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2 matrimoni e un funerale – 2.2 (Il Suocero)

19.03.2025 |
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"«Sì, credo sia il caso di portare a termine quel lavoro che è stato interrotto prima» aggiunge il giovane, scostando le coperte; poi si tira su per..."
È già buio quando Rossella parcheggia la sua macchina accanto a quella di suo marito e di suo padre, nel piazzale antistante casa sua, o almeno lo era fino ad alcuni mesi fa. È venuta per prendere una coperta imbottita e alcune altre cose (vecchie foto, due diari e ricordi personali di vario tipo), che ancora si trovano nella sua cameretta.Nota che la luce in cucina è spenta e allora si dirige subito al piano di sopra. Vede la porta aperta e la luce accesa nella camera del padre alla fine del corridoio, e sente delle risatine provenire da lì. Pensando di far loro una sorpresa, senza dire niente arriva davanti alla porta, ma a questo punto è lei a ricevere una grossa e spiacevole sorpresa, quando vede cosa sta succedendo là dentro: suo padre è disteso sul letto tutto nudo, e suo marito, nudo anch’egli e chinato sul suocero, gli sta praticando un rapporto orale. Per qualche attimo la donna rimane senza fiato; incredula; poi caccia un urlo quasi disumano e grida: «Noooooo, maledetti! Come avete potuto farmi questo?». Si volta e scappa via.
I due restano interdetti, pietrificati; poi è Dario il primo a reagire e a correre dietro alla moglie nel vano tentativo di raggiungerla. La chiama più volte, fermo sull’uscio di casa, mentre questa fa rapidamente manovra e si allontana a tutta velocità.
Torna di sopra, è stordito e sconfortato; appena entra in camera Giovanni gli fa: «Abbiamo fatto una grossa cazzata»
«Sì, a dir poco… adesso aspetto un po’ che sbollisca la sua rabbia, poi esco e ci vado a parlare. A dire il vero non ho idea di cosa le potrò dire ma proverò a giustificarmi, e a giustificarti in qualche modo, pregandola di perdonarci»
«Ci siamo lasciati prendere dalla libidine, senza renderci conto delle gravi conseguenze che potevano esserci»
«Sì, però almeno per me non si è trattato di pura libidine, c’era anche un profondo sentimento d’affetto unito al mio desiderio»
«Che c’entra? È lo stesso anche per me. Ciò non toglie che tu, quasi per certo hai chiuso con tua moglie e io mi sono giocato l’affetto di mia figlia, forse per sempre. Al solo pensiero mi sembra come di sprofondare nelle sabbie mobili, senza alcuna speranza di uscirne»
«Lo capisco, ma quel ch’è fatto è fatto, prendiamone atto e accettiamone le conseguenze; senza farci prendere dallo sconforto; ora vado a vestirmi ed esco. Tu aspettami qua e mettiti sotto le coperte, ma mi raccomando: devi tenere il braccio sempre fermo; non muoverlo per nessuna ragione. Tanto tra non molto sarò tornato».
Appena Dario entra nel suo appartamento, nota subito due grosse valige e un borsone appoggiati di lato. Rossella è seduta al tavolo, sta guardando la TV, la spegne; con un cenno della testa indica le valige e resta in silenzio a fissare il marito con severità.
È Dario il primo a parlare: «Capisco che ora sei sconvolta, infuriata e quant’altro, però ne vorrei parlare, provare a spiegarti»
«Ma di cosa vuoi parlare? Cosa vuoi spiegarmi? È talmente chiara la situazione! A mio marito piace succhiare il cazzo e mio padre dev’essersi rimbambito prima del tempo, visto che ha pensato bene di farsela con suo genero…»
Queste parole si piantano come coltelli nella mente di Dario, che si limita ad annuire, avendo capito che continuare a parlare, servirebbe solo a far aumentare ancor di più la rabbia di Rossella.
«Cosa c’è da spiegare? – continua lei – non ti rendi conto che quello che avete fatto è di una gravità inaudita? Mi fate schifo! Tutt’e due… schifo, schifo, SCHIFO! Hai capito?
Voglio solo che tu sparisca al più presto dalla mia vista e non voglio rivedervi mai più, né te, né quel rincoglionito di mio padre. Vai a stare con lui, visto che state così bene insieme. A giorni ti arriverà la mia richiesta di separazione»
Senza dire niente, Dario se ne va in quella che una volta era la sua cameretta e adesso è adibita a ufficio, ne esce poco dopo con a tracollo la borsa che contiene il suo PC e alcuni fascicoli delle cause a cui sta lavorando ultimamente. Apre la porta e chiama l’ascensore.
