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Gay & Bisex

Che Voglia di Palestra - 2


di Marcus95
03.09.2021    |    17.537    |    36 9.1
"“Sì due o tre me ne sono fatte” dico senza pudore..."
Studiare è davvero una faticaccia mi dico mentre guardo fisso la pagina del libro. Non ho molta voglia e devo pure andare in palestra e so che Nicola non ci sarà perché me lo aveva detto lui stesso. Con tristezza decido di andare a fare merenda prima di preparare lo zaino e andare in palestra a faticare senza la visuale sui muscoli di Nicola o senza vedere il suo bel pene eretto.

Arrivato in palestra la situazione è come la volta precedente. Negli spogliatoi non c’è nessuno e solo dopo essere andato nella sala pesi incontro qualcuno ma io mi tengo in disparte e faccio le mie cose. Oggi decido di fare un po’ di corsa e dopo andare a fare dei pesi anche io. Lì vicino c’è un ragazzo che era con Nicola la volta scorsa ma lui non sa che mi sono intrattenuto in una conversazione piccante col suo amico quindi rimane sulle sue.

I minuti passano e io sudo sempre di più facendo i miei esercizi ma per fortuna c’è la musica a tenermi compagnia che pompa forte nella mia testa e mi fa concentrare sugli esercizi e non sulla assenza di Nicola.

Dopo il mio allenamento vado negli spogliatoi e vicino a me trovo a grande sorpresa l’uomo di cinquant’anni che mi guarda e mi sorride.

“Allora? Ti sei smanettato?” chiede come se nulla fosse.

Io lo guardo male all’inizio ma dopo decido di non fare il timido e gli dico di sì.

“Vediamo, abbassa quei pantaloni che non vedo” dice indicando il mio pacco.

Non so se calarmi i pantaloni davanti a lui. Non lo conosco nemmeno e questo mi chiede di fare una cosa simile? In più non credo abbia capito che sono gay, anzi neanche Nicola lo ha capito secondo me. Adoro gli etero sempre di più ma non voglio rovinare questa esperienza in palestra. Con tutto il coraggio che trovo in corpo rispondo: “Sei curioso di vedermi il pacco?”

“Siamo tra uomini. Anche se mi mostrassi l’uccello a me non frega nulla. Tra maschi ce lo si guarda. In più tu hai bisogno di fare un po’ di allenamento se vuoi arrivare così” dice stringendosi il pacco nella mano.

Dopo questa riflessione decido di stare al suo gioco e me ne frego di tutto il resto. Con velocità mi abbasso i pantaloncini e rimango con i miei classici slip neri.

Lui mi osserva molto attentamente il pacco ma fa una smorfia.

“Mhmm, non mi sembra sia cresciuto molto. Te lo sei menato?” chiede dopo l’attenta analisi del mio pacco.

“Sì due o tre me ne sono fatte” dico senza pudore.

“Non basta. Sei giovane cavolo. Se non te ne fai almeno cinque al giorno come speri di avere un uccello grande?” mi dice serio ma aggiunge subito: “Ora ti parlo da padre a figlio. Il pene va allenato, coccolato e maneggiato con forza se vuoi diventare un uomo vero. Se te lo tocchi e basta non serve a nulla”.

Io rimango basito. Ma che cavolo sta dicendo questo? Faccio finta di niente ma cerco di dargli corda.

“Lo so, per la prossima volta ci proverò” dico serio.

“Bravo. Mena l’uccello come un uomo” dice dandomi una pacca sulla spalla e andando via dopo aver messo le sue cose nella borsa.

Io vado alle docce e questa volta per fortuna non c’è nessuno davanti a me. Mi lavo per bene e poi torno a casa come da nuova routine. Alla fine non è stata una brutta giornata in palestra.

***

“Non si saluta?” dice Nicola mettendosi davanti a me mentre sto correndo.

“Non volevo disturbare” dico io.

Quando ero entrato nella sala pesi lo avevo visto vicino alla panca ma c’erano anche i suoi amici e non volevo disturbarlo o rovinargli la reputazione facendosi vedere con uno esile come me. Dopotutto era lui quello muscoloso.

“Non ti preoccupare adesso tanto loro vanno via. Io rimango ancora un po’ prima di andare alle docce. Oggi ne ho proprio bisogno” dice Nicola guardandomi.

Detto questo lui ritorna alla sua panca e io cambio esercizio ma lo tengo sempre d’occhio. Ogni tanto ci scambiamo qualche occhiata ma nulla di più. Dopo mezz’ora andiamo negli spogliatoi e con calma ci cambiamo. Questa volta indossa sempre dei boxer ma sono neri come i miei slip.

“Cazzo abbiamo lo stesso colore di mutande” dice Nicola a bassa voce per non farsi sentire dalle altre persone e guardandomi gli slip.

“Sì noto” dico con una risatina.

