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Inculato da un mio dipendente - parte 12


di gattino0123
20.04.2024    |    8.535    |    21 9.0
"Ci sarei dovuto essere anche io con loro e invece mi ero lasciato convincere da Stefano, avevo rinunciato alla mia vacanza pur di assecondare il suo..."
I giorni di ferie passavano e io ero solo a Milano, senza nessuno con cui potermi svagare o con cui trascorrere le giornate. Non facevo altro che passare da serie una tv all’altra, ordinare cibo a domicilio e guardare foto e video su Instagram delle vacanze degli altri. Da una parte avevo Stefano, solitamente poco attivo sui social, che aveva iniziato improvvisamente a pubblicare contenuti a profusione: baci con la ragazza, posti pazzeschi che stavano visitando insieme in Marocco e tanta dolcezza, sembravano la coppia perfetta.

Dall’altra avevo Alberto, con il suo solito fisico definito al mare, in compagnia di tanti amici altrettanto fighi. Ci sarei dovuto essere anche io con loro e invece mi ero lasciato convincere da Stefano, avevo rinunciato alla mia vacanza pur di assecondare il suo improvviso scatto di gelosia. Mi sentivo uno stupido per aver accettato la sua richiesta, essere fedele ad un ragazzo fidanzato era sbagliato e ridicolo, non riuscivo a capacitarmene. Perché lui poteva divertirsi con la sua ragazza mentre io dovevo essergli fedele? Ero stato proprio un idiota ad accettare.

Rientro in ufficio con tanta rabbia, principalmente nei miei confronti, ma avevo anche voglia di litigare con Stefano, volevo mettere in chiaro la nostra situazione. Non appena lo vedo, sono io che gli faccio segno di andare in bagno, mi faceva un po’ strano eseguire questo gesto perché solitamente era lui a dettare le regole, era sempre stato lui a chiedermi di vederci in bagno, quasi ordinandomelo con un semplice sguardo e un cenno della testa.

Lo aspetto dentro la nostra solita toilette e lo vedo entrare poco dopo con il suo bellissimo sorriso, solare ma da stronzetto.
Io: “Abbiamo un po’ di cose da dirci”.
Stefano: “Dio quanto mi è mancato il tuo culo”.
Io: “Non è il momento, dobbiamo parlare Ste”.
Non curante delle mie parole, mi appoggia al muro e inizia a baciarmi, palpandomi il sedere.

Io: “No, aspetta, sono serio. Mi hai costretto a non andare… “, niente, non riuscivo a finire una frase, perché la sua bocca andava avidamente dalle mie labbra al collo e viceversa. Il suo modo di baciarmi il collo mi faceva impazzire, non riuscivo più a parlare per quanto fosse bravo con la bocca. E poi riprendeva a limonarmi, con gli occhi aperti, fissi e decisi su di me, come per controllare ogni mia reazione. Avrei voluto fingere indifferenza o poca attrazione, ma non riuscivo, i suoi baci mi facevano sciogliere completamente.

Stefano: “Non posso immaginare questo culo nelle mani de Big Jim”.
Io: “Si chiama Alberto”.
Stefano: “Si chiama come lo voglio chiamare io, non lo vedi quanto è gonfio? Pare gonfiato con la pompa della bici”.
Io: “Lascialo stare…”, prima che potessi finire di parlare, mi stringe le guance con una mano, impedendomi di continuare.

Ci guardiamo in quella posizione per qualche secondo, poi molla la presa sulle guance e riprende a baciarmi. Con la mano destra afferra la mia mano, la stringe e la porta contro il muro, mentre la sua mano sinistra entra sui miei pantaloni e mi palpa il sedere direttamente sulla pelle. Mi accarezza le chiappe, le stringe forte, ogni tanto passa il dito sul buco e intanto mi limona come se fosse in astinenza da parecchio tempo, solo che la sua droga ero io.

