Gay & Bisex
Il Mio Erasmus 5 - Finalmente Arold

02.03.2025 |
1.072 |
3
"La strappa come ha fatto con la sua e lascia i lembi a penzolare ai miei lati; poi mi sfila le mutande, liberando anche la mia erezione, decisamente più..."
Rieccomi dopo un po' di tempo. Scusate l'assenza, ma la sessione d'esame ha richiesto tutta la attenzione e concentrazione. Spero comunque che il mio racconto vi piaccia.Ma è proprio quando mi rilasso che Arold inizia a giocherellare col mio capezzolo sinistro…
Non appena lo pizzica delicatamente, mi irrigidisco d’istinto, stringendo tra le chiappe il suo pacco. Lui ride a labbra chiuse e mi strizza il capezzolo in maniera più violenta, accendendo una scintilla di piacevole dolore.
Si avvicina al mio orecchio destro. — Perché sei così teso, piccolo?
Dopo aver parlato mi mordicchia il lobo; la mano che mi stuzzica il capezzoli si chiude intorno al mio pettorale sinistro, stringendolo e palpandolo come se fosse il seno di una ragazza. Qualcosa si muove sotto di me e sono certo che non sia il corpo di Arold, ma una piccola parte di esso che si sta facendo sempre più grossa di secondo in secondo.
Mi giro per rispondere alla sua domanda. Arold cattura le mie labbra in un bacio, dapprima timido ed esitante, ma poi più vorace e passionale non appena sente che io non mi faccio indietro. Anzi, schiudo le mie labbra e accolgo la sua lingua dentro di me, invitandolo a esplorarmi con una spinta della mia testa verso di lui; per serrare il nostro bacio sempre di più.
Arold lascia il mio petto e mi abbraccia, io scivolo via dal suo corpo e mi giro verso di lui mentre lui fa lo stesso verso di me. I nostri pacchi si incontrano e i bastoni duri premono l’uno contro l’altro.
Non ce la faccio più a desiderare la sua colonna nera. Anche se ho imparato che Arold è uno che ama andarci piano e giocare intensamente prima di arrivare in casa base, anche se la cosa mi stimola e mi eccita… lo struggimento è davvero troppo. Mai in vita mia ho desiderato un cazzo come in questo momento.
Scendo con la mano sinistra verso i suoi boxer e inizio a far scivolare l’elastico sulla sua pelle nera. La pelle è calda, bollente; morbida e liscia, lascia andare i suoi boxer come se fossero acqua che scivola via.
C’è solo un unico gancio che tiene i boxer di Arold ancorati al suo corpo. Ed è un gancio nero di almeno venticinque centimetri, con un cespuglio ben curato che decora la sua base.
Arold si stacca dal bacio ed entrambi abbassiamo la testa per guardare il suo cazzone che lascia andare i boxer e salta su con un plop, sbattendo contro la sua pancia.
Arold torna a baciarmi, ma questa volta rimaniamo attaccati per meno tempo. Si stacca dopo due secondi e si alza in ginocchio, la verga dura che ballonzola a destra e sinistra seguendo i suoi movimenti; sta già gocciolando precum. Una volta in ginocchio, Arold afferra la sua canottiera e la strappa, in una virile dimostrazione di machismo, per rivelare il corpo d’ebano che avevo già ammirato ieri e che ora posso toccare e adorare da vicino.
Prima che io possa avvicinarmi e leccare ogni centimetro dei suoi muscoli, lui mi ferma e afferra la mia canottiera. La strappa come ha fatto con la sua e lascia i lembi a penzolare ai miei lati; poi mi sfila le mutande, liberando anche la mia erezione, decisamente più piccola rispetto alla sua.
Arold si stende su me come una coperta di pelle, muscoli e libidine. Fa in modo che il suo cazzone finisca esattamente contro il mio.
Fa passare le braccia sotto di me e mi stringe in un abbraccio. Io, intanto, avvolgo il suo bacino con le mie gambe e mi assicuro che ogni spazio tra i nostri corpi venga annullato.
Arold inizia a strusciarsi contro di me, sfregando il suo cazzone contro il mio e dandomi un piacere del tutto inaspettato. Inaspettato perché intenso. Erotico e romantico al tempo stesso. Mi sta stuprando e contemporaneamente mi sta amando.
Dopo pochi secondi, sono bagnato fradicio del suo precum e ora i nostri bacini scivolano l’uno sull’altro in maniera del tutto naturale, aumentando il piacere.
Il calore che il suo corpo mi trasmette e la sicurezza in cui i suoi muscoli mi chiudono, riescono a farmi rilassare tra le sue braccia, rendendomi una bambola del piacere. E Arold se ne accorge e lo apprezza. Perché inizia a limonarmi, mordermi delicatamente sul collo e le spalle, farmi dei succhiotti sul petto. Le sue mani mi accarezzano e massaggiano la schiena, mentre il suo bacino e il suo cazzone mi massaggiano l’inguine e parte della pancia.
