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L'amore è una cosa seria

25.02.2025 |
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"Con la bocca, invece, mi mordicchia il pene, per poi infilarne almeno la metà dentro e succhiare avidamente, dopo qualche minuto si rigira e si invertono..."
Questo per me rappresenta un ricordo molto particolare, non buono, dove sono venuto a contatto con un me che non avrei mai voluto conoscere. A volte per interessi personali agiamo in maniera brutta, dimenticando che davanti a noi abbiamo esseri umani che in assoluto vanno amati od almeno rispettati.Questo racconto lo dedico ad una giovane donna che ho conosciuto, a cui voglio veramente tanto bene; è una donna che ha sofferto ed ora non fa altro che dispensare amore. Avere avuto l’onore di starle vicino, mi fa stare bene nell’anima. Io mi auguro che questa giovane donna, nel suo cammino affettivo e sessuale, non incontri stronzi come lo sono stato io, non lo merita proprio.
Acquisita la maturità, vincitore del concorso nelle forze di Polizia, nel 1979 mi avevano trasferito a Roma ed alloggiavo in un appartamento a p.zza Santa Maria Maggiore, nel cuore di Roma. Cominciai a fare i primi passi nell’informatica di consumo, appena nascente. Le giornate erano piene e frenetiche, bisognava darsi da fare, su tutti i fronti. Ero stato assegnato ad una squadra impegnata nella lotta agli stupefacenti, avevo i capelli un po’ lunghi e frequentavo un salone unisex per le acconciature e devo confessare che mi piaceva Elvira, una sesta abbondante di seno, robusta, quasi grossa, ma un sorriso e due occhioni che mi rapivano, la simpatia nascondeva il fisico non proprio in forma. Mentre ero lì e lei mi sistemava la chioma, sfogliavo una nuovissima rivista che parlava di computer. Lei mi disse:
– “mamma mia, il futuro è qui, ora puoi avere un computer in casa, quanto mi piacerebbe vederne uno”, non ho avuto bisogno di invitarla a vedere la mia collezione di farfalle, le ho semplicemente detto:
– “stasera se vuoi vieni da me e te lo faccio provare”. La chimica era scattata, mi guardava come se avessi emesso feromoni in quantità:
– “certo che vengo”, mi disse, “solo che stasera finisco un po’ tardi”,
– “non c’è problema” rispondo, “ti passo a prendere e, se ti va, mentre provi il computer, faccio qualcosa da mangiare”,
– “fantastico”, mi disse lei.
Sarà stato il computer, saranno stati gli spaghetti all’arrabbiata, ma dopo poco la mia faccia era spalmata su quelle tette gigantesche, sode e morbide allo stesso tempo e nonostante la dimensione, i capezzoli ti guardavano dritto negli occhi, pelle un po’ scura, areole dei seni scurissime ed ampie. Il pube, data l’epoca, era ricoperto da una peluria riccia ed ampia, le labbra sotto il clitoride prominente erano carnose e socchiuse, le cosce erano grosse, ma non ostacolavano la mia testa che si insinuava, per andare a cercare il suo nettare. Mi accorsi che ci metteva molta foga, era eccitatissima, cercava e succhiava il mio pene avidamente, pensai che era un bel po’ di tempo che non faceva sesso.
