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Gay & Bisex

IN ESTATE DAI NONNI (Seconda parte)


di jeepster
06.06.2024    |    16.734    |    17 9.7
"Intanto continuo a provare col dito»..."
«Dai Gianni, prendi le carte. Sono nell’ultimo cassetto della credenza in basso a sinistra» disse Danilo mentre scendeva le scale; poi andò dritto ad aprire il frigorifero.
«Per prima cosa ci beviamo una birretta, ti va?» chiese Danilo.
«Non hai qualcos’altro?» domandò il ragazzo mentre cercava nel cassetto che gli era stato indicato.
«Vediamo: c’è un po’ di vino, l’acqua e aspetta… eccola, ho anche questa!» esclamò l’uomo.
«Trovate!» esclamò il ragazzo voltandosi con in mano il mazzo di carte; vide Danilo che gli stava mostrando una lattina di coca cola.
«A me non fa impazzire ma so che ai ragazzi piace tanto»
«Sì, mi piace, bevo quella».
Si sedettero al tavolo della cucina; Danilo beveva direttamente dalla bottiglietta e Gianni dalla lattina.
«Allora dai, a cosa sai giocare?»
«Veramente conosco solo la scopa»
«Va benissimo, però non arrabbiarti se non ti faccio prendere neanche una carta, a questo gioco sono fortissimo» disse Danilo vantandosi bonariamente e quindi diede le carte. In tavola uscì subito il settebello e il giovane se lo prese lesto con un altro sette.
«Ah! cominciamo bene! » commentò l’uomo.
In realtà avvenne esattamente il contrario di quanto previsto poco prima, perché in quell’occasione Gianni si dimostrò particolarmente bravo e fortunato, tant’è che a un certo punto Danilo con tono ironico commentò: «Caspita, non immaginavo che alla tua età fossi già così bravo a ”scopare”» e si mise a ridere.
Il ragazzo aveva capito la battuta e provò un certo imbarazzo, ma rise anche lui.
Allora Danilo continuò: «Dimmi, scusa se ti faccio una domanda un po’ indiscreta, ma hai già avuto qualche esperienza con una ragazza? Che so, una fidanzata, un’amica, una compagna di scuola, una cugina… niente?»
«No, niente. Ma non mi va di parlare di queste cose, mi sento in imbarazzo» e infatti era diventato tutto rosso in volto. A dire il vero lo spaventava a morte l’eventualità che l’uomo cogliesse lo spunto per parlare di quando Gianni poco prima gli aveva toccato l’uccello mentre facevano il riposino pomeridiano. Fino a quel momento gli era sembrato che non si fosse accorto di niente ma ora cominciava a dubitarne.
«Hai ragione, scusami, non volevo metterti a disagio… è che mi pare che invece a voi giovani piace parlare di sesso con gli adulti, per saperne di più o per vantarsi. A me con alcuni è capitato ma a pensarci bene erano più grandicelli e quindi più scafati. Perdonami, non parliamone più. Che ne pensi se ce ne andiamo giù al lago? Io non ne ho voglia ma tu se vuoi, puoi farti il bagno»
«Sì, mi va, però devo andare a prendermi il costume»
«Ma no, non c’è bisogno, te lo fai in mutande, lo fanno in tanti… dai, andiamo a una caletta qua vicino, in pochi minuti siamo là»
«D’accordo».
Danilo salì di sopra un attimo e ridiscese con due grandi asciugamani per portarli con sé.
Mentre sotto al sole ancora cocente percorrevano il viale sterrato che sbocca sulla strada provinciale, Gianni chiese: «Prima hai detto che hai un figlio, dove sta?»
«Ah… sì, vive a casa dei suoi zii a Roma, ha vent’anni, studia all’università. Quando è morta mia moglie, cinque anni fa, sua sorella mi ha proposto di mandarlo a stare da loro. Non hanno figli e perciò gli avrebbe fatto piacere prendersi cura di lui, e per me sarebbe stata una preoccupazione in meno, visto che lavoro tutto il giorno. In realtà non avrei avuto problemi a occuparmi di lui ma quando ne ho parlato con Roberto, si chiama così, lui ha detto subito che sarebbe stato contento e allora l’ho lasciato andare»
«E non ti è dispiaciuto?» lo interruppe Gianni.
«Certo che mi è dispiaciuto! Ma ho pensato che era meglio così; tanto presto sarebbe andato via lo stesso. Se restava qua, che gli potevo offrire? Una vita di lavoro e di fatica… e poi avevo già capito che non era cosa per lui. Gli piace studiare, leggeva sempre, disegnava, gli piace la musica e anche il fisico non era adatto al lavoro in campagna, è un tipo esile, ha preso tutto da sua madre»
«Ho capito… e ti viene a trovare spesso?»
