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Inculato da un mio dipendente - parte 11


di gattino0123
25.02.2024    |    10.803    |    32 9.6
"Nel tavolo accanto ci sono anche di nostri colleghi, tra cui anche Stefano, le ragazze del gruppo iniziano ad ironizzare sugli svolti sessuali di una..."
Premessa: mi scuso per questi due mesi di assenza ma ho vissuto un periodo particolarmente difficile, non ho avuto né il tempo né la voglia di scrivere. Vi ringrazio tantissimo per i tanti messaggi che mi avete inviato, ho sentito chiaramente il vostro affetto verso di me e verso questa serie di racconti. Ovviamente non si tratterà di un serie incompiuta, avrà il suo finale, ecco intanto il nuovo capitolo.

Le confidenze davanti la brace tra me e Stefano avevano messo parecchie cose in chiaro. Lui, per la prima volta, stava provando un’attrazione nei confronti di una persona del suo stesso sesso, cosa che cercava di combattere attingendo al suo lato caratteriale sadico e malsano. Io, invece, ero perdutamente attratto da lui, non importava cosa facesse, alla fine per me era come una calamita a cui era impossibile resistere. Due situazioni diverse che, nel corso degli ultimi mesi, avevano generato un rapporto intrigante ma anche altamente tossico.

Tuttavia, l’evoluzione del nostro rapporto non mi dispiaceva affatto, avevamo passato un fine settimana in montagna a baciarci ed a scopare segretamente, senza farci scoprire dai nostri colleghi. Stefano sembrava aver capito finalmente che mi piaceva farmi dominare da lui a letto, mentre invece al di fuori doveva portarmi rispetto, non potevo chiedere di meglio.

È lunedì mattina, siamo in riunione io, Stefano e gli altri due membri della mia squadra, la situazione è iper-rilassata, cosa che non accadeva da mesi. Addirittura, Stefano ride alle mie battute, ormai mi ero abituato al suo sguardo duro e arrabbiato dopo ogni mia frase, la situazione attuale mi così surreale, ma nel senso più buono del termine. Tra l’altro, è stupendo veder Stefano ridere, i suoi occhi color ghiaccio si illuminano e i suoi denti perfettamente bianchi lo rendono ancora più bello del solito. Non c’è niente da fare, il mio cervello fa una radiografia ad ogni suo movimento, tutto quello che fa mi resta impresso nella mente.

Io: “Dai ragazzi, abbiamo cazzeggiato fin troppo, torniamo a lavorare”.
Stefano: “Simo, puoi restare un attimo qui in sala riunioni? Non mi è chiaro il progetto che mi hai assegnato venerdì”.
Non esisteva nessun nuovo progetto, ma gli reggo il gioco senza scompormi e fingo interesse per le balle che stava iniziando a raccontare, tra l’altro con una disinvoltura notevole. Gli altri due miei dipendenti, non sentendosi coinvolti nel progetto, vanno via e ci lasciano da soli.

Stefano: “Oh, finalmente! Vieni qui, alzati in piedi, ho voglia di baciarti da ore”. Mi alzo in piedi e subito mi spinge contro la porta, baciandomi con la stessa passione degli ultimi giorni. Adoro troppo il suo modo di baciare, così virile ma dolce allo stesso tempo, mi attrae enormemente anche con un gesto così semplice. Anche io volevo baciarlo, ma non volevo dargli troppe soddisfazioni, per una volta volevo tirarmela con lui.

Io: “Abbiamo tante cose da fare, dai, basta”.
Stefano: “Adoro troppo il profumo dei tuoi capelli”. Ignora completamente quello che stavo dicendo e si abbassa per annusarli, la differenza di altezza tra noi due gli permette di avere la sua testa completamente sopra la mia. Mi accarezza i capelli e riprende a baciarmi, con una mano tra i capelli e l’altra sul mio culo, tastandolo per bene, per poi passare con la lingua dalla mia bocca al mio collo. Inizia a baciarlo con passione in questa posizione, così mi lascio andare completamente e inizio ad ansimare.

Stefano: “Dai, adesso mettiti un po’ in ginocchio Simo”.
Io: “No, qui assolutamente no, non se ne parla”.
Stefano: “Smetti di fare il capo, questa aria autoritaria non ti si addice, lo so che sei dolcissimo”.
Io: “Ho detto di no”.
Stefano: “Dai, fallo per me, solo un po’, che ti costa?”.

Rimango in silenzio guardandolo, evidentemente lo prende come un sì, mi accarezza nuovamente i capelli e con la mano mi spinge lentamente giù, fino a farmi finire in ginocchio. A quanto pare il mio silenzio era un sì anche per i miei freni inibitori, perché eseguo senza opporre nessuna resistenza, aveva trovato nuovamente il modo per farmi cedere alla sua volontà.

