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Gay & Bisex

Sentimenti Reciproci 2/3


di TheStoryteller99
15.06.2022    |    5.555    |    4 9.5
"L’uomo si sveglia con comodo, senza fretta, dato che non deve lavorare..."
L’indomani mattina, il Giorno sveglia il mondo inaugurando la domenica. Sua moglie, la Notte, gli ha raccontato tutto di quello che ha sentito qualche ora prima e anche lui è del parere che una passione come quella di Giacomo e di Vittorio non può rimanere solo una fantasia.
Visto che a differenza della Notte lui ha più libertà di movimento, si infiltra nella casa con dei piccoli raggi solari che attraversano i fori delle tapparelle della camera di Giacomo, andando a posarsi proprio sul suo viso e svegliandolo con luce e calore.
L’uomo si sveglia con comodo, senza fretta, dato che non deve lavorare. Sbadiglia sonoramente e stiracchia braccia e schiena.
Nel farlo sente un piccolo pizzicorino all’altezza dell’addome, come se qualcosa tirasse i suoi peli. Dopo essersi strofinato gli occhi ancora pesanti per il sonno, li abbassa sul suo ventre e nota che in alcuni punti i peli sono rigidi o schiacciati contro la pelle e se li tocca sembrano essere intrisi di un liquido ormai secco.
Ah, giusto, la sera prima si è venuto addosso e ha dimenticato di pulirsi, perciò lo sperma si è seccato e ha irrigidito i suoi peli. Anche le coperte sono macchiate, asciutte certo, ma con dei piccoli aloni giallognoli dove le gocce di sborra sono cadute.
Un raggio di sole fa scintillare lo sperma secco sulla sua pancia, è molto evidente di cosa si tratti e tra l’altro i peli irrigiditi spezzano la linea scura che taglia in due il suo corpo in lungo, partendo dal petto e finendo sul pube. Giacomo prova a cercare una canottiera pulita, ma ne trova solo un paio sul pavimento.
Ricorda in quel momento che tocca oggi mettere la lavatrice.
Perciò, con la testa pesante di sogni, si alza dal letto, da una grattata agli attributi spostando il pene per stare più comodo e va verso il bagno per darsi una ripulita.
Prima di uscire dalla sua camera prende le canottiere e tutto ciò che c’è da lavare e le porta con sé.
Il corridoio è illuminato da un fiotto di luce che entra dalla finestra in fondo, proprio sulla parete tra le porte del bagno e del suo ufficio, un unico grande occhio col quale il Giorno riesce a osservare ben tre ambienti diversi. Quando Giacomo attraversa quel disimpegno si sente come un ladro in casa d’altri per via dei pensieri che lo hanno fatto eiaculare la sera prima; ha persino la sensazione di doversi togliere dalla luce, di dover stare nascosto nell’ombra.
Non manca di passare davanti alla porta della stanza di Vittorio, che nota essere socchiusa. Quella lama d’ombra che si apre sulla camera di suo figlio sembra chiamarlo e invitarlo a infilare la testa tra la porta e lo stipite per spiare Vittorio mentre ancora dorme.
Chissà se dorme nudo o con solo i pantaloncini come me? Pensa Giacomo mentre pene e scroto pulsano un po’ tra le sue gambe.
È passato parecchio tempo da quando entrambi non provavano vergogna a mostrarsi seminudi l’uno davanti all’altro. Da quando la madre di Vittorio è venuta a mancare e Giacomo… be’, ha iniziato a masturbarsi facendo fantasie su suo figlio. La vergogna è nata da lì, più da parte sua che non da parte di Vittorio.
Dopo essersi sciacquato l’addome, l’uomo nota che la casa è particolarmente fresca quella mattina e riflette sull’indossare una delle canottiere che ha raccolto. Sono un po’ impolverate e spiegazzate, ma nessuna delle due sembra essere davvero sporca, perciò ne lascia una nella cesta dei panni sporchi e si infila addosso l’altra, dirigendosi poi in cucina per fare colazione.