Scopammo due volte, ma non sembrava soddisfatta, senza dire nulla, si mise carponi nel centro del letto e tirò su le natiche, inarcandosi in maniera quasi innaturale. Istintivamente mi avvicinai, leccai la vagina che sapeva ancora di me; il clitoride, ancora, molto teso e mi insinuai con la lingua sul buchino, lei ebbe un fremito e, sotto la lingua, sentii il suo ano che si rilassava; capii e, con dolcezza, ma fermezza, appoggiai il mio sesso ed in un modo lento ma continuo, la penetrai. Sentii lo sfintere cedere, dentro era bollente, lei allentò ancora la tensione ed io venni risucchiato dentro completamente. Una sensazione incredibile, cominciai a pompare piano, ma con decisione e lei mi accompagnava, premendo con forza, la sentii stringere, una sensazione indescrivibile, nel mentre sentii che con una mano si accaniva sul clitoride, mugolava e fremeva, io stavo per venire e premetti con forza. Contemporaneamente sentii qualcosa di caldo lungo le mie cosce, lei si stava masturbando e stava cominciando a squirtare. Estrassi il pene e mi chinai a leccare l’ingresso della vagina e due centimetri più sotto sentii che schizzava forte, con la mano le accarezzai tutto il pube rigonfio. Ci sdraiammo uno accanto all’altra, eravamo fradici di tutto, sudati, ma felici, la chimica era scattata, decidemmo di metterci insieme perché quella non era stata una scopata occasionale, ma ne seguirono tante, ma tante altre.
Stare con Elvira era piacevole, aveva vari interessi, passammo piacevolmente il tempo insieme ed anche il sesso era ad un buon livello. Un giorno mi raccontò che prima di incontrare me in effetti era stata con delle ragazze e non disdegnava i rapporti saffici, mi raccontò dei piaceri bisex, rapporti diversi, ma a suo dire molto soddisfacenti entrambi. Mi chiesi tra me e me, se forse volesse un qualche consenso per una scappatella lesbo; pensandoci, non avrei avuto nulla in contrario. Due o tre volte la settimana ci si incontrava con gli amici per fare giochi da tavolo ed i primi giochi per computer. Una sera, una delle amiche delle serate giochi, si presenta con una certa Gianna, ragazza con cui condivideva alcune passioni di lavoro ed hobby. Gianna era dirompente, era allegra, giocosa, scherzava con tutti, era di compagnia, spezzava un po’ la monotonia dei nostri soliti incontri. Si parlava di tutto, ed uscì fuori che Gianna, pure lei ha dei gusti sessuali variegati, ha avuto ragazze e ragazzi, ora è un po’ di tempo che non frequenta nessuno.
Elvira il giorno dopo mi parla della serata appena trascorsa, di come Gianna l’avesse colpita, una bella ragazza e molto interessante, percepisco qualcosa. Ci si incontra sempre più spesso, tutti insieme, ora Gianna fa parte della cricca. Una sera Elvira parlando con Gianna ha una trovata, le dice che anche lei è bisex e che a me piace avere rapporti poligami. Onestamente rimango un po’ a bocca aperta, Elvira non mi ha detto nulla prima di quest’idea, ma la cosa mi intriga. Quella sera finisce lì, non se ne parla più, ma nelle volte successive che ci si incontrava, Elvira tocca sempre l’argomento con Gianna e lei sembra cominciare ad interessarsi alla cosa, fare sesso in tre, oltretutto io non le dispiaccio, anzi. Qualche amico della cricca si accorge della cosa e comincia a fare allusioni. Qualche altro amico, spinge di più, rivolgendosi a Gianna, le dice: «se non sai se avere un ragazzo od una ragazza, acchiappateli tutti e due!» Si ride e si scherza, ma una sera Gianna si avvicina a me ed Elvira e ci dice, «si facciamolo… facciamo l’amore insieme, domani sera, sono pronta… lo voglio».
Decidiamo di vederci a casa di Elvira, è più spaziosa, ha un lettone immenso, un bel bagno, cucina grande e salottino con divano e poltroncine. Ci vediamo nel tardo pomeriggio, io porto un po’ di cose da bere, Elvira prepara degli stuzzichini, Gianna porta dei dolcetti. La serata comincia in allegria, si ride, ci si racconta cose, si parla anche velatamente di qualche ex, io dico a Gianna che lei mi ricorda molto una delle mie prime ragazze, piccolina, un po’ minuta, ma un’amatrice impagabile! Si mangiucchia e si beve qualcosina, ma poco, nessuno cerca euforia con l’alcol, l’aria è già surriscaldata. Io annuncio che faccio il caffè e Gianna chiede di andare in bagno. In pochi minuti la caffettiera riempie l’aria di un aroma magico, un aroma di casa, verso il caffè nelle tre tazzine e con Elvira attendiamo che Gianna esca dal bagno.
