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Gay & Bisex

Boy Scout - 1


di Marcus95
12.11.2021    |    30.545    |    27 9.2
"«Ragazzi ora inizia la vostra ‘iniziazione’ per diventare realmente parte della Pattuglia» disse serio Tommaso..."
Capitolo 1: Passaggi & La Tenda

L’ultimo giorno era arrivato. Il passaggio al reparto era imminente, ancora poche ore e avrei affrontato questo cambio importate. Stando nel Branco avevo imparato tante cose e mi ero fatto tanti amici, ma stavo crescendo, quindi un cambiamento era necessario.

Frequentare i boy scout ampia le vedute delle persone, almeno così la penso io. Andare nei boschi a esplorare passaggi segreti, ruscelli freschi e colline al chiaro di luna. Tutto questo sembra bello e così era, ma io non ero convintissimo a fare quel ‘passaggio’.

Alto, capelli neri, occhi marroni e qualche muscolo, ecco la mia descrizione a 16 anni. Nel Branco ero a capo della muta “Neri”. Essendo anche il mio colore preferito mi divertii un mondo quell’ultimo anno. In muta eravamo in otto. Io con tre ragazzi due anni più piccoli, quattro ragazze della stessa età dei ragazzini e la vice che aveva la mia stessa età. Anche lei avrebbe affrontato quel passaggio.

Qualche mese prima di quel giorno importante, i nostri capi ci avevano fatto passare qualche giornata con il Reparto. Mi divertii molto durante quelle giornate anche se le passammo a parlare e a fare delle passeggiate. Però quelle giornate mi cambiarono la vita. Trovai il ragazzo perfetto. Alto, muscoloso, capelli scuri, occhi neri. Si chiamava Tommaso e dal quel giorno quasi ogni notte immaginavo di essere il suo fidanzato. Quindi la sola idea di abbandonare il Branco per andare nel Reparto, dove sarei stato nella pattuglia di Tommaso, non solo mi piaceva, ma mi eccitava. Io, Federico (mio migliore dalle elementari) e Davide eravamo stati scelti per andare in quella pattuglia. Federico era un ragazzo alto, capelli biondi, fisico muscoloso per il calcio e molto divertente. Eravamo due secchioni e passavamo un sacco di tempo insieme. Io odiavo il calcio però andavo a vederlo quando giocava delle partite importanti e così faceva lui quando dovevo giocare delle partite di pallavolo contro delle squadre insidiose. Legammo fin da subito e non posso certo nascondere che ebbi una cotta per lui, ma lui è etero, così accantonai l’idea.

Lui era l’unico che sapeva il mio piccolo segreto: ero gay. Quando glielo dissi, lui non fece una piega, anzi sorrise e mi abbracciò. Quello non avrebbe mai cambiato il nostro rapporto, anzi si fortificò.

Eravamo in una casa di montagna da quattro giorni e quella stessa mattina ci aveva raggiunto il Reparto. Quella sera ci sarebbero stati i ‘passaggi’ e poi sarei partito con la mia nuova pattuglia per una settimana sulle alpi, vicino a un centro di alpinisti dove avremmo dato una mano. L’idea mi elettrizzava ma la cosa che aspettavo di più era poter dormire nella stessa tenda in cui dormiva Tommaso. Mi sedetti sul letto e preparai le ultime cose da mettere nello zaino. Il sole stava calando e la cena era quasi pronta.

«Luca» disse Federico comparendo sulla porta.

Alzai lo sguardo e lo vidi che veniva verso di me. Si sedette sul letto vicino al mio zaino pronto.

«Dobbiamo scendere?» chiesi, sperando che la cena fosse pronta.

«No, sono solo passato per vedere come stavi. Elettrizzato per i Passaggi?» chiese entusiasta.

«Sì sì. Mi mancherà il Branco ma l’idea di stare vicino a Tommaso…»

«Ne abbiamo già parlato. Hai delle possibilità che rasentano lo zero» spiegò.

«Ma sono diverse da zero» sottolineai io.

«Okay, d’accordo» disse alzandosi e avviandosi verso la porta. «Ti conviene salutare i tuoi compagni di Muta, perché dopo avrai poco tempo» disse uscendo dalla stanza.

Spostai lo zaino e andai di sotto dove c’erano i miei tre super fan. Loro mi adoravano e io adoravo loro. Erano così teneri che ero diventato come una figura fraterna per loro. Appena mi videro mi corsero in contro. Io mi abbassai leggermente e mi abbracciarono.

«Puoi rifiutare il Reparto?» chiese Marco, quello che mi adora maggiormente.

«No, non posso Marco» risposi.

«Ma come faremo senza di te?» chiese Filippo.

