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Lui & Lei

INCONTRO MERAVIGLIOSO


di Grande_Bruno
12.12.2024    |    38    |    0 6.0
"Inizialmente non ci feci molto caso, ma avvicinandomi, notai che nell’auto c’era una coppia apparentemente di mezza età, entrambi fermi quasi immobili; la..."

Alla mia età, ormai niente dovrebbe più meravigliarmi, almeno era questo quello che pensavo fino all’anno scorso.

Era il pomeriggio di una domenica d’autunno inoltrato ed era un po’ di tempo che non andavo a correre in pineta a causa dei primi freddi ed il brutto tempo. Quel giorno, dato che c’era un sole piuttosto caldo per quel periodo, decisi di fare una passeggiata in solitaria e, non sapendo inizialmente dove andare di preciso, decisi di recarmi nei soliti viali della mia amata pineta, poco distante da casa mia.

Dopo una ventina di minuti di cammino, arrivai in una radura dove sapevo ci fosse anche un bar trattoria e la mia intenzione era quella di bere qualcosa, godermi gli odori della natura e rientrare prima che facesse buio e calasse il freddo. Preso una bibita al bar, salutai la simpatica barista, che sfoggiava una corta minigonna con due gambe da copertina e l’altro unico avventore del locale per incamminarmi verso il viale sterrato. Improvvisamente la mia attenzione venne attirata dalla presenza di un’auto parcheggiata. Inizialmente non ci feci molto caso, ma avvicinandomi, notai che nell’auto c’era una coppia apparentemente di mezza età, entrambi fermi quasi immobili; la cosa che mi sembrò strana fu che lui, seduto al posto di guida, ogni tanto girava la testa guardandosi in giro come se cercasse qualcuno e che la portiera dal lato della donna era spalancata.

Per continuare a camminare sulla strada sterrata, dovevo passare per forza davanti e molto vicino all’auto. La coppia cominciava ad incuriosirmi, proseguendo voltai lo sguardo verso di loro e feci un lieve cenno con la testa che voleva essere niente più che un cenno di saluto. Loro però probabilmente lo interpretarono diversamente perché subito lui scese dall’auto e, richiudendo la portiera, si allontanò lentamente mentre lei si girò sul sedile appoggiando una gamba a terra e l’altra sul bordo della portiera. Incuriosito, invece di proseguire, feci qualche passo verso di lei e potei finalmente vederla bene; sicuramente poteva avere tra i 55 e i 60 anni, di corporatura piuttosto robusta, capelli biondo castano, ricci e di media lunghezza, indossava una pelliccia scura di non so quale animale che contribuiva ad ingrossare il suo fisico già pienotto, calze nere piuttosto velate e scarpe anch’esse nere con poco tacco.

Il viso era di aspetto gradevole, tondo con un accenno di doppio mento e gli occhi, come vidi meglio dopo, di un bel colore azzurro. Non potei fare a meno di avvicinarmi ancora un po’ e, fatti un paio di passi, quando ero ormai a meno di tre metri, la situazione mi si fece chiara e, solo un attimo prima che lei si muovesse, intuii cosa stava per succedere, aprì lentamente la pelliccia continuando mantenere coperta la gamba destra e l’inguine ma scoprendo invece completamente la sinistra, quella sollevata.

Alla mia vista apparve una coscia robusta dalla pelle bianchissima, coperta fino a metà della sua lunghezza da una calza autoreggente. Dove la balza la stringeva, si formava un simpatico rotolino di carne e continuò a spostare la pelliccia, portandola lateralmente al fianco sinistro mentre dall’altro lato continuava a mantenersi coperta. Ebbi così modo di scoprire che gli unici indumenti che portava, erano quelli che potevo vedere, cioè pelliccia, calze e scarpe, poiché sul fianco scoperto, non c’era l’ombra di slip e, dall’apertura che si era venuta a creare al centro del petto, non si scorgeva il reggiseno.

Restai stupito e per un attimo imbambolato, sapevo di luoghi nei quali coppie o anche singoli si recavano per praticare sesso in auto, esibizionismo e cose simili ma mai e poi mai avrei pensato di trovarmi in una di queste situazioni.

