Gay & Bisex
senzazioni e curiosità
di Alvertn
26.07.2013 |
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"Passò la lingua lungo tutta la valletta, dalle palle alla schiena e viceversa rallentando e soffermandosi sul buchetto..."
Oggi ripensando a quanto successo, e raccontato in precedenza, mi immagino come deve aver finito la serata George. Credo che, appena sono uscito fuori dalla tenda, abbia iniziato una sega che non sia durata molto, che abbia sborrato un casino scaricando la tensione dell’attesa. Svuotato ripensando a me e poi addormentato pensando di essere ancora il mio cavallo. Pensa che fatica e che sforzi deve aver fatto per non scoppiare. Immani credo. Ci sarà voluta una vera forza d’animo.
Io invece passai una notte piacevole di sonno. Riposai senza problemi.
La mattina spensierato come sempre, al mare a giocare con gli amici, bagni di sole e di acqua.
Vero però che ogni tanto disteso al sole ad asciugarmi, ripensavo alla visione mozzafiato della sera, una visione ancora invasa dall’incredulità che potesse diventare cosi grande anche il mio pisellino.
Ma erano momenti, sprazzi di pensieri perché la testa era rivolta ai giochi con gli amici.
Verso le 2 del pomeriggio decido di tornare a casa, avviso che devo andare in bagno. Si poteva ben fare quanto necessario nella pineta sotterrando il tutto ma a me non piaceva l’idea di lascare un segno tangibile del mio passaggio ai posteri, e poi mi è sempre piaciuto lavarmi dopo le necessità corporali.
Mi avvio e oltre alle necessità, ne approfitto per mangiare qualcosa di più sostanzioso della frutta in spiaggia.
Finito esco e richiudo casa, mi avvio tranquillo sulla strada verso la spiaggia.
Sento una voce dietro che mi chiama, non urla per farsi sentire, ma chiama a voce leggermente alta il mio nome. Non mi serve voltarmi per capire chi è, l’accento starno che storpia parzialmente il nome è ovvio, George.
Mi fermo, come se cercassi di capire se avevo sentito qualcosa, e di nuovo il richiamo. Mi voltai e lui mi sorrideva e salutava con le braccia aperte, a circa 100metri da me.
Gli andai incontro, e ci fermammo a chiacchierare. Lui era entusiaste, divagava sull’amicizia che era sorta fra noi, che è una cosa bella importante, che la complicità che avevamo creato con il nostro segreto ci portava ad essere qualcosa di più che amici, e non ancora amanti.
Ma per me quelle parole erano troppo grandi e allora vuote di significato.
Si l’amicizia sincera è sempre stata importante ma il mescolamento di parole e pensieri mi rendeva il tutto vuoto di significato, senza senso.
Lo lascia parlare e annuivo con la testa per confermare che lo ascoltavo, mentre in realtà mi ero già perso in quanto stava dicendo. Soddisfavo così la sua voglia di raccontare e non capivo che stava dicendo altre cose e non storielle.
Poi mi propose se avevo voglia di andare in tenda con li. Chiesi quando,e rispose subito. Mi vide perplesso ed allora mi chiese se avessi voglia di riprendere a giocare con il cavallo, e face un leggero nitrito.
Sorrisi per la comicità del gesto, la proposta mi allettava, mi era piaciuto giocare con lui, cavalcarlo, si il suo pisello a volte mi dava fastidio, era scomodo per stare “in sella”, ma mi piaceva l’assieme che si era creato, e poi il finale con la succhiata. Lui interpretò subito in un si il mio sorriso e passando dal boschetto di pioppi arrivammo alla tenda.
Subito dentro, per fortuna il covone e gli alberi la tenevano all’ombra e quindi era fresca.
Nulla disse e subito mi tolse il costume da mare, il mio cazzo era in crescita a vista d’occhio.
Mi chiese se mi andava di toglie gli abiti, spogliarlo o almeno aiutarlo. In silenzio lo aiutai a sbottonare la camicia, alcuni bottoni eseguiti con lentezza esasperante ripensandoci ora. Nessuna canottiera.
Poi mi prese le mani e le poso sulla cintura, ma rimanendo fermi mi chiese soavemente di aprire il tutto. Lento apro la cintura, slaccio il bottone, prendo il gancio della cerniera e lentissimo scendo. Lui è un ginocchio in questa fase, e si alza in piedi. Lasciando i pantaloncini che indossava questi cadono ai piedi. Un boxer bianco, quelli che ricordo nei films di militari, in cotone davanti a me. Resto fermo. Gli occhi sono sul bianco che si muove, ma non una mossa da parte mia. George mi disse di togliere i boxer e che poi si giocava assieme, se volevo ancora giocare al cavallino.
Esitai ancora, ma poi messo alle strette ed in quella situazione non avrei potuto fare diversamente, presi il coraggio e lentamente abbassai, e come si sa nulla va come si pensa.
