Lui & Lei
UNA STORIA MAI DIMENTICATA (1)

23.04.2025 |
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"Una volta terminate le istruzioni operative della giornata, ognuno dei Finanzieri e degli agenti doganali, uscirono ed a questo punto, la donna disse a voce..."
Questo racconto risale a circa 32 anni fa. Lavoravo nella Guardia di Finanza, presso l’aeroporto di Fiumicino, come maresciallo e mi son sempre distinto per le mie capacità e la bravura in ambito investigativo, tanto che il Comandante del Reparto, pensò bene di organizzare una «task force» con l’agenzia delle Dogane, dove io sarei dovuto essere il tutor operativo nel tirocinio per gli agenti doganali. La figura del «tutor operativo», è di fondamentale importanza nel percorso d’insegnamento di un agente doganale per l’inserimento nel team di un nuovo agente all’interno di un’organizzazione. Nei casi in cui è previsto dalle strategie investigative, collabora con il coordinatore per facilitare l’integrazione ed il raggiungimento dell’autonomia richiesta da parte dell’allievo.
Era un giovedì pomeriggio ed il Comandante del Reparto, mi disse che mi avrebbe affiancato un agente per un periodo di 10 settimane. Non sono mai tanto felice quando mi viene assegnato uno sconosciuto, in quanto vuol dire lavorare ed insegnare contemporaneamente e soprattutto non viene minimamente riconosciuto a livello economico. Insomma, tutto gratis. Accettai mal volentieri ed il lunedì mattina, il mio turno prevedeva l’orario dalle ore 7:00 alle ore 14:15. Entrai nella stanza delle operazioni e, oltre ai miei soliti colleghi, vidi una gran bella donna, più o meno mia coetanea; molto femminile, alta 170 centimetri, aspetto molto curato, capelli a caschetto biondi, fisico asciutto, gambe affusolate e ben tornite, rossetto rosa e smalto rosa sulle unghie delle mani. Ahimè! la divisa che indossava era talmente informe che nascondeva le restanti curve. Una volta terminate le istruzioni operative della giornata, ognuno dei Finanzieri e degli agenti doganali, uscirono ed a questo punto, la donna disse a voce alta:
– “Chi è Bruno?”,
– “sono io!”, risposi,
– “benissimo, allora oggi lavoro con te!”,
– “oltre a lavorare con me oggi, lei mi affiancherà per le prossime dieci settimane”, risposi,
– “ah! Bene, allora piacere, Silvia! Sono la tirocinante del corso per diventare agente operativo delle Dogane”.
Sapevo che, terminato il tirocinio avrebbe avuto l’esame per conseguire la qualifica di agente operativo, quindi dovevo essere severo ed obiettivo con lei. Rimasi, però, compiaciuto per l’affiancamento. Spiegai in modo molto dettagliato quali erano le attività che avrebbe dovuto affrontare ed iniziammo a lavorare. L’agente operativo, è un lavoro in cui ci si «sporca», si suda parecchio e non riuscivo a capire che cosa ci facesse una gran bella donna in quel posto. C’era qualcosa che non riuscivo a comprendere. Iniziai quindi ad indagare ponendo delle domande alquanto generiche.
– “Possiamo darci del tu? Tanto dovremmo essere quasi coetanei! Non ti chiedo l’età in quanto a una donna non si domanda mai”. Mi guardò con uno sguardo d’approvazione,
– “ma tu quanti anni hai?”,
– “io sono del ‘55”, dissi,
– “ecco… io ho due anni più di te!”,
– “ah! però non li dimostri. Anzi te ne davo 7 o 8 di meno”,
– “ma grazie Bruno, sei gentilissimo.”
