Racconti Erotici > Gay & Bisex > Il Mio Erasmus 6 - Colazione
Gay & Bisex

Il Mio Erasmus 6 - Colazione


di TheStoryteller99
07.03.2025    |    1.421    |    6 9.5
"Quasi come se fosse… No, non lo posso pensare..."
12 settembre

Questo capitolo, per quanto corto, preferisco isolarlo invece che inserire la scena in un capitolo più lungo, perché la tenerezza di questo giorno merita di essere il focus principale. Non vorrei che, accorpando questo capitolo al seguente, questa scena venisse messa in secondo piano.
Allora, dopo quella notte incredibile in cui io e Arold non abbiamo smesso di giocare, potete immaginare in che stato ero.
La sperma di Arold mi si era seccato tutto addosso ed essendo io un tipo peloso, be’, iniziava un po’ a tirarmi. Non potevo fare alcun movimento senza sentire un pizzico da qualche parte. Per non parlare, poi, dell’odore.
Arold, per fortuna, era un tipo sano e in forma, perciò, il suo sperma non puzzava di acido, ma una volta seccato ovviamente non emanava un profumo di Chanel n. 5.
In breve, dovevo proprio farmi una doccia.
Ma sorvolerò su tutto questo, anche perché Arold mi aveva lasciato solo nel suo letto ed era uscito per andare chissà dove – forse in palestra – perciò quella mattina non ci furono altre piccanti avventura da raccontare. Solo me che dovetti andare sotto il getto gelido della doccia e stare lì per oltre venti minuti a grattare via la sborra dal mio corpo.

