Lui & Lei
UNA STORIA INCREDIBILE (1)

06.03.2025 |
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"Ricordo un gemito e la caffettiera che cade nel lavandino..."
Non so se vale la pena raccontare questa storia. Ci sono diversi motivi per cui ho dei dubbi sul farlo, tra cui, sicuramente perché si tratta di un’operazione difficile, trasmettere a chi legge la stessa intensità delle emozioni vissute e questa storia, ve lo garantisco, ha creato emozioni forti, travolgenti. Altro motivo per i miei dubbi, è che si tratta di una storia privata, vissuta da persone in carne ed ossa ed infine, perché non si può omettere nessun dettaglio, neanche i più scabrosi, anzi, soprattutto quelli.Era la primavera del 1978 ed io e Lorella ci eravamo incontrati in un bar e poi siamo andati, insieme ad un’altra coppia, a cena. In quel periodo stavo frequentando un corso di formazione dopo aver vinto un concorso nelle forze di polizia e avevo stretto amicizia con Lorenzo, uno dei miei compagni di stanza. Spesso, durante le ore di libera uscita, uscivamo per distrarci ed in una di quelle occasioni avevamo conosciuto due ragazze e con loro si era instaurata una inaspettata complicità. Il bello di conoscersi a fondo, è che puoi essere liberamente te stesso, puoi dimenticare il politicamente corretto, puoi fare battute ed allusioni in libertà senza paranoie: serenamente. E cosi, dopo la piacevole cena fatta di cibo, vino, ricordi e tante risate, continuammo a rimanere in contatto, continuare a cazzeggiare e pianificare altri incontri.
Quelle serate divennero una piacevole abitudine, ma oltre a quella comune con tutti, io e Lorella ne aprimmo un’altra privata, segno che c’erano cose da dirsi che non potevano essere condivise. Era innegabile che la prima cena aveva innescato qualcosa che divenne presto esplosivo. Per quel che mi riguarda non saprei: forse il suo profumo sapientemente scelto che così bene si fondeva con l’odore naturale della sua pelle, forse la scollatura inevitabile per un seno cosi prorompente come il suo, forse il vezzo, quel modo di inarcare la schiena cosi sensuale ed elegante, forse la freschezza giovanile del suo essere che mostrava in ogni suo movimento. Insomma non lo so, ma di una cosa ero certo… mi intrigava molto.
A quei tempi non esistevano i cellulari e non c’erano le chat per scambiare le nostre confidenze, quindi era necessario vedersi al tramonto su una panchina e, grazie alla confidenza, che per qualche misterioso motivo si era instaurata, ci raccontavamo le nostre fantasie. Si arrivò in men che non si dica a raccontare le nostre fantasie sessuali, poi alle proprie esperienze sessuali e poi al «che mi faresti adesso qui». Vennero fuori cose che mai avrei pensato di raccontare a chi che sia e tanto meno ad una donna. Ma il senso di complicità e fiducia era così alto che, né io né lei ci ponemmo mai il problema.
Nonostante gli argomenti, usavamo l’eleganza di un linguaggio di altri tempi. Contesti erotici spinti che raddrizzavano qualsiasi cosa, capelli compresi, raccontati senza mai usare un solo termine volgare, eppure accendevano in noi un’eccitazione ed un desiderio assoluti.
– “Hai mai fantasticato di farlo in 3”, le dissi un giorno,
– “beh… per me è stato qualcosa di più di una fantasia”, mi rispose. La mia eccitazione era già al di là di ogni immaginazione e dovetti aprirmi la patta dei pantaloni per evitare di castrarmi da solo.
– “Questa me la devi proprio raccontare e senza saltare nemmeno un particolare… Con Chi lo ha fatto?”,
– “con una coppia”, rispose, “un uomo e una donna. Mi chiesero se mi sarebbe piaciuto e dissi di sì, ma ad una condizione: che lo avrei fatto solo con lei. Nel senso che io e lui ci saremmo goduti la moglie”, “e poi come è andata?”, le chiesi mentre rischiavo di venire senza toccarmi.