Lei era china sulla valigia di un passeggero, s’alzò e mi diede due baci fugaci sulle guance. Rimasi alquanto sconcertato per i due baci che avevo ricevuto. Insomma, non mi pareva di aver detto nulla di particolare. Pensai che se le avessi detto che era una gran bella donna, chissà che cosa mi avrebbe fatto. Cercai di scacciare questi pensieri dalla testa e tornai a concentrarmi sul lavoro e sull’insegnamento. Finimmo la prima parte del lavoro e facemmo la pausa caffè insieme agli altri colleghi. Silvia mi era sempre di fianco e non mi mollava mai. Terminata la pausa caffè, riprendemmo a lavorare e ne approfittai per continuare a fare domande a Silvia, per comprendere meglio con chi stavo lavorando. Notai che sulla mano sinistra portava la fede nuziale. Quindi dissi:
– “Sei sposata, vero?”, diventò seria e, triste in volto, mi rispose:
– “sì!!”. Il tono di voce era diventato decisamente seccato. Ci guardammo in faccia ed io continuai:
– “Scusa!”, ci fu un attimo di silenzio tra noi due e poi:
– “sì, sono sposata da tanti anni ed ho due figli abbastanza grandi. E tu invece?”
– “anch’io sono sposato da diversi anni. Ho una bambina piccola che sta in prima elementare”. Capii che il tasto famiglia e marito non era da toccare e pensai che forse lei si trovava lì proprio per questo motivo. Cambiai quindi argomento e le chiesi: “Come mai hai chiesto di passare al servizio operativo, avendo un’età non più giovanissima?”. Ci guardammo e lei si fece seria e scura in volto. Dissi allora: “non mi dare una risposta. Ho già capito che ho sbagliato a farti l’ennesima domanda!”. Ci mettemmo a ridere tutti e due e mi ridiede altri due baci sulle guance fugaci. Pensai al perché Silvia, essendo così disponibile a baciare uno sconosciuto come me, quando parlavo di famiglia e di lavoro, diventava seria e non voleva proseguire con il discorso.
Continuammo a lavorare fino alle ore 12:00 circa quando facemmo una pausa per il pranzo. Andai alla mensa del Comando, mi sedetti ed iniziai a mangiare, mentre lei mi disse che avrebbe mangiato quando sarebbe tornata a casa. Terminai il pranzo e Silvia si offrì a riportare il vassoio sul carrello mentre io andai a prendere due caffè al bar. Arrivò il cambio turno e spiegai ai colleghi che prendevano servizio, ciò che era successo quella mattina e ciò che avrebbero dovuto fare di pomeriggio. Erano circa le 14:15 ed il turno era finito. Salutai Cristina, dicendo che ci saremo rivisti all’indomani di mattina e mi avviai verso l’auto. Il parcheggio distava circa 200 metri dalla caserma e, con calma mi incamminai. Dopo pochi metri, mi sentii toccare sulla schiena, mi voltai ed era Silvia che anche lei stava andando a prendere l’auto. Facemmo il tratto di strada insieme, ci mettemmo a parlare e mi disse:
– “Sei veramente bravo sul lavoro. Insegni davvero molto bene. I tuoi suggerimenti sono importanti e sei meglio di qualche docente che ci insegnava a scuola”. Rimasi allibito perché nessuno mi aveva mai detto cose del genere.
– “Gentilissima, Silvia!”, risposi
Arrivammo all’auto e lei mi baciò ancora sulle guance, prima di salire sull’auto per salutarmi. Rimasi sconcertato: in sette ore di lavoro avevo ricevuto ben sei baci sulle guance da una donna davvero splendida che stava facendo il tirocinio per «agente operativo delle dogane». Pensai: «Bah! Ma che strane persone s’incontrano». La mattina successiva mi recai al lavoro e, mentre camminavo lungo il corridoio, trovai Silvia. Salimmo in ascensore e, rimasti soli, lei mi baciò sulle guance per darmi il buongiorno. Sperai che Silvia non continuasse come aveva fatto la mattina precedente in quanto non so quanto avrei resistito.
I colleghi del turno di notte, mi dissero che cosa era successo durante il turno pomeridiano e quello notturno; quindi iniziammo i controlli. Come la mattina precedente iniziai a parlare con Silvia ed elencare le varie attività che avremmo svolto durante la mattinata e quali interventi avremmo dovuto fare. Lei mi ascoltava molto attentamente ma ogni tanto vedevo che aveva la testa da tutt’altra parte. Iniziammo le ispezioni e vedevo che ogni tanto mi chiedeva dei dettagli su quello che doveva fare. Allora dissi a Silvia:
– “Vedo che non sei stata tanto attenta a quello che ti ho detto prima d’iniziare a lavorare!!”