Stefano: “Prendimi le palle in bocca, dai”. Le prendo in bocca, sto per iniziare a leccarle ma Stefano mi gela: “No, fermo, resta così e guardami”. Ho le sue palle in bocca e lo guardo dal basso, il suo sguardo è tornato duro ma ha anche un ghigno di felicità, come se avesse fatto una conquista. Credo che Stefano fosse attratto da me ma anche dal mio ruolo, in fondo con il suo comportamento mi comunicava più volte che, anche se ero il suo manager, era lui a comandare fuori dal lavoro.

Restiamo così per un po’, finché non decido di mia iniziativa di togliermi le palle dalla bocca e iniziare a succhiare il suo cazzo. Non potevo crederci, senza neanche toccarlo era durissimo, potevo percepire chiaramente la rigidità del suo pisello tra le mie labbra, lo avevo già spompinato altre volte ma non lo avevo mai sentito così duro e soprattutto così velocemente. Mentre lo succhio, mi accarezza i capelli, e continua a guardarmi dall’alto con fare soddisfatto.

Inizia a scoparmi la bocca tenendomi dai capelli, sono tremendamente eccitato per quello che stava facendo ma ho anche il cuore in gola per la paura, se qualcuno ci avesse scoperti sarei finito nei guai. Lui, invece, sembrava fottutamente tranquillo e deciso, nonostante avesse tanto da perdere anche lui, in fondo era dichiaratamente ed etero e con una fidanzata storica, stavano insieme da quando andavano al liceo.

Sento il suo cazzo in gola, credo sia il più bel cazzo che io abbia mai visto per dotazione e pulizia. Dopo qualche minuto, avverto chiaramente la bocca inondata, quella situazione lo aveva eccitato talmente tanto da farlo venire in poco tempo. Ingoio tutto senza fiatare e gli pulisco pure il cazzo da ogni residuo, francamente sono sempre stato uno attento alle precauzioni, ma con Stefano era diverso, mi piaceva troppo farlo venire su di me e dentro di me, mi piaceva farlo ma soprattutto sapevo che piaceva a lui.

Passano le settimane e il rapporto tra me e Stefano prosegue seguendo questa scia, ottimi rapporti personali e fugaci incontri sessuali in ufficio o a casa mia. Mi sentivo al settimo cielo ma pian piano iniziavo ad avvertire un senso di vuoto, anche se non riuscivo ad individuarne le radici e a spiegarmene il motivo, in fondo avevo ottenuto quello che desideravo da quando lo avevo conosciuto.

La situazione inizia a diventare più chiara ad una serata tra colleghi, in realtà niente di impegnativo, una semplice pizza in centro a Milano, ma era la prima volta dopo diverse settimane che avevo a che fare con Stefano in un contesto sociale e non lavorativo e/o sessuale. Lui è con la sua ragazza, sono così complici e uniti, Stefano la accarezza, l’abbraccia e la bacia di continuo, sembra essere istintivamente protettivo ed affettuoso nei suoi confronti.

Mi spengo lentamente, spiccico poche parole durante la serata, sono intento a guardare le loro interazioni, mentre Stefano mi ignora bellamente, quasi come se tutto quello che avevamo vissuto nelle ultime settimane non fosse mai successo. Non pretendevo che si comportasse con me come facesse con lei, anche se in realtà lo avrei voluto più di ogni altra cosa al mondo, ma mi sarei accontentato anche di un po’ di considerazione. Invece nulla, non mi guardava neanche, sembravo trasparente ai suoi occhi quella sera.

Il culmine della serata arriva quando si parla del ponte di Sant’Ambrogio, momento tanto atteso per chi abita a Milano perché arrivano diversi giorni festivi uno dietro l’altro, che permettono ai lavoratori di staccare la spina e partire per un mini-viaggetto da qualche parte. Mary, la ragazza di Stefano, annuncia candidamente a tutti che avevano prenotato dei voli per il Marocco. Non ne sapevo nulla, tra l’altro pare che sarebbero rimasti una settimana intera, per cui Stefano avrebbe dovuto chiedermi dei giorni di ferie extra.

Odiavo tutto in quel contesto: la complicità tra Stefano e Mary (che poi si chiamava Maria Grazia, odiavo anche questo nomignolo con cui si faceva chiamare), l’indifferenza di Stefano nei miei confronti e soprattutto non sopportavo immaginarli felici in un posto lontano, quando avrei tanto voluto esserci io al suo posto. Magari, lontani da Milano, io e Stefano avremmo anche potuto lasciarci andare in una situazione diversa che non fosse solo sessuale.

