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QUELLA VOLTA IN FRIULI


di Membro VIP di Annunci69.it matupas
24.08.2022    |    397    |    4 9.0
"Doveva come al solito recarsi in provincia di Udine per il suo lavoro, aveva già organizzato tutto, saremmo stati ospiti del caporeparto dell’officina in cui..."
Quell’anno compivo 17 anni, la scuola era al termine e mancava solo una settimana alla fine. Mio padre non volle aspettare che concludessi quell’ultima settimana, perché dovevamo andare in Friuli. Doveva come al solito recarsi in provincia di Udine per il suo lavoro, aveva già organizzato tutto, saremmo stati ospiti del caporeparto dell’officina in cui mio padre avrebbe fatto manutenzione di alcuni macchinari.
Era già metà giugno, il caldo estivo era soffocante, il caporeparto venne a prenderci alla stazione di Udine, con lui c’era suo figlio, un ragazzo sui 20 anni alto e magro, i suoi occhi mi scrutarono a lungo prima di stringermi la mano e presentarsi,” ciao sono Guido” la sua stretta di mano fu poderosa, come se volesse dimostrarmi qualcosa.
Salimmo in macchina, una vecchia Fiat 128 di color cacca di bambino, seduti dietro i nostri sguardi si evitavano, capii che non gli stavo simpatico, accennai timidamente a sfiorargli la gamba con la mia, volevo testare le sue reazioni al mio contatto, ma furono di totale indifferenza.
Arrivammo in un paesino ai piedi di una montagna, poi ci addentrammo per una stradina in mezzo al bosco e sbucammo davanti ad una casa enorme circondata da un recinto in legno, un cane abbagliando ci corse incontro, ed una donna con un ragazzo di circa la mia età ci accolse gentilmente.
Il ragazzo abbracciandomi affettuosamente si presentò dicendomi di essere il cugino di Guido e di chiamarsi Fabio, viveva in un’altra casa poco distante e di cui si riusciva a vedere il fienile. Fabio era socievole e simpatico, anche molto carino, ben fatto e con un fisico molto muscoloso. Il suo abbraccio mi aveva quasi stritolato, ed anche il suo pacco gonfio riuscii a sentirlo bene.
Era già ora di cena, Fabio salutandomi mi chiese se dopocena avessi voglia di andare a casa sua perché di solito si incontrava con gli amici al suo fienile e li restavano a chiacchierare fino a tarda notte. Accettai volentieri, e già mi pregustavo la possibilità di restare poi da solo con lui.
Guido mi portò su nella stanza dove avrei dormito, pensavo di stare da solo ma i letti erano due, mi indicò il mio e poi il bagno con la doccia su per le scale quasi in soffitta. Ne approfittai subito, e spogliandomi in un batter d’occhio fui nudo davanti a lui. Notai il suo imbarazzo, “cos’è, non hai mai visto un ragazzo nudo?” gli dissi con fare da troietta. Era fermo li davanti a me e non riusciva a distogliere lo sguardo. Lo imbeccai ancora,” scusa forse volevi andarci prima tu in doccia? Possiamo farla insieme, per me non è un problema.”
“No, no,” farfugliò intimidito, ed uscendo dalla stanza lo sentii imprecare qualcosa che non capii. A tavola non vedevo l’ora che finissimo di cenare per scappare via da Fabio, il pensiero di andare al fienile e trovarlo li con i suoi amici, mi fece eccitare a tal punto che alzandomi da tavola mi resi conto che ce lo avevo duro nei pantaloncini. Lo sguardo di Guido, seduto di fronte a me fu eloquente. Sgranò gli occhi fissandomi il pacco, ma poi subito cercò di distrarre gli altri rovesciando il bicchiere di vino davanti a se. Scappai via dicendo che Fabio mi aspettava, senza dare il tempo a nessuno di replicare.
Arrivai col fiatone al fienile, Fabio era già li seduto su un grosso tronco d’albero, ma non c’era nessun’altro con lui, si alzò venendomi incontro e quasi sconfortato mi disse che saremmo stati soli, i suoi amici gli avevano tirato buca quella sera. Io invece ne fui quasi contento, cosa che non riuscii a nascondere agli occhi furbi di Fabio, che avvolgendomi le spalle con il braccio, mi fece strada verso il fienile.
Una volta entrati mi resi conto che mi aveva trascinato in fondo al fienile, dietro un muro di balle di fieno c’era un tavolo con sedie. “Sai, noi la sera stiamo qui a chiacchierare, non andiamo in paese, tanto non c’è gran che da fare,” disse mentre si sedeva sul tavolo ciondolando le gambe. Ah! Dissi, non avete ragazze con cui passare le serate?”
“Le ragazze da queste parti sono tutte chiuse in casa, noi ci divertiamo da soli” disse fissandomi furbescamente mentre si toccava il pacco. Ah! Risposi, “immagino che vi divertite parecchio, segandovi a vicenda” col mio sorriso sornione e leccandomi le labbra mi avvicinai lentamente a lui.
“Magari i tuoi amici stasera non se la sentivano di segarsi davanti a me? O forse mi hai detto una bugia e loro neanche sanno che siamo qui? Posi le mie mani sulle sue cosce lisce che uscivano dai pantaloncini, le accarezzai lentamente e con le dita mi intrufolai fra le pieghe dell’inguine da dove cominciava a sporgersi la cappella del suo cazzo ormai duro come il marmo. Poggiando le mani indietro lentamente si stese sul tavolo abbandonandosi alle mie carezze.