Durante il tragitto, deve passare per la seconda volta davanti allo spiraglio aperto sull’intimità di Vittorio nella sua camera. Si ferma un momento, col pensiero fisso di spiare oltre l’uscio che gli impedisce di fare altri passi. In lui ha inizio una piccola Guerra Mondiale tra il cervello che ordina al corpo di passare oltre e il cuore che, alleatosi col pene, scalpita per poter dare un’occhiata a Vittorio mentre dorme.
La testa lotta duramente, ma non può mentire a se stessa e ignorare il fatto che è curiosa di sapere in che modo dorme il ragazzo, perciò cede e la da vinta agli altri.
Proprio quando Giacomo si accinge ad aprire un po’ di più la porta, sente uno sbadiglio provenire dall’interno e poi il suono di coperte smosse, seguito da un tonfo probabilmente prodotto dal cellulare sul comodino.
L’uomo coglie l’occasione e apre la porta. — Ehi dormiglione, che ci fai ancora a letto? Sbrigati o farai tardi a scuola — dice sorridendo sotto i suoi baffi brizzolati.
Vittorio è steso prono, col lenzuolo che lo copre proprio dalla vita in giù, impedendo a suo padre di ammirare i glutei succosi. In cuor suo Giacomo si rattrista per non potersi beare di quella visione, ma d’altro canto è un bene che le natiche di suoi figlio restino coperte o nulla gli impedirebbe di avere un’erezione potente.
— Oggi è domenica, papà — risponde Vittorio stiracchiandosi.
Dalla porta aperta entra il bagliore burroso che illumina il corridoio dalla finestra e la luce fa risplendere la pelle liscia e candida del ragazzo facendola sembrare morbida porcellana. Anche lui ha dormito a petto nudo, ma mentre si stiracchia sposta involontariamente il lenzuolo… che ricade floscio oltre la collinetta tonda del suo culo, ora coperto solo da un paio di slip bianchi attillati.
Giacomo sobbalza quando lo vede e cerca di dissimulare il suo disagio con un colpo di tosse.
— Ehm… sì, certo lo so. Però non restare troppo a letto, la colazione sarà pronta fra poco. — Fa fatica a riprendere il controllo di se stesso, tutt’al più perché qualcosa nei suoi pantaloncini si sta svegliando, ma poi fugge via e si rifugia in cucina, dove inizia a sperare che Vittorio scelga di mettersi qualcosa addosso prima di venire a fare colazione.
Il ragazzo, dal canto suo, trova davvero bizzarro il comportamento di suo padre.
Il Giorno si è infiltrato nella sua stanza nello stesso momento in cui si è infiltrato in quella di Giacomo, svegliando anche lui. Vittorio ha sentito per ben due volte i passi dell’uomo lungo il corridoio, che puntualmente si sono fermati una volta arrivati davanti alla porta della sua camera, solo che la prima volta sono poi passati oltre, mentre la seconda hanno indugiato più a lungo.
Ed è stato allora che il ragazzo ha voluto dare segno di essere sveglio, per capire se fosse solo un caso o se suo padre si fermava… per altri motivi.
Dopo averlo visto così in imbarazzo e in difficoltà, Vittorio inizia a pensare che quegli “altri motivi” potrebbero essere più veritieri di quanto ha mai sperato.
Ma è impossibile che suo padre abbia quel genere di interesse nei suoi confronti, le storie incestuose che vanno tanto in giro sono solo storie appunto, difficilmente corrispondo a fatti accaduti veramente, nessun genitore oserebbe mai toccare il proprio figlio in quel modo. Questo è ciò che il cervello del ragazzo tenta di accettare, anche se una flebile speranza non può fare a meno di rimanere viva nel profondo del suo cuore.
E, nonostante tutto, Vittorio decide di darle ascolto.