Velocemente ci rechiamo verso le docce e lui si mette davanti a me e si abbassa le mutande rimanendo nudo. Finalmente dopo qualche giorno riesco a rivedere quel bellissimo pisello con il prepuzio che copre la cappella e quelle palle da toro che si ritrova. Non sono enormi ma sono basse. Noto con mia grande sorpresa che la lunghezza dei suoi peli pubici è diminuita. Lo guardo bene.

“Che c’è non te lo ricordi più?” dice Nicola richiamandomi dai miei pensieri.

Io rido e faccio un cenno col capo. “Me lo ricordo” dico ma poi abbasso la voce e indico in mezzo alle sue gambe. “Ma hai… tagliato…” e faccio un cenno con la mano.

“Non capisco” dice lui.

Faccio nuovamente il gesto con la mano ma non capisce e mi guarda smarrito.

“Aspetta che vengo lì che non capisco” dice veloce.

Chiude l’acqua ed esce dal suo blocco e viene nel mio. Ora siamo uno vicino all’altro.

“Dimmi” dice insaponandosi le braccia.

“Dicevo, ti sei tagliato i peli” dico indicando verso il basso.

Lui guarda verso il basso e si passa una mano sui suoi peli pubici.

“Sì sì li accorcio spesso. Odio il bosco ma non sopporto l’uccello senza peli. Li voglio ma devono essere corti” risponde alla mia domanda con ancora una mano sul pube. Poi mi guarda il pisello e dice: “tu invece sei bello peloso lì sotto. Non li hai mai tagliati?”

“No mai” rispondo un po’ preoccupato.

Lui mi guarda non troppo convinto.

“Dai passa una mano sui miei. Senti come sta meglio con i peli corti” dice lui per niente in imbarazzo nel farsi toccare i peli del pube da uno sconosciuto o da un ragazzo di dieci anni più piccolo.

Sono restio nel muovere la mano e lo guardo senza fare nulla.

“Dai siamo tra uomini, te l’ho già detto. Senti il pube” dice spronandomi.

Allungo una mano e passo una mano sul suo pube sopra ai peli. Sono un po’ duri al tatto ma sono belli da accarezzare.

“Sentito che è meglio tenerli corti? Posso toccare i tuoi?” chiede senza problemi.

Io sgrano gli occhi ma con la testa annuisco ma non so neanche per quale malato motivo.

Lui veloce appoggia una mano sul mio pube peloso e la fa passare avanti e indietro muovendo tutti i miei folti peli.

“Cazzo se sei peloso Marco. Li hai anche sulle palle?” chiede tenendo la mano sul pube.

“Sì non li ho mai tagliati neanche lì” rispondo.

Lui muove la mano velocissimo dal pube alle mie palle e le prende in mano. Faccio un piccolo saltino.

“Tranquillo sono io” dice Nicola senza distogliere lo sguardo dalle mie palle che tiene in mano muovendole.

Sento la sua mano calda che mi preme sulle palle e me le muove e sento che sposta i peli. Mi sta facendo impazzire questo uomo. Ad un certo punto lui toglie la mano e mi guarda. Io ho sempre guardato il muro davanti a me tutto il tempo. Non avrei mai sopportato la vista della sua mano sul mio pube e sulle mie palle.

“Ti si è svegliato” dice Nicola alzando un sopracciglio e puntando verso il basso.

Mi accorgo che il mio pisello è dritto che punta verso l’alto e anche la mia cappella è esposta.

“Merda scusa. Non volevo. Non so come sia potuto accadere” dico coprendo il pisello.

“Tranquillo Marco, capita. Sei giovane e ti stavo toccando in punti un po’ privati dove di solito ti toccano le ragazze. Però devo dire che hai una bella cappellona. Non l’avrei mai detto da moscio” dice Nicola serenamente.

Io tolgo le mani dal mio pisello che spunta in tutta la sua erezione. In effetti ha ragione, per la grandezza del mio pisello la mia cappella è bella grossa quando è in erezione e non è coperta dal prepuzio. Nicola la riguarda bene.

“Bella grossa. Ora però fai sparire questa erezione prima che la gente pensi che sei gay” dice Nicola ritornando alla doccia che aveva lasciato e allontanandosi da me. Nel fare ciò noto che il suo pisello non è più moscio ma è barzotto.

Ognuno nella propria doccia finiamo di lavarci e ritorniamo nello spogliatoio dove ci rivestiamo parlando del più e del meno.

“Spero non ti abbia dato fastidio prima quando ti ho toccato lì” chiede Nicola quasi preoccupato.

“No no, è che non sono abituato al cameratismo tra ragazzi” rispondo sereno.

“Tranquillo ti ci abituerai. Sei in uno spogliatoio e capiteranno tante cose col tempo. Non ti preoccupare” dice Nicola sorridendo.

Forse un po’ mi sto preoccupando. Cosa intende con ‘capiteranno tante cose’?

Dopo esserci vestiti arriviamo nell’atrio della palestra e ci salutiamo.




Ecco la seconda parte. Se volete aspetto i vostri commenti!
XOXO
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