Dopo aver giocato sul mio culo con le mani, mi gira con la faccia rivolta contro il muro. Di nuovo le sue mani sono velocissime, con una mi preme forte la testa contro il muro, con l’altra si abbassa i pantaloni e subito dopo abbassa i miei. È incredibile che, nonostante io fossi partito con tutte le intenzioni di litigare, mi stavo ritrovando impietrito a fargli fare tutto quello che voleva. Mi attirava incredibilmente il suo modo di fare, e lui lo sapeva bene, in fondo anche io mi sentivo in forte astinenza da Stefano.

Mi penetra lentamente, giusto per farsi strada ma, una volta entrato, inizia ad incularmi duramente contro il muro del bagno. Devo tapparmi la bocca per non urlare ma non riesco a non emettere suoni, mi stava scopando con una forza quasi brutale, sembrava non desiderasse altro da tempo. Sento il suo cazzo che mi spana il culo, la mia faccia è completamente contro il muro, Stefano fa tanta pressione con la mano e ogni tanto mi tira i capelli, sono arrivato a pensare che provasse piacere nel farmi male.

Intanto entra qualcuno nell’altra toilette, stavolta è Stefano a tapparmi la bocca con la sua mano, rallenta il ritmo e inizia a scoparmi lentamente. Il suo cazzo è ancora dentro di me, lo muove lentamente e intanto si avvicina un po’ a me, poggiando la testa sui miei capelli e annusandoli, ho sempre sospettato che lo facesse impazzire il mio odore. Ma, d’altro canto, a me faceva impazzire lui, anzi mi faceva impazzire tutto di lui. Il suo modo di fare, in questo preciso momento, mi stava facendo godere come poche altre volte nella mia vita.

Ma, allo stesso tempo, ho anche il cuore che batte all’impazzata, ho una paura folle che qualcuno potesse scoprirci, cerco di godermi tutto ciò che stava facendo Stefano ma con l’orecchio provo ad ascoltare i movimenti dell’altra persona nella toilette vicina. Non appena sentiamo la porta principale richiudersi, segno di essere rimasti nuovamente soli, Stefano cambia di nuovo atteggiamento e torna a fottermi con forza.

Mi dà una sculacciata, la sua mano ritorna sui miei capelli, li tira e le inculate diventano potenti. Lancio qualche urletto, soffocato dalla mia mano davanti la bocca, e dopo qualche colpo sento il mio culo immerso dallo sperma caldo di Stefano.

Riprendiamo fiato entrambi, è stata una cavalcata intensa, mentre ci rivestiamo Stefano mi guarda negli occhi e mi dice: “Bravo Simo, hai avuto quello che volevi”, dandomi due schiaffetti leggeri sul viso. Mentre usciamo dal bagno, prima uno e poi l’altro per non destare sospetti, non posso fare a meno di pensare a quanto non riuscissi ad avere il controllo quando si trattava di interagire con lui.

Avevo passato dei giorni tristi, volevo sfogarmi contro di lui, e invece mi ero ritrovato a fare esattamente quello che voleva, non ero neanche riuscito a parlare, e fin dei conti era lui che si era sfogato su di me, seppur in una maniera che mi faceva impazzire.

Durante la giornata ognuno parla delle proprie ferie: Concetta era tornata giù in Sicilia e aveva portato dei dolci buonissimi chiamati cassatelle, Davide era andato a sciare mentre Alberto non raccontava nulla del suo viaggio alle Canarie, ma la sua abbronzatura evidente in pieno dicembre faceva invidia a molti. E poi c’ero io, che dovevo inventarmi una brutta influenza per giustificare il bidone che avevo rifilato ad Alberto, odiavo tantissimo mentire, mi ha sempre provocato degli inutili sensi di colpa, ma non potevo fare diversamente.