Il 12 settembre, invece, è il mio primo giorno di lezione all’università di Barcellona.
Ho impostato la sveglia per le 6:00, mi ci vuole un’ora per raggiungere l’università e almeno un’altra ora per riprendermi dal sonno e fare colazione.
Appena sveglio, mi accorgo che la luce in cucina è accesa, anche se non sento rumori di qualcuno che sta preparando la colazione. Mi siedo sul letto e mi stiracchio, per scacciare via gli ultimi frammenti di sonno che ancora si aggrappano al mio corpo. Faccio per andare in bagno a svuotarmi la vescica, quando dalla cucina vedo arrivare Arold.
Ha una ciotola in mano, piena di latte e cereali.
Gli sorrido e, d’istinto, mi avvicino a lui per abbracciarlo. Dopo quella domenica abbiamo passato più tempo insieme, anche se i nostri giochi si sono limitati al minimo indispensabile – deve ancora cambiare le coperte, sporche della sua sborra, perciò abbiamo solo limonato un po’ e lui mi ha fatto avere quei tre o quattro orgasmi.
Arold, però, non si limita ad abbracciarmi e mi stringe in un bacio, porgendomi poi la ciotola che ho in mano. — Ti ho preparato la colazione, piccolo.
Prendo la ciotola e lo ringrazio. Solo che i miei occhi si soffermano su quanto sia strano il latte che si muove nella ciotola, decisamente più denso e colloso del normale latte.
Alzo gli occhi verso Arold e lui si posa l’indice sulla labbra, dicendomi di stare zitto, poi mi porta nella mia stanza e ci sediamo entrambi sul mio letto.
Sussurrando dico — Mi ha preparato una ciotola piena di cereali… e sperma?
Lui sorride. — Hai bisogno di proteine per affrontare la giornata.
— Vuoi che io ingoi tutto questo?
Lui annuisce, sempre col suo sorriso beffardo.
Io sono ancora confuso, sconvolto e anche molto eccitato da tutto questo. Non so cosa fare, se rifiutare, se accettare e iniziare a mangiare la sua sborra o se inventare una terza opzione che però non mi viene in mente.
— Ti aiuto io — mi fa Arold, prendendo la ciotola dalle mie mani.
Prende il cucchiaio che ci ha messo dentro e lo alza facendo colare via lo sperma in eccesso come se fosse miele bianco. Miele di maschio africano.
Pulisce il fondo del cucchiaio passandolo sul bordo della ciotola e poi lo porta verso di me. Io apro la bocca senza pensarci e accolgo il cucchiaio, sentendo il sapore agrodolce del suo nettare che mi esplode sulla lingua. Dalla consistenza sembra yogurt misto a miele.
Mastico un po’ per via dei cereali e poi mando giù, sentendomi un cucciolo obbediente.
Arold mi premia con un bacio.
I seguenti dieci minuti li passiamo così, con lui che mi imbocca come un padre col suo bambino e io che me ne sto lì a ingurgitare il suo latte fissandolo negli occhi. Ogni volta che ingoio Arold mi bacia e le sue labbra si fanno sempre più voraci a ogni bacio, come se volesse cercare il sapore del suo nettare sulla mia lingua.
Dopo un po’ gli faccio notare che è tardi e devo iniziare a vestirmi, ma lui non si muove.
— Ti conviene mandare giù tutto in fretta, allora — mi dice alludendo alla ciotola.
Io non ho mai fatto cose simili, anche se ammetto che robe di questa passionalità erotica sono sempre state il mio sogno; perciò, è con molta goffaggine e inesperienza che reagisco. Però non ho dubbi su cosa devo fare. Prendo la ciotola dalle sue mani e la avvicino alle labbra; succhio tutto il nettare che mi cola in gola e ingoio ogni singola goccia, riempiendomi la pancia.
Una volta svuotata la ciotola, gliela ridò e gli sorrido.
So bene che ho due gocce di sperma che mi colano agli angoli della bocca, ma non faccio nulla per fermarle. Io ho fatto il mio dovere, ora sta ad Arold premiarmi.
Lui sorride con gli occhi spalancati, visibilmente impressionato da me. Poi mi stringe in un abbraccio caldo e muscoloso e cattura quelle gocce con la sua lingua. Quella stessa lingua che poi finisce nella mia bocca e mi stupra come ha fatto la sera prima.
Mi viene naturale afferrargli il pacco e stringergli il bastone che sento esserci sotto la stoffa. Ovviamente è moscio, ma si fa comunque sentire e la punta è ancora umida di sperma.
Avere non solo il sapore del latte di Arold, ma anche quello della sua lingua in bocca è insieme tenero ed eccitante. Le sue braccia tornite e calde che mi stringono mi fanno sciogliere come burro sotto il loro tocco, mi spingono ad abbandonarmi a lui; tutto in lui sembra essere stato fatto per indurti a essere il suo cucciolo.
Quando Arold si stacca da me, mi viene quasi voglia di fare i capricci per quel distacco, ma lui mi spinge ad andare in bagno per vestirmi e io non ci penso due volte.
Sono venuto a Barcellona per studiare, non per piacere.
Venti minuti dopo, sono pronto a uscire e sto controllando di aver preso tutto quello che potrebbe servirmi a lezione. Lo zaino sta letteralmente scoppiando per tutto ciò che ci ho messo dentro, ma preferisco essere previdente e portarmi tutto il possibile occorrente, anche se poi si rivelerà tutto inutile.
Esco dalla mia stanza e vado verso la porta d’ingresso.
Arold esce dalla sua stanza, anche lui tutto vestito e pronto a uscire. — Ehi, piccolo, aspettami.
— Cosa? — gli faccio io, in maniera molto poco intelligente.
— Ti accompagno — risponde lui avvolgendomi la vita con un braccio.
Io sono davvero stupito. — Sul serio?
Arold ride e mi scompiglia i capelli con un mano, poi apre la porta e mi fa uscire per primo. — Certo. Non voglio che tu faccia tutto da solo.
Mentre scendiamo le scale della nostra palazzina, io sorrido tra me e me. Avevo messo in conto che avrei fatto tutto da solo, che mi sarei gestito l’intero viaggio e il soggiorno a Barcellona da solo, che avrei affrontato le difficoltà, le emozioni e le sfide tutto da solo. E invece… ecco che una montagna di muscoli africana, che ho conosciuto letteralmente la settimana scorsa, si impegna a essere il mio compagno di avventura e supporto morale.
Quasi come se fosse…
No, non lo posso pensare. Arold andrà via tra un mese, probabilmente si sta solo divertendo un po’ prima della partenza. Non sta facendo le veci di un ipotetico fidanzato.
Eppure, mi prende per mano mentre andiamo alla fermata del tram.
E non la lascia per tutto il tragitto che facciamo col tram fino alla fermata dell’autobus, che dobbiamo prendere per arrivare finalmente all’università.
Addirittura, quando scendiamo dal bus e vediamo che l’aria è più fredda, perché il bus ci ha portato più su verso le montagne su cui Barcellona si poggia, lui mi circonda le spalle con un braccio e mi attira a sé, facendomi sentire il calore dell’Africa che gli scorre nelle vene.
Ha messo anche un gradevole profumo da uomo, che inspiro profondamente per farlo rimanere nelle mie narici tutto il giorno, finché non tornerò a casa da lui.
Oh, Gesù!
Sto davvero iniziando a ragionare come se fossimo una coppia!
Voglio dire, non c’è nulla di male a farlo, ma ci siamo appena conosciuti e abbiamo fatto solo un po’ di frottage, nemmeno una scopata vera e completa. Il fatto che Arold mi abbia ricoperto di sborra e mi abbia fatto ingoiare un’intera ciotola del suo latte, oggi, non significa che stiamo insieme.
Però lui è qui. Accanto a me. A farmi compagnia mentre io cerco di capire in quale cacchio di aula devo andare per presenziare alla mia prima lezione.
E mi massaggia le spalle, mi stringe una mano o mi posa semplicemente una mano su una spalla quando mi vede troppo teso e agitato.
Ci mettiamo quindici minuti a trovare l’aula giusta, perché il campus dell’università continua anche oltre la strada su cui l’ingresso del campus stesso si affaccia, come se sia diviso in due metà dalla strada. Saliamo le scale della palazzina in cui, di regola, dovrebbe trovarsi l’aula e finalmente vedo il numero che sto cercando.
Lo spazio è un po’ bizzarro, dato che l’edificio non è stato ancora ultimato, e ci sono le pareti fatte di compensato a vista, non ancora ricoperte e dipinte. Però, le classi sono tutte perfettamente funzionanti.
Mi affaccio alla finestra della classe in cui devo entrare e vedo che la lezione è già iniziata, ovviamente. Bestemmio tra me e me e mi rivolgo ad Arold per ringraziarlo della sua compagnia e salutarlo.
— Tutto ok? — mi dice lui.
Sorrido. — Ora sì.
Lui mi accarezza una guancia e sorride.
Si allunga per darmi un bacio sulla punta del naso, poi si sposta verso il mio orecchio. — Avvisami appena stai tornando, così ho il tempo per prepararti una sorpresa.
Sto per chiedergli cos’ha in mente, ma lui mi gira e mi spinge verso la classe, dandomi un buffetto affettuoso sul culo.
Mentre lui va verso le scale e le scende, io vado verso la classe.

Chi vuole sapere che sorpresa mi ha riservato, alzi la mano.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il Mio Erasmus 6 - Colazione:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni