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Massaggio Yoni - Feb 2025


di miciamicio
17.02.2025    |    1.263    |    3 9.4
"Il semaforo diventa rosso, ma lui non ha fretta di ripartire..."
L’atmosfera del locale è rilassata, un angolo appartato, luci soffuse che sfiorano i contorni dei bicchieri, delle mani, degli sguardi. La Micia è seduta tra i due uomini, le gambe accavallate in un movimento morbido che sa di attesa. Il Micio, padrone della situazione, le versa un calice di vino bianco ghiacciato, mentre il massaggiatore la osserva con un sorriso lento, studiato, come se già stesse leggendo il corpo di lei attraverso lo sguardo.

Le prime parole sono leggere, un gioco di domande e risposte che sfiorano appena il reale scopo della serata. Lui, il massaggiatore, racconta di come il tocco possa risvegliare energie, sciogliere tensioni profonde. Le sue mani accarezzano appena il bordo del bicchiere, un gesto lento che la Micia segue con attenzione, come ipnotizzata.
Il Micio si diverte a stuzzicarla. “Credo che tu sia pronta per un’esperienza nuova, Micia,” le sussurra all’orecchio, lasciandole una scia di brividi sulla pelle. Lei sorride, posa il bicchiere. Il massaggiatore le prende la mano con naturalezza, la stringe appena, con la sicurezza di chi sa già che presto quella mano scivolerà altrove.
“Dovremmo andare,” dice il Micio con un sorriso complice. Ha già predisposto tutto. Il tempo dell’attesa è finito.
Il locale ormai si dissolve alle loro spalle mentre escono nella notte tiepida. La strada riflette le luci dei lampioni, i passi di lei sono lenti, quasi studiati, mentre i due uomini la scortano ai lati. Il Micio le sfiora la schiena con la mano aperta, un gesto di possesso morbido, mentre il massaggiatore cammina con la stessa calma di chi sa già dove sta andando, senza bisogno di affrettare il passo.
La macchina è pronta, il Micio ha scelto il posto con cura. Un’auto spaziosa, vetri oscurati, un interno dove si può creare una dimensione a parte, lontana dalle strade che scorrono fuori. Ma è nel modo in cui i tre si sistemano che si definisce la serata: la Micia non prende il posto davanti, ma dietro, e il massaggiatore si siede accanto a lei. Il Micio guida, e si limita a osservare dallo specchietto.
Il motore si accende, il ronzio basso riempie lo spazio ristretto. Il massaggiatore non le ha ancora toccato la pelle direttamente, ma il modo in cui la guarda è già un preludio. Lei lo sente, il respiro appena più lento, l’eccitazione che si deposita sulla pelle come un velo sottile.
Poi, senza una parola, lui allunga una mano e sfiora il bordo della sua gonna. Un tocco leggero, quasi distratto, ma che ha il peso di una decisione. La Micia non si scansa. Anzi, inclina appena il bacino, come per offrirsi.
Le sue mani scivolano più in alto, percorrono il ventre piatto sopra il tessuto, poi la aprono leggermente, accarezzandole l’interno coscia. Il Micio guida con lo sguardo fisso sulla strada, ma la tensione nella mascella rivela che non sta perdendo nulla.
“Sei già calda,” mormora il massaggiatore, e il tono è quasi di ammirazione.
La Micia lo guarda, un mezzo sorriso sulle labbra. “Lo sono sempre,” risponde, il respiro leggermente più profondo mentre le dita di lui si spostano sulla seta sottile del suo slip, premendo appena.
Ma è quando lui scioglie con calma i primi bottoni della camicetta che l’aria cambia. Il tessuto si apre, lasciando intravedere il pizzo del reggiseno, e sotto, i piccoli anelli d’argento che decorano i suoi capezzoli.

Il massaggiatore inclina la testa, le dita sfiorano il metallo freddo. “Interessante,” mormora, lasciando che i polpastrelli giochino con la superficie liscia, solleticando la pelle sottostante. Poi abbassa la testa, e la punta della lingua traccia una linea lenta intorno al perno di metallo, testandone la sensibilità.