La signora probabilmente intuì la mia sorpresa e senza proferire parola alcuna mi rivolse un debole sorriso probabilmente di incoraggiamento, dopo il breve attimo di smarrimento, ormai conscio della situazione, ripresi a camminare verso di lei e, con quattro passi, la raggiunsi e mormorai un «buongiorno» alquanto imbarazzato al quale lei rispose a sua volta. Mentre facevo quegli ultimi passi rapidamente ripresi il pieno controllo dei miei pensieri e decisi cosa avrei fatto, mentre sentivo già montare la mia eccitazione. Non disdegnavo affatto quella bella donna dalle forme robuste, anzi a dire il vero mi piacevano di più le donne in carne di quelle secche e negli ultimi tempi anche quelle molto in carne e questa decisamente mi stava facendo arrapare. Il fratellino mi si stava gonfiando nelle mutande ed anche la signora se ne accorse, quando senza ritegno rivolse lo sguardo compiaciuto proprio all’altezza del cavallo dei miei pantaloni, non sono un superdotato ma da quel lato sono messo discretamente, quindi la cosa sicuramente si notava abbastanza. Il primo impulso fu quello di metterle una mano sulla coscia scoperta, mi chinai quindi leggermente su di lei ed iniziai ad accarezzarle il ginocchio, dapprima con un po’ di riluttanza poi prendendo coraggio dato che ormai la situazione era chiarissima, iniziai a salire più in alto sempre accarezzandola, la mia mano andava su e giù per la sua morbida cosciona e, quando raggiunse il bordo della calza ed i miei polpastrelli presero contatto con la sua pelle calda e la sua carne morbida e bianca, ebbi una specie di scossa e sentii dentro i pantaloni il membro che aumentava di volume raggiungendo la piena erezione.

Proseguendo con le carezze, la guardai un attimo negli occhi per poi tornare con lo sguardo sulla sua carne perché, quello che mi elettrizzava, era la vista del suo fianco scoperto, della metà della pancia che riuscivo a vedere, arrivai a toccare tutto quel ben di Dio, accarezzai il fianco riempiendomi la mano con le sue grazie, la palpavo, le strizzavo quei rotoli di ciccia inebriato da quel contatto, continuai sulla pancia col palmo della mano aperto a farle una specie di massaggio, la carne era morbida e la mia mano sembrava volesse affondarci dentro cercando di vincere la resistenza della pelle comunque piuttosto tesa, lei mi lasciava fare e la mia incertezza iniziale, a quel punto svanirono del tutto.

Spostai l’altro lembo della pelliccia per scoprirla completamente e poter toccare tutto il toccabile, lei mise la gamba sinistra dentro l’auto, quindi ancora con la gamba destra appoggiata a terra divaricò completamente le cosce in modo osceno, a quel punto ebbi di lei una visione completa.

La pelliccia, completamente aperta da entrambi i lati, mi mostrò totalmente il suo corpo giunonico, le sue coscione strette dalle calze, la sua carne abbondante creava due pieghe, una all’altezza dello stomaco l’altra sulla pancia, andando a coprire parzialmente un monte di venere peloso e paffuto e sui fianchi altri rotoli di ciccia la circondavano morbidamente.

Ero affascinato, incredulo per ciò che mi stava accadendo e, in preda ormai al delirio dei sensi, continuai a palparla in ogni dove. Restando chinato su di lei, toccai le cosce, le sfiorai appena il pube coperto di riccioli neri e folti che arrivavano fino agli inguini e salivano su fin dove non sapevo dire, dato che la pancia si riversava su di esso, senza mai staccare al mano dal suo ingombrante corpo cominciai a risalire, toccavo ogni centimetro di pelle mentre sentivo che il suo respiro si faceva più veloce ed affannoso, iniziò anche a dimenarsi sul sedile, agitando i fianchi ed emettendo ogni tanto qualche lieve mugolio.

Arrivai alle tette: due tettone piuttosto grosse rivolte verso l’esterno e adagiate mollemente sul suo stomaco, le areole mi sembrarono enormi, con un diametro di oltre cinque centimetri ed i capezzoli rivolti verso il basso, erano carnosi e già dritti per la sua eccitazione. Mi riempii la mano con quelle tette, prima una poi l’altra alternativamente, le accarezzavo e le stropicciavo spingendole verso l’alto per poi farle ricadere pesantemente. Iniziai poi a pizzicare un capezzolo facendolo, se possibile, inturgidire ancora più di quanto era già. Dal canto suo lei con la testa rovesciata all’indietro sullo schienale del sedile, teneva gli occhi chiusi mordendosi il labbro inferiore mentre con le mani stringeva e martoriava i lembi della pelliccia che ricadevano ai lati del suo corpo ormai in preda al piacere che le stavo procurando.

