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Gay & Bisex

L’APPARTAMENTO (prima parte)


di jeepster
06.07.2024    |    11.680    |    10 9.4
"Appena Valerio spense il motore, l’altro gli si accostò e lo baciò sulla guancia, poi quando questi girò la testa lo cinse ai fianchi e lo baciò sulla bocca..."
«Ciao Domenico, sei impegnato? Ti disturbo?»
«No Valerio, tu non disturbi mai. In questo momento non sono impegnato, anzi veramente sono impegnato a gustarmi una crema caffè al bar sotto al mio ufficio… è da un po’ che non ti fai sentire, come mai?»
«Credo più o meno per le stesse ragioni per cui non ti sei fatto sentire tu: il lavoro, la casa, la famiglia… insomma le solite cose. Che ne dici di cenare insieme una di queste sere?»
«Certamente! Appena torno su do un’occhiata all’agenda e ti richiamo per decidere quando»
«Benissimo. C’è anche un piccolo favore che dovrei chiederti ma ora non posso parlare, te lo dico appena ci vediamo, non c’è alcuna fretta»
«Va bene, ti richiamo fra poco»
«Okay, a dopo»
Senza finire quanto rimaneva della sua crema caffè, Domenico uscì dal bar per tornare in fretta nel suo ufficio lussuosamente arredato, al quinto piano di un palazzo d’epoca di via Cavour a Roma.
Si fece dare l’agenda dalla sua segretaria ed entrò in ufficio per darci un’occhiata, quindi chiamò il suo amico.
«Valerio? Ecco, se vogliamo fare subito, possiamo vederci questa domenica sera, sennò se ne riparla dopo il 16, perché lunedì vado a Valencia per qualche giorno e appena torno ho un sacco di appuntamenti già fissati anche a pranzo e a cena»
«Domenica va benissimo… Quale onore allora, poterti avere una sera tutto per me»
«Non fare lo stronzo, lo sai che per te sono sempre disponibile. Chiedo alla mia segretaria di prenotare da qualche parte e poi ti faccio sapere»
«Fantastico! Ti voglio bene Dome’, a presto»
«Anch’io stronzetto, a presto»

Domenico e Valerio , sessantenni ancora in forma e piacenti, erano amici fin da bambini. La loro amicizia era rimasta sempre forte e solida attraverso gli anni, con periodi in cui si frequentavano di rado e altri più intensamente.
Erano nati nello stesso quartiere; le scuole primarie le avevano fatte insieme, poi alle superiori presero strade diverse: Domenico, ragioneria e Valerio liceo scientifico. Entrambi laureati: il primo in economia e commercio, il secondo in architettura. Domenico era diventato un trading manager per una multinazionale; Valerio lavorava come graphic designer in una quotata agenzia pubblicitaria, dove aveva conosciuto l’attuale compagna, più giovane di lui. Era divorziato da dieci anni e non aveva avuto figli. Domenico “tecnicamente” ancora sposato, perché divorziare gli sarebbe costato di più, con la consorte aveva un rapporto di mera coabitazione. Avevano due figli: uno già sposato e un altro che ancora viveva coi genitori e si stava per laureare in medicina.
La cena domenicale era stata prenotata in un ristorante del centro a poca distanza da Trinità dei Monti, che disponeva di un roof garden con una veduta mozzafiato sulla città.
Dopo aver ordinato le pietanze fu Domenico ad iniziare la conversazione: «Allora cosa mi racconti? Come va con la tua compagna? Perché non hai portato anche lei? Mi avrebbe fatto piacere, si può dire che la conosco appena, ci saremo visti sì e no due o tre volte di sfuggita»
«Mah, diciamo che va bene, ma ti confesso che dopo qualche anno che stiamo insieme, nel rapporto si va instaurando un clima di routine che mi fa ripensare con nostalgia all’entusiasmo degli inizi, non posso dire di essere insoddisfatto però mi aspettavo qualcosa di più eccitante»
«Beh, sai una cosa? Invidio la tua routine! Ormai sono passati almeno dieci anni da quando si è guastato il rapporto con Teresa, ma d’allora mi sembra di vivere su un ottovolante, con un incessante susseguirsi di momenti di euforia e di delusione. Mi ero illuso che pur restando sposato, avrei potuto avere una relazione soddisfacente con un'altra donna e invece si è risolto tutto in una serie di avventure più o meno durature e ogni volta che ne finiva una, dovevo ripartire da zero. In compenso posso dire di aver fatto sesso a volontà… e non ho mai avuto bisogno delle pasticche blu. E tu? Come sei messo a scopate? Ti tira ancora o lo hai appeso al chiodo? Ah, ah, ah, ah!»