– “scusami ma ieri ho fatto tardi ed ho un po’ di sonno stamattina. Come posso farmi perdonare?”
Si avvicinò a me così tanto che i nostri volti erano a un palmo e improvvisamente mi diede due baci sulle guance, stavolta molto dolci e romantici, tanto che rimasi impietrito per alcuni secondi, poi ripresi il lavoro ma stavolta ero io a non essere concentrato su quello che stavo facendo. Facemmo una pausa per andare a bere un caffè e ripresi le mie facoltà. Riprendemmo le ispezioni, con Silvia sempre al mio fianco. Quella mattina vidi che Silvia era concentrata su quello che stava facendo e lavorammo davvero molto bene. Poi Silvia andò a dare una mano ad altri colleghi e me ne liberai per circa due ore. Arrivò mezzogiorno e andai a pranzo nella mensa del reparto; stavo mangiando, quando arrivò Silvia e si sedette al mio fianco dicendomi:
– “Ti sono mancata?”, ci fu un attimo di silenzio, da parte mia, in quanto non sapevo proprio che cosa rispondere,
– “ma certo! Stamattina ho lavorato bene con te”,
– “grazie Bruno!”
Si alzò in piedi, mi diede una carezza ed un bacio sulla guancia sinistra. Feci finta di nulla, anche se la voglia di baciarla, iniziava a salire pericolosamente. Silvia mi posò nuovamente il vassoio sul carrello e andammo a prendere il caffè. Dopo il pranzo continuammo a fare il nostro lavoro ed arrivò il cambio turno e Silvia fece la stessa cosa della volta precedente, ma stavolta m’aspettò fuori dell’entrata della caserma. Quando uscii, era felice e radiosa, sorrideva mentre io mi avvicinavo a lei. Mi fermò e mi disse:
– “Bruno avresti voglia di prendere un aperitivo con me? Ho voglia di parlare con te”,
– “Va bene! Oggi pomeriggio non ho impegni”, risposi.
Andammo in un bar poco distante; ci sedemmo e lei iniziò a parlare, raccontandomi che stava facendo anche un corso per diventare Volontario della Croce Rossa Italiana e che le piaceva moltissimo. Io ascoltavo attentamente poi decisi di riproporle le domande che le avevo fatto la mattina precedente:
– “Ma perché una donna così bella e così sensuale fa un corso per diventare Volontario?”, rimase un po’ spiazzata dalla mia domanda e si ammutolì. Allora le feci un’altra domanda:
– “perché ieri mattina sei diventata seria e pensierosa quanto ti ho posto la domanda se sei sposata o meno?», divenne seria e cupa in volto; avrebbe voluto andarsene e piantarmi in asso. Ma non lo fece e mi disse:
– “Andiamo a casa mia che parliamo meglio!», pagai il conto e salii in macchina, misi in moto e notai che Silvia si sbracciava per attirare la mia attenzione: tirai giù il finestrino e mi disse:
– “la macchina non parte, mi puoi portare a casa? Credo che sia la batteria che si è scaricata!”,
– “ma certo. Non lascio mai una bella donna a piedi su una strada”, sorrise e salì in auto e mi diede un bacio sulla guancia, anche questo molto dolce e romantico, “grazie Bruno, sei un tesoro”.
Partimmo e, dopo dieci minuti di auto, arrivammo a casa di Silvia. Quando entrai, vidi che la casa era davvero splendida, spaziosa e arredata con gusto. Mi fece accomodare in salotto e ci sedemmo sul divano in pelle uno di fianco all’altro e Silvia iniziò a parlare. Mi disse che lei e suo marito non andavano assolutamente d’accordo ed erano sul punto di separarsi e quindi lei stava facendo il corso per agente operativo per migliorare la sua posizione, nel caso in cui suo marito non le avesse passato denaro a sufficienza per il suo mantenimento e per quello dei due figli. Solo dopo quest’affermazione cominciai a capire tante cose. Si alzò dal divano e mi portò un bicchiere con dell’acqua frizzante. Lei intanto era sempre cupa e seria in volto. Improvvisamente dissi:
– “Ma guarda che si vede molto bene che tu sei triste quando sei al lavoro!”, rimase stupita,
– “non riesco a nasconderlo. Mi dispiace!”, mi avvicinai e stavolta fui io a baciarla sulle guance.