– “Siamo andati a casa loro, ci siamo spogliati e messi nel letto, io da un lato, lui dall’altro e la moglie in mezzo girata verso di me. All’inizio andava tutto bene, io e lei abbiamo cominciato a baciarci e toccarci ovunque, ero eccitatissima e lei pure. Quando sono scesa con la mano tra le sue gambe era talmente bagnata che penso fosse già venuta, e quando lei ha fatto lo stesso anche io sono venuta. Poi si è messa a bordo del letto a 4 zampe mi ha allargato le gambe e ci ha infilato la testa e ha cominciato a baciarmela, leccarmela, mordicchiarmela. Il marito l’ha presa da dietro e spingendo dettava il ritmo. Ad ogni affondo lei passava la lingua dentro di me e dopo una decina di questi passaggi sono venuta di nuovo. Subito dopo anche loro sono venuti”,
– “…e poi?”, chiesi io,
– “e poi niente. Cambiamo posa e sono io con la faccia tra le cosce di lei e qui il coglione del marito rovina tutto tentando di penetrarmi. Io mi ritiro e la moglie si incazza. Festa finita mi rivesto e vado a casa. E tu invece che mi dici?”,
– “dico che dopo questo, sto per venire”,
– “no no, non ci provare, con chi l’hai fatto a 3? Tanto lo so che lo hai fatto”,
– “è successo nel 1973 (leggi il racconto «un incontro al parco»), durante le gare di Karate e, giuro non era programmato almeno da me. Avevo Monica, un amante calda come il fuoco. Si era aggiunta al nostro appuntamento anche Dora, la sua amica del cuore. L’amica mi si avvicina, mi bacia e mi masturba allo stesso tempo. Mi chiesero di spogliarmi restando solo con l’intimo. Monica me lo tirò fuori ed iniziò a leccarlo con grande maestria. Poi, come ad un tacito accordo si diedero il cambio e Monica iniziò ad emettere gridolini simulando un orgasmo mentre Dora si buttò avida sul mio uccello e succhiava divinamente: diciamo che prendeva molta iniziativa. A quel punto Monica si sdraiò sul grande tappeto di fronte al caminetto a gambe spalancate e Dora si tuffò vogliosa sulla sua figa, scostandole con due dita il perizoma ed iniziando a leccare come un cagnolino che deve dissetarsi. I bagliori del caminetto fecero ombreggiare il culetto di Dora sollevato. Era una situazione molto intrigante, avevo l’uccello che stentava a stare negli slip ma volevo vedere fin dove si sarebbero riuscite a spingersi le mie due troiette. Ad un certo punto Dora si sfila il minuscolo tanga e rimane completamente nuda solamente vestita con le calzine e le scarpe. Io mi sedetti comodamente in poltrona e vidi le due troie che iniziarono a giocare. Notai che il loro scopo era quello di passarmi davanti e mettersi a novanta con la figa sulla mia faccia. Manuela si accovacciò dietro alla sua amica ed iniziò a lapparle per bene la fessura grondante. Così lavorata, Dora perse la concentrazione e si girò verso di me e mi offrì le sue tette da succhiare e fece sistemare Monica in modo che potessi infilarle il mio uccello in gola. La troia iniziò un pompino da favola mentre Dora era sempre più infoiata e la stava letteralmente mandando in estasi.
Si mette cavalcioni su di me e si impala mentre Monica mi mette la testa tra le sue cosce e mentre gliela mangio letteralmente, loro si baciano appassionatamente. Poi si incastrano una con l’altra in modo che i loro fior di loto di potessero strusciare tra di loro, mentre io dritto in piedi vengo succhiato e leccato fino a che non vengo”. Al termine del racconto, mi accorgo dello sguardo stralunato di Lorella che, con la mano sotto la gonna, si masturbava.
– “Sto venendooooo… Godooooooo”, mentre la stringo a me per sentire le sue vibrazioni. Appena si riprende mi dice: “Quando andiamo da me? … Ti voglio!”,
– “anche io… presto”.
