Lui & Lei
LE AMICHE (1/5)
di Grande_Bruno
28.11.2024 |
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"Ci presentammo l’un l’altra e lei cominciò a chiacchierare con me mentre distribuiva sulla mia schiena la cera calda..."
Tra i ritagli di memoria, ho trovato quelli del periodo in cui mi allenavo prima dei campionati di Taekwondo. In quegli anni ero un bel giovane, con un fisico magro e muscoloso, alto 1,70 con occhi marroni che d’estate viravano sul verde. Come tutte le mie storie, anche questa è la descrizione (romanzata) ispirata alla mia vita.
PARTE 1/5
Era da un paio di settimane che le facevo la corte, dopo che l’avevo vista in palestra: alta, bionda, dal corpo flessuoso, era la ragazza che avrei davvero voluto nuda nel mio letto, sudata e ansante e con una buona dose del mio desiderio dentro di lei e sulla sua pelle chiara. Avevo chiesto al mio maestro come si chiamasse: Flavia, mi aveva detto.
«Flavia»: sarebbe stato un nome molto piacevole da sussurrare durante un orgasmo. Decisi l’indomani sera, se fosse andato tutto bene: avevamo deciso per una cena dopo alcuni incontri pomeridiani al bar, dove avevamo scoperto di essere compatibili caratterialmente. Entro un paio di giorni, probabilmente, se lo fossimo stati anche a livello sessuale, ci saremmo probabilmente messi insieme. Beh, con una figa simile io lo ero di certo.
La mattina dopo, decisi di dare maggiore risalto ai miei addominali ed ai pettorali con una seduta dall’estetista: non era la prima volta che facevo la ceretta a strappo per la pelliccia che mi cresceva addosso e non mi andava affatto di fare la figura dell’orso con Flavia. Entrai nella piccola clinica, niente di più di un negozio con qualche locale separato in cui strappare peli o fare manutenzione alle unghie. Mi presentai al bancone, dicendo di avere una prenotazione; la donna che gestiva i clienti la trovò sul suo computer e chiamò una ragazza perché mi facesse il trattamento che avevo richiesto. Pochi istanti dopo giunse una ragazza davvero bella, non troppo alta, capelli castani, un gran bel fisico nascosto in una uniforme bianca. Mi sorrise e mi chiese di seguirla. Non avrei chiesto di meglio.
A coronare quel corpo meraviglioso ci pensava un gran bel culo che si muoveva in un paio di pantaloni che sembravano strizzarlo fin quasi troppo: ci avrei piantato volentieri le mani sopra e ben altro al suo interno, per quanto non sia mai stato amante del sesso anale. Quasi mi pentii di volermi mettere con Flavia… Se solo avessi conosciuto qualche giorno prima Laura.
Entrammo in una delle stanze e, dopo aver chiuso la porta mi fece togliere la maglietta e sdraiare sul lettino coperto di carta. Ci presentammo l’un l’altra e lei cominciò a chiacchierare con me mentre distribuiva sulla mia schiena la cera calda. Di tanto in tanto, sbadatamente o meno, mi sfiorava con le mani e quelle sembravano ancora più bollenti della cera: quanto mi sarebbe piaciuto se avesse cominciato a farmi un massaggio con quelle sue dita flessuose… Glielo avrei restituito volentieri.
La ragazza cominciò a strappare peli, continuando a parlare di sé, di cosa aveva studiato, di quanto le piaceva fare quel lavoro, del cugino che non voleva farsi fare la ceretta. «Di certo nemmeno io vorrei farmi mettere le mani addosso da una cugina così carina», commentai malizioso. Lei sembrò non capire e continuò con il suo lavoro, raccontando aneddoti che a suo giudizio sembravano divertenti. A me poco importavano, ma ne approfittavo per sembrare interessato e, di tanto in tanto, ridacchiavo o ponevo domande. Finita la schiena mi fece voltare supino. Mentre preparava altra cera calda la vidi adocchiare i miei addominali con un sorriso e, quando iniziò a lavorarci sopra, non perse occasione di sfiorarli, così come i pettorali.
Soddisfatto del lavoro svolto da Laura, stavo per alzarmi quando lei mi chiese, quasi distrattamente: «Non vorresti fare una depilazione anche all’inguine?». Ammetto che rimasi quasi scioccato alla domanda. Non era nei miei programmi, anche perché prevedevo di dare una sforbiciata attorno all’uccello da solo, una volta tornato a casa, sia per risparmiare qualche euro, sia per una questione pudica. In più, la volta precedente che ero venuto a farmi depilare, la tipa che mi ero ritrovato a strapparmi i peli non era carina e delicata come Laura. Al diavolo, pensai, magari Flavia avrebbe gradito un pube depilato come si deve e poi volevo vedere l’espressione di Laura davanti al mio cazzo dopo gli occhi che si era fatta sui miei addominali. Tornai a sdraiarmi, sorridendo.