Passo la serata in completo mutismo, torno a casa e mi spulcio il loro Instagram, piangendo davanti alle loro foto da innamorati felici. Mi rendo conto che avevo completamente trascurato la mia vita negli ultimi mesi, per dedicarmi ciecamente alla mia attrazione nei confronti di Stefano. In fondo, nonostante la differenza di ruolo, io e lui eravamo quasi coetanei, lui 27 anni, io 32. Tuttavia, lui aveva un viaggio già organizzato da chissà quanto tempo, io non avevo nessun piano per le ferie, il mio unico scopo era vedere Stefano, la cosa mi rendeva tanto triste.

Il giorno dopo, in ufficio, Stefano intuisce il mio umore nero e prova a rimediare quanto meno alla gaffe lavorativa, in fondo prendersi dei giorni di ferie senza chiedermi il permesso era inaccettabile. Si avvicina alla mia scrivania e prova a parlarmi.

Stefano “Ohi Simo, allora è ok per te se mi prendo due giorni di ferie subito dopo Sant’Ambrogio?”.
Io: “Ok una sega, dovevi dirmelo prima, dicembre è alle porte, abbiamo diversi documenti da chiudere prima di fine anno”.
Stefano: “Ma non esiste, io ho un viaggio prenotato da mesi ormai”. Alza la voce, ma in realtà lo avevo fatto anche io rispondendogli, ci stanno guardando tutti.

Sono tentato, vorrei far saltare il suo stupido viaggio con la sua stupida fidanzata, ma purtroppo per natura non riesco ad essere stronzo, tra l’altro stavolta avrei dovuto esserlo anche di fronte a mezzo ufficio.
Io: “Va bene, per questa volta vai pure, ma la prossima volta sii più professionale”.

Questa situazione mi fa sprofondare nuovamente nella tristezza e purtroppo i miei stati d’animo sono sempre visibili sul mio volto, non riesco a nasconderli. L’unico in ufficio che può capirmi realmente è Alberto, con cui ho avuto una mini-storia ed è perfettamente a conoscenza della mia attrazione nei confronti di Stefano. In sala mensa si avvicina a me, con il suo solito modo di fare gentile che lo contraddistingue.

Alberto: “Bella la scena madre con Stefano di stamattina, ti avrei dato l’Oscar come miglior attrice protagonista”.
Io: “Sei un imbecille”, dico ridendo, “sei qui per farmi arrabbiare o vuoi pranzare?”.
Alberto: “Ancora meglio, sono qui per una proposta. Ma te ce li hai dei programmi per il ponte? No, perché io e dei miei amici andiamo a Tenerife, perché non ti aggreghi? Pensaci bene: sette maschi gay in terra spagnola e, se il tempo regge, passiamo anche una notte in barca. Cosa può andare storto?”, dice alludendo a ben altro.

Nel tavolo accanto ci sono anche di nostri colleghi, tra cui anche Stefano, le ragazze del gruppo iniziano ad ironizzare sugli svolti sessuali di una possibile vacanza tra soli gay, io e Alberto neghiamo per pudore, ma so perfettamente che queste vacanze di solito finiscono in modi non propriamente candidi. Due ore dopo ricevo un messaggio da Stefano, che mi chiede di vederci la sera a casa mia. Rispondo con un freddo va bene, in fondo ne abbiamo di cose da dirci. Arriva a casa mia alle dieci di sera, lo lascio entrare ed ha subito lo sguardo duro, scopro così che non abbiamo tante cose da dirci, perché l’argomento per lui era solo uno.

Stefano: “Tu in vacanza con Big Jim e gli altri froci non ci vai”.
Io: “Niente di meno? Quindi tu puoi andare in vacanza con la tua ragazza e io non posso andarci con chi voglio?”.
Stefano: “Non ho detto che non puoi andare in vacanza, ho detto che non puoi farti scopare in giro come la peggio troia di Milano”.

Io: “A parte che nessuno ti dice che avrei fatto sesso in vacanza, ma, anche se fosse? Immagino che tu faccia sesso con la tua ragazza, tu puoi e io no?”.
Stefano: “Si, esatto”.

Mi sembrava tutto così surreale, dover essere fedele ad un ragazzo fidanzato mi mandava fuori di testa. Dopo una serie continua di miei rifiuti alla sua richiesta di abbandonare la vacanza, mi molla uno schiaffo ben assestato. Non ci sto e lo spingo forte, dandogli un pugno sul petto, non sono mai stato una persona violenta, ma in queste occasioni Stefano tirava fuori il peggio di me e, soprattutto, non riuscivo a tollerare la sua violenza ingiustificata. Per tutta risposta, mi trascina contro una parete e mi mette una mano sul collo.

Stefano: “Senti, fatti toccare ancora da un altro maschio e giuro che tu non mi vedi più, te lo giuro”.
Io: “Benissimo, allora inizia ad andartene già da adesso”. Al suono di queste parole mi sputa in faccia, probabilmente non si aspettava una risposta così decisa da parte mia, nonostante la minaccia di troncare tutto.
Stefano: “Sei un finocchio di merda”, va via e sbatte la porta.