Il Micio stringe leggermente il volante. Il semaforo diventa rosso, ma lui non ha fretta di ripartire.
Quando riprende la marcia, la mano del massaggiatore è già salita lungo la coscia della Micia, e le dita sono intrappolate sotto il bordo della sua biancheria. La pressione è un avvertimento. Lei geme appena, una vibrazione lieve, sufficiente a riempire l’abitacolo.
L’auto si ferma davanti al palazzo. Nessuno si affretta a scendere. Il massaggiatore ritira la mano lentamente, lasciando la promessa sospesa nell’aria.
“Dentro,” ordina il Micio, aprendo la portiera. “Ora.”
L’appartamento è già pronto. Le candele accese, il profumo di cannella nell’aria. L’attesa è finita.
L’appartamento è avvolto in un calore sensuale, una penombra soffusa che esalta i contrasti delle ombre e della pelle che si muove. Il profumo di cannella è denso, saturo, si mescola all’odore degli oli essenziali che il massaggiatore ha scelto con cura: ylang ylang, sandalo, qualcosa di appena agrumato che pizzica le narici e risveglia i sensi.
Al centro della stanza, il futon si stende come un’isola morbida. La musica indiana, fatta di tamburi lontani e sitar che vibrano in un crescendo ipnotico, riempie l’aria. È un ritmo che sembra dettare il tempo stesso della serata, scandire ogni respiro.
La Micia è distesa, il corpo offerto al rituale. Il massaggiatore è inginocchiato accanto a lei, le mani grandi, calde, unte d’olio, pronte a scivolare su di lei con una precisione studiata. Il Micio è poco distante, osserva, il suo ruolo è quello di regista e spettatore insieme, un occhio vigile che assorbe ogni dettaglio.
Le prime carezze sono esplorative, quasi impercettibili. Le dita tracciano linee morbide sulla pelle di lei, dal collo alle spalle, lungo la schiena, il ventre, fino alle cosce. L’olio luccica sotto la luce delle candele, e il corpo della Micia inizia a rilassarsi, ad arrendersi al tocco.
Quando le mani del massaggiatore scivolano sul seno, sfiorando appena i piercing che decorano i capezzoli, la Micia trattiene il respiro. Il metallo freddo sotto i polpastrelli caldi crea un contrasto che la fa fremere. Lui lo nota, e indugia, il pollice che gioca con le piccole sfere, la pressione leggera che stimola senza affrettare nulla.
Le mani scendono, percorrono l’interno coscia con una lentezza esasperante, fino a fermarsi sull’inguine. Il massaggio yoni non è solo contatto fisico, è un’esplorazione, un risveglio. Il massaggiatore sa che non si tratta di penetrazione, ma di evocazione. E allora le dita disegnano cerchi intorno al punto più sensibile, accarezzano, premendo senza mai oltrepassare il limite.
La Micia geme piano, il corpo inizia a reagire. Il Micio la guarda, il sorriso appena accennato sulle labbra. Il massaggiatore solleva lo sguardo, incrocia quello di lui, una silenziosa intesa.
L’olio scivola, le dita si insinuano nelle pieghe calde, la pressione aumenta. Il massaggiatore sa esattamente cosa fare. La Micia si inarca, il respiro più veloce, la musica che sembra fondersi con il battito del suo cuore.
Il momento dell’abbandono è vicino.
Il corpo della Micia è un’onda tesa sotto le mani esperte del massaggiatore, un equilibrio fragile tra controllo e resa. L’olio caldo scivola lungo l’interno coscia, le dita che lo accompagnano tracciano linee morbide e decise, attivando ogni terminazione nervosa con una precisione chirurgica. Il respiro di lei è cambiato, più profondo, più irregolare. Il piacere è già lì, in attesa di travolgerla.
