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Inculato da un mio dipendente - parte 8


di gattino0123
04.12.2023    |    12.360    |    20 9.6
"Io: “Albe, non lo so, non ho mai fatto sesso in pubblico”..."
Dopo la prima notte di passione, il mio rapporto con Alberto continuava a crescere giorno dopo giorno. Nessuno dei due aveva voglia di una relazione ma entrambi avevamo sicuramente tanta voglia di vederci, capitava sempre più frequentemente di uscire a cena e poi andare a casa mia o a casa sua per una sessione di sesso sfrenato. Tuttavia, iniziavo a notare una sostanziale differenza tra noi due: mentre io prestavo tanta attenzione per tenere tutto segreto, lui non si faceva problemi a lasciare segnali qua e là del nostro rapporto.

È mattina, non appena arrivo in ufficio, trovo un cioccolatino sulla mia scrivania con un bigliettino accanto che dice “assaporalo come ho fatto io con te ieri sera”. Non provo nessuna tenerezza nella lettura di quel messaggio, anzi, d’istinto straccio il biglietto e mi guardo attorno per capire se qualcuno avesse notato qualcosa. Sembra tutto tranquillo, nessuno mi sta guardando, forse il messaggio è passato inosservato, o almeno spero.

Che bisogno c’era di dichiarare al mondo quello che stavamo vivendo? Avremmo generato solo chiacchiere e pettegolezzi, e io ne avevo alcuna voglia, mentre Alberto sembrava disinteressarsene bellamente. Poco più in là noto Stefano e altri tre colleghi che ridono di gusto, mi assale subito un terrore innaturale, l’ultima cosa che avrei voluto era giustificarmi con loro, Stefano in primis. Mi avvicino per captare i loro discorsi, stanno parlando di calcio, ok allarme rientrato.

Avvicinandomi e guardandoli, i miei occhi si posano solo su Stefano, gli altri tre alla mia vista diventano nebbia pura, come se non ci fossero. Cavoli, ma quanto è bello? Tra l’altro, quando sorride in questo modo, diventa ancora più bello, il suo viso e i suoi occhi color ghiaccio si illuminano, sono uno dei motivi che inizialmente mi avevano spinto ad interessarmi a lui in un modo così irrazionale. Guardando Stefano con aria incantata mi rendo conto di essermi avvicinato troppo, sarà meglio iniziare un discorso, per non destare sospetti.

Io: “Ciao ragazzi, come va? Programmi per il fine settimana?”.
Stefano: “No”. Il meraviglioso sorriso di prima svanisce, per lasciare il posto ad uno sguardo duro e arrabbiato.
Davide: “Ci sarà la festa dei 30 anni della mia ragazza”.
Giacomo: “Niente di speciale, domenica si vota per le primarie del PD, ci tengo ad andare”.

Io: “Ah è vero, magari farò un salto anche io”. Stefano sbuffa vistosamente e va via incazzato, sostenendo di andare a fumare una sigaretta e lasciandoci tutti un po’ sorpresi per quella reazione. Perché doveva riservarmi sempre questo trattamento e rendere tutto così difficile? Decido di seguirlo fuori, per affrontarlo come avevo fatto l’ultima volta, ero davvero orgoglioso della mia ultima reazione.

Io: “Si può sapere cosa ti è preso?”.
Stefano: “Ce le hai tutte te oh: sei un ricchione, sei milanista, sei alto un metro e una caramella, adesso pure comunista. Ma ce l’hai qualcosa di buono?”.
Io: “Intanto datti una calmata. Ti faccio notare che è Giacomo quello entusiasta e apertamente di sinistra, io ho solo detto che forse sarei andato, come mai a lui non dici nulla e a me riservi tutti questi insulti?”.

Stefano: “Perché tu sei un essere inutile e lui no. Quelli come te vanno solo schiacciati, anzi ringraziami perché l’ho fatto troppo poco con te, sei solo un verme”. Era un fiume in piena, le cattiverie gli uscivano di getto con uno sguardo severo, mentre le pronuncia si avvicina addirittura verso di me con fare intimidatorio, poi si rende conto di essere all’aperto e indietreggia. Ma io non ero affatto spaventato, non stavolta, volevo solo rispondere per le rime a tutte quelle assurdità che stava dicendo.

Io: “Non credevo fossi così, sai? Inizio a provare una forte repulsione per te”.
Stefano: “Repulsione? Tu muori per me, pensi che non me ne sia accorto? Me l’hai pure detto, te vorresti stare al posto della mia ragazza”.
Io: “Vecchia storia, non è più così”.

Stefano: “Ringrazia che siamo all’aperto, altrimenti adesso prenderesti tante di quelle botte da farti passare la voglia di dire cazzate. Aggiungiamolo alla lista delle cose che ti rendono inutile: frocio e cazzaro”. Lancia il mozzicone di sigaretta per terra ed entra di nuovo in ufficio.