In pausa pranzo, Stefano mostra a tutti le foto delle vacanze in Marocco con la ragazza. È sempre stato un tipo riservato, stavolta aveva un’irrefrenabile voglia di raccontare tutto, anche nei minimi dettagli. In particolare, ci parla di una meravigliosa notte nel deserto, la consiglia a tutti per una esperienza romantica con il proprio partner.

Hai capito? Con la ragazza lo faceva dolcemente, mentre con me sfogava i suoi istinti più animali. Non che la cosa mi dispiacesse, anzi, mi aveva eccitato enormemente il suo approccio in bagno, ma in quella stupida tenda volevo esserci io. Volevo io la vacanza dolce con Stefano, per poi magari concludere le giornate col rapporto brutale, un po’ sullo stesso stile di quello che avevamo avuto in bagno poche ore prima.

Inizia a mostrare a tutti le foto della sua vacanza, io mi rifiuto e continuo a mangiare, la giornata stava prendendo un verso che non mi piaceva più.
Concetta: “Ma che carini in questa foto”.
Stefano: “Grazie! Passa pure il telefono a Simo”.
Io: “Dopo, ho una fame pazzesca, oggi non ho fatto colazione”.
Stefano: “Dai, sono sicuro che ti piacerà, mi hai sempre detto che avresti voluto vedere il Marocco”.

Non è vero, non glielo avevo mai detto. Mentre pronuncia quelle parole lo vedo sorridere, con quel suo solito sorriso stupendo ma anche spavaldo. Dopo quelle parole, Concetta mi mette il telefono davanti al muso e mi mostra questo selfie di Stefano e Maria Grazia stretti dentro la tenda, che si abbracciano e baciano dolcemente.

Stefano aveva capito perfettamente il mio stato d’animo e mi aveva colpito con un sadismo inutile e cattivo, aveva voluto mostrarmi ciò che fortemente volevo e che non potevo avere. Tra l’altro, avevamo già affrontato questo discorso, avevamo concordato che non mi avrebbe più ferito intenzionalmente per soddisfare il suo ego e invece lo stava facendo, di nuovo.

Fingo indifferenza ma in realtà sto rosicando e anche tanto. Mentre finisco di pranzare provo a capire come comportarmi fino alla fine del pranzo, finché non vedo arrivare Alberto, che ci raggiunge per il caffè. Cavoli, avrei potuto usare di nuovo Alberto per vendicarmi, mi sentivo un verme, ma l’occasione era troppo ghiotta. Inizio a parlare esclusivamente con Alberto, facendogli mille domande sulla sua vacanza e parlandogli in modo dolce, quasi in modalità flirt.

Stefano sembra essere completamente indifferente alla cosa, forse ha sgamato le mie intenzioni, ma fa nulla, in fondo sono sinceramente interessato ad interagire con Alberto, è una bella persona. Mentre Alberto racconta di una notte passata in barca con altri ragazzi, interviene dal nulla Stefano.
Stefano: “Vabbè, che ce frega a noi che avete giocato a in-cu-la-re-la tutta la notte?”. Lo dice scandendo bene le parole e guardandolo con fare sprezzante.

Alberto: “Certo che te ne frega, sei il primo che vorrebbe giocarci”.
Risate generali sul tavolo, a cui Stefano sembra rispondere in modo innervosito, ha accusato il colpo.
Stefano: “No, grazie, mi fa schifo. E comunque, non serve fare tutta quella palestra, anche se hai tutti quei muscoli si vede chiaramente che ti piace prenderlo in culo”.
Dalle risate si passa al silenzio più totale, quelle parole di Stefano avevano messo in imbarazzo tutti.

Alberto: “Di nuovo è l’invidia a parlare, li vorresti tu i miei muscoli. Credo che piaccia a tutto il mio fisico, a voi piace?”. Si rivolge a tutti, ma sta guardando chiaramente me, dritto negli occhi. Io e gran parte dei colleghi sul tavolo facciamo si con la testa, Stefano mi guarda con odio, si alza e va via a pagare. Alberto era l’unico a sapere del rapporto segreto che avevo con Stefano e aveva voluto colpirlo su più fronti: rapporti omosessuali di Stefano, anche se in questa occasione aveva voluto schifarli pubblicamente, e la mia attrazione nei confronti del fisico di Alberto. Game, set e match, ci era riuscito alla grande.

