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LA MIA COPPIA PREFERITA


di Grande_Bruno
16.01.2025    |    89    |    2 8.0
"Vieni prima da me e poi voglio vederti ancora dietro a Roberto»..."
Ormai con Eleonora e Roberto continua la nostra intimità descritta già nei tre racconti precedenti «Inaspettatamente in tre», «Ancora in tre» e «Il ritorno del trio».

Da qualche anno ci incontriamo a casa loro, appena gli impegni di lavoro ce lo permettono e mia moglie va a trovare i suoi genitori.

Quella volta la coppia organizzò una serata che prevedeva la preparazione di piatti, presi in prestito dalle varie cucine del mondo: infatti Eleonora cucina divinamente, mentre Roberto sa preparare i cocktail, che solitamente iniziamo a bere verso le 18,00 mentre io, di solito porto il vino e preparo la playlist con musica per la serata. Avremmo dedicato l’appuntamento di quella sera ai piatti tipici brasiliani e avevo già pronta la playlist con la bossanova, quando la sera prima mi chiamò Eleonora in lacrime

– “Bruno, ascolta ho un problema con Roberto”, pensai che mi chiamasse per disdire,
– “ti ascolto. Puoi parlare?”,
– “sì, appunto, non sapevo con chi parlarne, sai domani non è proprio il caso di affrontare l’argomento con lui in giro…”,
– “Va bene, spiegami cosa è successo”, insomma in quella telefonata appresi che Eleonora sospettava che lui la tradisse.
– “Però dai Eleonora, non mi sembra la fine del mondo… una scappatella può capitare, d’altra parte anche noi due… e poi è tanto che state insieme, no? Di queste cose ne abbiamo parlato tante volte…”, le dicevo,
– “ma io che ne so se è solo una scopata o se è una cosa seria? E se mi lascia?”,
– “senti Ele, scusa se te lo chiedo ma tra voi come va da quel punto di vista?”,
– “oddio non me lo chiedere… è un po’ che è una tragedia! Forse, sarà pure normale dopo alcuni anni… il fatto è che non c’è più chimica o non c’è mai stata, non lo so, siamo più come due amici che condividono tante cose e si vogliono bene”. Che strano, in tanti anni di amicizia non l’avevo mai sospettato. Pensavo che avessero anche un’ottima affinità sessuale…
– “Fammi capire, da quando non lo fate? Tu hai voglia? Lui ti cerca? Come siete messi… spiega”,
– “no guarda… non te lo so dire… forse otto mesi… dall’ultima volta che siamo stati insieme noi tre… lui sì ogni tanto mi cerca, pochissimo e io… che ti devo dire, a me non va. Mai. Non lo so, non mi sento attratta”,
– “però scusa, se tu non sei più innamorata cos’è questa gelosia?”, ricominciò a singhiozzare
– “non lo so!!!”. Mi chiedevo se, data la situazione, era opportuno incontrarci il giorno seguente.
– “Senti”, riprese Eleonora cercando di avere un tono di voce normale, “fai finta che non ti abbia detto niente, avevo solo bisogno di sfogarmi… ci vediamo domani ciao grazie ti voglio bene”.

Quella telefonata mi turbò, erano le undici di sera e stavo per andare a dormire, dopo essermi trattenuto sul balcone, riflettendo su ciò che stavano vivendo quei due ed il cielo era screziato di stelle in lontananza. Riflettevo: era possibile, anzi direi legittimo o quantomeno prevedibile, che Roberto avesse iniziato a tradirla, mosso da una frustrazione che si protraeva da chissà quanto tempo e che lei non sapesse come recuperare la relazione. Mi sembrava che tutti i loro problemi nascessero da una sorta di resistenza di Eleonora, che diceva di non aver voglia di fare l’amore con Roberto. Ma per quale motivo, mi chiedevo? Era davvero una questione di chimica oppure qualcosa negli anni era andato storto? Quante fantasie non si erano confessati per paura di essere giudicati dall’altro?

Il giorno dopo, alle 18,00 mi aprì Roberto sudato, con una t-shirt da nerd che però gli evidenziava i bicipiti e le spalle larghe.