Non riuscivo a credere alla valanga di cattiverie che mi aveva detto. Tra l’altro Stefano non era affatto così con i nostri colleghi o con la sua ragazza, cambiava radicalmente personalità quando restavamo da soli. Il livello di cattiveria nei miei confronti stava aumentando esponenzialmente, iniziavo a credere che non pensasse davvero tutte le cose che mi diceva ma che volesse soltanto ferirmi. In fondo me lo aveva anche detto “mi piace vederti stare male” ma io ultimamente avevo smesso di intristirmi, per cui per poter ottenere quello che voleva doveva alzare il tiro, come aveva appena fatto.

Assurdo, mi stavo mettendo a psicanalizzare Stefano, non meritava tante attenzioni, meglio concentrarsi su qualcosa di veramente positivo, tipo Alberto. Rientro in ufficio e lo raggiungo, mi accoglie subito raggiante, stava veramente bene con la barbetta leggermente più lunga del solito.
Io: “Ehi ciao, ho visto il tuo biglietto di questa mattina”.
Alberto: “Non dirmelo che mi viene voglia di assaporarti ancora” e, nel dirlo, mi pizzica la guancia con l’indice e il medio.

Io: “Ecco, volevo parlarti proprio di questo, possiamo evitare queste esternazioni in ufficio per favore? Mi mettono tanto in imbarazzo”.
Alberto: “E’ che sei così carino, mi viene voglia di gridare al mondo che mi faccio uno come te. Va bene, dai, facciamo un patto: io non farò nulla in ufficio se tu mi prometti di venire in Trentino con me. Io e la mia ex moglie abbiamo una casa in montagna, laggiù, lontano da tutti non voglio freni. Ci stai?”.

Accetto e lo ringrazio, era riuscito di nuovo a farmi tornare il buon umore. Inoltre, quel senza freni pronunciato da lui mi aveva messo addosso curiosità ed eccitazione, cosa aveva in mente? Gli sarei saltato addosso in ufficio, ma mi sarei contraddetto con la richiesta che gli avevo appena fatto.

La giornata prosegue a ritmi di lavoro serratissimi, avevo perso tanto tempo prima con Stefano e poi con Alberto e, quindi, adesso mi toccava dover recuperare facendo più cose contemporaneamente. Sono le 19:00 quando riesco a spegnere finalmente il pc, si avvicinano da me Davide e Giacomo per chiedermi di partecipare ad una partita di beach volley organizzata al volo da Stefano per la sera stessa. Quel ragazzo mi farà impazzire, prima mi offende pesantemente e poi mi invita ad una partita? Sto quasi per rifiutare ma, quando scopro che è stato invitato anche Alberto, decido di partecipare.

Passo da casa a raccattare qualcosa da indossare durante la partita e, nel tragitto verso il campo, ripenso all’ultima volta che ero stato lì. Avevo visto Stefano nudo per la prima volta e lo avevo guardato talmente tanto da farlo arrabbiare e fargli capire che fossi attratto da lui. Da quella sera il nostro rapporto era degenerato: si, è vero, grazie a quell’episodio avevamo fatto sesso diverse volte, ma il nostro bellissimo rapporto umano e professionale si era trasformato in un odio ormai quasi reciproco.

Decido così di ignorare completamente Stefano: non lo guardo minimamente durante la partita, mi concentro soprattutto su Alberto che, tra l’altro, grazie al suo fisico palestrato ci fa vincere nettamente la partita. Io e Alberto ridiamo e scherziamo dopo ogni punto, sono contento di averlo conosciuto perché mi trasmette benessere. Andiamo negli spogliatoi e, quando Alberto si spoglia, attira inevitabilmente l’attenzione dei presenti: braccia possenti, petto scolpito, cosce toste, impossibile non notarlo anche per un etero. Realizzo che lui mi dice sempre tante cose carine, mentre io non gli ho mai fatto dei complimenti, che tra l’altro meritava assolutamente per il fisico notevole che era riuscito a crearsi.

Facciamo la doccia insieme, mi guarda visibilmente voglioso, ma è stato rispettoso della mia richiesta e non si è avvicinato in pubblico. Solamente nel momento in cui finisco la doccia restiamo finalmente soli per un attimo, si avvicina e mi palpa il sedere, dicendomi con un sorrisone: “perdonami, non ho saputo resistere”. Anche se ha infranto la promessa sono super contento, mi sento tanto desiderato da lui e non posso che essergli grato per questo. Sorrido anche io e mi riprometto nella mia mente che avrei ricambiato quelle attenzioni, magari proprio durante il weekend in Trentino che ci aspettava il giorno dopo.