Mi avvicino ad Elvira e le sfioro le labbra con un piccolo bacio, in quel momento sentiamo la voce squillante di Gianna, che dice, eccomi qua, sono pronta. Girandomi resto folgorato, è lì in piedi davanti a noi completamente nuda, capelli corti nero corvino con degli occhi nocciola chiaro, piccolina, ma proporzionatissima, un bel seno tonico con i capezzoli turgidi che guardano appena appena in basso, le areole marcate e su di una si notano due piccole verruche tipiche. il ventre non è piattissimo come i fianchi che sono appena carnosi, eccitantissimi, il pube contrariamente alla moda del momento non è pieno di peli, ma ha una striscia verticale, larga massimo un paio di dita, che si ferma all’altezza dell’inizio delle labbra, si percepisce un piccolo rigonfiamento del clitoride. Una visione fantastica, un pezzo di donna fantastica, bellissima sono eccitatissimo, non ci posso credere che sta succedendo proprio a me.
Elvira si toglie la camicetta ed il reggiseno e si avvicina a lei, è più alta, Gianna appoggia una guancia tra i grossi seni e l’abbraccia, Elvira si sfila la gonna e gli slip e si sposta verso il letto, si sdraiano e cominciano a baciarsi appassionatamente iniziando anche ad esplorarsi con le mani sui seni e sui pubi. Io osservo il tutto dalla porta e mi tolgo la camicia ed i pantaloni, sono talmente eccitato che il pene scappa via dagli slip, li sfilo e le osservo mentre si leccano i seni.
Voglio creare un po’ di atmosfera, ho comprato delle candele, riesco ad accenderne una, ma incrocio lo sguardo di Gianna, sdraiata accanto ad Elvira e, da come mi guarda, capisco che vuole che mi sdrai anch’io accanto, lei è piccina io sono alto 1,72, magro, Elvira è cicciosa e tettonissima, Gianna sembra quasi sparire, ma si sente eccome! Con una mano sta sditalinando Elvira, mentre con l’altra mi sta accarezzando il pene. Tira giù la pelle e strizza un po’ il prepuzio, si accorge che ci sono delle gocce di precum, sono eccitatissimo. Finalmente poggio una mano sul suo seno, è duro e vellutato, il capezzolo si infila tra le dita ed è rigido, lei intensifica le carezze a me ed Elvira. Ci sta masturbando, ma molto delicatamente.
Ad un tratto si mette seduta, ci guarda, sorride e, girandosi su un lato, porge il suo sesso ad Elvira che comincia ad impalarla con la sua lingua prepotente. Con la bocca, invece, mi mordicchia il pene, per poi infilarne almeno la metà dentro e succhiare avidamente, dopo qualche minuto si rigira e si invertono le cose, io le lecco il clitoride e le labbra fradice e lei lecca Elvira, cominciamo tutti a mugolare di piacere. Il suo sesso è un capolavoro, una fessura perfetta, le labbra turgide, il clitoride eretto, lubrificazione abbondante, ora la desidero, la voglio penetrare, lei se ne accorge e, sempre leccando, Elvira alza una gamba quasi a fare una spaccata e me la mostra, lì aperta, si intravede il forellino della vagina, è grondante, mi metto a cavalcioni e la penetro, lentamente, voglio gustare il momento, è stretta e bollente, un abbraccio morbido, ogni millimetro del mio pene è avvolto dalla sua vagina, cerco di arrivare in fondo, sento un impedimento, non voglio che possa sentire fastidio e mi fermo, sono in fondo, lei stringe e quell’abbraccio al pene è sconvolgente, comincio a pompare, non so quanto posso resistere, questa donna è fantastica. Elvira si gira e si mette carponi, Gianna si sfila dal mio pene e si mette sotto Elvira a leccarle il clitoride, io da dietro mi infilo dentro Elvira.