Lei mi guardò e si avvicinò a me. Avevamo i volti molto vicini e poi ci baciammo sulla bocca, ma non chiedetemi come sia successo. Un bacio dolcissimo e romantico; mi mise le braccia al collo e continuammo a baciarci; io intanto accarezzavo i fianchi, andando dal seno al bacino. Sembrava apprezzare le mie carezze e allora mi feci più audace, spostando le mani dai fianchi al sedere. Lei mi guardò e si mise a ridere. Poi mi disse:
– “Com’è?”, la guardai e dissi:
– “Palpandolo sopra i pantaloni ti posso dire che è piccolo, sodo, muscoloso e ben proporzionato, ma ti do un parere definitivo appena potrò vederlo senza abiti”, sorrise e mi disse:
– “Ah ah ah ah ah! Tu corri troppo Bruno!”,
– “ma mi hai chiesto un parere sul tuo sedere e io te l’ho dato…”.
Iniziammo a ridere ed a giocare con i doppi sensi, andando avanti per un bel po’ di tempo. Poi la salutai, baciandola con un bacio lungo e appassionato, dicendole che ci saremo rivisti nel pomeriggio al lavoro. L’indomani, arrivato in caserma, parcheggiai l’auto e notai che Silvia era nella sua auto che mi stava aspettando. Quando scesi, lei mi venne incontro e mi baciò sulla bocca con un bacio molto dolce e romantico.
– “Ciao Bruno! Ti bacio adesso perché poi dentro non è possibile…”
– “Come inizio di pomeriggio devo dire che non è niente male!”, dissi.
Ci mettemmo a ridere ed entrammo, andando alle nostre postazioni di controllo. Come le mattine precedenti iniziai il lavoro descrivendo, in modo molto dettagliato, quali erano le attività di tipo investigativo che si svolgevano nel turno pomeridiano. Silvia era particolarmente attenta a differenza della mattina precedente. Lavorammo molto bene insieme e, verso le ore 18:30, ci recammo nella mensa del reparto per consumare la cena. Silvia, come sempre si sedette al mio fianco; insieme agli altri colleghi ed, in allegria, tra una risata e l’altra, cenammo. Terminammo quelle attività di controllo che si erano protratte eccessivamente e poi aspettammo i colleghi del turno di notte. Silvia terminò il turno alle ore 21:15 e mi disse: «muoviti che ti aspetto!».
Il turno dei tirocinanti, terminava alle ore 22:15 e quindi quando arrivarono i colleghi del turno notturno, come da procedura, raccontai molto velocemente il resoconto del pomeriggio e me ne andai via di corsa. Silvia mi stava aspettando, facemmo il tratto di strada insieme e percepivo che lei era felice, in quanto sorrideva e mi guardava in continuazione. Poi arrivati alla macchina, mi diede un bacio sula bocca, molto romantico e sentivo che la voglia di possederla, in me stava pericolosamente salendo ed iniziai ad accarezzarle i fianchi; stavolta però non scesi sul sedere ma mi fermai al seno. A lei sembrava non dispiacere e, terminato il bacio, ci guardammo negli occhi e mi accorsi che la voglia di fare sesso, iniziasse a salire a Silvia. Salimmo sulla mia auto e riprendemmo a baciarci, stavolta in modo decisamente più appassionato. Stavolta io puntai direttamente a toccarle il seno sopra il maglioncino; aveva un seno piuttosto sodo nonostante l’età e due gravidanze. Mi feci molto più audace e infilai la mano sotto il maglioncino a contatto con la nuda pelle, visto che non indossava nessuna canottiera. Era davvero molto morbida ed era un piacere accarezzarla; quindi salii verso il seno e delicatamente posai la mano sul reggiseno. Silvia si tirò su leggermente il maglioncino, in modo che io potessi arrivare senza nessun impedimento al seno e iniziai e accarezzarlo ed a giocare con i capezzoli. Il respiro si fece oltremodo affannoso ed accelerato. Scostai il reggiseno e finalmente toccai il seno di Silvia.