«Macché! All’inizio veniva insieme agli zii ma lui non si fermava mai. Poi quando ha preso la patente è venuto a farmi vedere la sua macchina ed è tornato un paio di volte ma senza mai fermarsi a dormire. L’ultima volta che ci siamo visti è stato a Natale perché mia cognata mi ha invitato da loro a Roma. È per questo che adesso ho tolto il letto dalla sua cameretta e la uso come sgabuzzino»
«E tua moglie com’è morta?» chiese ancora il ragazzo.
«No Gianni, mi è già venuta tanta tristezza a parlare di Roberto, basta coi discorsi tristi! E poi siamo quasi arrivati. Ecco la provinciale, adesso ci andiamo a fare un bel bagno. Con questo caldo è venuta voglia anche a me»
«Sì, sì, andiamo!» approvò Gianni con entusiasmo.
Traversarono la strada asfaltata che costeggiava il lago e s’inoltrarono tra gli alberi in un viottolo che conduceva a un piccolo spiazzo ricoperto d’erba. Stesero i teli per terra e cominciarono a spogliarsi. Dopo essersi sfilato le scarpe, Gianni si tolse la maglietta e i pantaloncini in pochi secondi e li poggiò sul suo asciugamano; Danilo si levò la canottiera e poi si bloccò.
«Gianni, io il bagno non me lo posso fare» disse con tono sconsolato.
«E perché?» domandò il ragazzo.
«Non ho preso il costume e sotto ai calzoncini non porto niente. Quando mi sono rivestito dopo la pennichella, gli slip me li son tolti, mi stanno troppo stretti, preferisco non portare niente sotto»
«Ah, ho capito… ma hai paura che ti vede qualcuno? Non vedo nessuno in giro. E poi quando sei in acqua non si vede niente»
A Danilo scappò da ridere, poi sempre ridacchiando disse: «Sì, certo. Ma io pensavo che mostrandomi nudo avrei potuto mettere a disagio te, o no? »
«Beh, no… l’hai detto anche tu, siamo tra maschi, non c’è motivo di vergognarsi, anzi, sai che c’è? mi tolgo anch’io le mutande e così non rischio che mi si sfilano».
Se le levò in un batter d’occhio e rimase a guardare Danilo che senza ulteriori esitazioni si tolse gli shorts di tela jeans che aveva ricavato tagliando le gambe di un vecchio paio di pantaloni lunghi.
Finalmente Gianni riuscì a soddisfare un desiderio che era diventato un chiodo fisso da quando lo aveva visto la prima volta rinfrescarsi al pozzo: poter ammirare Danilo in tutto il suo splendore, completamente nudo.
Come il torace, anche il pube era ricoperto da una folta selva di peli; ce n’erano anche sui testicoli, sopra ai quali troneggiava quella specie di salsicciotto che benché a riposo, era piuttosto grosso.
Però anche stavolta la visione durò poco, perché Danilo con tre passi entrò in acqua e si tuffò. Con poche vigorose bracciate si allontanò dalla riva, poi si fermò e si voltò a guardare indietro: Gianni stava entrando in acqua camminando lentamente per saggiare il fondale.
«Perché non ti sei buttato? – domandò Danilo – per un po’ si tocca ma poi l’acqua è alta, ci si può tuffare tranquillamente»
«Appunto! So restare a galla ma non sono molto bravo a nuotare, dopo qualche bracciata mi stanco subito, voglio capire quanto mi posso allontanare dalla riva»
«Vabbè ho capito, ma non ti preoccupare, ci sono qua io» e con un paio di bracciate l’uomo si diresse verso Gianni che ora si stava mantenendo a galla in un punto in cui non toccava più. Con dei poderosi colpi sull’acqua Danilo prese a schizzargli la faccia; per un po’ il ragazzo fece lo stesso e stette al gioco ma era una lotta impari; così nel tentativo di fermarlo lo abbracciò aggrappandosi a lui; l’uomo non tentò di liberarsi e invece lo cinse sui fianchi e lo strinse a sé. Senza pensarci, Gianni baciò Danilo sulle labbra. Questi non rispose al bacio ma sempre tenendolo stretto, col solo movimento delle gambe si diresse verso riva. Quando sentì che si toccava si staccò e i due rimasero in piedi l’uno di fronte all’altro guardandosi negli occhi per alcuni secondi senza parlare.