Non può rimanere nel dubbio per sempre, l’incertezza rende il suo struggimento ancora più insopportabile, ha bisogno di sapere se suo padre è o non è interessato a fare sesso con lui. Certo, se scoprisse che l’uomo non ha quel genere di desideri lui continuerebbe a struggersi nelle proprie fantasie, ma almeno avrebbe la certezza che sarebbero destinate a rimanere tali, non come adesso che il dubbio lo attanaglia più dell’impossibilità di poter toccare l’uomo che più desidera al mondo.
Decide di prendere il toro per le corna e si dirige in cucina senza infilarsi nulla, rimanendo con solo gli slip addosso.
Al suo ingresso nella stanza, Giacomo rimane interdetto davanti alla visione del suo ragazzo, il suo desiderio proibito, che si mostra a lui con solo un velo di stoffa bianca a coprirgli le parti intime. Un velo che neanche tenta di nasconderne le forme.
Vede Vittorio andare verso il frigorifero per prendere un po’ di succo e lui, a bocca aperta, rimane con la tazza di caffè in mano a osservare le curve morbide e armoniose dei suoi glutei coperti dagli slip. Nei suoi pantaloni, il pene risponde subito rifiutando qualunque tipo di restrizione, si allunga e indurisce tra le gambe dell’uomo finché la capocchia non fa capolino oltre la gamba dei pantaloncini, inumidendo la coscia di Giacomo col siero preseminale.
Vittorio si versa il succo in un bicchiere e si siede alla sua destra.
Giacomo cerca di dissimulare un comportamento normale, di chi si è appena alzato e ripone nella sua tazza di caffè ogni speranza per affrontare la giornata, ma è messo in seria difficoltà da quell’angelo erotico che sorseggia succo all’ananas accanto a lui.
— Buongiorno? — fa il ragazzo con un sopracciglio alzato.
Il padre boccheggia un po’ e poi risponde — Buongiorno, ma Vittò non potevi metterti qualcosa addosso? Oggi fa freddo.
Lui fa spallucce e continua a bere il succo. — Io sto bene.
Solo il Giorno si accorge dell’occhiate in tralice che il ragazzo scocca al padre, dei rapidi controlli della situazione per vedere la reazione dell’uomo. Ogni secondo che passa, Vittorio sente crescere dentro la speranza che le sue fantasie potrebbero essere più di questo, il modo in cui suo padre si sta comportando è troppo inusuale.
— Io invece sento freddo tra le spalle, nemmeno il caffè mi sta aiutando — dice Giacomo per non far cadere un silenzio imbarazzato sulla scena.
In verità sente molto caldo e la mano sinistra tenta di scivolare pian piano a coprire la sua erezione ora diventata prepotente e dolorante.
Vittorio finisce il succo e va a posare il bicchiere nel lavandino. — Va bene vado a mettermi una canottiera, contento? — fa mentre da una pacca sul braccio al padre.
Lo sente sobbalzare sotto le dita e lui stesso ha un tuffo al cuore quando i suoi occhi notano un grosso tubo che dal suo inguine risale lungo la coscia sinistra, fino a fuoriuscire di poco oltre l’orlo dei pantaloncini. Ha un testa rosea e succosa, con un forellino che luccica di precum.
Quella è la sua capocchia! Pensa Vittorio su di giri.
Ma fa finta di niente e va nella sua stanza a recuperare la canottiera.
Purtroppo, il Giorno rimane deluso quando per ben sei ore non vede accadere altro.
Padre e figlio rimangono ognuno sulle proprie, Vittorio va a fare una doccia con la speranza che suo padre venga a spiarlo, ma Giacomo rimane in cucina tutto il tempo a combattere con la sua erezione sempre più dolorosa. Quando finisce, il ragazzo indossa solo un paio di slip puliti e una maglietta, non intenzionato a uscire per tutto il giorno.