Aveva la pelle con una morbidezza che difficilmente avevo mai riscontrato in nessun’altra donna. Improvvisamente sentimmo delle voci e vedemmo delle persone passare accanto alla mia auto; Silvia prese paura e mi tolse la mano dal seno e mi disse: «Continueremo a casa mia quando saremo soli! Qui in strada ho qualche timore». Ci baciammo nuovamente sulla bocca, scese dalla mia auto e salì sulla sua, per partire verso casa. Io però avevo una voglia matta di scopare Silvia ma dovevo accantonarla.
Il giorno successivo andai a lavorare con il turno del pomeriggio; Silvia, come il pomeriggio precedente, mi aspettava nel parcheggio; Notai che quel giorno era più bella del solito, indossava una gonna in lino, svasata che arrivava fino al ginocchio ed una maglietta di raso a mezze maniche. Stava divinamente bene. La guardai, ci baciammo e le dissi:
– “Oggi sei più bella degli altri giorni…”
– “Grazie Bruno…”
Mi baciò intensamente. Entrammo e salimmo agli arrivi dell’aeroporto. Il pomeriggio si svolse abbastanza tranquillamente; insegnai a Silvia alcune tecniche investigative che si usano per individuare doppifondi nelle valige; ci furono, poi, alcuni arresi ed il turno terminò con la relazione di quanto era accaduto nel turno. Sapevo che Silvia mi stava aspettando fuori dell’ospedale e facemmo la strada insieme, arrivammo alla mia auto e Silvia si sedette sul sedile del passeggero in quanto c’era un vento alquanto fastidioso. Ci scambiammo i rispettivi a numeri di cellulare in modo da rimanere in contatto anche quando non eravamo a lavorare. Poi iniziammo a baciarci e la voglia di fare sesso cominciava a salire paurosamente, ma Silvia mi aveva detto che voleva farlo a casa sua, quando era da sola. Quindi mi limitai a toccarle il seno come la sera precedente. A Silvia non dispiaceva affatto, anzi, sembrava gradire. Preso dalla voglia però, decisi di toccarle le cosce. La cosa fu agevolata dal fatto che Silvia indossava la gonna e, sedendosi sul sedile del passeggero della mia auto, era salita fino a metà coscia. Quindi posai una mano sul ginocchio ed iniziai ad accarezzarlo; notai subito che aveva le gambe alquanto muscolose, segno di una persona che si allena quasi quotidianamente. Iniziai a salire piano piano lungo la coscia, sentendo il suo respiro, diventare affannoso ed accelerato. Capii che ciò che stavo facendo le piaceva e cominciai ad accarezzare l’interno della coscia risalendo adagio, ma ahimè, lei mi bloccò la mano dicendomi:
– “Continueremo quando saremo a casa mia da soli!”,
– “sì, hai ragione. Ma la voglia è paurosamente salita”. Ci baciammo ancora e poi lei scese dalla mia auto per salire sulla sua e partimmo per le nostre rispettive abitazioni.
Il giorno dopo lavoravo nel turno di notte; Silvia invece era a casa in riposo. La mattina sbrigai alcune faccende domestiche mentre il pomeriggio andai a letto a riposare. Silvia m’inviò alcuni messaggi: «Buon pomeriggio! Mi piace da matti lavorare con te!», poi verso sera: «Buon lavoro notturno. Vorrei essere lì con te». Io li leggevo e rispondevo usando toni scherzosi.
Andai a lavorare e verso le ore 21:30. Partii da casa e ci vollero 15 minuti per arrivare in caserma, parcheggiai e salii in aeroporto. La notte fu abbastanza tranquilla, trovai anche il tempo per riposarmi nelle ore centrali della notte. Arrivarono i colleghi della mattina, che lessero il rapporto su quello che cosa era successo la notte ed il pomeriggio precedente, andando finalmente a casa a riposare. Mi svegliai verso le ore 12:00; guardai il cellulare e mi accorsi di avere un messaggio da parte di Silvia:
Silvia: Ciao Bruno, avrei bisogno del tuo aiuto. Sto facendo una tesina da portare all’esame e chiedevo se tu mi potessi dare una mano. Forse col tuo aiuto potrei prendere un bel voto.
Bruno: Ma certo che ti do una mano. Quando posso venire a casa tua?