Il boxer si blocca sul suo uccello. Che devo fare?
Il cuore scoppia e non so come proseguire, tiro dai fianchi ma non scende, è impuntato e si vede in grossa forma sotto il cotone. George con la mano sposta dalla cappella e finalmente scende, liberando l’enormità per i miei occhi.
Rimase in piedi con me in ginocchio davanti a lui, o meglio con il suo cazzo duro all’altezza degli occhi. Non so cosa si aspettasse da me, oggi si che lo so! Ma non successe nulla. Immobili sino a che dissi se si giocava.
Avevo notato che la cappella era umida, bagnata, ma non ci avevo fatto caso.
George un pò deluso immagino si sdraiò ed io, senza farmi pregare, subito sopra e mi sistemai sul suo cazzo, anzi presi in mano la cappella per spostarlo e sedermi meglio. Si mi accorsi che era bagnata, la mano lo rimase e la asciugai sulla sua pancia. Al mio tocco George scatto, ed io dissi di aspettare un attimo che avevo bisogno delle sue mani per stare su.
Lui mi disse che si giocava senza che era più divertente e la ricerca dell’equilibrio rendeva il gioco splendido.
Si era vero. Mi sballottava da tutte le parti ed io rientravo cadendo sul suo uccello che si bagnava sempre di piu e mi bagnava i glutei e la valletta, a seconda di come cadevo. Saltellava come una trottola ed io con lui nel cercare di non essere disarcionato, e il mio pisello rimaneva duro. Si sapevo che il finale era di un piacevole calore, e questo non faceva che stimolare la voglia in me.
E poi sentire in continuazione quel cazzo, sentirmi bagnato e un attimo appicicoso, aumentava in me lo stimolo. E sentirlo nella valletta che mi colpiva forte e l’appicicoso che quasi mi tratteneva, ma era solo una sensazione strana che mi prendeva, aumentava la mia voglia.
George si fermò. Mi disse di fare il puledro. Lo guardai interrogativo ed allora mi mise alla pecorina, mi si avvicino anche lui a 4 zampe e leccò glutei e culo, buco compreso, senza cercare di forzarlo. Passò la lingua lungo tutta la valletta, dalle palle alla schiena e viceversa rallentando e soffermandosi sul buchetto.
Io immobile subivo passivamente con immenso piacere quelle starne attenzioni, da me mai immaginate e che nell’atmosfera che si era creata erano dolcissime carezze.
Poi mi rovescio, dolcemente rovesciò, mi tenne le gambe aperte e sollevato da terra il sedere, prosegui a leccarlo ma questa volta le attenzioni arrivavano sino al pisello linguazzandolo e succhiandolo. E da li indietro succhiando le palle e giù al culo e alla schiena e ritorno.
Piacevolmente delizato, mi godevo ansimando quanto mi faceva e con respiri dimostravo il piacere che mi donava George.
Mi disse che provava a vedere la differenza fra i nostri piselli, si spostò in avanti, mi alzo le gambe mettendole sulle sue spalle, si piegò in avanti e appoggiò il suo membro sul mio, li prese in mano assieme. Io lo guardai cercando di capire che faceva, e visto che il mio era si e no il quarto del suo… ma si vedeva a occhio e non serviva il raffronto ravvicinato per capirlo. Prese a menarli assieme. Piano lentamente fissandomi negli occhi mentre i miei non guardavano lui ma quel connubio di cazzi in lento movimento.
La mano che li stringeva li teneva compatti e sentivo il flusso ed il vibrare del suo, ripercuotersi sul mio e mi piaceva sentirlo, ed il movimento della sega lento e costante assieme alla posizione con le gambe alzate mi prendeva e sognavo il godimento che sarebbe arrivato.
Smise di giocare con entrambi i piselli, si distese poggiando le mie gambe sulle sue spalle e si prese in bocca il mio cazzo e riprese il gioco, lo sentivo durissimo e la sua lingua vellutata che lo circondava, accarezzandolo mi faceva crescere l’eros e la voglia. Di tanto in tanto lasciava l’asta dura per passare a leccare e inghiottire le palle e provava a scendere ma la posizione non permetteva di passare oltre.
Mi tenne così per un tempo che mi parve infinito, perso come ero nel godermi quelle attenzioni e sempre più gonfio pronto ad esplodere.
Gli venni sorprendendolo, non avevo aumentato il ritmo del respiro cercando di durare ancora, nessun movimento che preannunciasse l’evento e mi svuotai repentinamente nella sua gola con ampi fiotti di sperma, che dalla prima sorpresa lo tenne in bocca poi degluttì tutto e risucchiandomi anche l’anima.
