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Le due bagnine


di GuardoneMonello
28.02.2025    |    1.608    |    2 9.2
"Ne fui felicemente impressionato..."
Erano le tredici e quaranta. La fresca brezza proveniente dal mare accarezzava la pelle delle giovani bagnanti, completamente esposte al sole e desiderose di abbronzarsi in fretta. Placava inoltre i loro gelosi fidanzati e mariti, che non riuscivano ad abbandonarsi all’abbiocco post-pranzo, a causa delle occhiate fugaci e allupate che gli altri uomini davano alle loro amate. Alcune di loro non indossavano il pezzo di sopra del costume. Altre spostavano continuamente i sottili lacci del perizoma, che non trovavano mai pace, colpevoli di coprire strisce di pelle ancora troppo bianche.

Quelle ragazze erano irresistibili! Mi toglievano il fiato e mi facevano rizzare il cazzo!
Feci un gran respiro e mi concentrai sulle ultime faccende da sbrigare prima di finire il mio turno di lavoro, alle quattordici, ed essere finalmente libero di fare il bagno in mare.

Due anni prima, avendo terminato un percorso di integrazione per stranieri, avevo cominciato a lavorare in quello stabilimento balneare come addetto alle pulizie della spiaggia e all’accoglienza dei clienti.
Nel paese campano dove mi ero stabilito ero ben voluto da tutti, ma anche corteggiato da alcune giovani donne, che mi chiamavano “Faccia d’angelo”, oppure “O’ sarracin”.
Avevo ventiquattro anni, la pelle nera, gli occhi verdi, un fisico abbastanza definito e tonificato, mi facevo la barba tutti i giorni e amavo vestirmi bene la sera.
Avevo una fidanzata in Burkina Faso e mi ero sempre sforzato di restarle fedele, di resistere alle numerose avances che ricevevo ogni santo giorno e ogni maledetta notte…ma quel dì mi spazientii e non ce la feci più!

Oh, sì…cominciava a essere troppo il tempo trascorso senza sentire il mio membro estruso dentro la carne viva e bagnata di un’amante focosa! Approfittai di quel che accadde quel pomeriggio di metà luglio.

“Vieni qua, Said!” – urlò la bagnina – “Ti devo chiedere una cosa."
Intrigato, mi avvicinai all’ombrellone rosso della bagnina diciannovenne Ilenia, mia amica, collega e superiore, che da tempo ci stava ripetutamente provando con me, senza successo. Ma quel giorno era diverso.
Giunto davanti alla sua sedia, lei si alzò decisa e mi tolse inaspettatamente la canotta.
“Ehi Said! Fa caldo!" - mi disse - "Fatti guardare senza maglietta! Sei uno spettacolo!”
“Mo' il nostro turno è quasi finito." - aggiunse - "Tra un po’ arriva Roberta a darmi il cambio. Vieni a fare un giro con me sul pattino?”
“Ma il pattino potrebbe servire a Roberta!” - le risposi io, forse nel vano tentativo di resisterle.
Lei mi rise in faccia, poi poggiò la sua mano destra sulla mia spalla sinistra e, guardandomi negli occhi, replicò:
“Non dire stronzate, Said! Arrenditi! Lo sai benissimo che alle due del pomeriggio non c’è nessuno in mare!
E poi io ce l’avrei una scusa per usare il pattino! Entra in mare e fai finta di annegare! Chiedi aiuto! Io e Roby verremo a salvarti molto volentieri!”

Non so cosa mi prese, ma feci come lei mi chiese. Mi tolsi il bermuda e lo lanciai a Roberta, che intanto era arrivata e si stava avvicinando all’ombrellone, venendo dalla passerella; rimasi in costume.
Mi diressi verso il mare, mi girai indietro e vidi Ilenia che stava prendendo il binocolo.
Mi addentrai in acqua, tra le onde capricciose, e continuai fino al punto in cui riuscivo a toccare coi piedi, alla prima fila di boe. In mare non c’era nessuno, così abbassai il costume e cominciai a masturbarmi sott’acqua.
Mi voltai, sempre con il pene in mano, e vidi che Roberta era salita sulla torre di controllo e stava issando la bandiera rossa, per invitare i bagnanti a non entrare in mare. Ilenia l’aveva seguita e si era messa a osservarmi con il binocolo, così feci il morto in posizione supina, col cazzo bene in vista, sempre più turgido e grosso.
Non so se in quel momento qualcun altro mi avesse notato.
Dopo un paio di minuti mi rimisi in piedi e mi risistemai il costume da bagno, poi presi a nuotare verso la seconda fila di boe e oltre. Non appena la superai udii la voce di Roberta al megafono, sul pattino in avvicinamento, messo in moto da Ilenia coi remi.

“Dove sta andando?” – mi stuzzicò – “Torni immediatamente indietro! È pericoloso! Ora veniamo a prenderlo!”
Io intanto mi ero fermato, tenendomi faticosamente a galla e sbracciandomi.
Gridavo: “Aiuto! Non ce la faccio più! Venite!”
Ilenia rispose: “Verremo quando ci darai il pacco!”
“Stronza, lanciami il salvagente!” – replicai io – “Non vedi che sto soffrendo per soddisfare la tua fantasia?”
Risero, poi mi lanciarono il salvagente anulare arancione e io mi ci aggrappai subitamente.
Ero sfinito, ma le due bagnine non mi fecero prender fiato.
Ilenia si tuffò in mare, mi sfilò il costume e lo lanciò a Roberta, che intanto mi aveva avvicinato alla barca, tirando la corda del salvagente verso di sé. Ilenia risalì sul pattino e aiutò Roby a trasportarmi sulla barca.
“Affidati a noi!” – mi dissero – “Non te ne pentirai!”