Capii che i miei movimenti stavano diventando troppo frenetici, mi stavo comportando come un ragazzetto alla sua prima esperienza. Pertanto rallentai i miei gesti e proseguii per un po’ nel palpeggiare le sue grosse mammelle che si plasmavano sotto la stretta delle mie dita, mentre lei ansimava e respirava forte mugolando ogni tanto per il piacere. Scesi nuovamente con la mano verso il suo ventre continuando sul monte di venere prominente e ne accarezzai il pelo e la carne facendo pressione. Quindi lo afferrai con la mano e lo strinsi lentamente ma piuttosto forte ed a quella manovra lei reagì inarcando la schiena e sollevando il bacino con un piccolo grido soffocato. Il suo rapido sollevarsi fece sì che io potessi arrivare con le dita alla fessura della sua vulva ed immediatamente la sentii umida e calda; era talmente eccitata che le mie dita, in men che non si dica, si bagnarono dei suoi umori seppure le labbra di quel caldo ed invitante sesso voglioso fossero ancora chiuse.

Ben presto le dischiusi: aveva le grandi labbra grasse, gonfie e carnose che richiudevano completamente la vagina, mantenendo il palmo premuto sul suo morbido pelo vi intrufolai l’indice, dapprima spingendolo dentro poi piegato ad uncino lo feci scorrere tra le labbra e risalendo alla ricerca del clitoride che immaginavo ben nascosto da quel meraviglioso scrigno di carni pelle e pelo. Ci volle qualche manovra per trovarlo ma ,appena sentii un punto più duro e sporgente, iniziai a massaggiarlo delicatamente e la cosa diede i suoi frutti perché la signora, benché non glielo avessi ancora lavorato come volevo fare, andò subito in estasi iniziando a dimenarsi sul sedile muovendo il bacino. Il mio dito era completamente fagocitato da quella caverna del piacere che grondava copiosamente dei suoi umori, lo muovevo alternando tocchi lievi e altri più decisi, passando dal clitoride che ogni tanto perdevo al tatto anche a causa dei suoi movimenti, alle labbra che percorrevo in tutta la loro lunghezza, prima dentro poi all’esterno e nuovamente dentro con una masturbazione che la stava portando al settimo cielo.

La signora ansimava, sbuffava, gemeva e si dimenava, mentre dal canto mio ero sempre più eccitato ma, troppo intento a procurarle quel godimento, non mi occupai del mio membro che scalpitava nei pantaloni. Ero però ancora in piedi fuori dall’auto e lo stare con la schiena piegata, chinato su di lei con la testa infilata nello spazio della portiera, iniziava ad essere scomodo, pertanto decisi di sedermi di traverso sul bordo, tenendo tra le mie gambe la sua che ora penzolava verso l’esterno. La signora mi lasciò fare e anzi allargò ancora più le grosse coscione, posizionando l’altra gamba al di là della leva del cambio e si sdraiò abbassando lo schienale del sedile.

A quel punto avevo il campo di battaglia a completa disposizione, questa donna lasciva e morbida che, come una grossa rana, mi offriva a gambe oscenamente divaricate il suo sesso voglioso e desideroso di attenzioni, ora mi si presentava in tutta la sa opulenza: una grossa passerona con enormi labbra gonfie e bagnata all’inverosimile.

Ricomincia a ravanarla tra le cosce, aprendola adesso con le dita di entrambe le mani che, dopo il cambio di posizione, potevo utilizzare a pieno. Gliela aprii allargandole e scoprendo l’intero frutto della sua vagina. Le piccole labbra, rosa e delicate, piuttosto nascoste, in cima alle quali sporgeva il clitoride, turgido e dritto, seppur di non grandi dimensioni, erano abbondantemente irrorate dei suoi viscidi umori.

Ripresi a masturbarla infilando un dito in quell’antro ormai completamente a mia disposizione e la signora riprese ben presto ad agitarsi ed a muoversi, per cercare il piacere che avrebbe placato il suo desiderio. Capii in fretta che un dito non era sufficiente per quell’immensa e vogliosa figona quindi al medio aggiunsi anche l’indice che subito sparirono come risucchiati in quella sconcia voragine. Sentivo salire la sua eccitazione ed i suoi umori ormai colavano copiosamente mentre le mie dita le scivolavano dentro come una lama calda nel burro, iniziando a scorrere fuori in un rivolo che scendendo lungo il perineo andò a bagnare l’ano che intanto vedevo allargarsi e contrarsi al ritmo dei movimenti. Non potevo certamente perdermi quell’occasione, per cui per un attimo mi dedicai a quel buco fremente, massaggiandolo e penetrandolo seppur di poco. Evidentemente la signora doveva essere abituata a ricevere piacere anche in quel modo perché non oppose nessuna resistenza, anzi scendendo un po’ col bacino lungo il sedile e, rilassando lo sfintere, fece in modo che il mio dito la penetrasse senza fatica, entrando fin quasi a metà.
Iniziai pertanto a muoverlo avanti e indietro mentre con l’altra mano, le allargai la fica cercando per quanto possibile di darle piacere in entrambi i canali, contemporaneamente.