– “Perché no?”, risposi; lei si avvicinò al letto,
– “abbassa i pantaloni e le mutande, per favore”, mi ordinò.
Sono sicuro che nella sua voce ci fosse una leggera nota di desiderio. Feci come mi aveva detto, un po’ deluso che non me li avesse abbassati lei. Inarcando un po’ la schiena mi feci scivolare lungo le gambe i jeans e le mutande. Grazie alla presenza della splendida ragazza ed all’eccitazione che mi avevano provocato le sue mani su di me, il mio uccello s’inalberò all’istante, un obelisco rosa e porpora in onore di una magnifica dea. Mi finsi imbarazzato, sebbene lei non lo sembrasse per nulla. Anzi, lo fissò con un certo desiderio.
– “Spero tu riesca a lavorare ugualmente, senza doverci girare attorno”, ironizzai,
– “non preoccuparti, so come fare per metterlo al suo posto”, ribatté lei e lo strinse tra le sue dita calde, facendomi sussultare.
Io ero pronto a buttare tutto sullo scherzo, ma Laura sembrava di un’opinione diversa. Mi sorrise, mentre la sua mano cominciava a muoversi su e giù lungo l’asta del mio cazzo, scappellandolo completamente o facendone richiudere la punta nella pelle. «Non capita spesso di trovare un ragazzo carino come te, Bruno, in questo lavoro”, sussurrò, guardandomi negli occhi, «spero che non sia un problema se ne approfitto…» e, mentre lo diceva e la sua mano sinistra mi sparava lentamente una sega, la destra scivolò sulle mie palle, accarezzandole, scendendo fino al perineo e poi tornando a manipolarle.
Cazzo, quant’era brava. Immaginai che il cugino avrebbe cambiato idea se avesse conosciuto le doti nascoste della fanciulla. Parlava sottovoce, non per paura di essere sentita all’esterno ma per creare un’atmosfera più intima tra noi due. Mi disse di rilassarmi, di percepire solo il movimento delle sue mani sul mio uccello e sui miei coglioni. Non so quanto durò, ma fu la sega migliore della mia vita, con le sue dita che di tanto in tanto lasciavano la mia nerchia per accarezzarne la cappella e poi tornare a muovere la pelle. E come non parlare di cosa stava facendo alle mie palle: le sfiorava, le tastava fino ai testicoli, le sollevava e le abbassava, le contorceva un po’ e poi le lasciava andare. Sapeva farlo con maestria, cercando volontariamente di farlo durare il più a lungo possibile: non stringeva troppo forte e di tanto in tanto si sputava sulla mano per avere ancora meno frizione. Più che svuotarmi i coglioni, sembrava volesse riempire la mia mente di piacere.
Fu con un sospiro quasi più di delusione che di passione che sentii infine la sborra scorrere attraverso l’uretra e sgorgare all’inizio con qualche schizzo all’aria, per poi colare più placidamente lungo il mio cazzo. Rimasi qualche secondo con gli occhi chiusi, godendomi il piacere che mi era stato donato da una splendida ragazza conosciuta meno di mezz’ora prima. Quando li aprii, giurerei di aver visto Laura allontanare di scatto la sua mano sporca di sperma dalla bocca e ritirare la lingua. Come se niente fosse, si pulì con una salvietta e poi, con un’altra, passò a togliere sborra anche dal mio cazzo. Le misi una mano sul fianco sinistro.
– “Grazie Laura. Sei fantastica”, le dissi, “potrei…”,
– “non adesso, temo che non avremo il tempo”, rispose lei sorridendo, “tra dieci minuti ho una ricostruzione di unghie”.
Peccato: l’avrei fatta volentieri sedere sulla mia faccia e consumato la sua figa con la lingua. Mi domandai se Flavia avesse saputo fare una sega di quel livello. Finita la depilazione dell’inguine, cosa che richiese pochi minuti, chiesi a Laura di scambiarci il numero di telefono.
“Molto volentieri”, esclamò lei, contenta, dettandomi il suo numero. Supposi che quella sega servisse a conquistarmi: ce l’aveva fatta, in effetti. “Quando hai un giorno libero?”, le domandai, dopo averle dato il mio, “domani sono libera”, “posso invitarti a pranzo?”, lei accettò con piacere. Sperai che il pranzo si concludesse con un’altra sega ed un cunnilingus di quelli che so fare io.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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