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Gay & Bisex

Tommaso, Luca & Nicola - 5


di Marcus95
17.03.2022    |    4.487    |    7 8.7
"Molto moderna rispetto alla casa..."
Capitolo 5: Incontri & Scatoloni



Guardammo un film e ora è giunta l’ora di andare a letto. Vado in camera mia dopo averlo salutato e chiudo la porta. I genitori sarebbero rincasati troppo tardi per aspettarli, quindi li avrei visti domani mattina. Prendo il telefono una volta disteso sul letto e guardo i social. Nessuna traccia di Tommaso, mi ha eliminato da tutti i social. È realmente finita. Inizio a piangere e mi addormento tra le mie stesse lacrime.

***

Mi sveglio di soprassalto. Neanche la notte mi lascia tranquillo. Ho sognato Tommaso, il mio amore più grande. L’ho visto nudo nel nostro letto. Voleva che andassi da lui. Mi sono sdraiato sul letto e lui ha fatto l’amore con me. Sono sconvolto già dal mattino. Non ho la minima voglia di conoscere i genitori di Nicola ma devo farlo. Mi alzo e mi preparo. Esco della camera e scendo le scale per andare in cucina. Vedo Nicola seduto su una sedia. Sexy come al solito ma questa volta anche di più: è senza maglietta. I suoi muscoli riflettono la luce delle lampadine. I suoi capezzoli sono eretti, ma non so perché dato che non fa freddo.

Mi siedo vicino a lui e mi saluta calorosamente.

«Cosa vuoi per colazione?» mi chiede gentilmente.

«Prenderò dei cereali e del latte per favore» dico.

Una ragazza che era in cucina ma che io non avevo visto si mette all’opera. Ma dove cavolo era? Nel mentre entrano i genitori di Nicola.

Immediatamente mi alzo e porgo loro la mano. Loro mi salutano con affetto: Michele e Clara. Sono molto formali ma il loro sorriso è contagioso. Nicola racconta come mi ha conosciuto ma tralascia il tentato suicidio nel traffico mattutino. Dice che voleva che restassi da lui per un po’. Loro accettano volentieri.

«Almeno non devi tornare alla palestra» dice sua madre sedendosi vicino a me.

«Beh, ma lì ho conosciuto Luca» dice Nicola.

«Sai cosa voleva dire tua madre» interviene il padre.

Nicola non dice nulla e la colazione continua. In quel momento mi viene un lampo. La mia lezione in palestra e faccio uno scatto sulla sedia, ma immediatamente mi ricordo che Tommaso mi ha bandito da lì. Bello.

Clara si accorge del mio scatto e mi domanda: «Va tutto bene?»

«Sì sì grazie. Mi sono ricordato una cosa che dovevo fare ma che ora non devo fare più» dico gentilmente.

Lei mi sorride e torna a parlare con il marito. Nicola si alza dal tavolo e prende una pila di fogli e li mette davanti a me.

«Il tuo nuovo allenamento» dice sorridendo.

Prendo il primo foglio e guardo la cura di quei documenti.

***

La palestra è fantastica: ariosa, con tanti macchinari e alla moda. Molto moderna rispetto alla casa. Nicola ha già la sua divisa e anche io. Iniziamo con della corsa.

«Cosa pensi di fare ora?» mi chiede curioso.

«Riguardo a cosa?» Chiedo sperando di sviare la domanda.

«Riguardo a Tommaso. Ora che non state più insieme.»

Ma perché deve essere così diretto? Porca vacca, alcune volte non mi piace il suo atteggiamento elitario.

«Non lo so. Tra qualche giorno voglio tornare dai miei e poi vedrò il da farsi» dico.

«Mi verrai a trovare, vero?» chiede preoccupato.

«Certo! Come potrei non farlo dopo quello che stai facendo per me» dico sorridente.

Gli allenamenti continuano in silenzio. Solo la musica che pompa dalle casse e ci da il ritmo è tollerata. Sudiamo tanto ma almeno è un grande allenamento. Vedo i suoi muscoli contrarsi sotto la maglietta sudata. Per la prima volta dopo la rottura con Tommaso vedo un altro ragazzo dal punto di vista sessuale. Nicola resta sempre un ragazzo molto sexy, super sexy. Mi blocco a guardarlo ma lui si accorge di me.