La signora era in estasi: continuava a mugolare di piacere «mmmmmhhhhhh….. aaahhhhh…», ma non diceva altro. Non parlava ma, sdraiata sul sedile, rovesciava all’indietro la testa e, inarcando la schiena, si strizzava con entrambe le mani le grosse mammelle, pizzicando e torturando i capezzoli, si afferrò la destra e me la porse da baciare. Continuando a rovistare tra le sue cosce e nel buco del culo, le afferrai la grossa e molle tetta, avvicinando la bocca e mordicchiandola, la baciai, succhiai avidamente con forza il capezzolo eretto, lo leccavo slinguazzandolo e ricoprendolo di saliva. Tiravo con le labbra mentre la signora, ormai quasi persa nel suo piacere, mi spingeva la testa contro quella massa morbida facendomi quasi soffocare. Arrivai a mordicchiarlo cercando di non essere troppo rude e la cosa la stava facendo impazzire.

Capii che era vicina all’orgasmo, le tolsi il dito dal culo e mi dedicai esclusivamente alla passerona, che nel frattempo si era parecchio dilatata per il desiderio di ricevere qualcosa di più consistente che un semplice dito. Quella figa vogliosa era enorme, per le dimensioni e la lubrificazione pensai che avrebbe potuto benissimo contenere due membri senza nessuna fatica e forse pensai, li aveva anche ricevuti.

Nell’intento di riempirla di piacere, unii tutte le dita della mano ed iniziai a fargliele scivolare dentro, con movimenti alternati, dentro e fuori e allargandole ogni tanto per farmi strada, non sapendo comunque fin dove sarei potuto arrivare, sentivo i tessuti della vagina che cedevano senza riluttanza e si dilatavano man mano che la mano si faceva strada.

La signora stava per godere: non le mancava molto perché si dimenava sempre più a cosce spalancate. Nel trambusto la calza della gamba stretta tra le mie fuori dall’auto, era scesa, arrotolandosi all’altezza del ginocchio, con l’altra gamba si teneva puntata spingendo col piede contro il cruscotto dell’auto. Stava andando in orbita ed il suo respiro era sempre più veloce ed affannoso. Il suo corpo iniziava ad essere sconquassato dall’orgasmo che sentivo sempre più vicino, sollevava ed abbassava ritmicamente i fianchi ed il grosso culone, seguendo il ritmo della mia mano che si muoveva dentro di lei facilitandone la penetrazione, le mie dita erano sparite dentro il suo ventre e non le vedevo più, mentre continuavo a masturbarla avanti e indietro ed il resto della mano restava fuori.

Aveva il viso stravolto, la testa all’indietro e con le mani si frugava tutto il corpo, facendole scorrere sul collo, sulle tettone, sui fianchi e sulla pancia. Si torturava i capezzoloni, tirandoli all’inverosimile e portandoseli alternativamente alla bocca per succhiarli. Quando erano libere, le sue tette sballottavano a destra e a sinistra mentre la sua grossa pancia sobbalzava ad ogni suo movimento. Ad un tratto si sollevò dallo schienale, mi afferrò con una mano il polso e, mettendo l’altra dietro il mio gomito, iniziò a spingersi dentro la mia mano. Seguendo il suo insano volere, rilassai completamente il braccio e, sempre tenendo le dita nella fica, la lasciai fare.

Iniziò ad usare il mio avambraccio come un dildo spingendo il mio gomito in modo da penetrarsi con la mia mano e tirando il polso per agevolare il movimento in senso contrario: era una cosa pazzesca!