Prima di raccogliere le valige e il borsone le dice: «Ho intenzione di venire incontro a tutte le tue richieste, purché questa situazione si chiuda al più presto, senza scandalo e conflitti inutili. Sono disposto a lasciarti anche questa casa, benché per legge non sarei tenuto a farlo, visto che tu hai un lavoro e grazie al cielo non abbiamo figli. L’unica cosa che ti chiedo è la massima discrezione su questa storia. Che so, inventati che mi hai sorpreso a letto con un’altra donna, ma non tirare mai in ballo tuo padre. Voglio che la sua reputazione sia salvaguardata ad ogni costo»
Rossella non dice niente e resta a guardarlo impassibile, mentre mette le valige nell’ascensore e chiude la porta.
Dario entra in camera e Giovanni subito gli chiede: «Com’è andata?»
«Male! Molto male, direi»
«Perché? Cosa è successo?»
«È successo che non mi ha fatto dire neanche una parola, non ha voluto sentire ragioni… d’altronde non è che ce ne fossero molte… mi ha detto anche delle cose terribili, che non è il caso di riferirti. Non vuole rivederci mai più, a tutt’e due»
«Eh già, la capisco. Dev’essere stato un trauma per lei».
Dario si siede sul bordo del letto, di fianco a Giovanni che sta appoggiato alla spalliera, poi riprende: «Vuole divorziare al più presto; mi aveva preparato già le valige. Mi dovrai ospitare per qualche giorno, mentre mi cerco un’altra sistemazione»
«Ma certo, per me puoi restare quanto ti pare, anche a tempo indeterminato»
«Pensa che lo ha detto anche lei: “vai a stare con lui, visto che state così bene insieme”»
«Certo! Sarei contento se tu rimanessi qui. Poi se la convivenza non funziona, si fa sempre in tempo a trovare un’altra sistemazione»
«Le ho detto pure che intendo accettare tutte le sue richieste, purché si arrivi a una separazione consensuale, senza penosi conflitti. Sono anche disposto a cedergli la casa, a patto che lei mantenga il più assoluto riserbo su quanto è accaduto; su di me può inventarsi quello che vuole ma che non tiri mai in ballo te»
«Questa cosa ti fa onore, Dario, e sappi che l’apprezzo tantissimo, però a maggior ragione devi accettare l’ospitalità che ti offro; anzi, non voglio che tu ti senta un ospite, da oggi in poi questa puoi considerarla casa tua a tutti gli effetti»
Il giovane si alza per dare un bacio affettuoso al suocero, poi staccandosi mormora: «Dovevo capirlo prima che eri tu il membro di questa famiglia che avrei dovuto sposare»
«Non è necessario essere sposati per vivere insieme, lo sai. E poi devo dirti che mentre eri via ho riflettuto su quello che hai detto. È vero: quel ch’è fatto è fatto, non si può tornare indietro, perciò dobbiamo guardare avanti. Abbiamo commesso degli errori? Sì, sicuramente. Ma questo non vuol dire che ci debbano condizionare per tutta la nostra vita futura. Poi pensando a Rossella, mi sono convinto che quanto è accaduto è stato un bene per lei: si è chiarita subito la situazione; adesso avrà tutto il tempo per rifarsi una vita. Era forse meglio che noi avessimo continuato ad incontrarci di nascosto e a mentire a lei e a noi stessi? Tanto credo che prima o poi saremmo stati scoperti, e allora sarebbe stato ancora più grave, non trovi?»
«Hai ragione, e purtroppo solo ora mi rendo conto del grave errore che ho commesso nell’averla sposata, nonostante non ne fossi del tutto convinto. Forse inconsciamente pensavo che sposare lei era l’unico modo per starti vicino»
«Comunque sia, mi pare che ora abbiamo capito entrambi cosa vogliamo davvero e sarebbe un errore rinunciare alla possibilità di essere noi stessi fino in fondo, per vergogna o per i sensi di colpa. Ma poi qual è la nostra colpa? Non credo che voler vivere senza doversi auto-reprimere si possa considerare una colpa»
«Sono pienamente d’accordo»
«Poi come si dice? “Il tempo è gran dottore”, le ferite si rimarginano, le convinzioni cambiano; vedrai che piano piano le cose si aggiustano, oppure si romperanno definitivamente, e allora ce ne faremo una ragione»
«Giusto!... Ma adesso pensiamo a un futuro più immediato: hai fame? Ti preparo qualcosa da mangiare?»
«No, sinceramente, dopo quello che è successo, mi si è chiuso lo stomaco, ma tu se hai fame vai a mangiare qualcosa, vedi cosa c’è nel frigo»
«A dire il vero, neanch’io ho fame. Allora vado a prendermi il pigiama; di certo ce ne sarà almeno uno in una delle valige che mi ha preparato Rossella»
«Lascia stare, mi farebbe piacere se stanotte tu dormissi accanto a me completamente nudo, come lo sono io. Ti va?»