E venne il giorno. Avevo tutto il weekend libero da impegni di studio e decisi di passarlo con lei, suo ospite. Arrivai sotto casa sua, parcheggiai e cominciai a cercare il nome sul citofono, ma non servì; Lorella era in giardino che mi aspettava. Prendemmo l’ascensore fino all’attico, eccitazione e turbamento si potevano toccare con le mani.
– “È vero o è un sogno? sei veramente qui?”, sorrisi senza rispondere, accarezzandole il viso. Entrammo in casa. “Ti faccio un caffè?”,
– "si”, rispondo istintivamente, ma non sono sicuro di volerlo.
Si avvicina al lavandino con le sue scarpe tacco 12 rosse, calze nere su gambe affusolate e tornite, minigonna di pelle nera con lampo laterale a chiudere una vita stretta che si congiunge con un maglioncino attillato stretto in vita che esalta le spalle e che davanti, il seno prorompente, sembra pronto a farlo esplodere, con una zip sul davanti aperta quanto basta per esaltare la scollatura. E mentre è lì, che armeggia con la caffettiera la raggiungo, le scanso i capelli e la bacio sul collo, le respiro in un orecchio mentre le mie mani sono sui suoi fianchi e tutta la mia virilità è poggiata senza ritegno sul suo fondoschiena. Emette un sospiro profondo che è tutto un programma, inarca la schiena e contemporaneamente le mie mani sotto il maglioncino slacciano il reggiseno, per poi portarsi sul seno nudo. Il contatto mi causa quasi un arresto cardiaco, un’eccitazione che forse non avevo mai provato prima, l’offuscamento delle mente. Ricordo un gemito e la caffettiera che cade nel lavandino.
Come dalla cucina siamo arrivati nella camera da letto non saprei dire, ma lì eravamo. Via il maglioncino, via la mia maglietta, la stringo e si stringe a me, la bacio con passione ed il suo seno ed il mio petto, che in quel momento si toccano, creano un legame indissolubile. Siamo emozionati e storditi, senza fiato, avvolti in una infinita dolcezza, circondati e protetti dal piacevole tepore dei nostri corpi. La bacio dolcemente sulle labbra mentre le accarezzo il seno, poi le bacio i capezzoli e li sento diventare duri per l’eccitazione. Poi scendo sul ventre e, mentre la bacio, slaccio la zip della gonna che si apre e si fa da parte, mentre lei porta le mani sui suoi seni nudi in una smorfia di piacere che mai potrò dimenticare.
La sua pelle è come seta, il suo odore inebriante per i miei sensi. Continuo a baciarla più giù, sulla pelle lasciata scoperta dalla ritirata della gonna. Ora le sfilo delicatamente quel che resta della sua biancheria intima, lei inarca la schiena per agevolare la cosa, scopro cosi la sua fonte della vita, delicata e profumata come tutto il resto del suo corpo. Metto la testa tra le sue gambe e inizio a bere avidamente dalla sua fonte ristoratrice. Ad ogni colpo di lingua il suo corpo freme, il suo respiro si fa sempre più veloce ed i suoi delicati gemiti diventano sempre meno delicati fino al momento liberatore, quando la sento venire come un fiume in piena. «Siiiii Vengooooooooo è bellissimooooo». Poi spasmi di piacere che sembravano non finire mai. Torno a sdraiarmi vicino a lei, le bacio il collo e le accarezzo il seno. Lorella si alza e si mette a cavalcioni su di me e poi finisce di spogliarmi completamente. Si china sul mio sesso e lo fa sparire dolcemente nella sua bocca. Ero in paradiso. Dopo essere tornata affianco a me, bella come una Dea, mi disse: «adesso prendimi ti prego» e la presi, dolcemente. Fu una fusione di corpi. La sua eccitazione torna alle stelle e quando era pronta per esplodere aggiunse: «adesso vieni ti prego, inondami e fammi sentire il tuo piacere».
