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Boy Scout - 16


di Marcus95
23.12.2021    |    7.063    |    17 8.8
"Tutta questa sorpresa era diventata impegnativa..."
Capitolo 16: Il Viaggio & La Distesa


***SABATO***


Mi svegliai con delle carezze leggere. Tommaso era vicino a me, mi accarezzava delicatamente la schiena. Era carino da parte sua.

«Ciao cucciolo» disse appena aprii gli occhi.

«Buongiorno a te» dissi in risposta.

Le sue carezze non smettevano così, cogliendo l’attimo dolce che si era creato tra di noi decisi di baciarlo. Un bacio delicato. Le sue labbra incontrarono le mie. Era l’uomo della mia vita. Tutto girava attorno a noi.

Le sue dita sulla mia schiena mi facevano venire i brividi. Dei brividi d’amore. Mi ero trasformato in un romantico. Era bello da una parte ma non avrei mai abbandonato la mia parte razionale.

Ci alzammo perché era arrivata l’ora di prepararsi. Il nostro viaggio non sarebbe stato facile, neanche corto. Mi alzai dal sacco a pelo e mi sgranchii le gambe fuori dalla tenda. Tommaso rimase in tenda a sistemare delle cose. Fuori trovai Federico.

«Ciao» dissi andandogli vicino.

«Ciao» disse quasi offeso. «Ora mi degni del tuo sguardo.»

«Sai benissimo che non è così che è andata» dissi.

«Cosa?» disse voltandosi. «Il tuo ragazzo mi ha picchiato.»

«Ha fatto bene. Tu mi hai baciato. Non dovevi» dissi cercando di giustificare il comportamento di Tommaso. Alla fine di tutto aveva ragione. Perché mi aveva baciato?

«Ho sbagliato, lo so. Ma lo sai che è difficile per me vedervi insieme. Lui non mi piace. Io non gli piaccio. La situazione sta andando verso una brutta piega.»

«Assolutamente no! Io lo amo e ti voglio bene. Starò con tutti e due ma lui rimane il mio ragazzo e tu il mio migliore amico. Non peggiorare una cosa che sta in piedi quasi per miracolo. Questa è una costruzione che può saltare in aria molto facilmente» dissi trasmettendo tutta la verità.

Alla fine era tutto vero quello che avevo detto. Il mio amore per Tommaso era forte ma tutta la storia poteva crollare in men che non si dica. Era come un castello di carte. Assai fragile.

«Non voglio la vostra unione. Rinfacci a tutti cosa fate a letto. Non lo voglio sapere!»

«Cosa credi? Che sia un grande segreto? Gli ho promesso il mio culo e se lo prenderà quando verrà il momento giusto» dissi di botto. Mi stava facendo innervosire.

«Vai a farti inculare dal tuo ragazzo allora» disse arrabbiato.

Lo guardai in faccia e gli mollai un ceffone in pieno viso. Lui non si mise neanche una mano davanti per proteggersi.

«Io non sono la sua puttana» dissi e me ne andai a sgranchire le braccia prima di rientrare in tenda dal mio ragazzo che mi aspettava.

Quando ritornai Tommaso aveva già sistemato il mio sacco a pelo. Era gentilissimo. Io avevo sempre delle difficoltà nel ripiegarlo ma in quel momento ci aveva pensato lui.

«Grazie mille» dissi vedendo cosa aveva fatto.

«Ma ti pare cucciolo? Sapevo che avevi delle difficoltà. Ti ascolto sempre quando parli.»

Mi era sfuggito un giorno. Non mi ricordai di averlo detto ma non mi importava. Aveva fatto una cosa carina per me e io apprezzavo.

Lo baciai sulla bocca velocemente e iniziai a sistemare le mie cose. Dovevo sistemare una marea di cose. Dovevo rifare lo zaino da capo in poche parole. Alcune cose potevamo lasciarle in tenda perché le tende sarebbero state sotto controllo dei capi. Lasciai alcune cose dentro alla tenda, per il resto portai tutto.

Misi dentro il sacco a pelo, vestiti, scarpe di ricambio e altre cianfrusaglie. Lo zaino era pronto, ora dovevo prepararmi anche io per questa avventura. Mi misi dei boxer puliti, la camicia classica, pantaloni corti, gli scarponi da montagna e infine il foulard. Tutto era pronto. Tommaso uscì dalla tenda e io rimasi solo con i miei pensieri.

«Come stai?» disse una voce dietro di me.

Mi voltai e guardai Lorenzo che mi veniva vicino. «Ciao, sto bene. Sono elettrizzato per questa nuova avventura.»

«Non è vero. Hai paura di questa avventura. Tu sai cosa ti chiederà durante questo hike. Tu non dire di sì se non te la senti.»

«Io me la sento, forse. Se non ora quando?» chiesi.

«Non saprei. Lui ti vuole bene. Non ti lascerà mai.»

«Lo so» dissi a Lorenzo. Lo sapevo bene. Non mi avrebbe mai lasciato ma quello che voleva era troppo forse. Io volevo.

«Beh se lo vuoi, faglielo capire» disse Lorenzo e se ne andò.