«Scusami, scusami – esordì Gianni – non lo so che cosa mi è saltato in mente, perdonami!»
«Tranquillo, tranquillo, non è successo niente, solo che se qualcuno ci vedeva, chissà cosa avrebbe pensato… invece, anche se un po’ esagerata, ho apprezzato la tua dimostrazione d’affetto, era così, no?»
«Ma certo, sicuro, non avevo nessuna strana intenzione» mentì Gianni spudoratamente.
Allora Danilo lo abbracciò e così pure il ragazzo, poi subito l’uomo disse: «Bene, quindi tutto chiarito. Ci siamo dati una bella rinfrescata, adesso usciamo e torniamocene a casa».
Mentre si asciugavano Gianni non riusciva a fare a meno di guardare l’altro che ogni tanto inevitabilmente lasciava intravedere i suoi bicipiti, le sue gambe muscolose, le natiche, i pettorali e quindi anche il pube. Danilo immaginò che gli occhi del ragazzo fossero puntati su di sé, perciò continuò a guardare in basso per non fargli distogliere lo sguardo; alzò la testa solo quando ebbe infilato anche gli shorts e ormai anche Gianni era vestito e si stava infilando le scarpe.
Appena rientrati a casa, si organizzarono subito per la cena, Gianni apparecchiò e Danilo riscaldò le polpette. Mangiarono con voracità entrambi, senza dire niente se non qualche commento sull’incredibile bontà di quella pietanza; poi dopo essersi versato il secondo bicchiere di vino e aver stappato una bottiglietta di birra per offrirla al ragazzo, Danilo disse: «Sai Gianni, a volte mi ricordi mio figlio, col tuo carattere un po’ timido e servizievole, i tuoi modi educati e gentili… fisicamente no, tu sei tutto un altro tipo: sei più alto e robusto; più scuro di carnagione. Dì un po’, quanti anni hai?»
«Quindici» rispose Gianni.
«Davvero? Te ne avrei dato qualcuno in più: sedici o anche diciassette. Prima, giù al lago ho visto che hai pure i peli intorno al pisello».
Questa osservazione fece gioire il giovane, che venendo a stare dai nonni, non vedeva l’ora di trovare il modo di mostrare orgogliosamente questo fatto a Giuliano; perciò fu contento che l’avesse notato Danilo.
«Beh, adesso che siamo entrati un po’ più in confidenza – continuò questi – avrei una domanda da farti»
«Che domanda?»
«È una domanda un po’ intima ma se non ti va puoi anche non rispondermi»
«Dai, dimmi»
«Okay. Prima mi hai detto che con le ragazze non hai ancora avuto esperienze e coi ragazzi invece? Neanche una pippa in compagnia o una toccatina reciproca? A me, alla tua età, ogni tanto mi è capitato. Te lo chiedo per capire a che punto stai in fatto di sesso; penso che non è facile trovare qualcuno con cui parlarne apertamente e se hai qualche dubbio o curiosità puoi dire a me»
«Va bene, grazie… sì, qualcosa mi è capitato».
Danilo restò in silenzio e allora Gianni continuò: «L’anno scorso, con un ragazzo di qua»
«Chi? Giuliano?»
«Sì – ammise sorpreso il ragazzo – te l’ha raccontato lui?»
«No, non ci ho mai parlato ma ho immaginato che era lui perché una volta l’ho scoperto che mi spiava mentre pisciavo, gli ho fatto segno di andarsene e lui è scappato. Ho capito che è un tipo molto curioso e scafato… e cosa avete fatto?»
«Una volta siamo andati su alle terme e ci siamo fatti una sega»
«Eh, certo. Anch’io l’ho fatto, con alcuni amici, più di una volta. Ci eccitavamo immaginando gli antichi romani, uomini e donne che si facevano il bagno nudi in quel posto».
«Quella è stata la prima volta che ho sborrato» aggiunse il ragazzo.
«Ah, bene, scommetto che da allora di pippe te ne sarai fatte tante. Io quando ho scoperto quant’era bello ho cominciato a farmele continuamente. Anche tu, vero?»
«Beh, sì, è così»
Man mano che andava avanti la conversazione, nonostante il tema un po’ scabroso, Gianni non sentiva alcun imbarazzo e al contrario era totalmente a suo agio, si sentiva invaso da un senso di tranquillità mai provato prima e una grande contentezza, così decise di aprirsi totalmente.
«C’è un’altra cosa che abbiamo fatto io e Giuliano» continuò.
«Ah, cosa?»