«Vi assegneranno un altro capo e un’altro vice» risposi anche a lui.

«E se non ci piacciono?» chiese Carlo, l’ultimo della triade.

«Scommetto che vi piaceranno, mai quanto me però, d’accordo?»

La triade dei piccoli annuì e ci recammo tutti insieme nel refettorio per la cena che era pronta. Fu una cena corta e leggermente triste perché tutti usavano la frase “ultima volta” in ogni cosa che facevamo, il che diventò seriamente irritante. Finita la cena coloro che dovevano passare al Reparto dovevano recuperare i rispettivi zaini, così mi recai il più velocemente possibile nella stanza della mia Muta, in modo da stare un po’ da solo. Chiusi la porta dietro di me ma non feci neanche tempo a sedermi sul letto che la porta si aprì e la triade si precipitò come un uragano su di me. Tutti e tre piangevano. Ora dovevo anche tenere a bada dei bambini. Li adoravo, vero, ma non c’era bisogno di piangere, mica andavamo a morire.

«Non andare ti prego» disse Marco in lacrime.

Gli altri dissero qualcosa ma non capì cosa.

«State tranquilli. Non è un addio, ci rivedremo. Qualche volta il Reparto fa delle riunioni con il Branco così possiamo vederci» spiegai cercando di essere il più convincente possibile.

«Non ti credo» disse Filippo.

Non aveva funzionato, ma non sapevo più che altro inventarmi. Sulla porta comparve Federico che mi guardava.

«Papà chioccia deve andare» disse rivolto alla triade che mi soffocava.

I tre bambini si ritrassero e lo guardarono in cagnesco.

«Okay. Luca ci stanno aspettando, non fare tardi» disse e scappò via.

Mi alzai dal letto e presi lo zaino pesante. Me lo misi sulle spalle e scesi di sotto con la triade che si aggrappava ovunque pur di non mollarmi. Una volta arrivato di sotto presi un fazzoletto e asciugai le lacrime che avevano sul volto. Non volevo che fosse un momento triste per loro, perché per me non lo era, non doveva esserlo.

Un fischio risuonò nell’aria e capii che non c’era più tempo, dovevo andare, dovevo affrontare il ‘passaggio’. Uscii dalla porta principale e mi legai con il resto della Muta. L’ultima volta da capo Muta. Andammo nel luogo prestabilito dove c’era un fuoco. Ci mettemmo tutti intorno e vidi che il Reparto era già schierato.

Fù un momento triste, tutti piangevano e quando feci un passo avanti per recarmi verso la mia nuova tappa, Marco mi saltò sulla schiena cercando di trattenermi. Lo feci scendere, gli sussurrai delle cose all’orecchio e andai nella mia nuova Pattuglia.

Dall’altra parte del fuoco vedevo la mia triade persa, sola e abbandonata, ma qualcuno avrebbe preso presto il mio posto, perché il mio posto era vicino a Tommaso che avevo alla mia sinistra. Quando arrivai davanti lui mi sorrise e mi fece spazio e mi infilai esattamente dove mi trovavo in quel momento.

La cerimonia dei ‘passaggi’ finì e noi del Reparto ci staccammo dal Branco. Vedevo la mia triade piangere, ma gli sarebbe passato. Guardavo davanti a me sapendo che dietro c’era il ragazzo delle mie fantasie e anche davanti. Tommaso e Federico, le persone che “amavo” erano proprio intorno a me. Sentivo lo sguardo di Tommaso dietro di me che mi scrutava ma non mi importava. Io lo volevo, come nei miei sogni erotici in cui eravamo nudi, uno sopra l’altro mentre giocavamo con i nostri membri in erezione. Non sapevo se ce ne sarebbe stata l’occasione di avere un minimo di rapporto con lui, ma sicuramente ci avrei provato. Era il minimo che potessi fare. Volevo quel ragazzo e l’avrei ottenuto costi quel che costi.

Una tenda spiccava davanti a noi e Lorenzo, il capo pattuglia, disse: «Eccoci arrivati, questa è la nostra tenda. Mettetevi comodi.»

Entrammo in tenda che erano le 9:30 quindi ancora presto. Sistemammo gli zaini sul lato destro della tenda perché sul sinistro erano già posizionati i sacchi a pelo dei componenti più vecchi. Davide si mise all’estremità, Federico in mezzo e io all’altra estremità. Nessuno di noi aveva voglia di dormire. Ero elettrizzato di passare quella notte in tenda con soli maschi e, ovviamente, il ragazzo che mi piaceva. Entrarono anche Tommaso, Lorenzo e Simone. Tommaso mi guardò e io mi bloccai, non riuscivo più a muovermi e se anche avessi voluto non potevo rinunciare a guardare quegli occhi neri penetranti. Sorrise e si avviò verso il suo posto.