«Non ti smentisci mai: il solito mandrillo! Comunque io non mi lamento. Da quel punto di vista posso dire che con Lorena le cose filano lisce, abbiamo rapporti piuttosto frequenti, per essere una coppia matura»
«Visto? E ci mancherebbe pure che ti lamentassi»
A questo punto la loro conversazione venne interrotta dall’arrivo delle prime portate. Dopo aver consumato e commentato entusiasticamente la bontà delle pietanze, Domenico chiese: «L’altro giorno mi hai detto che volevi chiedermi un piccolo favore, di cosa si tratta?»
«Mah, niente di speciale. Mi ricordo che una volta mi parlasti di un appartamento che avevi preso in affitto per i tuoi incontri extramatrimoniali. Ce l’hai ancora o l’hai lasciato?»
«Certo che ce l’ho ancora! È stato un ottimo investimento: la mia àncora di salvezza, direi. È stato il posto in cui ho potuto incontrarmi tranquillamente con tutte le mie conquiste e lo uso ancora di frequente, sai? E poi è stato anche il posto in cui rifugiarmi quando con Teresa c’era maretta, me ne andavo per qualche giorno e tornavo quando speravo che si fosse calmata. Perché mi hai chiesto dell’appartamento? Non dirmi che vorresti usufruirne anche tu, birbante!»
«Sì, è così… ma solo se la cosa non ti crea problemi»
«No, nessun problema. Ma ora ho capito perché non hai voluto portare Lorena. Allora benvenuto nel club degli adulteri! Ah, ah, ah, ah!... Forza, raccontami tutto»
«No dai, non farmi domande ti prego»
«Sempre il solito misterioso… ma non importa. Non immagini quanto mi faccia piacere che ora anche tu ne possa beneficiare. Potrai andarci tutte le volte che vorrai… ma ecco che arriva la seconda portata, riprendiamo dopo»
Anche il secondo piatto era talmente squisito da catturare totalmente l’attenzione dei due, dopodiché fu sempre Domenico a riattaccare il discorso: «E dimmi un po’, quand’è che avresti bisogno dell’appartamento?»
«Mah, non lo so… non sapevo neanche se la cosa sarebbe stata possibile, credo in uno dei prossimi giorni, poi ti faccio sapere»
«Benissimo, basta che non sia il 16, il pomeriggio serve a me» e così dicendo, con un espressione malandrina sul volto, strizzò l’occhio all’amico, a cui strappò una debole risata. Prese dalla sua borsa un piccolo mazzo di chiavi e le porse a Valerio, quindi aggiunse: «Ecco, tieni. Queste sono le chiavi: la più piccola è del portone e la più grande è della porta, me le farai riavere entro il 16 mattina; adesso segnati l’indirizzo: Via Crescenzio 143, a due passi da Piazza Risorgimento, al terzo piano, interno 11. Fammi sapere quando vai, così posso dire alla donna che mi fa le pulizie quand’è che deve andare a pulire»
«Sì, certamente» rispose Valerio mentre tirava fuori il suo cellulare per annotare l’indirizzo, poi continuò: «E a parte la tua vita sessuale, che è come al solito “frenetica” (e su questo non avevo dubbi), per il resto come va? Il lavoro, la famiglia… uno dei tuoi figli è sposato, sei già diventato nonno?»