«Cosa c’è?» mi chiede fermandosi anche lui.

Oh porca troia, e ora che mi invento? Sono preoccupato.

«Scusa Nicola ma mi ero perso un secondo» dico cercando di farla valere come scusa.

«Su di me?» Chiede beffardo. Io direi anche bastardo.

«Sì, sai. Sei figo» dico. Tanto non ho più chances.
«Sì lo so. Puoi ancora guardarmi ma non farti pensieri strani. Non sono lui» dice chiudendo la conversazione.

Mi ha permesso di guardarlo. Ma che gli salta in mente questo qui? Ho capito che non ha amici ma non può dire una cosa del genere a me. Sa che se lo continuo a guardare, prima o poi lo vorrò vedere nudo o nel letto insieme a me. Devo smetterla di farmi certe menante. Non serve a nulla. Lui si sta fidando di me e così dovrei fare io. Senza esitazioni.

***

Nicola ha una cosa da fare e io sono libero di girovagare per la casa. Vorrei rientrare in camera sua ma non credo di poterlo fare in sua assenza. Vado a fare un giro in giardino per prendere una boccata d’aria. Non dovrebbe mancare ancora molto al pranzo. Mi piace essere servito da qualcuno. Faccio un sorriso per la battuta stupida che ho detto. Tanto è solo questione di tempo, poi sarò costretto a tornare a casa e tutto questo sarà finito esattamente come la mia storia con Tommaso. Quanto mi manca quel ragazzo. Ma mi sono promesso di non piangere. Ho passato un bellissimo momento con Nicola in palestra.

Ritorno dentro perché fa troppo freddo e vado in camera mia, quella che Nicola mi ha prestato. Mi piace molto quella camera. Controllo il telefono ma nulla. Solo tanti messaggi da parte di Federico che sarà su tutte le furie. Quando l’ho chiamato non gli ho lasciato neanche il tempo di capire bene cosa fosse successo. Oggi si sarà accorto della mia assenza in palestra. Dovrei chiamarlo ma decido di posticipare. No anzi dato che Nicola è occupato lo chiamo.

***

Mi risponde subito. «Che cazzo è successo? Che cosa ha fatto quella testa di cazzo?» dice urlando dalla cornetta.

«Ciao anche a te» dico.

«Luca non rompere il cazzo anche te. Dimmi tutto» dice sbottando.

Gli racconto tutti i particolari, tranne il problema avuto in strada. Lui resta in silenzio per tutta la comunicazione. Non dice nulla, non sa cosa dire. Si sta trattenendo, lo sento dal suo respiro profondo attraverso la cornetta.

«Federico, lui era il ragazzo della mia vita» dico non ricevendo risposta.

«Non me ne fotte un cazzo! Hai visto? Ora tu stai male e lui si starà scopando qualcuno d’altro!» dice urlando.

«Non ne abbiamo le prove e so che non è così. Lui non è uno facile» dico pentendomi di quello che ho detto. Lui si che è uno facile, almeno lo era prima di conoscerlo. Federico rimane in silenzio ma so che sta imprecando in qualsiasi lingua. Io rimango in attesa di una sua parola ma non so se ne arriverà qualcuna.

«Federico, mi dispiace tanto. Ma parlami» dico tra un singhiozzo e l’altro. Questa chiamata mi sta uccidendo.

«Cosa devo dire? Potevo esserci io al suo posto e non ti avrei mai fatto una cosa del genere. Io non ti farei mai una cosa del genere. Luca, ti sei distrutto» e mette giù.

«Fede? Fede! Fede!» dico ad alta voce ma senza ottenere riposa.

Non capisco, anche lui è arrabbiato con me? La rivalità tra Federico e Tommaso non ha fine neanche quando la mia relazione è finita.

«Problemi?» dice Nicola alle mie spalle facendomi sobbalzare.

Mi volto verso di lui e lo guardo. «Mi hai spaventato» dico.

Lui mi guarda con una faccia innocente ed entra definitivamente nella stanza. Si guarda attorno e poi guarda i miei scatoloni. Li guardo anche io e rido.