«Una volta mi ha portato a visitare i resti dell’antica villa romana, quella sulla riva del lago»
«Sì, la conosco»
«Ci siamo fatti il bagno nudi e appena usciti lui mi fa: “Gianni, ti propongo una sfida, adesso ci facciamo una sega, però io la faccio a te e tu la fai a me contemporaneamente, chi viene prima ha perso e dovrà far godere l’altro con la bocca, accetti?”. Io non ero sicuro di volerlo fare ma per non farmi dare del codardo ho accettato. Ho perso io, e così per stare ai patti gliel’ho preso in bocca. Lui ha sborrato quasi subito senza sfilarsi e la cosa mi ha spaventato, così mi sono staccato e ho sputato per terra ma un po’ di sborra mi è rimasta nel palato, perciò ne ho sentito il sapore: non era disgustoso, anzi…»
«Eh eh eh, è un paraculo quel Giuliano, essendo più esperto sapeva che avrebbe vinto lui»
«Sì, certo. Poi siamo tornati là un altro giorno. Dopo aver fatto il bagno lui mi fa: “Ti ricordi dell’altra volta che siamo stati qua? Ti è piaciuto?”. “Mica tanto” gli ho risposto. “Vabbè allora stavolta niente sfida, perderesti ancora, oggi te lo faccio io il bocchino, ti va?”. “Sì, certo” gli ho risposto, così si è inginocchiato e ha cominciato a succhiarmelo. Con una mano me lo teneva fermo e con l’altra si faceva una sega. Però quando gli ho detto che stavo venendo, lui non si è staccato, ha inghiottito tutto ed è venuto subito dopo»
«Perbacco! Con le femmine niente ma vedo che coi maschi sei già un bel passo avanti. A me il primo bocchino me l’ha fatto una putt… ehm, una prostituta quando io avevo 22 anni, poi sempre solo con loro. Con le fidanzate che ho avuto prima di sposarmi solo qualche sega e qualche scopata rigorosamente col preservativo. Da adulto non sono mai andato con gli uomini, non mi attirano».
Quest’ultima affermazione era in netto contrasto con l’aspettativa di Gianni, gli sembrò come se gli avessero dato una coltellata in petto. Deluso e scoraggiato, senza più speranze, alzandosi in piedi disse: «S’è fatta notte, mi puoi accompagnare a casa dei nonni?»
«Sì certo» rispose lui, ma non si mosse. Quel ragazzo gli faceva una grande tenerezza ma al tempo stesso sentiva una forte attrazione di cui non riusciva a capacitarsi. Gli aveva ricordato il ragazzo un po’ ingenuo che era alla sua età e le prese in giro di quelli più grandicelli che la sapevano più lunga. Avrebbe voluto insegnargli tutto del sesso, così con i suoi amici sarebbe stato lui quello che ne sapeva di più.
Gli tornarono alla mente i due momenti in cui si era tirato indietro a dispetto dell’attrazione che sentiva: quando Gianni gli aveva toccato la cappella durante la pennichella pomeridiana e quando lo aveva baciato dentro l’acqua. Voleva che non se ne andasse, perché realizzò che quasi sicuramente non ci sarebbe stata mai più un’occasione così favorevole per fare l’amore con quel ragazzo che gli suscitava un desiderio che mai avrebbe immaginato di poter provare.
In un attimo mise da parte tutti gli scrupoli e le esitazioni, si alzò, e guardandolo negli occhi gli disse: «Ti va di fermarti a dormire con me?».
Nella testa di Gianni ci fu come un’esplosione di fuochi d’artificio, dopo lo scoramento di prima gli scoppiò dentro una gioia indescrivibile. Si apprestò a rispondere: «Sì, va bene». Allora Danilo lo abbracciò forte e stavolta fu lui a baciarlo sulla bocca e ad insegnargli una cosa che Gianni non sapeva. L’uomo fece pressione sulle labbra per fargliele aprire e così si scambiarono la saliva intrecciando le lingue. Fu un lungo bacio che provocò un’inevitabile erezione in entrambi. Quando si staccarono, lo prese per mano per condurlo di sopra in camera da letto.
Appena entrati, fu Danilo che spogliò il ragazzo. Dopo avergli sfilato le mutande, gli accarezzò delicatamente il pisello. Sebbene non era ancora quello di un adulto, era comunque un cazzo già ben formato e di adeguate dimensioni.