Tommaso tornò nella tenda e mi mostrò una busta.

«Il nostro viaggio» disse. Era la mappa con su il percorso da seguire.

«La mappa del destino» dissi senza pensare.

«Del destino? Niente destino, tutto è organizzato» disse Tommaso guardandomi negli occhi. Si avvicinò a me e lasciò cadere la busta.

Mi aggrappai ai suoi capelli e lo baciai. Un bacio passionale, molto passionale. Lo volevo. Aveva organizzato tutto lui e io mi fidavo di lui. Mi sarei lasciato andare.

Mentre lo baciavo sentivo che mi diceva qualcosa. Mi fermai e mi staccai da lui per farlo parlare.

«Dobbiamo andare. Abbiamo il percorso più lungo di tutti.»

«Guidami amore mio» dissi stringendolo a me.

«Seguimi cucciolo» disse. Prendemmo i nostri zaini e ce li mettemmo in spalla.

Uscimmo dalla tenda e c’era tutto il Reparto al completo. dovevamo partire a settori. La nostra Pattuglia sarebbe partita per prima dato che io e Tommaso avevo veramente la tratta più lunga e impegnativa.

Controllai di avere l’acqua necessaria per il viaggio e mi preparai alla partenza. Tutto era pronto, anche il mio animo.

Ci diedero il via e i piedi iniziarono a muoversi. Prima uno e poi l’altro. Notai d’essermi staccato dai capi ed eravamo solo noi, la nostra pattuglia. Percorremmo un pezzo di strada insieme ma poi dovevamo dividerci. Senza troppi saluti ci dividemmo con la promessa di tornare per il giorno seguente. Ci scambiamo qualche stretta di mano e poi via. In quel momento la strada andava verso l’alto. Solo io e Tommaso. Il viaggio dei miei sogni.

Lui camminava davanti a me. Cercai di visualizzare la mappa ma non me la porse.

«Perché non posso vederla?» chiesi leggermente irritato. Avevo un senso dell’orientamento pazzesco.

«Perché sarà una sorpresa» disse Tommaso continuando a camminare.

Ci prendemmo per mano e continuammo per la nostra strada.

«Ci saranno tre tappe. La prima tappa sarà…»

Tommaso mi lasciò in sospeso.

***

Il sole era alto nel cielo. La mattina era finita e aveva preso posto il pomeriggio. Sarà stato mezzogiorno. Camminavamo ancora senza meta. Mano nella mano andavamo come dei fulmini. Erano ore che camminavamo. Nessun posto in vista.

Tommaso mi aveva parlato delle tre tappe ma quella su cui mi concentrai fu la prima tappa. Il primo luogo era una distesa. Così aveva detto. Non sapevo cosa immaginarmi. In quel posto dovevamo riposarci un poco e sopratutto mangiare, perché il pezzo più difficile era tra la prima tappa e la seconda.

Un’altra ora passò. Io e Tommaso non parlammo tanto, ma eravamo molto uniti. Avremmo parlato all’arrivo della prima tappa.

«Posso dirti che manca poco alla prima tappa» disse Tommaso.

«Davvero?» chiesi entusiasta.

Cominciai ad allungare il passo. Volevo assolutamente scoprire la prima tappa scelta dal mio ragazzo. Quasi correvo. Infatti arrivò un richiamo di Tommaso.

«Non correre» disse.

Mi bloccai sul posto. C’erano alberi ovunque che non mi facevano vedere nulla se non la strada infinita che stavamo percorrendo. Svoltammo a destra e una grande distesa d’erba bassa si estendeva in un perfetto e ampio rettangolo. Era stupenda. Era vastissima. Quasi non si vedeva la fine dove c’era una distesa di alberi.

Appena la vidi mi bloccai sul posto. La prima tappa era meravigliosa. Guardai Tommaso che mi stava accanto e aspettai una sua conferma.

«La prima tappa» disse.

Appena disse quelle tre parole corsi verso il centro della distesa e buttai lo zaino a terra. Correvo e correvo. Però poi sentii qualcosa nell’aria. Anche Tommaso stava correndo, anzi mi stava correndo addosso. Scappai da lui ridendo e passammo dei bellissimi minuti a rincorrerci. Era fantastico. Lui che mi rincorreva. Poi mi prendeva e per buona ragione mi buttava per terra. Che simpatico.

Si metteva sopra di me e mi baciava. Faceva sempre così. Era tenero.

Quando finimmo le rincorse decidemmo che era giunta l’ora di mangiare. Ci sedemmo uno davanti all’altro vicino ai nostri zaini e ci mettemmo comodi. Per buona misura ci togliemmo scarponi, camicia e pantaloni. Eravamo in mutande. Con Tommaso si finiva sempre in mutande.

Lui aveva dei boxer neri e mi accorsi che li avevo anche io. Marche diverse ma non così differenti. ridemmo di ciò e bevemmo l’acqua per idratarci. Era importante.

Vedevo le gocce di sudore su tutto il suo corpo. I suoi pettorali erano fantastici. I suoi addominali si muovevano a ritmo con il suo respiro. Era davvero eccezionale. Lui era mio e solo mio.

