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Prime Esperienze

LA RAGAZZA DELLE PULIZIE (3)


di Grande_Bruno
21.02.2025    |    144    |    2 8.0
"Dopo quella prima volta ce ne furono molte altre ed ormai Maria si poteva definire un’amante completa..."
Continua la terza parte del racconto dell’incontro con Maria, la ragazza delle pulizie che mia madre aveva assunto quando avevo solo 16 anni.


Le cose andavano di bene in meglio. Maria si era completamente sbloccata, riguardo ai pompini. Mi disse che era stata una stupida a non voler provare fino a quel momento, ma era stata tutta colpa di una sua amica che le aveva detto che era una cosa schifosa. Da quel momento adorava farsi riempire la bocca di sperma e poi ingoiava tutto tranquillamente. Anche per me fu molto meglio, perché un pompino senza ingoio è un po’ come fare una scopata e tirarlo fuori nel momento finale. Capitava sempre più spesso che ci attardavamo ed allora l’unica possibilità era mettersi a pulire in due.

Sembrava una cosa ridicola, lavorare insieme alla colf, alla quale prima abbiamo fatto perdere tempo. In ogni caso immagino che mia madre non avrebbe trovato la faccenda troppo divertente. Con il passare del tempo Maria si stava ingentilendo, vestendo meglio, imparando a truccarsi, conservato però quella passione genuina, quasi primordiale, che rendeva impagabili i nostri incontri. Riuscii a convincerla a farselo mettere nel culo, anche se fu difficile perché nel passato, aveva avuto un’esperienza disastrosa. Ci volle tutta la mia pazienza per convincerla ed accettò solo dietro la promessa che se le avesse fatto male, non avrei insistito. Presi mille precauzioni, iniziammo piano piano, con dolcezza, gradualmente, usando lubrificanti e facendola addirittura esercitare con un plug, che portò per diversi giorni, aumentando gradualmente i tempi. Il giorno fatidico era molto tesa e dovetti carezzarle a lungo le chiappe per calmarla, poi, piano piano le estrassi il plug.

«Tranquilla, Maria, se hai portato questo fino ad ora e non ti ha dato fastidio, andrà tutto bene». Il plug aveva fatto un bel lavoro, lasciandole il buchino appena un po’ dilatato, permettendomi di iniziare e spingerglielo dentro senza farle danni, ma quando provai ad andare in profondità, lo trovai strettissimo. Nonostante le dicessi di rilassarsi e di stare tranquilla, Maria era tesa come una corda di violino. Allora le ficcai una mano in mezzo alle gambe e cominciai a stuzzicarle la figa. Questo la distrasse e, quando sentii che la tensione si stava allentando, diedi una bella spinta.

Disse «ahi!» una sola volta, poi sentii che cedeva e glielo spinsi fino in fondo. All’inizio rimase buona buona, insolitamente docile per il suo carattere, poi, quando realizzò che non le faceva male, cominciò a prendere l’iniziativa, muovendo il culo in avanti e all’indietro. Beh! quando prese a dimenarsi così, resistetti veramente poco. Dopo quella prima volta ce ne furono molte altre ed ormai Maria si poteva definire un’amante completa.

Ma era un’amante? Molte volte mi soffermavo a pensare se con Maria, avessi potuto avere un rapporto diverso da quello. Per il sesso eravamo così intimi come neanche marito e moglie potevano esserlo, ma per il resto eravamo quasi due estranei. Maria, per certi versi mi faceva quasi tenerezza, ma sarebbe stato impensabile iniziare con lei una relazione tradizionale, meno che mai immaginare di viverci insieme. Non avrei mai potuto spiegarlo a mia madre, perché ero sicuro che non avrebbe mai capito. Avevo sempre temuto che poteva succedere ed un giorno successe.

Eravamo nella mia camera da letto. Maria si faceva inculare come prima cosa ed era particolarmente in vena, lo capii da come si muoveva lasciando scorrere il mio cazzo avanti e indietro in mezzo alle chiappe. Rispetto alla prima volta la situazione era migliorata moltissimo. Si metteva sempre il plug prima di venire da me, faceva due ore di pulizie in un’altra casa con quel coso infilato dentro e, quando ci incontravamo era parecchio su di giri, perché diceva che lavorare con il plug dentro, la stimolava particolarmente. Tornando a quel giorno, dopo essere venuto, Maria continuò a cavalcarmi furiosamente, mentre si sditalinava alla grande. Raggiunto l’orgasmo anche lei, decise di farmelo rinvenire subito. Io avrei preferito cinque minuti di tregua, ma in quei momenti non si poteva discutere con Maria, così mi fece allargare le gambe e cominciò a succhiarmelo avidamente.