«Scusa stavo finendo di montare degli scaffali…», mi sorpresi nel trovare che il suo odore era straordinariamente gradevole, molto penetrante, ma al punto giusto perché più forte sarebbe stato sgradevole, mentre se si fosse sentito di meno, non ci avrei fatto caso. Era perfettamente bilanciato. Roberto non mi sembrava malizioso, a dire il vero non sembrava uno a cui piacesse tanto scopare. Lui mi invitò a entrare e andò a farsi una doccia. Nel frattempo rientrò Eleonora di ottimo umore, come se la conversazione della sera prima non fosse mai avvenuta. Si mise subito ai fornelli e poco dopo ricomparve Roberto per dedicarsi al primo cocktail della serata.

«Roberto, cosa ne pensi dei rischi dell’IA?», sorrise mentre shakerava la caipirinha ed iniziammo a disquisire sui pro e i contro, sul rischio di riproduzione dell’immagine, sull’impatto che avrebbe avuto su certi tipi di carriere (come ad esempio quella nella fotografia), sulle modalità con cui si sarebbe disciplinata a livello normativo. La conversazione, come al solito, era stimolante e il tempo volava: qualche ora dopo avevamo bevuto cinque cocktail a testa e stavamo sgranocchiando allegramente l’Acarajé con João Gilberto in sottofondo.

– “Giochiamo a obbligo o verità”, propose Eleonora. La guardai perplesso, ma non avevo nessun motivo per oppormi e alzai le spalle. Roberto guardò Eleonora con sospetto. Pensai che, in ogni caso, non avrebbe mai confessato qualcosa nell’ambito di un gioco così stupido e per di più davanti a me… Ok, eravamo tutti d’accordo.
– “comincia tu Bruno”,
– “ok, Roberto, obbligo o verità?”,
– “verità”,
– “raccontaci un bel ricordo d’infanzia”,
– “Ma dai Brù!! Ma no! Devi metterlo in imbarazzo il gioco è divertente per questo, dai”, mi interruppe Eleonora,
– “ma mi imbarazzo io a mettere in imbarazzo lui, ma scusa”, eccitati dall’alcol ridevamo tutti e tre come matti.
– “Va bè allora lo faccio io a te, così ti sciogli. Obbligo o verità?”,
– “verità”,
– “ti piacciono le mie tette”,
– “moltissimo”, continuavamo a ridere senza fermarci, l’atmosfera era bellissima ma si stava scaldando.
– “Posso fartele vedere”, azzardò Eleonora. Lei era piuttosto fiera del suo seno, spesso si ammirava allo specchio e indossare abiti scollati o reggiseni non era mai stato un problema perché erano perfette, sembravano effettivamente di silicone. Senza pensarci troppo si liberò del top e rimase a busto nudo.
– “Posso toccarle?” le chiesi,
– “ma certo tocca pure”, Roberto ci guardava divertito e perplesso,
– “puoi toccare anche tu Roberto”,
– “con piacere”, Roberto era eccitato e gli era chiaro che con una sola parola sarebbe stato in grado di compromettere una serata eccezionale…

Toccai prima io Eleonora e poi Roberto che la palpava senza ritegno, mentre io ero un po’ esitante. Non capivo se il divertimento e la complicità che c’era tra noi, dopo le parole di Eleonora della sera prima, stesse lasciando il posto a qualcosa di diverso… mi accorsi che Eleonora guardava Roberto con condiscendenza e la cosa mi incoraggiò ed Eleonora mi disse, «Bruno, non essere timido, palpa per bene» mi disse con aria invitante. Eravamo tutti più rilassati, per cui Eleonora interruppe il palpeggio sfrenato e disse:

– “Adesso ci siamo, continuiamo a giocare dai”,
– “tu però tu non ti rivestire”, le disse Roberto. Smettemmo di toccarla, ma lei rimase comunque mezza nuda.
– “Roberto, obbligo o verità?” chiese Eleonora.
– “Obbligo”,
– “togli i pantaloni e gli slip a Bruno”, ordinò Eleonora ammiccante. Roberto gesticolò con le mani, indeciso sul da farsi.
– “dai, coraggio, non ti preoccupare” gli dissi io e per aiutarlo mi feci più vicino a lui. Eleonora ci guardava con trepidazione. Roberto si alzò in piedi mentre io cercavo di studiare l’atteggiamento di Eleonora. Che era l’atteggiamento di chi aveva appena iniziato a vedere un film erotico avente ad oggetto la sua perversione preferita.
– “Vado a prendere il dessert… e tu Roberto continua a spogliarlo, dico sul serio… ti prego continua. Mi piace guardarvi insieme”.

