Lui & Lei
LA VICINA DI CASA
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12.02.2025 |
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"Aveva una pelle morbidissima, di seta e profumava di gelsomino..."
Nel racconto «INCONTRO IN PINETA», ho accennato alla mia vicina di casa, con la quale un giorno come tanti ho fatto con lei una passeggiata in pineta. Adesso voglio raccontare come ci siamo conosciuti e come abbiamo deciso di iniziare una relazione esclusivamente per appagare la nostra voglia di sesso.Nel 2016, una volta in pensione, ho fondato una compagnia teatrale senza scopo di lucro, per esternare una vecchia passione che fin dalla gioventù mi ha pervaso. Dopo il successo della serata, mi si è avvicinata una signora del pubblico, che si è complimenta calorosamente con me per lo spettacolo. Mi disse che si chiamava Lidia e che la mia regia e la mia interpretazione, l’avevano sbalordita. Dopo averla ringraziata con un abbraccio, mi dedicai agli altri ospiti stringendo mani ed elargendo baci e abbracci. Prima di andare via, Lidia mi si avvicinò e mi disse che sarebbe lieta se accettassi di prendere un caffè a casa sua. Venni così a sapere, sbalorditivamente, che la signora abitava nel mio palazzo.
Lidia mi fece impazzire dalla prima volta che la vidi e dopo quel caffè a casa sua, fra di noi nacque una certa confidenza che ci portò a vederci, qualche volta, al di fuori di casa sua. Spesso mi offrivo di portarle la spesa a casa e con questa scusa potevo passare del tempo con lei. Fisicamente è pazzesca. Alta quanto me, gambe che non finiscono più, capelli lisci chiari, lunghi fino a metà schiena, occhi azzurri, culo abbondante ma all’apparenza sodo, tette direi una terza, ma soprattutto mani curatissime, dita lunghe, affusolate e smalto sempre impeccabile. Ciò che però mi faceva bollire il sangue di lei erano i piedi. Tutte le volte che passavo da lei per un caffè, lei era scalza ed il mio sguardo non poteva non soffermarsi su quei piedi perfetti sempre smaltati e su quelle dita lunghe. Uscivo da casa sua sempre eccitatissimo e sono sicuro che lei lo abbia notato, i pantaloni non celavano certamente un’erezione…
Le nostre conversazioni avvenivano quasi sempre su WhatsApp, dopotutto io sono sposato e lei, vedova, convive con il figlio che vuole prendersi cura di lei. Vederci, quindi, era sempre rischioso. Col tempo mi sono lasciato andare a complimenti piuttosto evidenti, che lei raccoglieva con garbo ed ironia, ma allo stesso tempo lasciandomi intendere una insoddisfazione soprattutto sessuale della sua vita. A questo va aggiunta una manciata di foto che ci siamo spediti e non nascondo che, un paio di sue foto al mare, mi hanno regalato seghe meravigliose. Nonostante questo però, fra noi c’era stato al massimo qualche abbraccio ed un paio di baci sulle guance. Senza considerare il fatto che ogni volta che passavo da lei, c’era suo figlio in casa. Niente di più fino a quel pomeriggio che resterà per sempre nei miei ricordi.
L’estate era iniziata da poco e la città bruciava già sotto al sole. Un giorno mi chiese di aiutarla a montare una scaffalatura che aveva comprato, visto che il figlio sarebbe stato fuori per il weekend. Ci organizzammo per il pomeriggio ed un paio d’ore prima dell’orario prestabilito, mi inviò una foto scattata sul balcone, nella quale si vedevano solo i suoi piedi, nudi. Con uno smalto rosso fiammante ed accompagnata da un «ti aspetto» che mi mandò in orbita all’istante. Volai da lei, salii le scale di corsa e mi ritrovai col cazzo durissimo ad aspettare che aprisse la porta. Mi aprì con un gran sorriso, mi abbracciò e mi invitò ad entrare. Era magnifica e trasudava sensualità ad ogni passo. Indossava un paio di pantaloni leggeri, una camicia di lino bianca che notai aveva lasciato un po’ sbottonata e, come sempre, era scalza. I pantaloni erano leggermente corti e lasciavano scoperta la caviglia. Lo smalto rosso risplendeva sulle sue unghie e mi faceva bollire il sangue nelle vene. Ci accomodammo sugli sgabelli della cucina e mi offrì da bere aggiungendo «oggi sono a casa da sola, mio figlio è andato con i suoi amici…».