La signora ormai in preda al piacere più lascivo, si stava masturbando con la mia mano e non ero più io che decidevo cosa fare, ma era lei che conduceva il gioco. Ero diventato per lei uno strumento di piacere, una specie di vibratore umano. Accelerava sempre più i movimenti con un ritmo forsennato, la guardavo estasiato e stupito allo stesso tempo finché, spingendo sempre più a fondo, non si infilò completamente la mia mano dentro la fica fino al polso. Percepivo l’interno di quel baratro lussurioso, caldo e scivolosissimo. Sapevo cos’era il «fisting», ma non avendolo mai sperimentato con nessuna prima, ne conoscevo solo la teoria. Sentendo le pareti della sua vagina che cedevano sotto le sue spinte, azzardai a chiudere molto lentamente le dita a pugno ed era probabilmente quello che la signora desiderava, perché in un attimo successe il finimondo: tutto il suo corpo iniziò a tremare, il respiro era sempre più veloce, mugolava e, respirando affannosamente, ogni tanto grugniva. Per un attimo ebbi la visione di una grossa scrofa mentre proseguiva in quello stantuffarsi con la mia mano; il volto era rosso per l’affanno ed il piacere. «Sì… Sììì… Sììììììììììì!!!!», furono le uniche poche cose che le sentii dire mentre godeva come una forsennata ed i tremori del suo corpo si facevano sempre più intensi. Tremava a tal punto che quasi mi preoccupai che potesse venirle un colpo, ma non fu così…

Giunse all’apice del piacere quando dalla sua grassa figona iniziarono ad uscire spruzzi di liquido trasparente. Uno, due, tre, quattro, non abbondantissimi ma i primi talmente potenti che ne sentii perfettamente il rumore, gli ultimi di minore intensità. La signora mi aveva offerto un meraviglioso squirting, anche quello lo conoscevo solo in teoria ed apprezzai molto la cosa.

Lentamente, dopo l’orgasmo iniziò a calmarsi, le sue gambe che prima erano contratte dagli spasmi, lentamente si andavano rilassando, tutto il suo corpo si stava rilassando sul sedile, il respiro man mano stava tornando regolare. Restai lì, con la mano ancora infilata nelle sue profondità, forse per un paio di minuti, senza più muoverla; ero frastornato da quello che era successo, frastornato e compiaciuto. Sfilai lentamente la mano dal suo corpo, fece un rumore di risucchio che ancora adesso non posso dimenticare. Era piena di umori appiccicosi ed odoranti: se avessi conosciuto meglio quella signora, probabilmente mi sarei ciucciato le dita, ma non sapendo nemmeno chi fosse, mi guardai bene dal farlo. Per lo stesso motivo, non mi azzardai mai a leccarle la figa, anche se il desiderio di farlo era tantissimo.

Sfilata la mano, la grossa figona si richiuse quasi completamente ed assolutamente non sembrava nemmeno, che fino ad un momento prima, ci fosse entrato qualcosa, tanto meno una intera mano. Quasi immediatamente ne uscirono tre o quattro peti, quelle grosse labbrone mi stavano facendo le pernacchie a causa dell’aria incamerata mentre la masturbavo e mi sono sembrati quasi un ringraziamento.

Sul cruscotto dell’auto era appoggiata una scatola di fazzolettini di carta, ne presi uno e, mentre mi asciugavo la mano, solo allora mi accorsi del marito della signora, (almeno pensavo che fosse tale), del quale mi ero proprio completamente dimenticato e che nel frattempo si era riavvicinato all’auto e stava guardando dentro.

Restai un po’ interdetto: assorto com’ero a far godere la sua signora, di lui mi ero completamente dimenticato. Mi feci passare in fretta il disagio che provai inizialmente perché in fondo ero io il «terzo incomodo» ed era anche grazie a lui se stavo godendo di quella situazione. La signora ora era sdraiata, completamente abbandonata sul sedile, spossata da quell’orgasmo che le aveva squassato il corpo. Il respiro, ancora un po’ affannato, andava piano piano regolarizzandosi e nel frattempo aveva richiuso la pelliccia perché non faceva certo caldo e, passati i bollori del godimento, aveva sentito il bisogno di ricoprirsi.

«E adesso che succede… cosa devo fare?», mi chiesi mentalmente. Non sapevo se la cosa fosse finita lì o se potesse esserci un seguito: certo era che se lei era esplosa in quel mirabolante orgasmo, io ero ancora con il mio membro che premeva dentro i pantaloni. Decisi di allontanarmi un po’, aspettando gli eventi, mi alzai e mi diressi verso la fitta pineta che delimitava la radura, mi incamminai lentamente mentre con la mente rivivevo gli ultimi momenti. Mi sedetti su un ceppo di legno, con lo sguardo rivolto in direzione dei due nella macchina e vidi lei richiudere la portiera e tirare su lo schienale del sedile, lui si risedette al posto di guida, iniziò ad accarezzarle il volto ed a baciarla. Non potevo vedere cosa stessero facendo con le mani, ma immaginai che lui fosse eccitato e che forse lei gli stesse maneggiando il cazzo mentre ricambiava i suoi baci.