Il Micio osserva, senza distogliere lo sguardo. Sa riconoscere ogni sfumatura nel corpo di lei, ogni segnale impercettibile che anticipa l’inevitabile. Si muove appena, inginocchiandosi accanto, le mani che sfiorano la pelle già surriscaldata. La Micia geme piano quando le labbra di lui si chiudono su un capezzolo, la lingua che gioca con la piccola sfera di metallo, il morso lieve che fa tendere ogni muscolo.
Ma è il massaggiatore a condurre il ritmo. Le sue dita ora sono più insistenti, la pressione più decisa, un gioco di sfioramenti e tocchi profondi che avvolgono la Micia in un vortice senza scampo. Le labbra intime si gonfiano sotto le carezze, bagnate, aperte, pronte a ricevere. Il respiro si spezza, il bacino si solleva, cercando più contatto, più intensità.
Il massaggiatore lo sa, e non si ferma. Anzi, rallenta, esaspera l’attesa. Un dito scivola dentro, piano, testando la risposta del corpo. Poi due, più profondi, il palmo che preme sul ventre, stimolando il punto esatto dove il piacere si accumula, dove l’onda sta per esplodere.
La Micia si inarca con un singhiozzo soffocato, le mani che afferrano il futon, le cosce che si aprono ancora di più. Il Micio le tiene ferme, le bacia la pelle tesa, mentre il massaggiatore accelera, le dita che premono con la giusta intensità, con la giusta angolazione.
E poi arriva.
Un fremito che parte dal ventre, una tensione che si spezza di colpo, e l’onda la travolge. Il corpo della Micia trema, un grido basso e gutturale mentre il piacere si libera senza controllo. Il liquido caldo schizza fuori, bagnando il futon, le mani del massaggiatore, la pelle di lei.
Il Micio geme piano, eccitato dalla scena, dal modo in cui il corpo di lei si contorce, si offre, si abbandona. Si abbassa, la lecca, assapora il gusto di lei mescolato all’olio. Il massaggiatore la guarda, soddisfatto, il sorriso appena accennato sulle labbra.
La Micia è ancora scossa, il respiro spezzato, gli occhi chiusi. Ma la serata è tutt’altro che finita.
Il massaggiatore si spoglia. Ora è il momento di andare oltre.
Il massaggiatore si spoglia con calma, senza fretta, lasciando che il momento si carichi di tensione. La sua pelle è calda, le spalle larghe, il corpo sodo, allenato. La Micia è ancora distesa sul futon, il corpo ancora scosso dalle contrazioni residue dell’orgasmo. Il liquido che l’ha travolta le bagna le cosce, brilla sotto la luce tremolante delle candele.
Il Micio la bacia piano, ancora inginocchiato accanto a lei. Le sue labbra scivolano dal ventre ai seni, la lingua che gioca con le piccole sfere di metallo che decorano i suoi capezzoli. Poi le morde piano, provocandole un fremito sottile che si propaga dal petto fino al basso ventre. Lei geme, si agita sotto di lui, il respiro ancora spezzato.
Il massaggiatore la guarda, la studia, la percepisce. Poi, con una lentezza esasperante, scivola tra le sue gambe. Le mani ancora unte d’olio le sollevano i fianchi, la posizionano come vuole lui. Lei si lascia fare, il corpo un’offerta aperta. Il glande scivola tra le sue labbra intime, bagnate, pronte.
Un secondo di attesa. Poi lui entra.
La Micia geme più forte, il corpo che si tende per accoglierlo. Il massaggiatore affonda con lentezza, lasciandola sentire ogni centimetro, ogni scivolamento. Le mani la stringono, la trattengono, la controllano. Il Micio non si stacca da lei, la bacia, le morde i capezzoli con più forza, il piacere di vederla così offerta che si riflette nel suo stesso respiro accelerato.
Il ritmo cresce, il massaggiatore aumenta la profondità delle spinte, il bacino che si muove con precisione, senza mai perdere il contatto visivo con il corpo di lei. Ogni affondo la fa tremare, le gambe che si allargano ancora di più, le mani che si aggrappano ai lenzuoli.