Roberto mi slacciò la cintura dei pantaloni mentre mi guardava negli occhi e, dopo avermi abbassato anche gli slip, ci andammo a sedere sul divano ed io vidi distintamente l’erezione crescergli dentro ai jeans. Una mano gli scivolò tra le mie gambe e poi anche l’altra, mi toccava le palle ed io, senza poterla controllare, ebbi un’erezione. Eleonora era tornata con il bombocado, che appoggiò sul tavolo e si sedette vicino a noi, osservando golosamente lo spettacolo del marito che desiderava il mio cazzo. Era questo che la eccitava: la gelosia e il desiderio che lui provava per il suo amico.

In anni di relazione inevitabilmente la routine uccide la passione, ma vedere il suo mondo tra le mani di un uomo era adrenalina pura. C’era una specie di deliziosa sofferenza nel piacere che provava guardandoci e decise di aumentare la sua prova interiore. «Ragazzi, siete bellissimi. Adesso perché non vi spogliate però? Non vi preoccupate per me, godiamoci la serata. Vi giuro che domani sarà tutto ok, è solo un gioco». Roberto non se lo fece ripetere due volte e mi tolse i jeans e gli slip, rimanendo sorpreso per le generose dimensioni del mio membro, su cui sputò per lubrificarlo bene e poi se lo infilò tra le labbra masturbandolo col una mano. Iniziò a baciarlo percorrendone il perimetro con le labbra umide, guardando alternativamente me e poi lei; successivamente se lo spinse in gola richiudendo teneramente le labbra attorno all’asta e scivolando a fondo con un ritmo lento e incessante.

Era eccitatissimo e a tratti vedevo che inalava il mio odore guardandomi negli occhi. Eleonora aveva iniziato a toccarsi, visibilmente emozionata. Quando cominciò a leccarmi con avidità, mi resi conto che era molto più abile di quanto immaginassi. Mi fece venire in pochi minuti e dopo aver leccato tutto il mio seme, prima che potesse perdere di consistenza, si girò carponi e provai la sensazione sublime di penetrarlo da dietro.

Iniziai a ritmo lento, mentre gli tenevo le mani sul culo e poi aumentai il ritmo, ma quando percepii che iniziava ad avere dolore, chiamai Eleonora: «dai Eleonora perché non prendi il suo posto?». Eleonora era in preda a una delirante agonia di piacere e dolore, una tempesta interiore di emozioni estreme ed in contrasto tra loro.
Il suo uomo posseduto da un uomo e che al tempo stesso la desidera, che gode con un altro e che lo fa godere… era una sofferenza, ma anche un piacere sublime, un modo diverso di guardare la persona che ci è accanto ogni giorno e che diamo per scontata senza volerlo.

Quello non era il tempo della sicurezza, della comodità casalinga, della realtà che a tratti è… così prosaica e dura. Quello era il tempo della follia, della passione, della lussuria, della sensualità, della misteriosa e oscura gioia della carne. Prese il suo posto davanti a me mentre Roberto, generosamente le accarezzava il seno. La sentivo godere, mentre Roberto si era alzato e le metteva il cazzo in bocca.

«Possiamo fare di meglio, già che ci siamo» dissi ad Eleonora, «Roberto sdraiati così che Eleonora ti possa venire sopra… Fammi vedere il culo ben aperto… in alto… abbassa la schiena…”. Eleonora si infilò nella figa l’asta turgida e fradicia del marito e mi seguì con lo sguardo mentre io passavo dietro di loro. Eleonora cominciò a baciare Roberto mentre, ogni minuto della serata continuava a riservarci sorprese meravigliose. «Eleonora, è arrivato il momento di fartelo sentire nel culo».