Dopo un po’, la mia eccitazione si era leggermente affievolita ma avevo ancora un certo gonfiore nei pantaloni, sentii il bisogno di urinare per cui mi alzai e addentrai per un paio di metri tra i pini, scostai le falde del giubbotto, aprii i pantaloni e, tirando fuori il membro dagli slip, iniziai a pisciare. Solo tirarlo fuori, fu un po’ una liberazione e, anche se ancora turgido, non dovevo preoccuparmi di piegarlo verso il basso per centrare un wc, per cui farla così all’aperto, fu un vero sollievo. Dopo pochi secondi sentii il rumore di una portiera che veniva aperta e poi richiusa, istintivamente girai la testa senza smettere di pisciare e vidi che la signora era scesa e stava venendo verso di me, mantenendo la pelliccia chiusa con le mani; aveva anche sistemato la calza che prima penzolava lungo la sua gamba.

Arrivò alle mie spalle, quindi mi sorpassò, avanzando per quattro o cinque passi, si girò verso di me e si accovacciò, tenendo sollevato da terra l’orlo della pelliccia per non farlo strusciare tra le sterpaglie e si mise a pisciare anche lei. Io avevo quasi terminato ma a quella vista invece di ricompormi continua a scrollarmi l’uccello che ritrovò subito la piena erezione. La scrollata si trasformò ben presto in un inizio di sega: mi piaceva veder pisciare la signora che nel frattempo aveva allargato per bene le cosce, aprendosi le labbra della fica con due dita, aveva aperto la pelliccia il cui orlo ora poggiava abbondantemente a terra, ma la cosa non sembrava preoccuparla più molto. La guardavo in mezzo alle gambe, sempre continuando a menarmelo, vedevo il fiotto della sua urina uscire e formare una momentanea pozza schiumosa prima di venire assorbita dal terreno, sentivo il rumore che provocava sia quando usciva sia quando arrivava a terra, la guardavo eccitatissimo mentre con la mano teneva sollevata la piega della pancia e si «manovrava» la fica per spostare leggermente il getto. Facendo questo, mi guardava anche lei, ora il mio membro era duro e se non fosse successo altro, sarei arrivato a finire la sega, tanta era la voglia che avevo;
pensai però che magari la signora sarebbe stata disposta a darmi letteralmente una mano senza lasciarmi fare tutto da solo e, pensando questo, continuando a masturbarmi, mi diressi verso di lei.

Non aveva ancora finito di pisciare quando le arrivai vicino e, mentre dalla sua fica uscivano gli ultimi schizzi, mi chinai su di lei senza nemmeno pensare troppo a quello che stavo facendo. Le strizzai per un attimo una tetta scendendo immediatamente con la mano verso la pancia e subito andando a palparle la grossa figona; il pelo, che era molto folto anche attorno alle grandi labbra, era tutto imperlato di gocce di urina che le strofinai con la mano tra le cosce, tutto l’umido che sentivo non era però dovuto solo a quello, intrufolando un dito nella sua vagina sentii che era ancora ben calda ed eccitata.

Nel chinarmi vicino a lei, il mio cazzo le si presentò ad altezza del viso in tutta la sua erezione con l’asta dura, il glande gonfio, lucido e rosso. Lei gradì la cosa perché dapprima accennò una leggera carezza sulla punta, poi slacciandomi la cintura e, abbassandomi pantaloni e slip fino a metà coscia, me lo tolse letteralmente dalla mano, iniziando a menarlo lentamente per tutta la sua lunghezza mentre contemporaneamente mi toccava i testicoli; mi risollevai rimettendomi in piedi per godermi a pieno il meraviglioso trattamento che la porcona arrapata mi stava riservando, guardai un attimo verso l’auto e vidi il marito che, in piedi appoggiato alla portiera, ci stava osservando apparentemente compiaciuto.