«Tutto ciò che mi rimane» dico spiegando quella risata.

«Sembra interessante. Ma non li hai ancora svuotati» mi fa notare.

«Non ho il coraggio» dico senza esitare. Non devo mentire a Nicola. È vero che non ho il coraggio di svuotare gli scatoloni. Non so cosa Tommaso vi abbia messo dentro. Magari qualcosa che per me era importante ma che ora non lo è più.

«Potremmo farlo insieme» dice con un sorrido sulla faccia. Mi piace questa idea ma non adesso.

«Sì magari questo pomeriggio. Adesso non sono ancora pronto» dico guardandomi in giro.

Sono curioso di sapere cosa vi abbia messo dentro Tommaso. Spero che vi siano tutte le mie cose. Non ho voglia di andare a casa sua per chiedergli altre cose. Il pranzo è pronto e mi preparo per scendere ma lo squillo del cellulare mi blocca. Faccio andare avanti Nicola e guardo chi è che mi sta chiamando. Mia madre. Declino la chiamata e lascio il telefono sul letto. Non sono pronto ad affrontare i miei. Voglio solo mangiare e fare un giro in giardino con Nicola per schiarire tutte le idee.

***

Dopo il pranzo e il giretto per il giardino di Nicola vado in camera mia e guardo gli scatoloni. Voglio davvero vedere cosa c’è dentro. Sono curioso di scoprire quali sono stati gli ultimi attimi di Tommaso nei miei confronti. Mi siedo vicino a uno di essi mentre Nicola entra nella stanza e si accomoda vicino a me. Prendo il primo scatolone e vedo che è pieno di miei vestiti. Li tiro fuori velocemente e li butto per terra vicino a me. Solo vestiti, nulla di interessante.

Il secondo scatolone mi ispira di più. Sopra ci sono dei vestiti ma so che sotto nasconde qualcosa. Sposto i vestiti e sotto ci sono molti oggetti che mi appartenevano nella casa di Tommaso.

Nicola mi guarda senza dire una parola. Prima ha analizzato un po’ dei miei vestiti per capire il mio look ma poi li ha lasciati dove li avevo messi io. Mi guarda con quello sguardo curioso di entrare nella mia vita. In quegli scatoloni c’è davvero la mia vita. Una vita di un anno e mezzo, finita in mezzo secondo.

Prendo tutte le prese per il mio telefono, il computer e altri oggetti elettronici che erano miei. Li metto di lato perché tanto non ricordano nulla. Vedo una scatola e la prendo immediatamente. Sono curioso di vedere cosa vi ha messo dentro. La apro delicatamente e dentro vedo tutte le lettere che gli ho scritto. Non posso credere abbia fatto una cosa del genere.

Ero diventato così romantico che gli scrivevo delle lettere in stile Shakespeariano ma ora sono tornate a me. Non posso credere che quelle lettere siano ritornate a me. Mi distrugge l’idea. Ma non è finita qui. Vedo altre cose all’interno della scatola.

C’è un sacchetto con dentro qualcosa di rotondo. Lo lascio cadere sulle gambe e scoppio a piangere. Non ci credo, voglio solo autodistruggermi. L’anello che gli ho comprato. Quello era il simbolo del nostro amore. Una volta sono andato a Parigi per un weekend e gli ho comprato un anello d’oro bianco come simbolo del nostro amore eterno, anche se eterno non è più la parola giusta. Ora so che è in quel sacchetto.

Riprendo il sacchetto e lo apro. Ecco l’anello. Nicola fa un sospiro ma non lo calcolo. Sta lì a guardare il mio passato. Non mi da tanto fastidio anche se dovrebbe. La cosa bella è che non commenta, si limita a osservare.

Mi metto l’anello al dito e procedo nella perlustrazione dello scatolone. Le lacrime mi rigano il volto ma non voglio un fazzoletto per asciugarle. Voglio far vedere tutta la mia sofferenza. Voglio che qualcuno si renda conto di quanto sia doloroso controllare questi scatoloni.

C’è un piccolo quadro che avevo portato io da casa mia e altri oggetti di poca importanza. Li avevo utilizzati con Tommaso ma essendo oggetti comuni non mi provocavano troppo dolore.
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