Chiacchierammo tranquillamente per un po’ e non riuscii a staccarle gli occhi di dosso. Ero eccitato da morire e quel suo piede nudo, che lei lasciava dondolare con sapienza, mi regalava un’erezione clamorosa che non provai nemmeno a nascondere. Si alzò per sistemare le buste della spesa che aveva fatto in mattinata e, nel farlo, si chinò davanti a me per raccogliere la borsa, lasciandomi piena visuale della scollatura della camicia. Come avevo fantasticato mille volte, notai con piacere che non indossava reggiseno e le sue tette erano esattamente come le avevo immaginate. Belle, sode, con un capezzolo morbido che speravo di lì a poco di poter baciare. Finito di sistemare la spesa si risiedette sullo sgabello, dopo averlo avvicinato al mio e fissandomi con un sorriso misto di malizia e pudore, mordicchiando la cannuccia. Iniziai a sentire il cuore che pompava e le vene del cazzo gonfiarsi come non mai. Il dondolio del suo piede era ipnotico e, quando lo vidi avvicinarsi al mio polpaccio e accarezzarlo con maestria, non stetti più nella pelle. La fissai negli occhi allargando le gambe e lasciando campo libero al suo piede che lentamente percorse la mia gamba fermandosi sulla mia coscia.
– “Ti piace il mio smalto? L’ho messo poco fa… però mi fanno male i piedi, ieri sono stata tutto il giorno in piedi e adesso li sento doloranti”,
– “ti farebbe bene un bel massaggio ai piedi”, dissi io d’istinto,
– “sarebbe bellissimo, ma non c’è più il mio povero marito a farmelo”, non me lo feci ripetere una seconda volta e ribattei con:
– “beh! A me i tuoi piedi piacciono parecchio e dedicherei a loro ed a te le attenzioni che meritate”, mentre appoggiai dolcemente entrambe le mani sul collo del suo piede.
Lei si allungò sullo sgabello, reclinò la testa indietro e chiuse gli occhi. «É fatta» mi dissi ed iniziai a massaggiarle le piante ed il collo del piede con dolcezza, salendo delicatamente sul polpaccio fino all’incavo del ginocchio. Aveva una pelle morbidissima, di seta e profumava di gelsomino. Ero rapito totalmente e la osservavo godersi il massaggio. Sembrava apprezzare e lo dedussi dal suo mordersi le labbra a occhi chiusi e dalle sue mani che stringevano i bordi dello sgabello. Volevo farla godere il più possibile. «però… sei davvero bravo. Hai delle mani magiche, sento già i benefici di questo massaggio e mi sta anche venendo un po’ caldo. Continua, ti prego. Non fermarti».
La guardai sospirare ad occhi chiusi, le labbra leggermente arricciate raccontavano del piacere che stava vivendo e, quando con una mano prese ad accarezzarsi il collo, sciolsi ogni indugio. Le sue dita lunghe e perfette lambivano quel collo di porcellana facendosi largo fra i capelli, il collo della camicia sembrava essere una prima tappa, la meta era la scollatura. La mano scivolò su quella pelle che bramavo alla follia sino ad intrufolarsi spensierata fra i suoi seni, le dita accarezzavano quei capelli di miele ed il suo respiro cresceva sospinto dal battito del cuore che sentii accelerare carezza dopo carezza. Le mie mani percorsero sapienti quei piedi fatati, massaggiando e carezzando ogni centimetro salendo fino ai polpacci, lisci come seta. Mi sporsi in avanti portando le mie labbra a contatto delle sue dita iniziando una danza erotica di lingua e labbra sulla pianta, sul collo e su tutte le dita. Leccai, baciai e succhiai con voluttà mentre la sentii gemere e contorcersi sullo sgabello. Sentivo che era mia e la mia erezione era al massimo splendore e, mentre ero totalmente immerso in quel momento di estremo erotismo, la vidi slacciare i bottoni dei pantaloni e far scivolare una mano fra le cosce. Iniziò a toccarsi e l’aria si riempì dell’odore della sua figa che immaginai fradicia di umori.