E cosi fu, venimmo insieme. Provai un piacere di un’intensità che non so spiegare, lungo, misteriosamente lungo, dolce e liberatore. Restammo cosi per un po’, nudi, abbracciati bocca sulla bocca per gustare il particolare profumo che prende il respiro durante la massima eccitazione. Ma i sensi erano ben lungi dall’essere placati. Andai a fare una doccia veloce per poi arrotolarmi nell’accappatoio. Quando tornai in camera non c’era, si era chiusa nell’altro bagno. Quando ne uscì ero in sala che ciondolavo. Si presentò con un body a slaccio rapido nero e rosso e ornato di pizzi, tacchi a spillo vertiginosi e calze con giarrettiere. Spargeva fascino ed eleganza. La vista era idilliaca. Si avvicinò e mi baciò e poi infilò la mano sotto l’accappatoio, rendendosi subito conto che sull’argomento avevo ancora molto da dire.
Detto fatto. L’alzai di peso e la misi a sedere sul tavolo, poi la feci sdraiare mettendole un cuscino dietro la testa, sganciai il body da sotto e misi la testa tra le sue gambe. La baciai, la leccai la mangiai e la succhiai fino a quando non la sentii gemere di nuovo di piacere. Mi alzai in piedi liberandomi dall’accappatoio, le alzai le gambe poggiandole sulle mie spalle, l’attirai verso di me e la penetrai con vigore. Lorella venne di nuovo. La tirai su, la girai ponendo il cuscino sotto il suo ventre e la presi di nuovo da dietro e lei venne di nuovo. Si mise seduta sul tavolo e io salii su un panchetto in modo che potesse masturbarmi e ingoiarmelo senza fatica. La sua bocca stava facendo un lavoro fantastico ed era arrivato il momento. «Sto per venire le dissi». Lorella allora riprese a masturbarmi con grande velocità di movimento fino a che tutto il mio seme non le schizzo sul seno e sul collo, rallentando progressivamente l’azione per prolungarmi il godimento. Poi con le mani se lo sparse addosso come fosse una crema. «È parte di te» disse, «lo voglio tenere con me più che posso». La baciai con passione, poi finalmente prendemmo il famoso caffè.
Eravamo eccitati all’idea che quello fosse solo l’inizio. Complicità e confidenza ma soprattutto la certezza di poter esprimere le proprie fantasie, i propri desideri senza essere giudicati o mal interpretati anzi, con la certezza che sarebbero stati esaltati, amplificati e incentivati. Perché il piacere dell’altro, il suo appagamento, era la cosa più importante.
Quella notte non si dormì un gran che. Non facemmo altro che cercarci, toccarci, baciarci e masturbarci passando di volta in volta dal sonno all’orgasmo. Al mattino organizzammo una ricca colazione a base di uova strapazzate, ciambelle, cornetti, marmellata, Thè e caffè. Mangiammo tutto con gusto e soddisfazione. Poi ci infilammo insieme sotto la doccia dove ci lavammo a vicenda. Giriamo per il quartiere mano nella mano tutto il tempo. Sembrava che tutti la conoscessero, la salutassero e soprattutto la guardassero. Come biasimarli, elegante, sensuale, vestita in modo impeccabile, con uno stile che la esaltava, mai sopra le righe, mai sotto le righe. Ma lo stupore era un altro, era la prima volta che la vedevano girare in intimità con un uomo. Per quelli che avevano sperato, creduto, pensato e fantasticato di entrare nelle sue grazie fu un vero duro colpo. E devo dire che erano davvero tanti! Alcuni si arresero subito all’idea, altri faticarono, ad altri ancora mi toccò spiegare con le buone maniere di andare «ad altra più facile fonte la sete placare».