«Ma certo! Sono contento che tu me l’abbia chiesto» e senza aggiungere altro, Dario si spoglia sotto lo sguardo attento di Giovanni; quindi s’infila sotto le coperte dalla parte destra del letto, mentre l’altro gli fa: «Vieni, abbracciami, voglio sentire il calore del tuo corpo»
Dario si accosta, poggiandosi di fianco; gli passa un braccio sotto la testa fino a prendergli la spalla, gli infila l’altra sotto l’ascella e lo stringe forte a sé, poi appoggia la testa sul petto di lui.
«Ecco, bravo, stiamo così… Prima ho anche ripensato a quel senso d’intimità che si era già creato tra di noi: sotto la doccia, o quando siamo rimasti a parlare dopo esser stati sorpresi da mia figlia; senza sentire il bisogno di coprirci o rivestirci subito. Invece sai una cosa? Con mia moglie non c’era questo senso d’intimità, quando eravamo nudi entrambi fuori dal letto. Non so perché, ma cercavamo di mostrarci così il meno possibile, come se la cosa ci mettesse a disagio. Con te invece è stato diverso, sin dalla prima volta che è capitato. Non ho avuto alcuna remora a spogliarmi davanti a te, mi son sentito subito a mio agio, come adesso che ti sento attaccato a me e sento il tuo pisello che preme sulla mia coscia, e la cosa mi sta anche facendo eccitare»
Non appena sente queste parole, Dario alza di scatto la testa, guarda Giovanni negli occhi e gli fa: «Davvero? Fammi sentire» quindi allunga il braccio per andare a tastargli il membro.
«Eh, sì. Qua sotto sta succedendo qualcosa».
Allora Giovanni si piega leggermente di fianco, per fare in modo che la sua mano arrivi a toccare quello di Dario.
«Mi pare che anche qui comincia ad esserci un certo movimento» replica ridacchiando.
«Sì, credo sia il caso di portare a termine quel lavoro che è stato interrotto prima» aggiunge il giovane, scostando le coperte; poi si tira su per inginocchiarsi di fianco e chinarsi a succhiare il cazzo già rigido di Giovanni, il quale comincia a masturbare quello di Dario. Questi è eccitatissimo e sente che di lì a poco potrebbe venire, allora ricordandosi di quello che aveva fatto Luigi la sera prima delle nozze, si mette a cavalcioni all’altezza del pube dell’altro, sputa parecchia saliva su una mano e se la spalma sul buco, ma nonostante il bastone di Giovanni sia anch’esso ben lubrificato, il buchetto vergine di Dario non riesce ad aprirsi facilmente. Il dolore è forte quando inizia ad entrare la cappella, ma cerca di resistere, poi casualmente capisce che se prova a spingere in fuori; i muscoli dello sfintere si allentano ed ecco che piano piano riesce a fare entrare tutta l’asta. In breve si abitua all’ingombrante presenza, quindi accovacciandosi in avanti si tiene un po’ sollevato, cosicché Giovanni, muovendo su e giù il bacino, può iniziare a penetrarlo ritmicamente; dapprima con estrema cautela e lentezza, poi il ritmo aumenta, quando i mugolii del ragazzo, come pure i suoi gemiti di piacere e i gridolini di approvazione, gli fanno capire che sta apprezzando quegli affondi.
«Cazzo! Ma allora è vero che si gode parecchio a prenderlo dietro!» esclama Giovanni.
«Sì, sììì – conferma suo genero – è una sensazione bellissima. Non fermarti!»
Allora con ancor maggiore foga, l’altro continua a scoparlo, finché dopo alcuni minuti arriva inevitabile l’orgasmo. Quando Dario si sente riempire il retto da fiotti di liquido caldo, inizia a masturbarsi, e subito eiacula anch’egli.
Appena il cazzo di Giovanni, ammosciandosi gli fuoriesce dal buco, sente il bisogno di espellere lo sperma, così va subito a farsi un veloce bidet nel bagnetto di servizio che si trova in camera. Torna a distendersi al fianco del suocero che ancora ansima leggermente; poi questi gli fa: «Sarà che è da troppo tempo che non vedo una fica, e quindi non me lo ricordo bene com’è, però mi è parso che scopare il tuo culo è anche meglio»
«È stata la prima volta per me, e mai avrei immaginato che fosse così bello. Un po’ doloroso all’inizio, ma poi bellissimo»
«Beh, allora la prossima volta voglio provare anch’io»
«Con piacere… Ma hai per caso delle salviettine umide? Così ti pulisco la sborra che ti ho schizzato sulla pancia»
«Sì, dovrebbero essercene nel cassetto del comodino»
Giovanni non può fare a meno di provare tanta tenerezza, mentre osserva Dario che con cura e devozione compie l’operazione di pulizia. Poi questi torna a distendersi al suo fianco e dopo un po’ si addormentano entrambi.
Il loro rapporto prosegue serenamente per vent’anni. Nel 2016, subito dopo l’approvazione della legge, sono tra le prime coppie omosex ad unirsi civilmente… ovvero a “sposarsi”.
(Continua)
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