Io inizio a mugolare e lui cattura i miei gemiti tra le sue labbra, mugolando insieme a me.
Mi alza dal letto e mi fa inarcare la schiena, il mio petto viene totalmente esposto alla sua brama famelica. Arold mi alza un braccio e ficca il naso nella mia ascella, per poi leccarla e tirare delicatamente i miei peli con le sue labbra. Subito dopo passa al capezzolo che sta vicino all’ascella, quello sinistro, e lo morde, lo succhia, lo lecca, lo stritola tra i denti facendomi provare dolore e spingendomi a chiedergli di farlo ancora. Passa all’altro capezzolo ed esegue lo stesso trattamento.
Intanto, i nostri cazzi sono ancora attaccati l’uno all’altro, quello di Arold è nero e lucido come un pezzo di legno pronto per essere trasformato in un tavolino IKEA. Non smette di secernere precum e la quantità di liquido lucido che ne esce è assurda.
Persino le mie chiappe sono bagnate di esso e il letto sotto di noi si sta inumidendo.
Quando Arold mi sbatte di nuovo sul letto e inizia a leccarmi il collo, mi viene di chiedergli — Sei a digiuno da tanti anni per precummare così?
Lui si stacca da me e da un’occhiata al macello che c’è tra i nostri corpi. I peli della mia pancia sono tutti schiacciati e bagnati.
Arold ride e mi da un bacio. — No, piccolo. Semplicemente sono affetto da iperspermia.
Probabilmente ho una faccia confusa, perché Arold ride di nuovo e si stende accanto a me. Non mi dispiace questa pausa, gli eventi si sono evoluti in maniera davvero repentina, ma non sentire più il calore del suo corpo mi fa un po’ rabbrividire.
Arold si accosta, poggiando il suo cazzone sul mio ventre, e avvolge le mie gambe con la sua gamba destra. — L’iperspermia è una condizione di infertilità maschile. Chi ne è affetto produce quantità esagerate di sperma durante l’orgasmo.
Ok… non nascondo che la confusione è passata immediatamente, sostituita dalla voglia di vedere Arold sborrare. Se ho capito bene, dovrebbe sborrare una fontana di latte caldo che potrebbe tranquillamente ricoprirmi.
Ma cerco di non dare a vedere questi pensieri, non voglio che Arold si offenda credendomi insensibile.
— Mi dispiace — sussurro, poggiando la testa sul suo braccio muscoloso.
Lui mi bacia sulla fronte e prende a giocare col suo cazzone, raccogliendo il suo precum nella mano e spalmandolo sul mio petto. — Non devi dispiacerti. — Porta il suo indice alle mie labbra e me lo ficca in bocca. — Tutto ciò rende il sesso più divertente.
Succhio il suo indice avidamente, ripulendolo dal suo precum. Il suo liquido ha un sapore salato molto gradevole, che mi spinge a gustarne ancora.
Gli afferro il cazzo e lo smanetto per far uscire altro precum, che raccolgo nel palmo della mano. Lui mi osserva intrigato e, quando mi porto la mano alla bocca per farci colare dentro il suo liquido, Arold si eccita e mi afferra la faccia. Mi bacia e mi limona, facendo passare il suo precum da me a lui e viceversa.
Torna a stendersi su di me e mi massaggia il corpo, usando il suo precum come olio lubrificante.
Io mi contorco sotto le sue mani e mi sego il cazzo duro e pronto a esplodere.
Arold lo nota e vedo un sorriso perfido disegnarsi sul suo volto.
Mi afferra le gambe e mi tira a sé. — Facciamo schizzare questo birillo, ok? Poi ti darò un regalo molto umido e copioso, se il tuo orgasmo mi soddisferà.
L’enfasi con cui ha pronunciato “copioso” fa pulsare il mio cazzo. Arold si bagna le mani nel suo precum e poi afferra il mio pene con entrambe. Con la sinistra fa dei movimenti circolari in senso orario, con la destra fa l’opposto e nel frattempo va su e giù per il mio cazzo duro.
Il piacere mi travolge in maniera inaspettata, come uno tsunami. Ma non vengo portato via dal mare, bensì dal liquido seminale di Arold che si comporta come benzina sul falò della mia libidine. Mi contorco e gemo come una puttana in calore, dico ad Arold di fare piano perché il piacere è troppo intenso, ma lui non mi ascolta e continua a masturbarmi in quel modo.
Stringo le coperte sotto di me e ansimo talmente forte che rischio di andare in iperventilazione.
Il piacere diventa insopportabile. Il mio cazzo va a fuoco. Il vulcano sta eruttando.
— OH DIO SI! CAZZO SI!! — Urlo senza freni.
L’orgasmo mi scuote il corpo con delle vere e proprio convulsioni, intanto che io urlo e gemo per il piacere estremo. Giuro, fa quasi male per quanto è intenso.