La sentii godere e contrarsi fino allo spasmo finale sancito da un «wooow, mi hai fatto godere come mai ho goduto nella mia vita. Tocca a me adesso». Mi fu addosso in un lampo, le sue mani corsero sui bottoni dei miei jeans che stavano per esplodere ed in un baleno il mio cazzo svettò orgoglioso dagli slip. Mi tolse tutto e restai nudo davanti a lei che si spogliò completamente. Si risedette sullo sgabello con la figa in bella mostra e le grandi labbra gocciolavano di umori, mentre con le mani si torturava un capezzolo e con entrambi i piedi cingeva il mio cazzo iniziando un incredibile footjob.
Strinse entrambe le piante dei piedi attorno al cazzo muovendosi con grazia e sapienza. Mi segava e si masturbava senza scollarmi gli occhi di dosso. Staccò per un attimo le mani dalle sue grandi labbra e cosparse il mio cazzo dei suoi umori, riprendendo il footjob senza sosta. Le sue dita smaltate arrivarono fino alla punta del glande e lo strinsero delicatamente. Ero sul punto di esplodere e lei se ne accorse e intensificando il ritmo, sia del footjob che della sua masturbazione. Il mio cazzo era durissimo, la pelle tesa allo spasimo e non riuscii a trattenere le scosse che pervasero tutto il mio corpo. In un lampo scese dallo sgabello, si inginocchiò davanti a me e me lo prese tutto in bocca. Non fece quasi in tempo a chiudere le labbra che un enorme getto di sborra calda le riempì la bocca, mi strinse le palle con una mano e con l’altra mi infilò un dito nel culo. Sborrai come un fiume in piena, godendomi quella bocca incredibile e quel magnifico dito che stimolava la mia prostata.
Tre, quattro, cinque schizzi le riempirono la bocca. Lo prese tutto, si staccò per un secondo solo per mostrarmi la lingua piena di sborra e ingoiò il nettare. La feci alzare e la baciai con foga, mentre le nostre lingue si cercavano, esploravano e mescolavano umori e sapori dell’orgasmo.
Eravamo entrambi ancora molto eccitati, Lidia sentì che la mia erezione non era diminuita e si girò per appoggiare le sue spalle al mio petto, appoggiando il solco delle sue chiappe sul mio cazzo. Cominciai a baciare la sua schiena e con la lingua scesi sulla spina dorsale, le leccai le chiappe, spostandomi poi a baciarle le gambe e risalendo, con le mani le stringevo i capezzoli. Lidia girò la testa per cercare la mia bocca ed io mi staccai chiedendole di sdraiarsi e di rilassarsi sul divanetto lì vicino.
Lidia si sdraiò a pancia in su e con le mani iniziai un lento massaggio, partendo dal collo e lentamente ma sempre con decisione, pian piano arrivai ai seni, li sfiorai e li presi tra le mani, prima tutti e due insieme e poi uno alla volta con due mani, li stringevo, li tiravo, accarezzando il solco tra le gemelle, accorgendomi che la figa era calda e bagnata. Ma andai oltre, scendendo sulle gambe e poi ai piedi, risalendo piano, arrivando nuovamente alle grandi labbra. Le mie dita giocavano con il suo clitoride, lo accarezzavo con il dito, piccoli massaggi, lo sfiorai senza fretta. Con le mani le allargai le labbra, le accarezzai, le aprii avendo una visione stupenda, totalmente aperta per me. Avrei voluto infilarlo in un colpo solo, ma volevo farla impazzire ancora un po’, continuando a giocarci con i pollici, a turno li lasciai scivolare tra le labbra, poi li feci salire a spingere sull’ingresso della vagina, finché non entrai praticamente da solo, ruotai la mano ed iniziai a masturbarla cosi... pian piano accelerai il ritmo, ma mi fermai, mi misi sopra di lei e feci scivolare il cazzo nella sua figa. Iniziai a scoparla piano mentre lei alzava il bacino e spingeva in avanti, mentre io aumentavo i colpi e la sentii venire. Dopo un altro paio di colpi venni anch’io, restando così per qualche secondo. Quando mi sfilai, mi sdraiai accanto a lei che mi guardava; ci baciammo e chiudemmo gli occhi per un po’.
Sfiniti, ci guardavamo con ardore e incredulità. Mi riportò alla realtà dicendomi che da lì a poco sarebbe tornato suo figlio, ma aggiungendo «non credere che finisca qui, ti aspetto la settimana prossima…».
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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