Noi ragazzi nuovi aprimmo gli zaini e sistemammo il sacco a pelo. Prendemmo il pigiama e lo mettemmo dentro al sacco a pelo srotolato nella tenda. Non sapendo più che altro fare guardammo i membri più anziani che aspettavano. Tommaso aveva 18 anni come Lorenzo, mentre Simone ne aveva 17.

L’unica delusione fu che scoprii che Tommaso aveva la sua postazione dall’altra parte della tenda. Quella era proprio sfiga. Io volevo stare vicino a lui, poter sentire il suo odore, il suo calore. Non importa avrei trovato un’altra soluzione.

Decidemmo di metterci il “pigiama” che in realtà consisteva in una semplice tuta. Non faceva caldo, ma non faceva freddo quindi non erano tute pesanti. Noi nuovi eravamo un po’ timidi mentre i “vecchi” non lo erano affatto. Si tolsero il foulard, la camicia e i calzoni rimanendo in mutande. Noi li seguimmo a ruota. Portavano tutti i boxer e mi sembrò di vedere un sorrisino sul volto di Tommaso.

Tommaso portava dei boxer neri di Calvin Klein che mettevano in mostra un bel pacco. Simone boxer bianchi e un pacco più piccolo di Tommaso. Lorenzo portava dei boxer neri non di marca che facevano intravedere la cappella circoncisa. Davide boxer bianchi e pacco discreto, anche se sotto si intravvedevano delle palle come quelle di un toro. Federico boxer grigi con pacco abbastanza pieno, lui lo avevo già visto in mutante un sacco di volte. Io portavo dei boxer neri di Armani con un pacco di cui non mi lamento.

Ci infilammo il pigiama dopo aver dato tutti degli sguardi agli altri. Già sentivo la temperatura che saliva ma dovevo nascondere il fatto che mi piacesse tale situazione. Non potevo dire davanti a tutti che ero gay, chissà cosa mi avrebbero fatto. Dovevo prima tastare la situazione e poi agire.

Senza neanche una parola ci infilammo ognuno nel proprio sacco a pelo. Io e Federico ci guardammo un po’ perplessi. Sicuramente ci aspettavamo qualcosa, ma non il nulla più totale.

Tommaso ruppe il silenzio chiedendoci se ci piaceva dormire in tenda, tutti risposero di sì. Vidi che Federico mi guardò facendo un sorriso. Lui adorava dormire in tenda, infatti, quando andai al campeggio con i suoi genitori, lui era eccitatissimo.

Parlammo un po’ del più e del meno, cose anche inutili che però riempivano dei silenzi imbarazzanti. La situazione era migliorata. Si stava creando un legame tra di noi. Non potevamo fare la figura dei poveretti piccoletti che andavano a dormire presto.

Tutto però cambio quando Tommaso fece una piccola domanda che sembrava scontata, ma che portò a qualcosa di insidioso, assai insidioso.

«Come state messi a ragazze?» chiese Tommaso.

Dato che nessuno rispondeva lui continuò «Davide dicci, tu come sei messo?»

«Single» disse Davide subito. Nel dirlo aveva anche un tono amaro.

Io e Federico risolvemmo subito senza aspettare che venissimo interpellati da Tommaso. «Single!»

Tommaso rimase in silenzio. Forse avevamo capito male la domanda.

«Allora io, né ho avute alcune, ma ora nessuna. Mi sono fatto fare delle seghe e con una ci ho anche scopato. Simone è fidanzato e scopa regolarmente. Lorenzo si è mollato da poco quindi è costretto a farsi le seghe mentre si fa la doccia.»

Io guardai Federico e Davide scandalizzato. Anche loro lo erano. La serata stava prendendo una piega insolita. Una piega che però cominciava a piacermi. Argomenti piccanti sulla vita privata, anzi sessuale della persone che avevano affollato le mie notti erotiche? Una favola veramente. Non potevo chiedere di meglio.

Tommaso comprese subito dal nostro silenzio che eravamo ancora vergini così fece un’altra domanda. «Vi masturbate?»

Sentimmo Simone ridere e dire: «Lasciali riprendere fiato Tommaso.»

In quel momento eravamo molto tesi noi nuovi. Non ci aspettavamo certo delle domande così intime la prima notte. Magari verso la fine della settimana. Però dovevamo rispondere. Io e Federico guardammo subito Davide in modo che iniziasse lui.

Il primo a rispondere fu Davide. «Sì me le faccio.»