La signora imperterrita e sempre accovacciata continuava a manovrarmelo alternando movimenti lenti ad altri più veloci, arrivava a richiudere il prepuzio sul glande e in quel momento effettuava leggeri movimenti rotatori che mi mandavano in estasi, il mio cazzo, ormai duro all’inverosimile, svettava dritto verso l’alto. Tirata fuori la lingua, dapprima lo leccò come si fa con un cono gelato, quindi cominciò a farla scorrere su e giù, partendo dai testicoli e salendo verso l’alto. Per arrivare con la bocca alla cappella, doveva sollevarsi un po’, tentò due o tre volte di piegarlo verso il basso per metterlo in bocca restando accovacciata ma con scarsi risultati, la mia eccitazione unita alla mia altezza ed alla sua posizione, erano tali che era impossibile per lei farlo senza provocarmi un discreto fastidio.

Accortasi di questa cosa e, desiderosa ormai di finire quel meraviglioso pompino, si mise dapprima in piedi per sgranchire un po’ le gambe, senza mai mollare la presa sul mio uccello, continuò a smanettarlo. In piedi, con la pelliccia spalancata, ebbi la piena visione del suo corpo giunonico e non potei fare a meno di toccarlo. Le afferrai le sue grosse tette con entrambe le mani ed iniziai ad accarezzarle e stringerle, la sua carne morbida cedeva sotto le mie dita, dandomi una meravigliosa sensazione, mollai le mammelle e passai a lavorarle prima i fianchi contornati da meravigliosi rotoli di ciccia, poi la grossa pancia che ricadendo le copriva parzialmente il pube. Mi piaceva da matti palpare questa donna dalle carni abbondanti, mentre divaricava un po’ le cosce per facilitarmi, arrivai a ritoccarle la grassa figona, infilando due dita dentro la sua fessura e sentendola ancora abbondantemente bagnata.

Ma lei voleva finire il lavoro iniziato col mio cazzo, quindi standomi di fronte, si chinò a 90 gradi e, tenendomi l’uccello con entrambe le mani, diede qualche leccata alla cappella, talmente gonfia che pareva volesse scoppiare, poi se lo fece scivolare lentamente in bocca. Dapprima le sue labbra si strinsero sul glande, inumidendolo di saliva, quindi si riempì la bocca col mio cazzo, cercando di infilarsene dentro il più possibile. Tra gorgoglii e lievi conati di vomito, se lo faceva arrivare fino in gola provocandomi sensazioni meravigliose; non potei fare a meno di cominciare a muovere il bacino e spingendo con i fianchi, mentre afferrandola per i capelli, iniziando a scoparle la bocca, la cosa le piacque molto. Piegata alla pecorina muoveva ritmicamente la testa sue e giù, a volte affondando e ritraendo la bocca con un gran rumore di risucchio, ciucciava e leccava con foga il mio membro duro bagnandolo e inondandolo di saliva, lo teneva con una mano mentre con l’altra mi stringeva le palle.

Sentivo che non avrei resistito ancora molto perché era da parecchio che ero eccitato e non ci avrei messo molto a schizzarle il mio sperma in bocca. Mentre era china su di me, vedevo la sua nuca, il suo grasso corpo piegato ed il suo grosso culone che dimenava nella foga del pompino. Sentivo che stavo per esplodere, ma non resistevo alla tentazione di palparla ancora mentre me lo succhiava con tanto desiderio, per cui mentre lei non smetteva un momento di pomparmelo, mi spostai un po’, portandomi al suo lato, a quel punto potei afferrare l’orlo della pelliccia, ribaltandolo sulla sua schiena e scoprendole il grosso sederone. Presi a palparglielo con una mano, facendo scorrere le dita su e giù nella fessura tra le sue enormi chiappone, erano umide per un misto di urina non asciugata, sudore e umori della sua figa; Lei continuava a pomparmi forte, ogni tanto rivolgeva il viso verso di me e mi guardava senza togliersi il cazzo dalla bocca. Mentre muoveva la testa, assecondavo il suo ritmo, muovendo i fianchi mentre seguitavo ad esplorare le sue natiche arrivando a toccarle il buco del culo e la figa. Infilavo le dita dove potevo e lei, continuando a spompinarmi, emetteva dei mugolii ogni volta che le mie dita affondavano nel suo corpo; forse stava per godere di nuovo.

Io ormai ero al limite, arrivai al punto di non ritorno, sapendo che a causa della prolungata eccitazione, gli schizzi del mio sperma sarebbero stati piuttosto abbondanti. La signora mi stava sbocchinando come una maiala golosa e che probabilmente avrebbe gradito bere tutto il prodotto del mio godimento, ma in un attimo di lucidità e con uno scrupolo di coscienza, mi chiesi se sarebbe stato il caso di sborrarle in bocca, per cui una frazione di secondo prima di venire, feci per prendermi il cazzo in mano e sfilarlo dalle sue labbra. Probabilmente, da succhiatrice esperta quale doveva essere, si accorse che stavo per venire perché, aggrappandosi ai miei fianchi e spingendo giù la testa, mi impedì di sfilarlo dalle sue labbra ed anzi andò ancora più a fondo.