Non mi sembrava vero di avere due fighe a disposizione: mentre mi muovo dentro Elvira, sento la lingua di Gianna che si muove tra le labbra di Elvira ed il mio pene, quando mi avvicino si scosta e mi lecca i testicoli, io esco dalla vagina di Elvira e trovo la bocca di Gianna, sto per venire, quando repentinamente Gianna mi stringe i testicoli e mi si blocca l’eiaculazione. Rimango sorpreso, ma Gianna a questo punto dice, «la crema ce la dobbiamo dividere da brave amanti io ed Elvira», mi mette disteso ed invita Elvira a leccare il mio pene, lo leccano e si baciano, onestamente duro poco e sento uno schizzo tremendo, ma Gianna mi aveva preceduto, aveva in bocca tutto il mio pene, attende la fine e poi avvicinandosi alla mia bocca, invita Elvira a condividere questo bacio colmo di piacere.
Pochi istanti dopo mi metto sotto Gianna e comincio a leccarla partendo dall’ano fino al clitoride, Elvira le succhia i seni, poi si avvicina pure lei al clitoride. Gianna si contorce, infilo un dito nella vagina ed uno nell’ano, roteando leggermente, la sento pulsare, Elvira le massaggia il clitoride, Gianna cerca di divincolarsi, ma io la tengo e lecco, infilo meglio il dito nella vagina, sento fremere forte e sento che qualcosa di caldo sta uscendo, allora premo con un po’ di forza sulla parete vaginale dove passa l’uretra e sotto il dito la sento gonfiarsi, è arrivato il momento, io ed Elvira non le diamo tregua , allento la pressione del dito e Gianna esplode, ci sta schizzando e noi continuiamo a leccare e carezzare, Gianna fa un piccolo urlo soffocato e la sentiamo decontrarsi , a quel punto la abbraccio, la stringo forte, i sui seni su di me, il suo sesso che ancora gronda su una mia coscia, Elvira partecipa all’abbraccio. Mai Goduto così e così tanto, mai avuto la sensazione di avere tra le braccia una donna che si è data completamente, che ha dato tutto quello che aveva senza pensarci mai un attimo.
L’avventura sembrerebbe conclusa, ma qui è scattato lo stronzo galattico, la merda totale, ciò per cui oggi a distanza di tanti anni ancora mi vergogno.
Il giorno dopo con Elvira abbiamo parlato della cosa, a me sembrava di aver vinto la lotteria con due donne. Anche Elvira è contenta perché appaga le sue voglie bisex. Tutto ok, allora? No… cominciai a riempire di attenzioni Gianna, farle regalini, cercando di essere presente il più possibile nella sua vita, lei percepì queste attenzioni e ne fu felice; mi cominciò a parlare e trattare come fossi il suo ragazzo ed io la scopavo il più possibile, ogni momento era buono e lei era felice. Anche Elvira si dava fare con attenzioni e regali, sentendosi la sua fidanzata. Io ero al settimo cielo perché mi scopavo una donna bellissima, mentre Elvira si leccava una figa succosissima e Gianna che pensava di essere amata da due persone.
Io mi accorgevo che Gianna esternava amore, si fidava delle nostre attenzioni e non capiva che era entrata in una situazione amorosa di due che forse si erano stancati, riportando vigore. Fino a quel momento avevo avuto sempre donne e non ho mai avuto problemi a scopare, ma avere una donna come Gianna, bella, sensuale, innamorata, non me lo sarei mai aspettato. Non era una donna alla mia altezza: di più. Il discorso di Elvira era simile, essendo in carne, con gli uomini era un po’ più complicato, ma con le donne era più facile, ma anche lei si rendeva conto che una Gianna se la sarebbe sognata.