Poi si spogliò anche lui, quindi mise un braccio sulle spalle del giovane e lo accompagnò verso il letto, sul quale si misero in ginocchio l’uno di fronte all’altro. Si abbracciarono, si baciarono, si accarezzarono dappertutto; a un certo punto Danilo prese in mano l’uccello di Gianni e cominciò a masturbarlo. Il pensiero di essere lui a procurargli piacere lo eccitava tantissimo al punto che gli fece cenno di stendersi e così cominciò a succhiarglielo. Quando sentì il sapore del precum, temette che il ragazzo fosse sul punto di eiaculare e non voleva che accadesse così presto, perciò Danilo si distese sulla schiena, esponendo la sua verga che svettava verso l’alto. Era lunga e tozza, dura come il marmo; era un invito irrinunciabile per Gianni, che si piazzò subito di fianco e si chinò a leccarla.
Lui allungò la mano e impugnò l’uccello del giovane riprendendo a masturbarlo lentamente.
Il pene dell’uomo era davvero enorme ma Gianni riuscì a cacciarselo in bocca, anche se faceva fatica a tenercelo, quindi Danilo esclamò: «Oohh Gianni, sei fantastico! Ma ora t’insegno una cosa. Resta in ginocchio, girati e appoggiati in avanti sui gomiti». Questi ubbidì, così l’uomo gli si pose dietro e, allargando un po’ le natiche, cominciò a leccargli il buchetto, ottenendo dal ragazzo mugolii di piacere: «Ti piace questo, vero?»
«Sì, sì, tantissimo!»
«L’hai mai preso dietro?»
«No – rispose Gianni – ma voglio provare»
Col dito indice della sua manona provò a saggiare l’elasticità dello sfintere ma ottenne un gemito di dolore.
«Eh, è una parola! – esclamò – Il mio calibro potrebbe farti più male che altro. Intanto continuo a provare col dito». Spalmò con la lingua parecchia saliva sul buchetto di Gianni.
«Ora riprovo, ma devi cercare di rilassare il muscolo e lasciar entrare il dito, sennò provi dolore»
«Ho capito, va bene»
Questa volta, anche grazie alla tanta saliva che lubrificava per bene l’apertura, il dito cominciò a farsi strada e adesso i gemiti erano alternativamente di dolore e di piacere.
«Bene così, adesso provo con due dita»
«Sì, mi piace, adesso ho capito come fare»
L’uomo si sputò sul medio e sull’indice e provò a farli entrare insieme; dapprima ci fu un altro gemito di dolore ma poi Gianni esclamò: «Oh sì, ecco, è bellissimo, continua» e così Danilo infilò le due dita dentro e fuori diverse volte senza troppa difficoltà.
«Bene, forse sei pronto per la mia mazza ma ora che ci penso dovrebbe esserci ancora una crema che mi mettevo quando mesi fa ho avuto le emorroidi; con me ha funzionato benissimo, quando andavo di corpo non provavo il minimo dolore. Userò quella» e così dicendo si voltò verso uno dei comodini ed estrasse da un cassetto un tubetto di pomata.
Poi giratosi di nuovo verso Gianni, cominciò a spalmargliela sull’ano. Quindi se ne mise anche un bel po’ sulla cappella e andò a posizionarsi dietro di lui per penetrarlo.
Il ragazzo aspettava ansioso di accogliere dentro di sé il cazzo di Danilo ma quando quello cominciò a forzare l’apertura, nonostante tutta la crema, sentì un forte dolore ma strinse i denti e cercò di non farlo capire; quando l’uomo gli chiese “Se ti faccio male, dimmelo”, lui non disse niente. Era così tanto il desiderio che gli ardeva dentro, la voglia di soddisfarlo, l’affetto che provava per lui, che in qualche modo riuscì ad abituarsi a quella ingombrante presenza nel suo retto; il dolore che provava ad ogni lento affondo di Danilo, pian piano sparì quasi del tutto e il piacere ebbe il sopravvento, tant’è che stava per eiaculare anche senza toccarsi.
Disse “Vengo” e allora Danilo gli prese in mano l’uccello e quando se la sentì bagnare dal seme del giovane, si eccitò oltremodo e con alcuni veloci affondi, emettendo un rauco grugnito, esplose in un orgasmo che gli fece schizzare dentro a più riprese una quantità di sperma come mai aveva fatto prima; quindi si accasciò su di lui che voltato sorrideva; si baciarono e rimanendo attaccati, si adagiarono sui fianchi. Rimasero così per un po’, mentre l’uomo ansimava forte. In breve si addormentarono entrambi felici e soddisfatti. A poco a poco il membro di Danilo si ammosciò e si sfilò dall’ano di Gianni; ne uscì un rivolo di sperma che si arrestò sulla coscia.
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