturale resistenza nel sesso, anche se però è anche vero che a letto bisogna arrivarci con altre armi.
Eleonora a un certo punto si staccò e mi prese per mano portandomi in camera da letto. Appena arrivati in Camera, lei mi chiese di penetrarla subito duramente e, dopo veramente pochi minuti, sentii che stava per venire. La strinsi forte a me per rendere più piacevole quel momento. Ma lei quella sera mi sorprese per la prima volta. Si sfilò, da sotto il mio corpo, sottraendosi ai miei colpi e si mise alla pecorina accanto a me. Credevo volesse farsi inculare, invece, per la seconda volta in quella serata, Eleonora, mi sorprese. Disse: «Roberto, mettimelo nel culo», anche Roberto rimase sorpreso ma non se lo fece ripetere due volte. Entrò dentro di lei, col suo sottile cazzo e cominciò a muoversi. Dopo pochi minuti, Eleonora si accorse che lui era già al limite e gli disse, «esci da me». Lui rimase come interdetto, ma la voce di Eleonora non dava adito a dubbi. Uscì a suo malincuore e si mise di fianco al letto. Poi mi disse una frase in un modo così dolce che la ricorderò per sempre. «Bruno, Prendimi», mi disse. Io la penetrai, ma avevo perso leggermente l’erezione. Iniziai così, lentamente e riuscii nell’intento. Mi muovevo dentro di lei che rispondeva dimenando i fianchi e girando la testa per riuscire a guardarmi. Mi rendevo conto che mi era calata leggermente l’erezione ed a questo punto mi lasciai andare alle sensazioni che provavo, così il mio fratellino mi si indurì completamente.
Eleonora se ne accorse subito. I gemiti erano differenti. Mi chiese di andar piano e, dopo un bel po’ di tempo, mi accorsi che stava per avere un orgasmo. «Che inculata cazzo», mi disse. Stava per avere un grandissimo orgasmo. Infatti da lì a pochi minuti scoppiò in lei un piacere intenso e dilagante.
Appena avuto l’orgasmo mi disse, «non ce la faccio più vienimi dentro». Aumentai le spinte ed il ritmo, la sua voce si fece quasi disperata. Ma da lì a pochi istanti sborrai abbondantemente e la riempii completamente. La cosa più importante di quella serata non fu il rapporto sessuale ma la completa fusione emotiva e fisica che mi strinse a Eleonora.
Ci stendemmo sul letto entrambi col fiatone, mi accorsi solo in quel momento che Roberto era ancora seduto accanto a noi. Lo guardai leggermente imbarazzato e fu Eleonora a rompere l’imbarazzo passando davanti al marito e dicendo «devo andare in bagno».
La serata però non era ancora conclusa. Eleonora tornò dal bagno e si distese tra di noi per godersi le nostre carezze. Ad un certo punto si rivolse a me ordinandomi: «scopami… ho capito che sei in grado di farmi impazzire di piacere e te lo chiederò spesso. Per ora voglio solo che ti scopi una femmina che ti piace!”. Mi fiondai letteralmente su di lei, le sollevai i piedi per le caviglie e me li portai dietro al collo. Il cazzo entrò da solo, naturalmente e sprofondò nella figa con un rumore sordo e violento; infilai una mano e presi tra le dita il clitoride gonfio nella rosellina della figa.
Bastano pochi colpi e urlò per il secondo orgasmo della serata. Mi restano ancora impresse nelle orecchie, nel cuore e nel cazzo, quasi come una stimmate, le sue urla di godimento.
Intanto Roberto si abbassò a baciarla e si avvinghiarono animalescamente risucchiandosi le bocche ed ingaggiando una lotta di lingue. Eleonora mi fece sdraiare e si impalò sul mio cazzo, mentre Roberto si posizionò dietro di lei. Devo riconoscere che è brava a scopare e lottai per impedirmi di sborrare subito mentre picchiavo la cappella contro l’utero. La sentii venire una, due, tre volte di seguito sempre lanciando urla che avevano poco di umano. Dopo 10 minuti di cavalcata Roberto grugnì il suo orgasmo nel culo di Eleonora, svuotandosi le palle con dei sussulti che percepivo attraverso le sottili pareti della vagina. Madido di sudore, si alzo e rimase a guardare mentre continuavo a scopare sua moglie. Andammo avanti per circa 45 minuti, quando ad un certo punto Eleonora mi incitò: «sborra, maledetto, ti prego, concludi». Aveva ragione perché erano già passate le 23,00 e dovevo decidere: mi lasciai andare e le scaricai, all’improvviso, la più lunga e soddisfatta sborrata che mai avrei potuto immaginare in una figa. Lei godeva con me ad ogni spruzzo che le urtava l’utero. Si abbatté esanime facendomi quasi paura. Mi fa segno di aspettare mentre sentii che cercava di regolarizzare la respirazione. «Cazzo, tu mi fai rischiare per lo meno un infarto… anzi la morte per soffocamento: quanto hai goduto? Se non te lo avessi chiesto quando avresti deciso di sborrare?”.
Eravamo distesi sul letto, distrutti e soddisfatti, ma mi accorsi che suo marito ebbe una reazione di sofferenza che, dopo quella sera, ci allontanò per alcuni mesi. Successivamente mi incontrai con Eleonora altre volte, anche da soli e questo fu causa di forte insicurezza e gelosia in Roberto che portò Eleonora a dirmi che momentaneamente preferiva interrompere le nostre serate.
Ma il tempo guarisce ogni ferita perciò, dopo poco più di un anno, riprendemmo i nostri incontri, dopo che avevamo chiarito che il nostro era solo un gioco e che nessun coinvolgimento sentimentale avrebbe potuto rovinare le nostre famiglie.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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