Tocca poi a Giacomo andare in doccia, solo che in lui non si accende alcuna speranza, ma una grande rabbia per il suo poco autocontrollo. Si ritrova persino a smanettarsi il cazzo che non vuole saperne di ammosciarsi, perciò lo strizza per farlo sborrare e costringerlo alla calma.
Il Giorno, però, interviene, rifiutandosi di lasciare l’uomo a quell’atto solitario con il quale svuoterà i suoi testicoli. Dalla finestra del bagno lo acceca in continuazione coi raggi solari, finché l’uomo non si spazientisce e lascia perdere.
Anche lui sceglie di vestirsi comodo e di rimanere a casa tutto il giorno, indossa una canottiera pulita che riesuma dal fondo del cassetto e un altro paio di pantaloncini.
La giornata scorre monotona, nulla di interessante accade fino a dopo pranzo, quando verso le 16:00 padre e figlio decidono di guardare qualcosa in tv e si ritrovano sul divano, con le orecchie piene dei suoni del televisore e la mente nuovamente riempita dalle fantasie reciproche.
Giacomo, ben presto, si ritrova con l’ennesima erezione che gli gonfia i pantaloni, ma ora è stanco di fingere e nascondersi. Se suo figlio non condivide i suoi desideri fa nulla, lo accetterà e andrà avanti, almeno smetterà di stare nell’ombra.
Vittorio, invece, con le gambe incrociate sul divano e deciso come il padre a non nascondere più ciò che prova, fissa quel cilindro massiccio che scorge attraverso il tessuto dei pantaloncini e ricorda quella cappella succosa che ha visto la mattina. Il pisello gli si indurisce e inizia a premere contro gli slip, una macchia di eccitazione si apre su di essi.
Il ragazzo non fa nulla, lascia che tutto avvenga.
Suo padre nota quella macchia e si chiede “Possibile che mio figlio si stia bagnando mentre guarda il mio durello?”
Ansia e gioia si uniscono in un groviglio che dilata il tempo e confonde la mente. Giacomo vede la possibilità di realizzare il suo desiderio venirgli incontro, ma ha paura ad abbracciarla per timore che possa essere una mera illusione.
Però questo non gli impedisce di aprire le gambe e mettere le braccia sullo schienale del divano. Così raggiunge in modo del tutto naturale Vittorio, gli sfiora il capezzolo sinistro con l’indice e lo titilla un pochino.
Il ragazzo non si sottrae, anche se il corpo gli si contorce lievemente sotto i brividi che quel contatto proibito gli manda dalla testa ai piedi.
Vittorio, a differenza di suo padre, non ha paura e gli si avvicina per eliminare ogni distanza tra loro due, sia fisicamente che metaforicamente.
Nessuno dei due parla, lasciano che siano i gesti a parlare per loro. Giacomo toglie la canottiera, desideroso di mostrare il proprio corpo al figlio e sorride quando Vittorio ammira la linea di peli scuri come se stesse guardando il suo spettacolo preferito.
Essendo lui il più grande, decide di fare la prima mossa. Con un gesto deciso che non mette più in dubbio le sue intenzioni, abbassa gli slip di Vittorio e gli afferra il cazzo umido e duro.
— Ah! — fa il ragazzo, ma è un sospiro di piacere e sorpresa.
Giacomo tira fuori anche il suo pisello e inizia a masturbare i due cilindri di carne lentamente, senza fretta, godendo anche di quel semplice contatto tra la sua mano e il pene di Vittorio che gli pulsa tra le dita.
Il figlio reclina la testa e ansima, con la mano sinistra si alza la maglietta e va a strizzare il capezzolo destro.
Entrambi non riescono a credere che stia succedendo davvero. Finalmente i loro desideri possono essere più che semplici desideri, la loro passione non sarà più soggetta a struggimento e nessuno dei due dovrà più passare la notte da solo a darsi piacere, ma potranno godere l’uno dell’altro ogni volta che vorranno.