Mi dirigo verso lo spogliatoio per rivestirmi e mi si pone davanti proprio ciò che non avrei voluto vedere: Stefano in boxer. Oggettivamente il fisico di Alberto era decisamente più definito e possente di quello di Stefano ma vederli in mutande mi provocava due reazioni diverse; vedere Alberto mi faceva venire voglia di farmi scopare da lui, vedere Stefano mi mandava completamente in tilt. Il fisico asciutto, il braccio sinistro interamente tatuato, quel modo di camminare virile, mi facevano restare letteralmente a bocca aperta.

Per non parlare del pezzo forte, ovvero il contenuto dei boxer. Nonostante fosse a riposo, si notava chiaramente la dotazione importante di Stefano, non riuscivo proprio a staccare gli occhi dal suo pacco così pieno. Avevo perso il controllo delle mie espressioni facciali, mi era successa la stessa cosa dopo l’altra partita di beach volley, quando Stefano si era rivestito in fretta e furia ed era scappato dallo spogliatoio in poco tempo. Questa volta, però, la reazione di Stefano era diversa, passeggiava in lungo e in largo in boxer, quasi per farsi notare e ammirare.

Avrei tanto voluto distogliere lo sguardo ma la sua camminata virile attirava troppo la mia attenzione. Dopo la passeggiata, Stefano si siede proprio di fronte a me, con le gambe visibilmente larghe, parla con gli altri, ogni tanto si tocca il pacco e poco dopo mi guarda in modo fermo e deciso. Continuo a ripetermi di non guardarlo ma riesco a distogliere lo sguardo solo per qualche secondo, poi non posso proprio fare a meno di osservarlo ancora e lo riguardo. La dipendenza era tornata!

A causa della mia lentezza nel rivestirmi, vanno tutti via e restiamo soli io e lui. Ci sono degli attimi di silenzio imbarazzante, sono seduto ad allacciare le scarpe quando lui completamente rivestito si avvicina verso me.
Stefano: “Cos’è che dicevi stamattina? Ah già, che non muori per me e che sono una vecchia storia. Lo vedi che ho ragione? Aggiungiamolo alla lista delle cose che ti rendono inutile, sei un ricchione e un cazzaro”, nel dirlo mi da due schiaffetti leggeri sulla guancia ed esce anche lui dallo spogliatoio.

Sono stato proprio uno stupido, sono caduto completamente nella sua trappola, gli ho dato ragione e gli ho anche dato la soddisfazione di sentirsi importante ai miei occhi. Torno verso la macchina con sguardo cupo e triste, Stefano voleva vedermi stare male e ci era riuscito in pieno. Cammino talmente a testa bassa da non accorgermi che Alberto si è piazzato proprio di fronte la mia macchina.

Alberto: “Ehi, cos’è quello sguardo da cucciolo bastonato? Abbiamo anche vinto”.
Io: “Nulla, sono solo stanco”.
Alberto: “Ti piace Stefano eh?”. Così, brutale e diretto, non mi aspettavo assolutamente quella domanda, tant’è che non riesco a pronunciare nessuna risposta, né affermativa né negativa.

Alberto: “Guarda che stasera lo avrebbe visto anche un cieco. È un tuo dipendente, non è il massimo, stai più attento la prossima volta”.
Io: “Scusami, ci sei rimasto male?”.
Alberto: “Ma figurati, perché dovrei? Purtroppo, ti è andata male perché quello è completamente etero, secondo me pure un tantino omofobo, ma se riesci a fargli cambiare idea avvisami, che magari combiniamo una cosa a tre”.

Sorride e mi pizzica ancora la guancia con indice e medio, come aveva fatto in ufficio, questa volta però lo abbraccio per bene, si meritava di sentire tutto il mio affetto e in fondo ne avevo bisogno anche io. Avrei tanto voluto raccontargli tutto ciò che è successo con Stefano negli ultimi mesi ma me ne vergognavo profondamente. Mi sentivo un debole e avevo paura che Alberto avrebbe potuto cambiare opinione nei miei confronti, per cui continuo ad abbracciarlo e lascio cadere il discorso senza approfondire oltre.

Il giorno dopo è sabato e, come promesso, Alberto mi porta nella sua casa in Trentino. Il posto è veramente accogliente, la classica baita di montagna con camino e arredamento in legno. Gli propongo di passare la serata avvolti dal calore del camino, ma insiste per uscire. Quando arriviamo davanti al ristorante che ha scelto, mi avvolge con un braccio e mi bacia profondamente, un bacio lungo e passionale. Sono un po’ imbarazzato, soprattutto per la presenza di tante persone, non sono per niente abituato ai gesti di affetto in pubblico, ma decido di assecondarlo per concedergli quello che mi aveva chiesto.