Torniamo tutti alle nostre scrivanie per completare la giornata lavorativa e vedo Stefano alquanto nervoso. Avrei dovuto assegnargli dei documenti da fare e con scadenze brevi, ma mi sentivo a disagio a relazionarmi con lui dopo quello che era successo. Decido così di passarli ad un’altra ragazza della mia squadra, nonostante sapessi fosse carica di lavoro. Cosa mi stava succedendo? Ero sempre stato un buon manager, eppure ancora una volta Stefano stava alterando la mia vita, seppur involontariamente a questo giro.

Torno a casa, ceno e mentre sono sul divano ricevo un messaggio da Stefano, che mi chiede se può passare da me a breve. Rispondo di si, tutto sommato non mi dispiaceva ripetere la scopata che avevamo avuto in bagno, in fondo Alberto mi aveva vendicato e mi sentivo in qualche modo bene con me stesso e nei suoi confronti. Al suo arrivo, Stefano è sorprendentemente rilassato, mi stupisce, mi sarei aspettato di trovarlo nervoso come qualche ora fa.

Io: “Accomodati pure sul divano. Come mai qui?”.
Stefano: “Niente, avevo voglia di vederti, non si può?”. Non potevo crederci, certo che si può, anzi speravo proprio di passare delle ore con lui, lontani dal rapporto manager-dipendente.
Io: “Certo, mi hai solo sorpreso un attimo, ma in positivo. Vuoi qualcosa da bere?”.
Stefano: “No, sei te che devi bere, vie’ qua a farmi un pompino”.

Mi avvicino a lui, che intanto si era seduto sul divano, avanzo sorridendo in modo dolce. Mi posiziono in piedi davanti a lui ma, mentre sto per inginocchiarmi, mi blocca.
Stefano: “No, aspetta, senza pantaloni, togli ‘sta tuta pesante”.
Io: “Va bene”, dico ridendo e facendo scivolare lentamente i pantaloni della tuta”.
Stefano “Girati di spalle, guarda che culo da fata”. Gli dà qualche schiaffetto e poi infila i miei slip dentro le chiappe, come se fossero un perizoma.

Stefano: “Ecco, molto meglio così, guarda come stai bene”. Sorrido e lo lascio fare, ero davvero contento per questa sua reazione inaspettata, temevo fosse ancora arrabbiato. Ma in fondo non ne aveva diritto, lui era stato sadico nel mostrarmi le foto con la ragazza e io avevo supportato Alberto nella loro discussione, uno a uno e palla al centro. Mi inginocchio, poi mi metto a quattro zampe e inizio a spompinarlo.

Faccio scorrere le mie labbra lungo il suo cazzo, che si indurisce subito, sento chiaramente la durezza tra le mie labbra, la sua mazza diventava veramente importante in piena erezione. Così lo spompino per bene, gustandomi il suo bel cazzo. Faccio su e giù con la bocca ma, dopo un po’, Stefano mi afferra per i capelli e mi affonda completamente la faccia sul suo cazzo. Lo sento in gola, emetto dei conati, provo a risalire ma la sua mano mi tiene saldamente la testa.

Mi tira su per i capelli e poi, di nuovo, un altro affondo. Sento il suo cazzo che mi stuzzica le tonsille, emetto ancora dei conati e fatico a respirare, il suo cazzo si riempie di saliva. I miei movimenti sono telecomandati dalla sua mano, inizia a farmi fare su e giù velocemente, dalla mia bocca esce saliva a fiotti. Poi di nuovo un altro affondo, ancora il suo cazzone piantato in gola, ma stavolta più a lungo. Quando non resisto più, provo a rialzare la testa con forza, stavolta ci riesco.