Il rapporto a tre andava avanti, Gianna appariva felice, tutti sembravamo un gruppetto affiatato ed innamorato, ma un cancro non lo si cura nascondendolo sotto un tappeto ed alla fine Elvira si accorse che le mie attenzioni nei suoi confronti si erano allentate un po’, perché appena eravamo tutti a letto, io subito iniziavo a fare cose con Gianna e forse era proprio Gianna ad accorgersi che qualcosa scricchiola. Io non ci volevo stare, proponevo progetti per stare per sempre insieme e non perdere la figa di Gianna, perché non me ne sarebbe ricapitata mai, una lontanamente simile. Ma attenzione, non solo per la bellezza fisica, ma anche per la carica e l’amore che riusciva ad elargire, naturalmente. Gianna si credeva in questo terzetto ed aveva finalmente le attenzioni di cui aveva bisogno e che ha cercato da tempo, esplorando le varie pieghe della sessualità.
Ciò che nasce da una menzogna, però, non può durare a lungo. Un amico del nostro gruppetto storico, che aveva assistito a tutta l’evoluzione di questi mesi di vita insieme e che conosceva bene tutti e soprattutto me, mi prese da parte, un giorno e mi disse, «quella donna, Gianna, è innamorata di te, tu le vuoi bene come vuoi bene ad una figa aperta, sei uno stronzo, non puoi giocare così con una donna, con i suoi sentimenti, anche fosse un uomo, è la stessa cosa, quando ti accorgi che ci sono dei sentimenti genuini, non puoi continuare a prendere in giro. Sei solo uno stronzo, se non rimedi chiudi anche con me, sappilo».
Rimasi colpito ed un po’ stordito, so che stavo per perdere qualcosa che forse non mi sarebbe ricapitato mai più, ma Enrico mi aprì gli occhi, non poteva andare avanti. Qualcuno può pensare: «ed allora amala e basta che vuoi di più?». Mi rendevo conto che i sentimenti e l’amore sono una cosa troppo seria, una donna è da amare, ma io feci scattare tutto con un altro tipo di sentimento, riuscii ad avere qualcosa di non normalmente raggiungibile, feci breccia in una donna in un suo momento di debolezza, no, non andava bene, dovevo crescere ed a volte crescere fa molto male.
Quella notte andai da Elvira e le dissi che non potevo andare avanti così, dovevo cambiare le cose. Mollai tutto. Poi sempre quella notte andai da Gianna e, quando mi aprì, mi abbracciò a mi disse, «ci facciamo una doccetta veloce e facciamo l’amore, tesoro?» La guardai negli occhi e, quasi senza respirare, le dissi tutto, che la volevo possedere, non amare, che ero una merda. Lei mi sorrise, mi diede un piccolo bacio sulla guancia e mi accompagnò alla porta, uscii, lei chiuse, ma io mi soffermai sulla soglia e sentii che cominciò a singhiozzare. Non meritava tutto ciò. Ed era colpa mia, volevo strisciare, dissolvermi, sentirla singhiozzare mi provocò un dolore intenso, tutto meritato.
Donne o uomini non si possono possedere, né mentalmente né sessualmente, se consensuale ci si può divertire con il sesso, ovviamente. Oggi il solo pensiero di abusare di un sentimento altrui mi fa vomitare.
Ho voluto condividere questa esperienza che, nella sua crudezza, alla fine ha dato una svolta nella mia vita. Non so se qualcuno che legge si è ritrovato in un frangente simile, se è vittima chiedo scusa a nome degli stronzi.
Forse in questo frangente, delle lettrici possono capire il mio dolore ma non perdonare, qualche maschietto, invece… Amiamoci in tutti i modi, ma soprattutto rispettiamoci. Il mondo oggi sembra impazzito, mancano educazione e rispetto, ma forse non sono proprio il più indicato per fare la morale a qualcuno. ma quando ho saputo che la mia giovane amica è entrata in una relazione poligama, ho avuto i brividi, ho pianto per due notti alla sola idea che potesse vivere un’avventura simile, ma sono sicuro, che lei ha occhio ed orecchie buone e stia vivendo alla grande questa sua meravigliosa avventura.
Mi auguro che chi è arrivato fino in fondo a questo racconto non si sia annoiato, ma per me è stato come uno sfogo, grazie a chi ha letto.
Ciao Gianna, mi auguro che tu abbia trovato tutto ciò che ti meriti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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