Prime Esperienze
ALLE ELEMENTARI
di Grande_Bruno
08.01.2025 |
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"Aveva i capelli castani ed il mio testosterone mi aveva fatto notare due capezzoli appuntiti che facevano maliziosamente capolino da sotto la camicetta..."
Mentre ero sul dondolo sul balcone della mia abitazione e mi lasciavo cullare, i miei pensieri tornavano indietro nel tempo e precisamente ai miei 11 anni. All’età di 7 anni, a causa di una tonsillite molto grave sono rimasto a letto per circa 2 mesi e ho dovuto ripetere la terza elementare. Eccomi quindi a 11 anni in quinta elementare, di un anno più grande rispetto ai miei compagni di classe. Ricordo che i miei ormoni già iniziavano a muoversi velocemente ed è in questo contesto che vi racconto quello che successe: Nella mia V classe elementare tutti i miei compagni avevano 10 anni ed eravamo pronti a sostenere gli esami per il passaggio alla scuola media. La mia vicina di banco, Paola, una delle 8 bambine della classe, si era molto affezionata a me, sia perché l’aiutavo a fare i compiti ed a spiegarle le operazioni di matematica in cui lei era abbastanza carente e sia perché si confidava con me di tutte le sue piccole ansie con i suoi genitori. Spesso, mentre la maestra spiegava, mi giravo verso di lei e la sorprendevo a guardarmi con quei suoi grandi occhi neri. Non perdeva occasione di darmi un bacio sulla guancia, ogni volta che le facevo una gentilezza o le suggerivo una risposta.
Alla fine del mese di aprile, purtroppo mi venne la febbre per una influenza e, quando il peggio era passato, la mia mamma aveva chiesto ai genitori di Paola se poteva portarmi il diario delle lezioni assegnate nei miei giorni di assenza.
Era una calda giornata di fine aprile e mi ero tolto il pigiama mentre, sdraiato sul mio lettino, leggevo un fumetto di Superman: il mio eroe preferito. Improvvisamente sento bussare alla porta e la mia mamma va ad aprire:
- “ciao Paola, entra… vieni, Bruno è in camera sua”,
- “grazie signora, sono venuta a portare i compiti da fare”. Apparvero sulla soglia della mia camera e la mia mamma le disse:
- “entra, entra, intanto vado a prepararvi la merenda”.
Era un po’ sudata e mi sembrava bellissima, anche se non la vedevo da solo tre giorni. Aveva i capelli castani ed il mio testosterone mi aveva fatto notare due capezzoli appuntiti che facevano maliziosamente capolino da sotto la camicetta. Non avevo fatto in tempo a coprirmi con il lenzuolo e mi aveva sorpreso con la canottiera e gli slip. Non volli sembrare in imbarazzo e rimasi fermo mentre lei si sedeva accanto al mio lettino. Iniziammo a parlare di me, di lei e di quello che era successo a scuola durante la mia assenza. All’età di 9 anni, i miei genitori mi aveva iscritto ad una scuola di Judo ed il mio fisico aveva cominciato ad assumere le forme che poi, nel tempo, mi hanno consentito di approcciare con tante donne.
È vero che ero solo un ragazzino, ma già immaginavo tante situazioni in cui facevo l’amore con bellissime ragazze. Immagini alimentate dalle riviste dell’epoca, tra cui «Caballero», «Postal Market» e «PlayBoy». Mentre parlavamo, i suoi occhi erano puntati costantemente su di me ed in quel momento arrivò la mia mamma con un vassoio pieno di biscotti e 2 tazze di cioccolata. Dopo aver lasciato il tutto sul mio lettino, si voltò per andare via e mi strizzò l’occhio in senso di intesa. Era la prima volta che la mia mamma si comportava così e la cosa mi intrigò molto.