Il Micio le afferra il viso, la obbliga a guardarlo mentre l’altro la prende. “Ti piace, eh, Micia?” le sussurra, la voce roca, il desiderio che gli attraversa le parole. Lei annuisce, ma è il suo corpo a rispondere prima di lei, le contrazioni interne che stringono il membro che la penetra, come un’accettazione totale.
Il Micio si abbassa, la sua lingua traccia cerchi lenti intorno ai capezzoli tesi, poi li succhia, leccando il metallo freddo e la pelle calda. Poi la morde più forte, e la Micia si inarca, un gemito più alto che riempie la stanza.
Il massaggiatore sorride, soddisfatto di sentirla così. Il ritmo diventa più rapido, più profondo, le mani che la stringono più forte. La stanza è ormai solo un insieme di respiri accelerati, corpi che si muovono all’unisono, il piacere che cresce senza freni.
E non è ancora finita.
Il massaggiatore rallenta, non per mancanza di desiderio, ma per un preciso controllo della situazione. Vuole sentirla fremere sotto di lui, vuole vedere come il suo corpo risponde a ogni cambiamento, come la Micia si abbandona a ciò che le viene dato. Con un movimento fluido, si sfila lentamente, lasciando che lei rimanga aperta, le cosce ancora tremanti per l’intensità del piacere.
Il Micio prende il comando, la gira, la fa mettere a quattro zampe davanti a loro. Le mani forti del massaggiatore le scorrono lungo la schiena, poi scendono sul bacino, le afferrano i fianchi, la sollevano leggermente per allinearla a sé. La Micia ansima, sente il peso dei loro sguardi su di lei, sa di essere al centro, sa che tutto sta ruotando attorno al suo piacere.
Il Micio le si avvicina dalla parte anteriore, inginocchiato davanti a lei, le prende il viso tra le mani. “Voglio che mi guardi mentre lui ti prende,” le ordina piano, la voce impastata di desiderio. Lei alza lo sguardo, mentre sente la pressione del glande del massaggiatore contro di lei.
E poi lui spinge di nuovo dentro.
Un gemito strozzato esce dalle labbra della Micia, un suono che si smorza mentre il Micio le preme il pollice sulla bocca, le scivola tra le labbra. Lei lo succhia con un bisogno disperato, mentre il massaggiatore la riempie da dietro, le mani che la tengono salda, che la controllano.
Il ritmo cresce, più forte, più profondo. Il massaggiatore la spinge fino in fondo, ogni affondo che la fa tremare, che la fa stringere i lenzuoli con forza. Il Micio le accarezza il viso, poi le afferra i capelli, la inclina leggermente all’indietro, mentre il suo corpo vibra tra le mani di entrambi.
Il piacere sale in un’onda inarrestabile. Il massaggiatore lo sente, la sente contrarsi intorno a lui, sente le vibrazioni del suo corpo che implora di più. Il Micio la bacia, le morde il labbro inferiore, poi scende, la lingua che scivola lungo il collo, fino ai capezzoli, ancora tesi, ancora decorati da quei piercing che ora si muovono al ritmo della loro danza carnale.
La Micia non trattiene più nulla.
L’orgasmo la travolge come un’esplosione, un grido che le esce dal petto mentre il suo corpo si tende in uno spasmo incontrollabile. Il massaggiatore la sente stringersi intorno a lui, sente il calore pulsare attraverso di lei, mentre le spinte diventano più irregolari, più frenetiche.
Lei si lascia andare completamente, persa nel piacere che la scuote da dentro. Il Micio le bacia il viso, le sussurra parole che solo lei può sentire, mentre la tiene stretta, mentre la aiuta a navigare la tempesta che l’ha travolta.
Ma la notte non è ancora finita.
C’è ancora un altro passo da compiere.
La Micia è ancora scossa dall’orgasmo che l’ha attraversata, il respiro spezzato, il corpo sciolto, ma la tensione del piacere non si è dissolta del tutto. Anzi, è come se fosse ancora lì, pronta a essere riaccesa, a essere portata oltre, in un nuovo territorio di abbandono.