Mi rispose dopo un po’ di tempo:
Silvia: Ma se sei libero anche oggi pomeriggio
Bruno: Sì
Silvia: Se ti va bene verso le 15:00, in modo che possiamo lavorare 3 ore
Bruno: Perfetto, allora ci sarò
Pranzai, mi feci una doccia e partii; arrivai puntuale a casa di Silvia, suonai il campanello, mi aprì il cancello e mi venne incontro baciandomi. Rimasi stupito da quanto era bella. Vestiva con una gonna insolitamente corta che arrivava a metà coscia ed una camicetta bianca un po’ trasparente, che faceva intravedere il reggiseno in pizzo bianco. Le chiesi scherzosamente:
– “Ma dobbiamo uscire, perché ti vedo così vestita bene?”, si mise a ridere e mi disse:
– “Ah ah ah ah ah! Sapevo che tu arrivavi ed allora mi son vestita così per te!”,
– “ma grazie Silvia. Sei un tesoro”.
Ci baciammo ancora ed entrammo in casa; la casa l’avevo già vista in precedenza ma mi soffermai a guardare le particolarità. Mi sedetti sul divano e Silvia arrivò con un vassoio con il caffè. Si sedette al mio fianco e lo bevemmo. Poi Silvia mi disse: «andiamo nello studio». Facemmo mezza rampa di scale e, sulla destra c’era una camera non tanto grande arredata con una scrivania, un computer, una libreria con vari libri, un letto ad una piazza ed una comoda poltrona. Ciò che stonava in quella stanza era il letto; non riuscivo a capire che cosa ci faceva il letto in uno studio. Ci sedemmo davanti al computer ed iniziai e leggere l’elaborato che Silvia aveva scritto facendo delle correzioni e commentando quanto aveva scritto. Arrivai quasi alla fine della lettura e mi misi a ridere. Avevo trovato un errore di scrittura che Silvia aveva fatto e durante la rilettura le era sfuggito; anche lei si mise a ridere; ci baciammo in modo molto dolce e romantico.
Il bacio risvegliò in me la voglia di possederla e quindi iniziai ad abbracciarla. Silvia non oppose nessuna resistenza, anzi sembrava gradire. Ben presto la mia mano si posò sul suo seno mentre con l’altra cingevo la testa a livello della nuca. Iniziai a giocare col seno molto delicatamente disegnando, con le dita, dei cerchi concentrici sui capezzoli. Il respiro si fece più accelerato ed ansimante. Si staccò dalle mie labbra, si sbottonò la camicetta e se la tolse. Notai subito il reggiseno in pizzo bianco; dal tessuto semitrasparente si potevano notare le areole mammarie che erano di un rosa scuro rispetto alla carnagione chiara. Rimasi fermo a guardarla come imbambolato; poi Silvia mi baciò forse perché se ne era accorta che ero incantato a guardare il seno. Decisi quindi di scendere e baciarla sul collo, poi scesi sul decolleté e poi sul solco intermammario. Continuai per un po’ di tempo fino a quando posai le mie labbra sul seno e sulle areole. Iniziai un lento movimento facendo cerchi concentrici con la lingua partendo dall’areola ed arrivando fino al capezzolo che ben presto sentii diventare turgido. A Silvia piaceva da matti ciò che le stavo facendo, tanto che mi mise le sue mani sulla testa ed ogni tanto mi tirava su la testa come per dare respiro ai capezzoli che stavo martoriando con la lingua. Decisi allora di toglierle il reggiseno, mi alzai e con le mani tirai giù le spalline; Silvia capì al volo ed in men che non si dica, il reggiseno finì sulla poltrona. Il seno era ancora bello, era un po’ cadente ma questo era compatibile con l’età e con due gravidanze. Ripresi a leccare i capezzoli e lei cominciò ad ansimare; quindi posai le mani sui fianchi e cercai di tirare su la gonna.