Il cazzo duro gonfiava i pantaloncini ed era pronto a schizzare fuori, iniziai a morderlo assaporandone la durezza, lentamente con la lingua mi insinuai fra le cosce leccando la cappella che fuoriusciva, i suoi gemiti di piacere mi resero ancor più vorace. Afferrando l’elastico dei pantaloni da ambo i lati glieli tirai giù insieme agli slip che costringevano il suo cazzo ad una sofferta pressione.
L’asta svettò dritta, libera ed ansiosa di essere ingoiata, gocce di precum colavano lungo il glande, con la lingua le raccolsi roteando tutta intorno al suo prepuzio risalendo poi lungo il frenulo, famelicamente ingoiai tutta la sua asta raggiungendo il morbido ciuffo di peli che si inumidiva della mia saliva. Fu in quell’attimo che avvertii le sue mani spingere la mia testa e trattenerla in basso causandomi conati di vomito.
“Scusa, scusa, non volevo ……” con voce tremante Fabio mi confermò che era il suo primo pompino, gli sorrisi rassicurandolo e subito dopo affondai di nuovo la mia bocca sul suo cazzo grondante di saliva, i suoi mugolii mi eccitavano da morire, pompavo un verginello, la mia libido aumentava al solo pensiero di farmi fottere il culo. Non riusciva più a stare steso, si agitava cercando di alzarsi e godere della visione del suo cazzo nella mia bocca.
Lo accontentai aiutandolo a mettersi in piedi e lui con fare deciso poggiandomi le mani sulle spalle mi spinse giù dicendo “dai succhiamelo tutto fino in gola, mi piace da morire non fermarti”, aveva le palle gonfie e se le avessi toccate gli avrei fatto male, cominciai a leccarle lentamente riempendole di saliva, con la lingua scorrevo nelle pieghe dell’inguine facendolo mugolare di piacere, percorrevo tutta l’asta fino alla cappella e poi la inghiottivo facendomela scivolare sulla lingua. Ogni volta spasmi di piacere lo facevano irrigidire tanto da sentire le vene del cazzo gonfiarsi sempre più.
Era pronto a skizzare il suo nettare, ma a me non bastava. Volevo che mi fottesse il culo, mi alzai lentamente facendo scorrere giù i miei pantaloncini, il suo sguardo interrogativo cercava risposte a quella mia azione. Anche il mio cazzo era duro, lui guardandolo pensò che volessi qualcosa da lui, allungò una mano per afferrarlo, ma mentre lo faceva io mi girai e si ritrovò ad afferrare il mio culo già proteso verso il suo cazzo.
“Aspetta, non l’ho mai fatto, non sono capace” disse in modo lamentoso, “tranquillo, lo so non preoccuparti faccio tutto io”, lo rassicurai dandogli le spalle, e dopo avergli riempito di saliva il cazzo lubrificai anche il mio buchetto. Afferrai il cazzo tenendolo dritto puntato sul mio sfintere, spinsi in fuori coi muscoli anali e lo sentii scivolarmi dentro lentamente godendomene ogni centimetro.
“SIIIII…cazzo che bello, UUUUUUU …..che sensazione meravigliosa” non la smetteva più di dirlo ogni volta che stantuffavo dentro e fuori il cazzo dal mio culo, anche a me piaceva, e più lo ripeteva più appagava la mia voglia di sentirmi come la troietta che svergina il maschietto segaiolo. Prendendo il coraggio a due mani Fabio afferrò i miei fianchi, mi girò con audacia e mi spinse a pancia in giù sul tavolo, ora mi fotteva lui, con colpi decisi iniziò a trapanarmi il culo, io lo incitavo “si così bravo, si dai fottimi, dai così si, sono la tua troietta, spaccami il culo, fottimi, fottimi”
Non ci volle molto, quelle mie parole lo avevano reso padrone della situazione, accennò anche qualche pacca sulle chiappe, ma ancora non sapeva come fare, allargai di più le gambe protraendo ancor più il culo lontano dal tavolo, con le mani allargai le chiappe lasciando tutta la visione del suo cazzo che mi fotteva, girando la testa verso di lui vidi suoi occhi avidi di quelle nuove sensazioni.
Mi sbatteva come una troia, il suono gutturale della sua voce prevenne la sua esplosione di goduria, un fiume di sborra calda fluì dentro di me, stringendo l’ano evitai la sua fuga, crollò sulla mia schiena ansimando di piacere. Solo allora afferrai il mio, e stringendo il suo cazzo dentro di me skizzai tutto il mio piacere sotto il tavolo pieno di paglia.
Facemmo appena in tempo a rimetterci in ordine che sentimmo dei passi avvicinarsi, eravamo comunque evidentemente sudati e stravolti tanto da non poter nascondere l’evidenza nel nostro stato.
Guido sbucò all’improvviso, vedendoci in quello stato ci redarguì dicendo, “ma cosa avete fatto, la lotta greco-romana? Ho sentito che ansimavate, sembrava che vi steste affogando”. Ma poi nel suo sguardo qualcosa cambiò, diventò più dubbioso, anzi di sicuro capì qualcosa ma non continuò a rimproverarci.
Si girò ed uscendo mi chiamò, “dai andiamo, tuo padre ti cercava, non voglio farti da balia”.
Lo seguii salutando Fabio che a gesti come un sordomuto mi faceva cenno che ci saremmo rivisti l’indomani.



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