Io e Federico ci guardammo e dicemmo insieme: «Anche noi.»

«Ma voi rispondete sempre insieme?» chiese Lorenzo divertito.

«Oh sì» disse Davide spiazzandoci. «Erano molto legati nel Branco.»

«Sì, siamo amici anche al di fuori degli scout. Ci siamo conosciuti alle elementari e da lì siamo diventati inseparabili» dissi io spiegando e guardando Tommaso e non Lorenzo che aveva posto la domanda.

«Okay» si limitò a rispondere Lorenzo.

«Meno male che vi segate quotidianamente perché qui vi spomperete» si intromise Tommaso.

«Cosa?» disse Federico senza pensare.

Ora eravamo sotto shock. Questo non c’è lo saremmo mai aspettato, mai. Cosa credevano di fare? Federico era seriamente preoccupato, ma io no. Io combattevo una battaglia interna: essere preoccupati o eccitati?

Quello sì che era un bel dilemma. Tommaso era a pochi metri da me e aveva già fatto delle domande intime in meno di un ora. Che cosa avrebbe fatto in una settimana? Tommaso non era l’unico che mi faceva optare per eccitazione al posto della preoccupazione. Federico, volevo scoprire ancora qualche dettaglio in più su di lui. Volevo sapere tutto sulla sua vita intima. Sapevo già un sacco di cose perché lui si confidava con me, ma volevo di più e sempre di più.

«Tommaso procedi» disse Lorenzo nascondendo una risata sotto i baffi.

«Grazie Lorenzo. Ora ragazzi nuovi, scommetto che sotto i vostri sacchi a pelo avete delle erezioni che non riuscite più a controllare.»

Silenzio imbarazzante. Ergo riposta positiva per tutti e tre. Per quanto avessi fantasticato su Federico non lo avevo mai visto nudo e nemmeno in erezione. Volevo vederlo eccitato da tanto tempo ma non potevo mica dirgli di mostrarmelo. Ora forse stava nascendo una occasione. Dovevo coglierla, tanto era al mio fianco, sarebbe stato semplice inventarsi qualcosa.

«Bravo Tommaso. Azzeccato» disse Lorenzo. Si diedero il cinque passando sopra il corpo di Simone.

«Ragazzi ora inizia la vostra ‘iniziazione’ per diventare realmente parte della Pattuglia» disse serio Tommaso.

Tutti e tre ci guardammo spaventati. Tommaso capì la nostra preoccupazione e disse subito: «Tranquilli niente torture, solo piacere o almeno così dovrebbe essere.»

Ci calmammo un poco, ma non abbastanza perché sapevamo che per “piacere” intendevano sesso. Ci avrebbero scopato come succedeva nelle caserme militari con le nuove reclute? Erano proprio dei pervertiti senza ritegno.

«Ora toglietevi i pigiami perché stanotte si dorme in mutande!» disse Lorenzo.

Ci togliemmo i pigiami mentre li toglievano anche loro. Eravamo ancora nascosti nei sacchi a pelo quindi nessuno vide l’eccitazione degli altri.

«Ora uno per uno a partire da Davide uscite dal sacco a pelo e mostrateci il pacco» disse Tommaso sogghignando.

Sì, erano dei pervertiti che volevano solo usare i nostri corpi. Solo sesso, ecco che cosa sarebbe stato il Reparto. Un inferno sessuale.

Davide era molto imbarazzato ma uscì dal sacco a pelo e mostrò il pacco dove si vedeva l’erezione prorompente. Non era molto lungo ma era largo.

Federico uscì dal sacco a pelo e lui lo aveva lungo e stretto. Mi incantai nel guardarlo. Non lo avevo mai visto così, in quello stato. Ero eccitatissimo a quella vista. Il mio migliore amico eccitato vicino a me. Volevo saltargli addosso per poterlo spogliare. Lo desideravo.

Era il mio turno. Avevo paura ma mi feci coraggio. Uscii anche io dal sacco a pelo e mostrai un pacco dove si intravvedeva un cazzo abbastanza lungo e largo.

Vidi sul volto di Tommaso un sorrisetto. Ero emozionato. Aveva sorriso guardando il mio pacco. Tutto cambiò, non li vedevo più come pervertiti, ma come una opportunità. Volevo il corpo di Tommaso, lo bramavo, lo volevo, lo desideravo.

Loro tre uscirono contemporaneamente e mostrarono i loro pacchi.

Tommaso era quello con il pacco più grosso poi Lorenzo e infine Simone.

Tommaso, mio Tommaso. Continuavo a fissarlo. Volevo saltargli addosso e spogliarlo come Federico. Dovevo scegliere però. Tommaso o Federico?
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