«Macché! Hai messo il dito nella piaga. L’altro giorno parlando con Ruggero è venuto fuori l’argomento e sai che cosa mi ha detto? Queste testuali parole: “per il momento abbiamo deciso di rimandare, siamo tutt’e due troppo presi dal lavoro e non possiamo permetterci la distrazione di un figlio”. Mi ha lasciato a bocca aperta. Ti rendi conto? Al giorno d’oggi i figli sono diventati una “distrazione”! È vero che il lavoro ci assorbe tantissimo, però non può venire prima di un figlio. Io non vedo l’ora di andare in pensione; sono abbastanza gratificato dal mio lavoro ma sono stufo di sacrificargli una fetta così grande della mia vita»
«Ti capisco, però stai attento, perché uno con una vita super impegnata come la tua potrebbe sentirsi spiazzato quando si ritrova con troppo tempo libero»
«No, tranquillo, finché il pisello mi funziona, lo so come passare il tempo e quando non dovesse funzionare più, qualcosa m’invento… ma credo che sia ora di andare, domani devo alzarmi presto; devo prendere un aereo e non ho ancora preparato la valigia»
«Sì, certo, andiamo»
«Prendiamo un taxi, ti accompagno e poi mi faccio portare a casa»
Durante il tragitto Domenico ragguagliò l’amico su alcuni dettagli riguardanti l’appartamento, poi quando furono sotto casa di Valerio si salutarono con un abbraccio mentre questi gli diceva: «Grazie Dome’, per la serata, per l’appartamento, per tutto»
«Grazie di cosa? Poi magari facciamo tutto un conto. Ah, ah, ah, ah!... Fammi sapere, buona notte»
«Sì, ci sentiamo presto, buona notte»

Valerio aveva conosciuto Daniele casualmente, un pomeriggio di pochi giorni prima, in un grande negozio di abbigliamento.
Mentre si stava sfilando i pantaloni troppo stretti che si era appena misurato, gli s’inceppò la lampo, così mise la faccia fuori dal camerino per vedere se c’era in giro qualche commesso che lo potesse aiutare a sbloccarla. Fuori c’era solo un giovane uomo che stava osservando alcuni capi: Daniele, appunto.
Chiese a lui se poteva trovargli un commesso che potesse sbloccare la lampo dei pantaloni che aveva appena provato, non riusciva a vedere bene e aveva paura di romperla; allora questi si offrì di aiutarlo, se la cosa non gli dispiaceva; anche se un po’ perplesso, Valerio accettò.
Vista la zona in cui si trovavano ad operare le mani di Daniele, inevitabilmente strusciarono più volte sul pube dell’altro, il cui pene non restò insensibile a quei contatti che tra l’altro non sembravano essere così casuali. Ne ebbe la conferma quando per qualche attimo i loro sguardi s’incrociarono e Daniele gli sorrise maliziosamente. Appena la lampo si fu sbloccata, Valerio disse che non sapeva come ringraziarlo per averlo tolto da quell’impaccio e allora l’altro gli disse che poteva offrirgli un caffè al bar accanto al negozio. Dopo essersi presentati e dopo aver terminato insieme gli acquisti, consigliandosi a vicenda come due vecchi amici, si recarono al bar.
Comodamente seduti a un tavolino del locale semivuoto, conversarono a lungo raccontando ognuno di sé.
Daniele era un bell’uomo di quarantuno anni, capelli castano chiari, lisci e corti, non tanto alto, con un fisico normale e tonico anche se non frequentava nessuna palestra, ma camminava molto anche perché non guidava. Lavorava come correttore di bozze per una casa editrice di Milano e il suo lavoro si svolgeva quasi esclusivamente da casa, dove abitava con la madre ultraottantenne e una badante, in un complesso residenziale alla periferia nord della capitale.
Mentre lo ascoltava, Valerio era sempre più affascinato da Daniele. Il tono della sua voce, il suo modo di parlare, fluente, chiaro e pacato, che ben si addiceva al suo volto regolare, ben rasato, le labbra carnose, gli occhi verdi e luminosi. Provava una strana sensazione di benessere, come se si conoscessero da tanto tempo.
Certo quel momento di intima confidenza vissuto prima nel camerino aveva contribuito ad abbattere parecchie delle barriere che ci impediscono di entrare subito in sintonia con uno sconosciuto.
A un certo punto, con franchezza, abbassando un po’ il volume della voce Daniele gli disse: «Per quanto riguarda i miei rapporti personali, come forse avrai già intuito, io sono gay. Ho avuto qualche breve relazione in passato ma attualmente non ho nessun legame. Mi vedo sporadicamente con un uomo sposato vicino alla settantina che ho conosciuto diversi anni fa, ma sono solo incontri di sesso. Ho alcuni amici gay con cui mi vedo ogni tanto in occasioni mondane. Bene, adesso credo di averti detto tutte le cose essenziali, se poi ci sarà modo di rivederci, potrai conoscere qualcos’altro di me» concluse sorridendo di nuovo in quel modo un po’ malizioso.