Mi prese le mani e mi fermò; capii che forse era ancora un po’ presto per spingermi oltre. Continuai a mordicchiare il seno ed a leccare i capezzoli ma non so per quanto tempo; poi improvvisamente Silvia tirò giù la cerniera della gonna ed anch’essa volò sulla poltrona. Mi fermai col leccare i capezzoli e la guardai. Era a dir poco stupenda; il perizoma che indossava era in pizzo e lascava intravedere un triangolino di pelo nero che copriva la figa. Mi prese la mano ed andammo a letto, si distese in posizione supina ed iniziai a baciare il seno, scesi sull’ombelico e ritornai su ancora sul seno. A Silvia cominciava a piacere il trattamento che le stavo riservando ed ogni tanto fremeva. Decisi quindi di spingermi più sotto dell’ombelico; scesi sempre di più fino alla figa che era imprigionata dal perizoma. La baciai facendo particolare attenzione al clitoride che iniziai a succhiare attraverso la stoffa del perizoma. L’eccitamento di Silvia aumentò notevolmente e, mentre leccavo il perizoma all’altezza del clitoride, alzai lo sguardo e vidi che era in preda al piacere. Le tolsi il perizoma, senza che lei opponesse alcuna resistenza! Scesi lungo le gambe, baciai e leccai l’interno delle cosce, risalendo verso la figa. Spostai i peli ed allargai le grandi labbra per posare la bocca sul clitoride.
«Ma Bruno, ma che cosa mi stai facendo! Nessuno mi ha mai fatto una cosa del genere. Dai smettila, vieni su. Non farmi male… Ah! Ah! Ah! Ah! … Mmmmmh, dai continua … sìììììììììì … Continua! … Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! … Dai non ti fermare … Oh sì! ... ti prego… !». Queste erano le parole che mi diceva Silvia mentre leccavo il clitoride e la figa. Vedevo che si dimenava e godeva; teneva in mano i due seni come se avesse paura che qualcuno li portasse via. «Ahhhh, Sìììììììì!»
Ebbe un orgasmo, che a suo dire non aveva mai provato prima, con una spinta mi mandò via dalle gambe, che si chiusero e divennero tese e rigide; il suo corpo fremeva, gli occhi si voltarono all’insù e si chiusero per diversi minuti tanto che mi preoccupai. Poi lentamente aprì gli occhi e mi abbracciò: «Ma Bruno che cosa mi hai fatto? Non mai goduto così tanto e così intensamente come ora!».
M’abbracciò e mi baciò non so per quanto tempo ma comunque per un bel po’. Ma io dovevo ancora godere e venire, ma Silvia sembrava che se ne fosse completamente dimenticata. Presi io l’iniziativa, mi misi in mezzo alle sue gambe e, molto delicatamente, inserii il cazzo nella figa. Sentì subito che era molto bagnata, anzi, direi fradicia. Iniziai a scoparla prima lentamente, poi veloce, velocissimo, poi lentissimo. Stavo quasi per venire, quando accelerai il ritmo, depositando sul fondo della figa, abbondante sperma. Mi sdraiai accanto a lei ed avevo il respiro accelerato ed un po’ stanco. Ci guardammo mentre Silvia rideva felice, mi accarezzava il viso e mi baciava. Poi volle andarsi a lavare solo i genitali, in quanto la doccia l’avrebbe fatta poco prima di andare a letto. Anch’io chiesi di lavarmi il cazzo: mi indicò il bagno dicendomi di usare tutto l’occorrente che trovavo. Ritornammo nello studio; lei riassettò il letto, mentre io iniziai a rileggere la tesina. Poi mi chiese: «Ma spiegami, che cosa mi hai fatto?». La guardai esterrefatto! Avevo capito dalla sua domanda che lei non aveva mai avuto quel tipo di orgasmo. Rimasi in silenzio mentre la guardavo negli occhi e dissi:
– “Ti ho fatto godere e tu hai avuto un orgasmo! Mi sembra strano che tu non l’abbia mai avuto…”, mi guardò abbassando la testa e mi disse:
– “è la prima volta in assoluto!”
Rimasi sbigottito!!! Riprendemmo a lavorare sulla tesina che doveva portare all’esame di abilitazione al corso della Croce Rossa, facendole notare le correzioni e ciò che avevo aggiunto. Erano ormai le ore 17:30 e decisi di tornarmene a casa. Baciai Silvia che mi abbracciò molto calorosamente, dicendomi che avrebbe voluto rifarlo assolutamente non appena la casa fosse stata libera.
CONTINUA
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