Il massaggiatore la tiene salda, le mani che le stringono i fianchi, il membro ancora pulsante dentro di lei. Il Micio si muove con la naturalezza di chi sa esattamente cosa vuole, di chi conosce ogni centimetro di lei. Si avvicina da dietro, le sfiora la schiena con il palmo della mano aperta, un gesto di possesso e di cura insieme.
La Micia capisce.
E si apre.
Il massaggiatore si sfila con un movimento lento, lasciandola vuota per un istante, prima che il Micio prenda il suo posto, scivolando dentro di lei con una facilità disarmante. La sua carne lo accoglie senza resistenza, ancora umida, ancora tesa dal piacere.
La Micia geme, un suono basso che vibra nel suo petto mentre il Micio inizia a muoversi dentro di lei, la riempie con spinte lente e profonde, mentre il massaggiatore la guarda, il desiderio negli occhi, l’attesa di ciò che sta per accadere.
Poi si posiziona dietro di lei.
Le mani del massaggiatore scivolano lungo la curva delle natiche, le separano con delicatezza, mentre il suo membro preme contro l’altro ingresso. La pressione è dolce, controllata, un avvertimento prima di ciò che sta per accadere.
Il Micio si ferma, la guarda negli occhi, le accarezza il viso. “Respira, Micia,” le sussurra.
E lei lo fa.
Il massaggiatore affonda piano, la prende con una lentezza esasperante, centimentro dopo centimetro, fino a che è completamente dentro di lei. La Micia è spalancata, invasa, il corpo che si tende sotto il doppio piacere che la riempie completamente.
Il primo movimento è un’onda lenta, un perfetto equilibrio tra i due uomini che la possiedono. Il Micio spinge mentre il massaggiatore si ritrae, e viceversa. Un ritmo che cresce, che si fa più intenso, che la trascina in uno spazio senza controllo, senza ritorno.
I gemiti di lei riempiono la stanza, la pelle che luccica sotto la luce delle candele, i corpi che si muovono insieme come un unico ingranaggio perfetto. Le mani del Micio le stringono i fianchi, mentre il massaggiatore le accarezza la schiena, le labbra che si posano sulla curva del collo.
La Micia è persa, il piacere che si accumula dentro di lei, che la stringe, che la trascina verso il limite. Le spinte diventano più profonde, più decise, un gioco di tensione e rilascio che la fa tremare, che la porta sempre più vicino all’esplosione.
E poi, di colpo, tutto si spezza.
Un urlo di piacere le esce dalla gola, il corpo che si tende in uno spasmo totale, ogni muscolo che si contrae mentre l’orgasmo la investe come un’onda. La sua carne stringe entrambi gli uomini, li trascina con sé, il calore che la inonda, il piacere che si moltiplica fino a diventare insopportabile.
Il Micio geme, il massaggiatore grugnisce, il ritmo che si spezza mentre anche loro vengono travolti, il piacere che li attraversa, che si fonde con il corpo di lei.
La stanza è un miscuglio di respiro pesante, di corpi esausti, di sudore e olio che si mescolano sulla pelle.
I corpi si separano lentamente, le mani che ancora si cercano, le bocche che sfiorano la pelle umida di sudore e piacere. La Micia è ancora inginocchiata, il petto che si solleva con respiri spezzati, le cosce ancora tremanti per l’intensità dell’orgasmo che l’ha attraversata. Ma il suo sguardo è acceso, la fame nel modo in cui si morde il labbro inferiore, ancora persa in quell’onda che non si è del tutto dissipata.
Il massaggiatore si sfila per ultimo, il suo membro ancora rigido, pulsante, intriso del piacere che ha condiviso con lei. Si porta davanti al suo viso, la mano che le solleva il mento, le dita che le sfiorano le labbra ancora umide.
Il Micio è accanto a lei, le accarezza i capelli, la guarda con adorazione, con desiderio, con il compiacimento di chi sa che lei è il centro, che tutto si muove intorno a lei.