Pranzammo in un ristorantino in riva al mare, anzi direi proprio sulla spiaggia e ci godemmo il sole primaverile fino al tramonto. Non smettevo di sbirciare nella scollatura o di guardargli il sedere, manco fosse la prima volta che la vedevo. Rientrati a casa, giusto il tempo di chiudere la porta e lei mi aveva già tolto la maglietta e io le avevo sfilato le mutandine, seduta sul lettino dei massaggi e infilato la testa tra le sue gambe. Spari per un po’ in bagno, e quando tornò aveva indosso una lingerie da togliere il fiato completa di calze a rete fitta e scarpe con i tacchi. Ma solo quando la sdraiai sul lettino massaggi e la spogliai, mi occorsi che aveva messo le palline della geisha. Si stese a pancia in giù e cominciai con olio ed essenze a massaggiare prima le natiche poi l’ano. Prima esternamente poi sempre più in profondità. Prima un dito poi due. Finito il massaggio mi stesi su di lei, misi il pene in mezzo alle natiche e lo lascia scendere dolcemente fino ad incontrare il suo ano, dove iniziò ad entrare senza difficoltà.
– “Fa piano”, disse, “lì sono praticamente vergine”,
– “ti sto facendo male?”,
– “no anzi… mi piace… continua… continua fino in fondo”. Cominciai cosi senza irruenza a spingere e a muovermi dentro di lei, che gemeva.
– “Ti faccio male?”,
– “nooo!!! È bellissimo, con le palline mi sembra di prenderne due insieme”,
– “ohhh! questa non me l’avevi raccontata, allora perché limitarsi a due, vogliamo lasciare le tue labbra senza far niente?”,
– “siiii mi piace lo voglio, continua di prego, adesso spingi più forte che puoi, mi fai impazzire”, mi disse, “sto per venire di nuovo”,
– “anche io”, risposi,
– “daiiiii, vienimi dentro, inondami … io vengooooooooo”,
– “siii, anche io, eccomi”,
– “Bellissimooooo, ti prego, resta dentro, non uscire”,
– “non pensavo mi potesse piacere così tanto, ho avuto un orgasmo anale. Ho sempre avuto paura di sentire dolore”.
Restammo qualche minuto allacciati finché il pene non uscì naturalmente e poi andammo insieme sotto la doccia. Uscimmo di nuovo per andare a mangiare in un ristorante non lontano da casa. Il posto non era molto frequentato e Lorella scelse un tavolo molto appartato. Quando il cameriere si allontanò tirò fuori dalla borsa un telecomando e me lo diede. «Prendi questo e usalo a tuo piacimento». Non ci fu bisogno di spiegazioni, il telecomando era dell’uovo vibrante che si era inserita prima di uscire. Lo provai subito, volevo vedere l’effetto sul suo viso. All’inizio tentò l’indifferenza ma quando aumentai la velocità, non potette più nascondere che ne stava godendo. Aumentai fino al massimo e poi spensi. La tenni in sospeso così tutta la cena, accendendo e spegnendo, poi, risaliti in macchina, lo accesi al massimo e lo lasciai cosi finché non la sentii venire.
A casa la misi a 4 zampe poggiata sul divano, le divaricai bene le natiche, lubrificai bene il suo ano ed il mio membro, riaccesi l’uovo vibrante e la presi di nuovo dietro. «Siiii, ti prego, spingi senza fermarti, rompimelo una volta per tutte». Ci misi circa mezz’ora prima di venire, mentre Lei si godeva un orgasmo dopo l’altro. «Siiii, dai rompimelo, spingi più forte che puoi». Dallo specchio di fronte ci guardiamo e questo amplifica la nostra eccitazione ed il nostro desiderio.
– “Brunoooo! Fantastico! Mi sembra di essere presa ovunque”,
– “guarda”, le dico, indicando lo specchio, “c’è una che ci guarda”, “uhm! mi piace, è bella? Che fa?”,
– “si, è carina e si sta toccando tutta dall’eccitazione”,
– “falla venire qui, ho la bocca libera e le labbra infuocate. Voglio mettergli la testa tra le cosce”,
– “oh! Si, si, si, vengooooooooo, amore, è bellissimooooooo”,
– “anche io, anche io, siiiiiiiiiii”. A fatica ci infilammo nel letto nudi come eravamo, esausti ma sereni e finalmente il sonno ebbe la meglio.
CONTINUA…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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