Ero tutto nudo sul pattino. Mentre Ilenia mi faceva una sega, Roberta mi fece bere un po’ d’acqua e mi offrì due biscotti secchi leggeri, in quanto non avevamo pranzato, ma non riuscivo a mangiarli perché intanto ansimavo, quindi chiesi a Ilenia di fermarsi un secondo perché avevo bisogno di riprendermi.
Finito il piccolo spuntino, Roberta estrasse la confezione di un preservativo dallo slip del suo bikini, mentre Ilenia si tolse il reggiseno, mi prese il cazzo e me lo strofinò tra le sue tette sferiche, aiutandosi a volte anche con la mano. Intanto Roberta si era inginocchiata, aveva estratto il profilattico dalla confezione e se lo era appoggiato sulle labbra della bocca semiaperta. Quando Ilenia terminò la spagnola, trovai la forza di alzarmi e di andare da Roby.

Infilai la mia cappella nella punta del preservativo, nella sua bocca, e poi Roberta me lo tirò su lungo l’asta del pene con le labbra serrate; lei continuò ad andare su e giù con le labbra, soffermandosi di più sulla corona del glande e sul frenulo, dove infilò anche la lingua. Mentre Roberta mi praticava sesso orale, l’altra birichina aveva infilato il suo dito medio nel mio ano, alla ricerca della prostata, alla quale fece un solletico che mi fece andare al settimo cielo!
Mi regalarono istanti di euforia indimenticabili, mai vissuti prima.
Lanciai un urlo che devono per forza aver sentito in spiaggia…l’urlo di chi è annegato in un mare di lussuria e di peccato!

Non pensavo che Ilenia, neppure ventenne, conoscesse così bene questa tecnica.
Ne fui felicemente impressionato. Ero in debito con lei.
Finito il pompino, la baciai appassionatamente alla francese, mentre Roberta sfilava dal solito slip la confezione di un dental dam, che in seguito Ilenia strappò con i denti; poi mi dissero di estrarre la mascherina dall’imballaggio.
Io lo feci e indossai il dental dam, poi abbassai lo slip di Ilenia e mi avventai in ginocchio sulla sua fichetta.
Leccai le grandi labbra dal basso verso l’alto, fino a raggiungere il clitoride, che baciavo e ogni tanto stimolavo anche con la mano. Quando vidi che la patonza si era bagnata a sufficienza, infilai il medio della mia mano sinistra nella sua vagina, per esplorare il suo mondo nascosto, mentre con la destra continuai a massaggiare dolcemente il clitoride.
Era evidente che aveva perso la verginità da tempo…quella monella!
Era giunta l’ora di sfondarla con il mio bio-ariete sventra-conni, che intanto era finito di nuovo in bocca a Roby, sdraiata sul pavimento del pattino.

Il ritmo con cui penetrai quella zoccoletta di Ilenia fu inizialmente più lento, circa un colpo ogni tre secondi, e poi decisamente più rock, circa tre colpi ogni secondo. Anche i gemiti della bagnina erano regolati sulle stesse frequenze.
A un certo punto la povera Roberta si abbassò lo slip e chiese di essere suonata anche lei come si deve dal mio cazzo nero, così cominciai ad alternare colpi a dritta e a manca. Sembravo un percussionista che suona durante una danza voodoo sempre più frenetica. Era incredibile! Riuscivo a farle godere entrambe contemporaneamente, stimolando entrambi i clitoridi con entrambe le mani durante la penetrazione alternata.

E pensare che con Roberta, prima di quel giorno, ci dicevamo solo buongiorno e buonasera!
Eh, ma la timidona mi ha sempre guardato interessata!

La tensione stava salendo, i nostri gemiti erano sempre più corti, forti e spaventosi.
Quando le mie mani non erano sulle gnocche, picchiavano le loro chiappe come tamburelli.
Ah...wow! Stavo per venire!
Venni fuori, mi sfilai il preservativo e il mio sperma schizzò sulle loro schiene. Loro terminarono il lavoro con le mani.

Era davvero finita! Non riuscivo a credere di averlo fatto su una barca in mare aperto!
Un pedalò di un altro lido si stava avvicinando pericolosamente. Noi eravamo nudi e pieni di sborra!
Ci buttammo in mare e lasciammo passare l’imbarcazione.
Poi, una volta al sicuro, risalimmo sul moscone e ci rimettemmo i nostri costumi.

Roberta sospirò profondamente e poi, con il sorriso stampato sulle labbra, cominciò a remare verso la riva, mentre Ilenia mi sussurrò all’orecchio: “Ti voglio bene, Said! Oggi hai realizzato un mio sogno! Domani lo rifacciamo?”
“Forse no” – le risposi – “altrimenti ti innamori di me”.
Quando il pattino tornò a riva erano ormai passati trenta minuti dalla sua partenza.
Fortuna che il proprietario del lido era impegnato nel ristorante. I bagnanti si saranno di sicuro fatti qualche domanda…e forse qualcuno avrà visto qualcosa col binocolo che Ilenia aveva intenzionalmente abbandonato sulla passerella…chi lo sa!


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