Dopo aver consumato la merenda, stavamo ridendo di cuore per le cose che Paola stava raccontando sugli scherzi che i ragazzi della classe facevano alla maestra. Improvvisamente lei mise una mano sugli slip ed il mio fratellino si risvegliò dal suo torpore per ergersi in tutto il suo splendore. Paola sgranò gli occhi e ritrasse subito la mano, ma poi mentre mi guardava negli occhi, un sorriso malizioso apparve sul suo viso e ritornò a mettere la mano su quello che era diventato un pezzo di marmo. Tentai un paio di battute maliziose per sondare la sua disponibilità, ma lei non andò oltre una risata divertita. Le presi il viso con una mano e la baciai sulle sue piccole labbra. Era caduto il tabù e le mie mani cercarono i due capezzoli sotto la maglietta a cui oppose una simbolica resistenza. Piccole e sensuali quando le mie mani di bambino le toccarono per la prima volta. La presi per mano e la tirai sul mio lettino. Lei, sottovoce protestò ancora, ma senza alcuna convinzione. Una volta stesa, non protestò più.
Le nostre bocche si incollarono e le mie mani vagavano alla ricerca della sua pelle. Come avevo visto più volte sulle riviste, volevo succhiare i seni e la mia bocca si incollò ai capezzoli già duri. Come se fosse un segnale convenuto la sua mano si posò sul mio sesso duro ancora imprigionato negli slip e iniziò a massaggiarlo, facendolo indurire ancora di più. Ormai il dado era tratto… Iniziò ad infilare la mano dentro gli slip e l’aiutai togliendomeli.
Il mio membro ora era libero, accarezzato dalla aria tiepida della primavera. Pulsante e durissimo. Sembrava che la punta volesse esplodere tanto era gonfia. Ero al massimo dell’eccitazione. Lei non disse una parola, ma ugualmente lasciò che fosse la sua bocca a parlare. Iniziò a baciare teneramente la punta, schiudendo a poco a poco le labbra, lasciando che la sua saliva bagnasse il mio sesso eretto. Poi lo prese in bocca e iniziò a succhiare. Era incredibile con quanta dedizione lo stesse facendo e la molteplicità di sensazioni che mi stava procurando.
Ingoiava il mio membro e poi lo tirava fuori massaggiandolo con le labbra, stringendolo e rilasciandolo. Oppure lo teneva in bocca e lo pompava con forza, muovendo le mani in perfetta sincronia. I miei testicoli erano nel palmo delle sue mani che li massaggiava impercettibilmente. Sentivo la sua lingua turbinare intorno alla mia cappella gonfia e poi le sue labbra baciare di nuovo la lunghezza del mio sesso. Era incredibile…mai una ragazzina mi aveva fatto godere tanto. La stanza girava intorno a me. Il mio cazzo era coccolato e stimolato di continuo. Provavo scariche continue lungo la schiena. Non poteva continuare quel lungo va e vieni, tanto che l’orgasmo continuò a montare dentro di me, forte e prepotente. Il mio sesso chiedeva la fine di quella dolcissima tortura.
Lei se ne accorse sicuramente e accelerò il ritmo dei suoi tocchi, mentre con le mani sulla testa ne seguivo i movimenti. Venni con un sospiro mentre le sue mani stringevano delicatamente la mia asta, quasi a volerlo mungere. Continuò a giocare con il mio sesso finché questo non fu del tutto sgonfio. A quel punto lo abbandonò dolcemente e si leccò le dita sporche del mio sperma.
Sussurrando, mi disse che mai aveva provato nulla genere e, dopo avermi baciato sulle labbra, si alzò e andò via. Da quel giorno la nostra complicità si rafforzò ancora di più e non perdevamo occasione per stringerci l'una all'altro. Purtroppo, dopo gli esami, i suoi genitori la iscrissero in una scuola media diversa dalla mia, ma continuammo a vederci ancora per un po'.
Come tutte le belle storie però ci fu una fine e, pian piano, non ci vedemmo più. Non ho saputo più nulla di Paola, ma ancora oggi la porto nel cuore perché anche lei ha contribuito a farmi diventare l'uomo che sono.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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