Alternava la lingua alle labbra ed in breve tornò su, allora chiusi gli occhi e la lasciai fare. I possibili epiloghi erano due: Maria continuava fino in fondo, oppure, quando mancava poco, toglieva la bocca, mi si metteva a cavalcioni e lo guidava fino ad entrare nella sua figa calda, che non aspettava altro. Rientrando nel secondo caso, la cosa sarebbe finita lì, viceversa, se lei avesse terminato il pompino, avrei dovuto aspettarmi per forza il terzo atto, perché lei voleva godere bene fino in fondo, prima di mettersi a pulire casa. Quel giorno ero un po’ stanco e, tre volte di seguito, cominciava ad essere un po’ al limite, per me.

Staccai Maria, ma lei non ci pensava per niente, la sentii aumentare le attenzioni nei confronti del mio cazzo, poi avvertii lo sperma che saliva e stava per uscire. Ormai ero convinto che avremmo fatto anche il terzo atto, non è che poi mi sarebbe dispiaciuto. Lei si preparava ed io finalmente le venni in bocca. Maria non fece una piega, tenne duro fino a che non cessarono le contrazioni, quando improvvisamente sentimmo un botto, seguito da un urlo.

Maria si tirò su di colpo, mentre io alzai la testa in direzione del rumore. Nel vano della porta aperta della camera da letto, c’era mia madre con una busta della spesa in mano, per terra ce n’era una altra identica, che causò il botto. Mi madre ci guardava a bocca aperta. Eravamo tutti e due nudi, sul letto, io sdraiato e con il cazzo ancora dritto, Maria in ginocchio con la faccia piena di sperma. Ebbi l’impressione di aver avuto un’allucinazione, perché non vidi più mia madre, ma sentii solo la porta di casa che si chiudeva violentemente. No, non si era trattato di un’allucinazione, perché in terra c’erano ancora le borse della spesa.

Come andò a finire? Quel giorno Maria non pulì casa, perché si diede una ripulita alla faccia, si rivestì in fretta e tagliò la corda. Mia madre tornò molto tardi e non mi parlò per una settimana ma non disse nulla a mio padre. Maria fu licenziata e, per sei mesi, dovetti aiutare mia madre, nel fine settimana, a pulire casa. Una volta provai ad accennare al fatto che con Maria non ci fosse stato nulla, a parte il piacere sessuale, ma capii subito che si trattava di un terreno minato e non ripresi più l’argomento.

Dopo sei mesi, mia madre mi disse che in futuro non avrei dovuto più pulire casa, perché avremo avuto di nuovo una colf. La sostituta di Maria si chiamava Lua, anzi veramente il suo nome completo era Lualhati, ma Lua era più semplice. Eravamo seduti in soggiorno, io, mia madre e la nuova arrivata. Lua era filippina con più di sessanta anni che voleva lavorare ancora un paio d’anni, in modo di arrivare alla pensione che pensava di godersi nel suo paese. Più o meno era alta (anzi dovrei dire bassa) un metro e quarantacinque ed, avevo l’impressione, che all’incirca fosse larga uguale. Portava i capelli grigi legati dietro con una crocchia, indossava una tuta informe, che tradiva un corpo tozzo e grasso e, per finire il quadro, dai pantaloni che terminavano un palmo sotto al ginocchio, spuntavano due polpacci degni di un marciatore. Sarebbe venuta due volte a settimana ed uno dei giorni sarebbe stato il martedì pomeriggio.

Mia madre mi lanciò un’occhiata ironica ma io feci finta di niente, mentre spiegava a Lua che il martedì in casa ci sarei stato io. Non mi degnò neanche di uno sguardo, d’altra parte non credo fosse interessata a me, cosa questa decisamente positiva. Prima di congedarla ci facemmo lasciare il suo numero di telefono e fu solo allora che mi ricordai che avevo ancora, nella mia agendina, quello di Maria.

Sono sempre stato tentato di richiamarla ma la vita mi portò per altre strade.

FINE
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