Schizzo sperma a fiotti, sporcandomi il ventre con ben quattro schizzate che si mischiano al precum che mi bagna la pancia.
Dopo aver sborrato, sento il cazzo infiammarsi ancora quando Arold mi stringe la cappella un’ultima volta prima di lasciarmi andare. Mi abbandono sul suo letto, del tutto stremato, con il cuore che mi scoppia nel petto e il respiro ancora grosso.
Arold passa la lingua sul mio ventre, ripulendomi dalla sborra, e poi si allunga su di me. Mi bacia il collo e mi accarezza il petto. — Cavolo, cucciolo. Mi hai spaventato un po’ con tutte quelle convulsioni.
— Ti ho detto più volte di andarci piano.
Lui sorride. — Lo so, scusami. Era troppo eccitante farti contorcere e gemere in quel modo.
Mi bacia sulla fronte e io poi catturo le sue labbra con le mie, assaporando il gusto del mio latte che indugia su di lui. — Vero. Sono contento che non ti sei fermato, però.
— Ti è piaciuto, vero? — mi fa lui con un sorriso da ragazzaccio.
Annuisco. — Da matti. Ma non come mi piacerà vederti sborrare su di me.
Arold ride e sbatte il suo cazzone sul mio corpo. — Sei una vera puttanella, eh?
Io faccio scattare in alto le sopracciglia, come per dirgli “Non immagini quanto”.
Lui si mette in ginocchio, il cazzone ritto e puntato verso di me. — Bene, allora. Non ti muovere e lascia fare a me, ci vorranno solo pochi secondi.
— Credimi, non ho voglia di andare da nessuna parte.
Arold ride e si allunga per baciarmi. Poi torna in ginocchio e si afferra il cazzone con entrambe le mani, segandosi come ha fatto con me pochi secondi fa.
Nella mente mi balena un’immagine che ho visto tanto tempo prima: era l’immagine di un cratere greco su cui era stato disegnato un fauno che si masturbava. Con Arold davanti a me in quella posizione, il cazzone nero e duro tra le mani brandito come un’arma contro di me, rivedo in lui quel fauno talmente infoiato da meritare un’illustrazione su di un cratere.
Io avrei davvero piacere a ritrarre il mio fauno africano in tutte le posizioni.
Ignorando il suo ordine di non muovermi, spingo il bacino verso il suo affinché i nostri scroti possano sfiorarsi, come se quel contatto possa spronare Arold a sborrare più in fretta.
Lui inizia davvero a grugnire e ansimare. — Preparati! — mi sussurra.
Non sapendo cosa fare, mi limito a incrociate le mani dietro la testa, così da rendere disponibile al suo sperma tutto il mio corpo. Fisso la sua enorme cappella bruna, impaziente di vederla schizzare.
La mia impazienza viene subito messa a tacere. Arold ruggisce e un fiotto di sborra densa e calda mi inonda del tutto, arrivandomi persino in faccia. Un altro lo segue, più forte del primo, e mi finisce in bocca, dato che l’avevo aperta per lo stupore e per respirare. Poi ne arriva un altro, un altro e un altro ancora. Dopo il quinto schizzo perdo il conto, perché sono troppo impegnato a non affogare in quel mare di latte africano.
L’orgasmo di Arold dura almeno due minuti, tempo in cui io rischio davvero di rimanere senza fiato, sepolto sotto strati e strati di spessa sborra calda e dolce. Un modo perfetto di morire.
Ma purtroppo, come tutte le cose belle, anche i fiotti si fermano e Arold si getta su di me per ripulirmi la faccia.
— Wow! — riesco a dire. — Incredibile, è stato bellissimo. Quanti schizzi erano?
— Dodici — Arold si porta una mano alla bocca per ripulirla dal suo stesso sperma. — E non è stata nemmeno la mia sborrata più copiosa.
Strabuzzo gli occhi e lui ride. — Se ti scopo il culo per ore, posso sborrare anche il doppio.
Si china su di me e mi bacia, tra sperma e saliva. Gli chiedo di farlo adesso, di fottermi e darmi altra sborra, ma lui mi dice di essere stanco e mi da altri baci.
— Se vuoi, però — dice tornando a stuzzicarmi i capezzoli — possiamo continuare a giocare.
Non aspetta una mia risposta. Passa le mani sul mio corpo per bagnarsele di sperma e poi mi afferra il cazzo, tornato duro, con la destra. La sinistra scende a bagnarmi il culo, che inizia a sditalinare con delicatezza.
— Fa di me ciò che vuoi, papi — sussurro.
Arold infila due dita nel mio buco, ancora teso e infiammato. Sussulto per il dolore, ma non gli chiedo di smettere.
Mi guarda serio. — Non avresti dovuto dirlo.
Arold non ha più sborrato quella sera. Quanto a me… ho avuto altri tre orgasmi, ognuno più bello del precedente, anche quando non avevo più sborra da schizzare.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Il Mio Erasmus 5 - Finalmente Arold:
