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La mia assistente tettona


06.03.2025 |
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"La mattina seguente entrò in ufficio con un abito bellissimo, era un abito molto accollato, allacciato davanti con una doppia fila di bottoni come fosse un..."
E' una storia che risale a circa 8 anni fa. Avevo quarant'anni ed ero manager presso una grossa società multinazionale impegnata con diversi progetti nei paesi arabi . Lei aveva cinquantatre anni, un fisico bello pieno, con un bel paio di tette e un culo da urlo. Me la trovai davanti quando un funzionario ministeriale mi convocò nel suo ufficio per affidarmi la realizzazione di un progetto del quale, dentro l'azienda, si parlava da un pò.
"Il funzionario mi disse la signora Maria Carla collaborerà con lei alla realizzazione di questo progetto sul quale l'azienda ci tiene molto. Voi siete due bravi professionisti e siamo certi che dalla vostra collaborazione uscirà il meglio.
Questo progetto avrà una durata prevista al massimo due anni, per tutto questo periodo, per questioni logistiche e organizzative, la signora Maria Carla si trasferirà nel suo ufficio dove lavorerete letteralmente gomito a gomito."
Dopo il solito party di rito ci salutò e noi due, uscendo dall'ufficio ci demmo la mano augurandoci a vicenda buon lavoro , mentre dentro la mia testa pensavo che potevano darmi una collaboratrice un po' più bella e giovane.
Maria Carla si rivelava giorno per giorno una persona molto intelligente, simpatica e divertente e preparata, tra noi nacque una confidenza e un'amicizia molto stretta, confidandomi che era stata sposata per 2 anni, ma che il marito l'aveva lasciata per un'altra più giovane, ma dopo tutto mi disse ero contenta che era andato via da solo da casa in quanto a lei non piaceva come uomo, non la faceva sentire veramente donna , “spero mi capisci che voglio dire”. Io le dissi Maria Carla tu sei veramente una bella donna , non ti manca nulla e ne sono certo non ti saranno mancati e non ti mancheranno i pretendenti e io le raccontai qualcosa di me cercando di non essere molto diretto e non scoprirmi troppo, in azienda qualcuna sapeva che ero un buon partito, con buone dotti amatoriali, ne sono certo nessuna andasse in giro a vantarsi che abbiamo avuto qualche storia insieme.
Con l'arrivo della primavera Maria Carla incominciò ad arrivare in ufficio con abitini leggeri e scollati che mettevano in mostra le sue belle bocce. Io facevo finta di niente ma vedendomele saltellare difronte agli occhi tutto il giorno le guardavo volentieri.
Una mattina che aveva un abitino più scollato del solito mentre la guardavo con più insistenza del solito, "Mi disse ho capito da molto che ti piacciono le tette, mi sembra che oggi stai esagerando, guardi più le mie tette che al PC che hai davanti."
Mi girai verso di lei:
"Hai ragione, Maria Carla le tette mi fanno impazzire, se tu non fai qualcosa per coprirtele, o vedrai come andrà va a finire,,,,, senza darle il tempo di reagire ci infilo dentro le mani."
Dai Mirko non fare lo scemo."
Per dimostrarle che stavo realmente a fare lo scemo, mi avvicinai e la abbracciai con un braccio e con la meno le diedi una bella palpata al seno.
Finse di essersi scandalizzata, era diventata rossa come un peperone era evidente che aveva preso il mio gesto come un complimento continuando e insistendo a toccargliele, lei che fingeva di respingermi.
Passavano i giorni durante i quali le diedi ancora di più qualche palpata al seno e qualche pacca sul culo, era un gioco delle parti, io facevo lo scemo e lei fingeva di scandalizzarsi.
La mattina seguente entrò in ufficio con un abito bellissimo, era un abito molto accollato, allacciato davanti con una doppia fila di bottoni come fosse un soprabito, era cucito addosso a lei le valorizzava molto le sue belle forme da gnocca. Le feci i miei complimenti e lei fu evidentemente felice, si avvicino e si siede di fianco a me, la parte bassa del vestito senza bottoni, sedendosi si aprì e i miei occhi andarono subito al triangolino bianco dello slip e all'interno coscia. Volevo fare finta di nulla ma dopo qualche decina di minuti di quella vista paradisiaca qualcosa in me si stava muovendo e io ascoltai il suo richiamo. Appoggiai la penna, mi girai verso di lei mettendole una mano sulla spalla, Maria Carla pensò che volessi palparle ancora le tette e finse di resistermi e retraendosi, la tranquillizzai, "Maria Carla non voglio toccarti il seno, voglio solo dirti che anche se siamo qui per lavorare e siamo amici, certe cose mi agitano e non riesco a concentrarmi."
Mi rispose Mirko non capisco cosa vuoi dirmi, visto che non capiva, da sfacciato le misi una mano in mezzo alle sue cosce, cominciai a spingere per entrare con le dita, quando cercò di allontanarmi la mano. L'abbracciai e cercai di baciarla in bocca ma si ritraeva e io cominciai a baciarla sul collo e sull'orecchio. Provò con scusa dicendomi che poteva entrare qualcuno e io mi alzai e diedi un giro di chiave alla serratura per poi tornare da lei che era rimasta immobile seduta sulla poltrona alla scrivania. Le strinsi il viso tra le mani e appoggiai la mia bocca sulla sua spingendo con la lingua fino a quando sentii la sua che accettava il mio bacio. Senza perdere tempo le sbottono il vestito e finalmente difronte a me era in mutandine e reggiseno che lo abbassai tirandole fuori le tette e cominciando a baciarle e succhiarle. Sfilandole le mutandine e mi inginocchiai sollevandole le gambe in posizione ginecologica e comincia a leccarla e a giocare con il clitoride con la punta della lingua. Sentivo il suo respiro accelerato dal piacere iniziava ad ansimare sempre di più e con la lingua insistetti come a penetrarla.
“Mi alzai e apro la cintura e la zip dei jeans tirando fuori il cazzo ormai duro come un pezzo di marmo e dolcemente, con una mano dietro la nuca, la tirai verso me mettendoglielo in bocca, Incominciandola a pompare, era bravissima e sarei rimasto in quella posizione tutta la mattinata ma pensai che eravamo in ufficio e la feci sedere sul bordo della scrivania e glie lo infilai dentro cominciando a pomparla sempre più veloce mentre lei si abbandonava all'indietro appoggiandosi ai faldoni come fossero cuscini
Venne quasi subito , dopo alcuni colpetti, vedendo che era ormai fradicia di orgasmi ho continuato a scoparla per almeno 15 minuti lei continuava a godere e venire continuamente, cosi finalmente sborrale dentro la sua bollente figa.
Dopo esserci ripresi un po, ci siamo datti una pulita, risistemati andammo a prendere un caffè del distributore prima di ricominciare il lavoro come se nulla fosse successo.
Nei mesi successivi che restavano fine alla fine del progetto, non abbiamo più rischiato più di farlo in ufficio, solo qualche volta, quando andavamo in archivio negli scantinati glie lo facevo prendere in bocca ma era solo per aumentare il desiderio perché Maria Carla abitava a un trecento metri dagli uffici della società e cosi quando ne avevamo voglia, spendevamo le due ore di pausa e andavamo nel suo grande e comodo lettone
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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