Voleva bere tutto quello che stavo per darle e finalmente le venni copiosamente in bocca. Il mio orgasmo fu così intenso che sentii le mie gambe cedere e piegarsi letteralmente. Non caddi a terra solo perché, allungando una mano, mi appoggiai ad un albero abbastanza vicino. Arrivarono gli schizzi, uno, due, tre; uno ad ogni contrazione, iniziò ad ingoiare avidamente i primi molto copiosi, il rumore del risucchio cambiò, sia a causa dell’arrivo di quel liquido, che tanto aveva desiderato e ma anche perché con le mie dita dentro la figa, stava avendo un altro orgasmo, anche se non esplosivo quanto il primo avuto in auto.

Si sfilò il membro dalla bocca per prendere qualche schizzo sulle labbra, le gocce iniziarono a colare e prontamente, tenendo ben saldo il cazzo in mano, se le spalmò strofinandoci sopra la cappella come un rossetto. Leccatasi le labbra, continuò ancora a succhiarmi per un po’, mentre pian piano il mio cazzo, dopo l’eiaculazione perdeva l’erezione. Non fu sazia fino a quando non me lo pulì completamente, mettendosi stavolta in ginocchio, ora che poteva arrivarci, dato che si era mestamente rivolto verso il basso, me lo leccava tutto dalla punta ai testicoli, sorreggendolo da sotto con le mani, attenta a non perdere nemmeno una goccia di quel liquido che poco prima le aveva inondato la bocca. Dato che si era ridotto di dimensioni, poté metterlo tutto in bocca, arrivando con le labbra fino alle palle per poi farlo scivolare fuori e scappellandolo, leccò la punta cercando forse qualche ultima goccia.

Dal canto mio ero esausto, spompato ed appagato dal meraviglioso lavoro di bocca di quella signora che mi aveva regalato un orgasmo come forse non avevo mai provato prima durante un pompino. Anche lei, visibilmente soddisfatta, finalmente lasciò il mio uccello, accovacciandosi sui talloni. Iniziai a ricompormi, tirando su slip e pantaloni e richiudendo zip e cintura. Non avevo bisogno di pulirmelo, dato che mi aveva fatto proprio un lavoro di fino e niente era rimasto appiccicato al mio cazzo o ad altra parte del mio corpo. Allungai una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi, prontamente la afferrò rimettendosi in piedi; si spolverò alla meglio la pelliccia e le calze, alle quali erano rimasti attaccati fili d’erba e rametti e, così facendo, la pelliccia si aprì ancora una volta e, ancora una volta, non resistetti all’impulso di darle un’altra palpata veloce alle tette, alla pancia ed alla passerona. Mi lasciò fare per un po’, quindi si ricompose e, dopo avermi rivolto un debole sorriso che ricambiai, si avviò a passi svelti verso l’auto dove, sempre appoggiato fuori, c’era il marito o pseudo tale che la aspettava.

Appena lo raggiunse lo abbracciò, baciandolo a stampo sulle labbra e risalì al posto del passeggero, lui fece il giro dell’auto e, prima di mettersi al volante, mi fece un cenno di saluto con la mano, mise in moto e andarono via in fretta.

Pensai che, dato che era uno che si eccitava a vedere la moglie che andava con altri uomini, stesse correndo a casa per scoparsela per bene nell’intimità del loro letto. Lentamente mi incamminai verso casa, ripensando a quello che mi era successo; non avevo mai avuto un’esperienza così: con una sconosciuta, in un luogo all’aperto dove qualcuno poteva vedere e per di più in presenza di un’altra persona. Un’altra cosa alla quale ripensavo era il fatto che il tutto era successo senza una parola, sia da parte loro che da parte mia, come se lo scambiarsi parole potesse in qualche modo «inquinare» la situazione che si era venuta a creare.

Ormai era quasi il tramonto, quando ritornai a casa, ma potevo dirmi molto soddisfatto. Nel tragitto verso casa pensai e ripensai ancora a tutto quello che era successo augurandomi di poter incontrare ancora quella coppia; sicuramente sarei tornato a cercarli.
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