Io: “Ste, ma sei impazzito? Non così”. Per tutta risposta, mi tira fortissimo i capelli, facendomi male.
Stefano: “Senti, hai le mutande conficcate tra le chiappe a mo’ de puttana, ti fai inculare da un tuo dipendente, sbavi per il mio cazzo e pretendi di dettare legge? A cuccia”. Si alza, mi mette un piede in faccia, scaraventandomi per terra e facendo pressione col piede sul mio volto, quasi come se spegnesse un mozzicone di sigaretta.

Stefano: “Ti piace ancora il fisico di Alberto, eh? Ma lo scemo sono io che stamattina ti ho detto che mi eri mancato e che ti ho pensato pure mentre stavo in vacanza con la ragazza mia. Ma a te non interessano ‘ste cose, no, tu vuoi solo il muscoloso di turno che ti tratta da puttana”.
Io: “Ma non è vero”.
Stefano: “Stai zitto! Questo è quello che ti meriti”, mentre lo dice fa più pressione col piede sul mio viso, fino a farmi strillare. Mentre urlo mi strofina il piede in bocca, strusciandomi per bene il calzino tra le labbra.

Resto disteso sul pavimento, a pancia in su, i suoi piedi sono ancora vicini alle mie guance e mi guarda dall’alto con occhi carichi di odio, quasi come se volesse far pagare a me le parole di Alberto. Si siede sopra di me, mettendo il sedere sul mio petto e le ginocchia vicine alle mie spalle.
Stefano: “Leccami le palle”. Gliele lecco per bene, in fondo adoro farlo, ma non mi piace il suo sguardo carico di odio su di me, per lui sembrava quasi più una punizione che un atto sessuale. Le lecco, le ciuccio, mentre nel frattempo mi dà dei colpi di pisello sul viso, sul naso, sugli occhi e poi degli schiaffi sul volto.

Io: “Ahia, questi no”.
Stefano: “Ti ho detto stai zitto, tu sei nato solo per far godere i maschi”. Mi rificca le palle in bocca, riprendo a succhiarle e ad ubbidire alla sua richiesta, nonostante non mi piacesse quello che stava dicendo. Gli succhio le palle, prima una, poi l’altra e poi insieme. Le sento belle gonfie e di fronte a me ho il cazzo di Stefano e sullo sfondo il suo bellissimo viso. Gli lecco le palle per bene e mi concentro su quello che vedo, dimenticando quello che stava dicendo.

Mentre gli ciuccio e lecco le palle, inizia a segarsi e dopo un po’ mi riempie il viso di sperma, sento chiaramente i getti sugli occhi, sulle guance e sulle labbra. Passa un dito sulle labbra e poi me lo infila in bocca, il segnale è chiaro, vuole che io lo ciucci, eseguo d’istinto, gli lecco il dito per bene e poi la mando giù.

Stefano: “Ma non ti fai schifo? Guarda cosa stai facendo dopo quello che ti ho detto, ma non ce l’hai un minimo di orgoglio? Chissà cosa avresti fatto in vacanza te con Big Jim, saresti stata a succhiacazzi della barca”. Ma non era vero, non avrei mai permesso a nessuno di trattarmi in quel modo, Stefano era l’unico ad avere un potere inimmaginabile su di me.

Non rispondo, non so cosa dire, anche perché effettivamente avrei tanto voluto che il mio orgoglio vincesse sull’attrazione che avevo per Stefano. Mentre mi pulisco il viso, Stefano riceve un messaggio dalla sua ragazza, che gli chiede come mai fosse fuori casa per così tanto tempo. In quel momento né io né lui potevamo saperlo, ma quel messaggio era solo l’inizio dei tanto sospetti di Maria Grazia sul comportamento anomalo del suo ragazzo.

Continua.
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