Nei giorni seguenti il mio rapporto con Stefano era tornato ad essere freddo e distaccato, poche parole e tanta freddezza, non ho mai saputo cosa pensassero gli altri di noi ma mi rendo conto che, visti da fuori, sembravamo due matti. Ero fiero della mia reazione ma mi mancava tanto Stefano, non quello possessivo, ma quello dolce e attratto da me.

Arriva il sei dicembre, giorno prima della partenza, sto per mettere le ultime cose in valigia quando sento suonare alla porta. È Stefano, anche lui sarebbe partito il giorno dopo, apro la porta ma non riesco a proferire parola, che me lo ritrovo subito in casa.

Stefano: “Ti prego, non partire domani”.
Io: “E invece parto”.
Stefano: “Se ti immagino con un ragazzo giuro che impazzisco, non ci posso neanche pensare”.
Io: “E allora tu e Mary?”.
Stefano: “Ma è diverso, lei è la mia ragazza, mentre tu… tu sei il mio ragazzo”.

Non riuscivo a capire il senso di quelle parole, resto interdetto, “Io cosa?”. Si avvicina, mi abbraccia palpandomi il sedere, e mi parla a pochi centimetri dal mio viso: “non andrei mai con un altro ragazzo, ti prego non farlo neanche te”. Non so come reagire, quelle parole mi lasciano totalmente a bocca asciutta. Mi bacia, lo lascio fare, iniziamo a baciarci con passione e nel frattempo iniziamo a spogliarci, o meglio, lui spoglia me e io spoglio lui. Finiamo completamente nudi in camera da letto, mi stende a pancia in su e si sdraia sopra di me, riprendendo a baciarmi come solo lui sapeva fare.

Stefano: “Mi piaci da impazzire. Mi piaci tu, il tuo culo, i tuoi occhi azzurri, il tuo profumo dei tuoi capelli, il tuo carattere così dolce, mi piaci tu e solo tu. Sei contento adesso?”. Mi inonda con queste frasi pronunciate a raffica, continuando a baciarmi labbra e collo.
Io: “Non so cosa dire Ste”.
Stefano: “Non dire nulla, dimmi solo che non parti”.
Io: “Va bene, non vado”, dico di getto.

Gli si illuminano di nuovo gli occhi, mi solleva le gambe, poggiandole sulle sue spalle, e inizia ad incularmi lentamente. Lancio un piccolo gemito di piacere, che Stefano si gode guardandomi dritto in faccia, sento il suo cazzo scivolare ed entrare pian piano dentro di me. Inizia a darmi colpi di cazzo ben assestati, quando è entrato per bene si abbassa verso di me e riprende a baciarmi. È stupendo sentire il suo cazzo che mi apre in due e intanto le sue labbra che mi cercano, ho contemporaneamente la bocca piena della sua lingua e il culo ripieno dal suo cazzo, lo sento letteralmente dentro di me.

Ogni tanto si stacca dalla mia bocca e torna a dirmi “sei mio Simone, sei solo mio”, lo dice con quel suo accento romano e con quella sua voce calda che mi attrae da sempre. Intanto i suoi fianchi aumentano il ritmo, si rialza, poggiando le ginocchia sul letto, ed inizia ad incularmi con forza.

Non posso fare a meno di urlare, un po’ per il dolore causato dalla sua larghezza notevole ma anche per il piacere di essere posseduto da Stefano, e intanto lo guardo in viso, sembra soddisfatto, come se sentirmi urlare gli causasse piacere. Mentre mi scopa mi palpa il culo, poco prima mi ha detto gli piace, ma in realtà l’ho sempre saputo, si vede da come me lo tasta e, in fondo, ogni volta che può le sue mani finiscono sempre lì.

Mi scopa ancora per un po’ in questa posizione, viene completamente dentro di me, mentre continuo ad ansimare sul culmine della sua foga. Subito dopo si abbassa per baciarmi, mentre limoniamo sento ancora il suo cazzo pulsare, in ogni suo gesto sento la voglia di avermi. Resta per una ventina di minuti sopra di me, ci baciamo ancora, come se non fossimo ancora sazi l’uno dell’altro.

La mattina dopo fingo di essermi svegliato con la febbre e non parto con Alberto e i suoi amici. Per diversi giorni resto solo a Milano, sono tutti andati via, come da tradizione meneghina. Ma in quei giorni non è la solitudine la mia più fedele compagna, le mie giornate sono riempite da appuntamenti frequenti e immancabili: le storie Instagram di Stefano, Mary e della loro stupida vacanza in Marocco.

Continua.
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