«Sì, l’avevo intuito che sei gay e la cosa non mi turba affatto, anzi, ti confesso che ultimamente mi è nata una forte curiosità per gli uomini. Spesso mi capita di guardarne uno e immaginarmi come sarebbe se ci andassi a letto ma per ora sono solo fantasticherie. Comunque sì, ho voglia di rivederti»
«Allora ne potremo parlare la prossima volta, adesso scusami ma è ora che vada»
«Sì, certo, però permettimi di accompagnarti, così possiamo parlare ancora un po’»
«Va bene, ti ringrazio»
Daniele spiegò esattamente dove abitava ma quando furono nelle vicinanze lo fece svoltare per una strada secondaria.
«Non abito qua ma volevo chiederti una cosa. Più avanti c’è il parcheggio di un magazzino di materiali edili che a quest’ora ha chiuso e quindi è completamente vuoto, poi col buio si riempie di macchine di coppiette che ci vengono a fare l’amore. Volevo salutarti con un bacio, visto che non potrò farlo quando mi lascerai davanti al cancello del residence dove abito: c’è sempre un portiere alla sbarra»
«Ah, d’accordo… ecco il parcheggio»
Entrò nello spiazzale e Daniele gli disse di fermarsi un po’ lontano dall’entrata e con la macchina messa in modo da poter vedere se arrivava qualcuno.
Appena Valerio spense il motore, l’altro gli si accostò e lo baciò sulla guancia, poi quando questi girò la testa lo cinse ai fianchi e lo baciò sulla bocca.
Per Valerio era la prima volta che baciava un uomo nel modo in cui finora aveva baciato solo le donne e la cosa la trovò particolarmente eccitante, visto l’immediata prorompente erezione che gli provocò. Quando Daniele poggiò la sua mano sul pube dell’altro, capì che non c’era bisogno di ulteriori stimolazioni; allora gli tirò giù la lampo (che in questo caso non oppose alcuna resistenza) e gli cacciò fuori il cazzo ormai duro come il marmo, gocciolante di liquido precum.
Lo scappellò delicatamente, se lo infilò tutto in bocca e cominciò a pomparlo, mentre Valerio, che quasi non si era reso conto di quello che stava accadendo, esclamò: «Dio, che sensazione bellissima, ti prego continua!». Daniele non dovette continuare a lungo, perché nel giro di un minuto l’altro, gridando “Vengooo”, tra gemiti e sussulti gli schizzò in gola una quantità di sborra che il suo partner a fatica riuscì a contenere in bocca e ingoiare. Appena Valerio si fermò, dopo essersi svuotato completamente, Daniele prese il suo fazzoletto e ripulì qualche goccia di sperma che era rimasta sui peli dell’altro e poi quelle ai lati della propria bocca, quindi lo baciò di nuovo e così Valerio poté sentire anche il sapore del proprio seme.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi fu quest’ultimo a parlare: «Non avrei mai immaginato che potesse essere così bello anche con un uomo, ma ora vorrei chiederti io una cosa: mi piacerebbe vedere e toccare il tuo uccello, se ti va».
Per tutta risposta Daniele si tirò giù la lampo e tirò fuori il suo pisello circonciso che era ancora barzotto, per via dell’erezione avuta mentre faceva il pompino a Valerio. Questi allungò la mano e cominciò a masturbarlo dolcemente, poi man mano che diventava più duro, sempre più velocemente, finché anche Daniele raggiunse in breve l’orgasmo raccogliendo l’eiaculazione nel fazzoletto che aveva ancora in mano.
Stavolta fu Valerio a cercare la bocca del compagno e fu un bacio molto lungo e appassionato.
Appena si staccarono Valerio disse: «Non ci siamo ancora scambiato i numeri, il mio è 3498403366, fammi uno squillo così memorizzo il tuo».
Daniele si fece ripetere il numero, il telefono squillò e Valerio disse: «Ti chiamo tra qualche giorno, forse riesco a trovare un posto in cui stare in tutta tranquillità»
«Va bene» rispose l’altro.
Dopo essersi ricomposti, Valerio mise in moto la macchina e seguendo le istruzioni di Daniele, arrivarono subito davanti al cancello del residence.

(continua)


La seconda parte è già disponibile sul mio profilo.
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