Mi rilassati tutto, a corpo morto per l’esaurirsi delle forze nel piacere che avevo provato. Si sfilò da quella posizione, si distese e mi prese di peso e mi distese sopra di lui, quasi fossi una coperta, e a corpo morto seguivo con il mio l’andamento del suo corpo.
Il suo cazzo bagnato lambiva le mie palle, mi prese per le ascelle tirandomi in avanti, poi con una mano andò al suo membro e lo raddrizzo posizionandolo in verticale sostenuto fra le mie cosce e il cavallo. Apri le sue gambe e mi fece mettere le mie all’interno delle sue, e così facendo stringevo il suo membro e lo sentivo forte e vigoroso, pulsarmi sulle cosce.
George strinse le sue gambe sulle mie, comprimendo il suo gigante con me, poi disse che giocavamo a cavallo ancora e che avrebbe fatto una cavalcata dolce e tranquilla e se ero bravo un galoppo finale.
L’idea mi andava ma non capivo che volesse dire, ma si provava a giocare diversamente.
Inizio lentamente a muoversi con il bacino impuntando le gambe che mi bloccavano, saliva e scendeva assieme a me, ed il membro vibrava ai movimenti.
Con le mani si posiziona sui miei fianchi e mi tiene sollevato, ed il cazzo lo sento scivolare fra le cosce, umido e caldo. Mi dice che proviamo così se ci diverte altrimenti si torna in altra posizione comoda. Confermo che possiamo vedere se va. Riprende il movimento dei suoi fianchi, sento mentre sale il cazzo bagnato che passa far le mie cosce, poi il suo corpo contro il mio che mi fa sollevare e ricadere su di lui, e lui che ridiscende tenendomi sollevato ed il cazzo bagnato che scende compresso dalle cosce strette dalle sue gambe.
Strane sensazioni queste.
I corpi attaccati, caldi e sospirano respirandosi addosso a pochi centimetri dalle bocche, questo distacco parziale che permette di rinfrescare gli addomi, il suo cazzo che vibra e mi fa emozionare e rindurire il mio, bagnato che sfregola su me lasciando l’umido e il liquido. Si mi piace e sorrido a George. Il mio sorriso ha l’effetto di farlo scatenare, il ritmi aumenta, i salti o meglio i colpi più decisi, più unici, più forti vorrei quasi dire violenti ma sempre dolcissimo. Le mie cosce erano bagnate, lo sentivo perfettamente, ma non ero io che sudavo.
Sommesso nella mia orecchia mi disse che si passava al galoppo e che avrebbe piovuto. Lo guardai negli occhi con sguardo interrogativo. Ma che stava dicendo, ok per la galoppata visto che il ritmo era aumenta to in modo vertiginoso ma come poteva piovere nella tenda. Lui guardandomi sorrise e pose la mano sulla testa facendomela posare sulla spalla.
Sentii improvviso vibrare fra le mie cosce, pulsazioni violente che non capivo ma percepivo distintamente, poi contrazioni, quasi spasmi forti e violenti, e… con sorpresa pioveva, pioveva sulla mia schiena, sui glutei, sulle gambe. George, con un profondo ansimare ritmava l’evento che si spense lentamente, e man mano che calavano le pulsazioni più la pioggia si depositava sul mio culo.
Lasciò i miei fianchi ed allargò le sue gambe lasciandomi fare altrettanto, mi sollevai e gli chiesi come avesse fatto a far piovere.
Si, devo dire che ero ingenuo da far ridere.
E lui rise, mi disse di aspettare a scendere da lui. Mi sollevò di peso e mi distese a pancia in giù affianco.
Non ti muovere mi disse perentoriamente.
Si alzo, fece qualcosa sulla sua pancia, poi passò a vedere la mia schiena.
Sorridendo e con voce allegra disse che era proprio bella bagnata, e che lui aveva sete e quindi di non muovermi per non disperderla. Rimasi immobile come mi aveva messo, mi chiese da dove volevo che cominciasse, ma risposi che era lui a deciderlo. Mi prese per i fianchi e mi alzò il culo, rimanendo con le spalle e la testa a terra.
Ma che vuol fare mi chiedevo e sento a risposta la sua lingua passare lungo la coscia e risalire ai glutei, al culo e ripetere dall’altra, tante volte che stavo godendo di quella lingua che mi accarezzava. Poi dalla schiena al culo sempre insistendo su quest’ultimo, ed anche qui molte passate mi fece.
Vedendo il mio cazzo duro, si mise seduto dietro di me , mi fece sedere davanti a lui poggiando l’asta alla schiena e mi fece una splendida sega. Sborrai sulla pancia e finito venne subito a ripulirmi con attenzione.
Sospirando mi disse che dovevo andare, ed andai dopo essermi rivestito e avergli chiesto che la prossima volta mi doveva dire come aveva fatto a far piovere. Lui rise e rispose di si.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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