All’improvviso si vedeva il perfetto culo di Eleonora: un sedere da brasiliana che era davvero un peccato non onorare di tanto in tanto con una decisa e profonda penetrazione. «Sì, lo avevo capito benissimo. Vieni prima da me e poi voglio vederti ancora dietro a Roberto». Ero sicura che lei fosse molto stretta perché se era vero che non scopavano da mesi, il lato B chissà da quanto era rimasto inutilizzato… «Fallo bene Bruno, prima un dito, poi due… non farle male sennò in futuro te lo scordi”, mi disse Roberto mentre introducevo nel culo di Eleonora, prima un dito e poi due e iniziavo a spingere.

Eleonora intanto si godeva il cazzo del marito che si muovevano delicatamente avanti, indietro e intorno, cercando di farla godere quanto più possibile e osservava eccitatissima lo spettacolo del mio cazzo che sprofondava nel suo culo, ormai ben allenato. Cercai di resistere per non venire immediatamente, trattenendomi fino a quando decisi che Eleonora poteva essere pronta, allora chiesi a Roberto di fare più forte che poteva e raggiungemmo, tutti e tre, un orgasmo fortissimo.

Dopo il mio secondo orgasmo dovetti fermarmi qualche minuto, mentre Roberto continuava a pompare la moglie con la sua maestosa asta. Dopo un po' che andavano avanti, feci cambiare loro posizione e feci sdraiare Eleonora di schiena su Roberto e lo esortai a prenderla analmente. Intanto andai a controllare com’era messa Eleonora e le infilai in bocca il mio cazzo, umido dei suoi umori anali. Tornato turgido come il marmo, mi posizionai davanti ed alzai le gambe di Eleonora inserendo il mio cazzo nel suo culo insieme a quello di Roberto. In quell’attimo lei lanciò un urlo mentre le sussurrai:

– “stai ferma, a questo punto lasciaci fare, sennò ti fa più male!”,
– “Cristo ragazzi, ma già mi fa male”,
– “ma ti piace un po’ vero?”, sorridevo con tutta la malizia di cui ero capace. Lei ridacchiò.
– “oddio sì… continuate pure… mmm”,
– “dai Roberto adesso possiamo sfondarle il culo”.

Le tenni aperte le natiche e la lubrificai bene, spalmando il liquido che usciva abbondante dalla sua vagina mentre lo spettacolo di vedere il mio cazzo e quello di Roberto che entrava nel culo, fu uno dei più eccitanti di cui abbia memoria. All’inizio si lamentava e la incoraggiavo. “No, guarda, devi resistere, i primi due minuti fa male ma poi ti abitui… Roberto, tu adesso fai piano, lo so che hai voglia di spingere forte”, in effetti era terribilmente eccitante sentirla lamentare, con quel culo meraviglioso che veniva aperto a poco a poco…

– “Bruno, faccio veramente fatica sia a non venire che a non andare forte”,
– “Ele, come va?”, i due cazzi erano entrati tutto ma lei sembrava dolorante, “possiamo spingere ancora un pochino? Dai, facci divertire, Roberto se lo merita no?”,
– “o-ok. Mmmm…”, gemeva Eleonora. Roberto la prese per i fianchi e lentamente lo sfilò quasi tutto per poi riaffondare piano. Io stavo morendo, iniziai ad affondare anch’io, mentre li guardavo, lui da sotto era uno stallone che si tratteneva visibilmente per non mandare la moglie in ospedale, lei dolorante ma anche eccitatissima, credo non fosse mai stata tanto disinibita. Le sfiorai il clitoride e sentii che venne copiosamente sulla mia mano gemendo forte. A quel punto lui disse:
– “non resisto… vengo anche io… non ce la faccio”,
– “aspetta aspetta!”, disse Eleonora e si sfilò da sotto andando a posizionarsi con la bocca verso il cazzo di Roberto che le innaffiò il viso mentre io, qualche secondo dopo, le versai tutto il mio seme sul viso, la bocca e le tette.

A quel punto dopo esserci ripuliti, ci bevemmo quanto era rimasto dei cocktail che aveva preparato Roberto e poi andammo a dormire nello stesso letto.

Qualche settimana dopo incontrai Eleonora per un caffè e mi raccontò che da quella sera le cose tra lei e Roberto erano completamente cambiate, che grazie a me si erano ritrovati, che avevo fatto saltare un castello di inibizioni che si erano costruiti da soli.

Sorrisi e risposi: «Eleonora, per me è stato letteralmente un piacere».
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