D’un tratto, le loro menti vengono fulminate da due pensieri. Vittorio pensa che ora potrà sapere che gusto ha il cazzo di suo padre, mentre Giacomo fa il medesimo pensiero sulla rosellina vergine del ragazzo. Le domande che hanno aperto questa storia e che la Notte ha ascoltato la sera prima stanno per ricevere una risposta, e il Giorno è pronto ad accoglierle nel suo abbraccio.
Vittorio è il primo a muoversi questa volta.
Si stende in lungo sul divano, così da avere la faccia premuta contro il cazzo di suo padre e poi inarca la schiena e piega le ginocchia, per tenere alto il sedere.
Giacomo si abbassa i pantaloncini fino ai piedi e poi fa lo stesso con gli slip del figlio.
Vittorio ha finalmente davanti l’oggetto dei suoi desideri, un cazzone di ventidue centimetri che ha contribuito al suo concepimento, decorato da un esplosione di peli neri come la notte, proprio come l’aveva sempre immaginata.
Senza pensarci oltre, ingoia la carne di suo padre e ne gusta l’essenza. Anche se l’uomo ha fatto la doccia qualche ora prima, i suoi umori virili hanno dato al pene il gusto di maschio che dovrebbe avere. La capocchia e morbida, succosa, calda contro il palato di Vittorio, gli riversa in bocca litri e litri di precum dal gusto salino che gradisce. L’asta è a tratti liscia e venosa, gli allarga le labbra con prepotenza, come se glielo ordinasse o imponesse senza dire una parola. Vittorio non oppone resistenza, si lascia riempire bocca e gola dall’organo che un tempo era di sua madre e che ora lui reclama come suo, lo marchia con continui giri di lingua e succhiate profonde che sente stimolare nel padre il piacere che ha sempre sognato di dargli.
Allo stesso tempo, Giacomo rimira le due cunette pallide e glabre che da molto tempo ormai ha sognato ogni giorno di poter gustare. Vittorio si dà da fare con foga sul suo cazzone, facendolo godere come mai l’uomo avrebbe immaginato fosse capace di fare. Evidentemente suo figlio non è così verginello come pensava, ma questa per lui è un’ottima notizia. Con una mano accarezza i capelli di Vittorio, spingendolo gentilmente a ingoiare sempre più centimetri della sua carne, mentre fa scorrere l’altra mano sulla pelle morbida di quelle chiappe così sode e peccaminose. Senza volerlo, con l’indice passa sopra la rosellina di suo figlio e un sussulto percorre ogni centimetro del suo corpo.
Cazzo, pensa, il culo di Vittorio è così arrapante. Posso infilare un dito dentro questo forellino? Tanto è ciò che lui vuole, no?
E ai pensieri seguono i fatti. L’anello di carne di Vittorio si apre sotto la pressione dell’indice di Giacomo come se fosse fatto di burro. L’uomo è dentro di lui adesso e la cosa gli provoca una vera e propria estasi.
Entrambi si impegnano al massimo per far godere l’altro, Giacomo infila l’indice fino alla nocca nel culo di Vittorio, mentre il ragazzo va così a fondo col suo pompino da avere il naso immerso nei peli di suo padre, inebriandosi dell’odore virile che emanano.
Continuano così per quelle che sembrano ore, sotto lo sguardo felice del Giorno.
Ma ben presto, un formicolio potente si scatena alla base dei loro inguini, quello di Giacomo stimolato dai risucchi del figlio e quello di Vittorio spinto dai colpi del dito di suo padre nel buco.
Tutti e due si fermano all’istante.
Non è il momento né il luogo per sborrare.
Si guardano negli occhi e per la prima volta i loro sguardi si incontrano per davvero, senza più maschere o repressioni, solo sentimento e libidine.
— Andiamo in camera da letto — dice Giacomo.
Prende suo figlio in braccio come una sposa e si avvia verso l’atto finale.
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