Dopo aver bevuto un po’ d’acqua mangiammo i panini che ci avevano consegnato prima della partenza. Il viaggio mi stava piacendo assai. Lo trovavo semplicemente fantastico. Tutto era stupendo.

Mentre mangiavamo pensavo agli altri. Come stava andando il loro viaggio? Era lungo come il nostro? Non sentivo ancora la stanchezza ma sicuramente non sarebbe stato facile il passo successivo. Forse il più impegnativo. La prima tappa era bella e non era neanche stato difficile raggiungerla, ma sicuramente la seconda tappa non era così vicina. A livello di chilometri non era lontanissima ma vedevo la montagna che stava vicino alla distesa di terra dove eravamo io e Tommaso. Doveva essere assai dura da scavalcare. Da quanto avevo capito, l’ultima tappa doveva essere la cima della montagna, ma con Tommaso non si può mai sapere.

Non facevo delle ipotesi in modo da non rimanerci deluso. Dopo aver mangiato i nostri fantastici panini ci sdraiammo uno vicino all’altro e prendemmo un poco di sole. Abbronzarsi era importante per noi. In realtà volevo solo riposare prima di rimetterci in cammino.

Sotto il sole vedevo i suoi capelli neri tutti scompigliati e mi soffermai lì con lo sguardo. Era bellissimo al sole. I suoi capelli si muovevano leggermente quando arrivavano degli spifferi di vento. Tommaso si accorse che lo stavo fissando e si girò a guardarmi.

«Cosa c’è?» chiese.

«Sei davvero molto bello» dissi senza pensare. Era verissimo.

«Oh grazie, ma mai quanto te cucciolo» disse accarezzandomi una guancia. Ci baciamo delicatamente.

Erano belli quei baci delicati, non c’era la foga del sesso. Solo passione controllata. Una passione che rispecchiava un amore. Un amore reale e vero fino alla fine.

«Starei tutto il giorno a fissarti amore» dissi guardando il suo petto e i suoi addominali.

«Lo farei anche io, ma credo sia giunta l’ora di lasciare questo posto. Dobbiamo recarci alla seconda tappa» disse uccidendo quel momento romantico che si era creato.

Mi alzai e mi preparai per partire. Ci rivestimmo e zaini in spalla. Partimmo alla volta della seconda tappa.

Andammo verso il sentiero e ci incamminammo verso la grande montagna che si avvicinava sempre di più.

Quel pezzetto fu fantastico. Tutto in piano ma ad un certo punto il sentiero si strinse e davanti a noi trovammo un muro di roccia.

«Oh beh. Non dirmi che dobbiamo scalarla?» chiesi sperando in un’altra strada.

«Dobbiamo invece, ma da questa strada» disse indicando una strada secondaria.

Non c’era la pietra viva ma non era semplice. Aveva una pendenza incredibile e il passaggio era strettissimo.

Tommaso andò per primo. Lui mi faceva strada. Entrammo negli alberi fitti del bosco. Il sole ci raggiungeva cercando in tutti i modi di schivare le foglie degli alberi. Alcune volte era difficile per lui. Il caldo si faceva sentire. Vedevo Tommaso sudare davanti a me. Anche io stavo sudando per il caldo. Era davvero terrible.

A un certo punto Tommaso si girò verso di me e disse: «Scusa ma mi devo togliere la camicia. Si suda troppo.»

Detto quello si tolse lo zaino dalle spalle e lo appoggiò per terra. Io lo tenni fermo, lui si slacciò la camicia e se la tolse. Gliela rubai di mano e inspirai a fondo il suo odore. Era buono, sapeva di maschio e di pino.

«Ti piace?» chiese guardandomi.

«Da matti» dissi guardandolo negli occhi.

Prese la sua camicia e la mise nello zaino. Poi si rimise lo zaino in spalla e continuò a camminare. La cosa bella di quel sentiero era vedere il suo bel culo sodo che camminava davanti a me.

La sua schiena invece mi faceva impazzire anche se coperta in parte dallo zaino. Era bella nuda con delle gocce di sudore mischiate a delle gocce di resina degli alberi. Queste gocce scivolavano lungo la sua schiena percorrendo ogni centimetro di pelle fino a raggiungere l’elastico dei suoi boxer. Era eccitante. Molto eccitante.

Io stavo dietro di lui e camminavo cercando di stare al suo passo.

Gli alberi erano belli, creavano una atmosfera romantica. Il tempo passava e la salita non accennava a smettere. Qualche volta ci fermavamo lungo il percorso per riprendere fiato. Ne avevo bisogno. Anche lui lo vedevo abbastanza provato. Non era per niente una strada facile. Non incontrammo nessuno lungo il tragitto. Eravamo solo lui e io. Una coppia che faceva un viaggio d’amore.

Erano passate due ore e ancora nulla. La sera era ancora lontana, ma il sole picchiava. Eravamo sudati e Tommaso non voleva farmi vedere la mappa. Tutta questa sorpresa era diventata impegnativa.

«Ci siamo quasi cucciolo» disse Tommaso girandosi verso di me. Ancora qualche chilometro e avremmo raggiunto la seconda tappa.
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