Finisce la cena, tra l’altro piena di strette di mano e frasi carine da parte di entrambi, e ci dirigiamo verso casa. Lungo il tragitto, però, noto una strada diversa rispetto all’andata, un sentiero che diventava sempre più stretto e avvolto dai boschi.
Io: “Dove stiamo andando?”.
Alberto: “In un posto speciale per me, spero che ti piaccia. Ricorda la promessa: lontani dall’ufficio zero freni”.

Arriviamo in un parcheggio abbastanza isolato, utilizzato prevalentemente per una funicolare. Non lontane da noi una serie di macchine, distinguo chiaramente una coppietta e degli uomini da soli.
Alberto: “Questo è il posto dove ho iniziato ad approfondire la mia bisessualità, mi attirava tanto l’idea di portarti qui”.
Io: “Albe, non lo so, non ho mai fatto sesso in pubblico”.
Alberto: “Rilassati, vedrai che ti piacerà”. Nel dirlo, inclina il mio sedile fino a farmi stendere e mi mette una mano sul pacco, mi tira fuori il cazzo e lo prende in bocca.

Sento la sua lingua che gioca sulla mia cappella, pian piano mi rilasso e il mio cazzo si indurisce sempre più, cosa che invoglia Alberto a iniziare a succhiare. Sento le sue labbra morbide che mi avvolgono e il risucchio della sua bocca, adesso sono completamente rilassato, dimentico completamente il luogo in cui siamo. Alberto mi abbassa completamente le mutande e mette due dita nella sua bocca, ciucciandole per bene. Dopo un po’ le sue dita finiscono nel mio buchino, prima una e poi l’altra, non faccio in tempo a gemere di piacere che Alberto torna a succhiarmi il cazzo, stavolta con più vigore.

Sento le sue dita che mi stimolano il culo e la sua bocca che gioca perfettamente con il mio cazzo, non riesco a far altro che gemere ripetutamente, è come se godessi due volte in una. Alberto mi infila un terzo dito, il mio culo è ormai completamente aperto, mentre sento il mio cazzo sfiorare la sua gola. Alberto continua così per un po’, poi, probabilmente anche a causa della posizione scomoda in macchina, mi chiede di uscire. Sono talmente eccitato che non penso minimamente alle altre persone presenti nel parcheggio, mi dirigo fuori mezzo nudo, sopra indosso la camicia ma sotto non ho più nulla. Alberto si mette in piedi, appoggiato sul cofano, e mi chiede di mettermi in ginocchio di fronte a lui.

Eseguo e gli prendo il cazzo in bocca. Proprio in quel momento mi accorgo che quattro uomini si avvicinano a noi, mi irrigidisco un po’.
Io: “Ti prego, non voglio fare niente con loro”.
Alberto: “Che cucciolo. Va bene, come vuoi tu”. Sorride e mi accarezza la guancia.

Mi fido di Alberto, mi sento sempre tanto protetto da lui, così riprendo a succhiargli il cazzo. Lo sento indurirsi tra le mie labbra, non è grande come quello di Stefano, ma ha sicuramente un cazzo di tutto rispetto. Lo spompino lentamente, mentre accompagna con una mano i movimenti della mia testa. Sento dei passi avvicinarsi ancora di più a noi ma Alberto li ferma con un gesto della mano, ha mantenuto la promessa.

Sicuro della presenza di Alberto, il movimento della mia bocca passa da lento a deciso, inizio a succhiare come si deve. Dietro di me sento chiaramente delle persone segarsi e dei commenti non troppo bisbigliati: “hai visto che culo? Un peccato non poterlo usare”. Quelle frasi mi inorgogliscono ma al momento preferisco tenerli lontani, non so neanche che aspetto abbiano quegli uomini ma questa sera preferisco non approfondire. Guardo verso l’alto e vedo Alberto con espressione da porco infoiato, non lo avevo mai visto così, si vedeva proprio che gli piaceva sfoggiarmi.

Colgo l’occasione per soddisfarlo, proprio come mi ero ripromesso di fare il giorno precedente nello spogliatoio. Metto le mani sulle sue chiappe e le spingo verso di me, incitandolo a scoparmi la bocca. Alberto non si lascia ripetere l’invito due volte e, poggiando una mano sulla mia testa, inizia a fottermi la bocca. Lui geme, io ansimo, dietro di noi sento degli “oh sì” ripetuti e distinguo chiaramente delle masturbazioni veloci e decise. In questo clima di godimento generale, Alberto viene completamente nella mia bocca e io bevo tutto, guardandolo teneramente negli occhi, mentre qualcuno alle mie spalle mi dà della troia.

Intuisco che ho appena esaudito un suo desiderio e sono contento di averlo fatto, nonostante un mio imbarazzo iniziale. Rientriamo in macchina, mentre mi rivesto Alberto mi sorprende con una frase che non mi sarei aspettato, soprattutto in quel momento: “Simo, ci penso ormai da un po’ ma stasera ne ho avuto la conferma, credo di essermi innamorato di te”.

Continua.
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