“Apri la bocca, Micia,” le sussurra.
Lei obbedisce senza esitazione. La lingua che esce appena, pronta a ricevere, il corpo ancora sottomesso alla volontà del piacere. Il massaggiatore si masturba davanti a lei, il respiro irregolare, il controllo che scivola via lentamente. Le dita di lui si intrecciano nei suoi capelli, la tirano leggermente indietro, mentre gli ultimi colpi lo portano al limite.
Un grugnito profondo, un tremito che lo attraversa.
E poi viene.
Il primo spruzzo le colpisce la lingua, caldo, denso, il sapore salmastro che si mescola con il respiro ancora pesante. Il secondo le schizza sul mento, le scivola lungo il collo. Il massaggiatore continua a godere, il seme che la copre, che la segna, che si mescola con il sudore sulla sua pelle.
Il Micio geme piano, la mano che si muove tra i suoi capelli, il desiderio che ancora pulsa nel suo corpo. Lei raccoglie con la lingua, assapora ogni goccia, le labbra che si chiudono intorno alla punta del membro ancora pulsante, succhiando piano, ripulendolo con attenzione.
Quando si stacca, il massaggiatore le accarezza il viso, la guarda con un sorriso soddisfatto. Lei lo guarda dal basso, la bocca ancora socchiusa, un ultimo respiro profondo prima di deglutire tutto ciò che lui le ha offerto.
La serata è quasi al termine.
La stanza è ancora impregnata dell’odore di piacere e di olio profumato. Le candele tremolano, le ombre danzano sulle pareti, mentre la Micia rimane lì, distesa sul futon, il corpo segnato da ogni tocco, da ogni goccia che le è stata donata. È un quadro vivente di soddisfazione e abbandono.
Il massaggiatore la osserva, ancora inginocchiato accanto a lei. Il suo sguardo è calmo, intenso, l’appagamento visibile nella tensione ormai sciolta delle sue spalle. Accanto a loro, il Micio la accarezza piano, le dita che seguono le linee della sua pelle, tracciando percorsi invisibili lungo le sue curve.
Ma la serata non può chiudersi senza un ultimo gesto, un rituale finale che la riconduca lentamente a sé.
Il massaggiatore prende una bottiglia d’olio fresco, questa volta con una nota di lavanda, più morbida, più leggera. La versa lentamente sulle mani, scalda il liquido con il calore dei palmi prima di iniziare a distribuirlo lungo il corpo della Micia.
Parte dalle spalle, le dita che premono dolcemente, sciogliendo ogni residuo di tensione. Il suo tocco è diverso ora, non più teso al desiderio, ma al rilassamento, alla cura. Scivola sulle scapole, percorre la colonna vertebrale con movimenti lenti, circolari, ogni pressione un invito alla resa totale.
La Micia sospira piano, il suo corpo che si abbandona ancora di più sotto le sue mani. Il Micio la guarda, le accarezza i capelli, il viso, godendo della visione di lei in quello stato di pura beatitudine.
Le mani del massaggiatore scendono lungo le braccia, poi si posano sulle gambe, accarezzando l’interno coscia con la stessa lentezza studiata. La pelle di lei brilla sotto la luce delle candele, una tela lucida di olio e piacere ancora vibrante.
Infine, le mani tornano sul ventre, disegnano cerchi lenti attorno all’ombelico, un gesto che la riporta al suo centro, al suo respiro, al battito regolare del suo cuore.
La Micia apre gli occhi, incontra quelli del Micio, che le sorride, poi guarda il massaggiatore, la gratitudine silenziosa in quello sguardo.
La notte si avvicina alla fine. Il corpo della Micia è stato onorato, adorato, portato al limite e oltre. Ora è il momento del ritorno, della quiete, dell’abbraccio finale.
Il Micio la prende tra le braccia, la stringe contro di sé. Il massaggiatore la bacia piano sulla fronte, un ultimo tocco, prima che tutto si dissolva nel calore della notte.
La serata è finita. Ma l’eco del piacere rimarrà impresso sulla pelle.
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