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Gay & Bisex

Boy Scout - 11


di Marcus95
10.12.2021    |    8.360    |    11 9.5
"Con gesto forte mi strappò le mutande, che poi erano le sue quindi andava bene..."
Capitolo 11: Tu Sei Mio & Dubbi



Eravamo tutti in tenda. Io ero al mio posto mano nella mano con Tommaso. Lui mi guardava, i suoi occhi neri erano di una bellezza indescrivibile. Mi innamoravo ogni volta di quegli occhi, della sua anima nera che tanto nera non era. Vicino a me sulla destra c’era Federico che guardava con indignazione l’intreccio della mia mano con quella di Tommaso.

«Cosa ci proponi stasera Tommaso?» chiese Lorenzo ridendo.

«Oggi voglio che facciate qualcosa di speciale per il vostro custode e viceversa. Tutti dovranno essere soddisfatti. Sono permessi tutti i pensieri di perversione» disse Tommaso guardando uno per uno. Tranne me. Chissà cosa aveva in mente. «Fuori è notte, il lavoro ci aspetta domani ma ora possiamo essere chi vogliamo quindi divertiamoci. Non facciamoci prendere dalla vergogna o dall’imbarazzo. Rendete questa serata speciale.»

«Wow che grandi parole» disse Davide. Lui era abbastanza silenzioso ultimamente ma Lorenzo tirava fuori il suo lato perverso che incuriosiva un po’ tutti, fatta eccezione per Tommaso e me che eravamo una coppia.

«Vedi che so essere romantico» disse Tommaso però guardando me e non Davide.

«Lo so benissimo» dissi io cercando di essere gentile.

Le tre coppie si formarono e tutto attorno a noi cadde. Vedevo solo una persona, solo un ragazzo: Tommaso.

Ci accomodammo sul suo sacco a pelo perché era più lontano da Federico rispetto al mio. Non gli feci notare che questa cosa mi infastidiva leggermente. Gli misi le braccia attorno al collo e lo baciai. Il suo sapore mi riempiva la bocca. Sapeva di menta e cioccolato. Mi eccitava sentire quel sapore, il suo sapore nella mia bocca.

«Chi inizia?» chiese Tommaso delicatamente.

«Dato che deve essere speciale inizio io. So che hai una sorpresa per dopo.»

«Non ti sfugge nulla» disse Tommaso sorridendo. «Dimmi cosa devo fare.»

«Sdraiati» dissi e lui lo fece.

Era sdraiato sul suo sacco a pelo e sembrava una divinità. L’unico problema erano i vestiti. Dovevo provvedere. Mi misi sopra al suo corpo e lo baciai. Un bacio tenero e gentile, non carnivoro o assetato. Scesi e baciai il suo collo. Lui portò la testa all’indietro e mi fece fare senza dire nulla. Adoravo quel momento, lui si abbandonava a me completamente.

«Tu sei mio» dissi guardando il suo bel corpo.

Gli slacciai la camicia bottone per bottone e gliela levai. Mi fiondai su un capezzolo e lo presi tra i denti. Lui gemette. Con una mano mi appoggiavo per tenermi sollevato e con l’altra percorrevo i suoi addominali. Li accarezzavo dolcemente come fossero dei fiori preziosi appena raccolti. Leccai i suoi addominali e passai la mano suoi pettorali. Il mio polso non era un problema, non faceva male.

Dopo aver baciato e leccato tutto l’addome arrivai ai pantaloni. Slacciai il bottone e tirai giù la zip. Tommaso se li tolse senza il mio ordine, ma era esattamente quello che volevo. Era in mutande davanti a me. Quei boxer neri facevano intravedere nella penombra il suo cazzo che si stava svegliando.

Posai le labbra sulla stoffa dei boxer per sentire il suo membro mentre si induriva e si allungava. Lo baciavo per tutta l’asta. Quel gioiello era così vicino a me. Gli tolsi anche i boxer e rimase completamente nudo. Mi godevo quella visuale. Era bellissimo.

Mi abbassai nuovamente e giocai con i suoi peli pubici con le dita. Erano morbidi e mi piacevano. Tommaso respirava affannosamente sapendo che quello che gli stavo facendo era di suo gradimento. Posai la mano sulle sue palle e le sentii dure e grosse. Gliele massaggiai e Tommaso gemette ancora più forte.

Il suo membro era in erezione. Era bellissimo, lo volevo. Lo presi in mano e senza neanche massaggiarlo lo misi in bocca. Il suo sapore mi invase. Sapeva di maschio, di uomo. Tommaso gemeva e si contorceva sotto le mie pompate. Cercavo di prenderlo tutto, dalla punta fino alle palle. Non era cosa semplice data la sua misura, ma ce la feci. Gli solleticai la cappella con la lingua e in quei momenti tirava degli urletti molto, ma molto eccitanti. Mi eccitavo anche io.

Il suo sapore, il suo essere uomo mi mandava in estasi. Il suo cazzo nella mia bocca mi riempiva di felicità. Era buono. Mi muovevo per farlo godere il più possibile. Sentii che delicatamente mise la sua mano tra i miei capelli e spinse leggermente verso il basso. Lo presi tutto in bocca. Anche se mi arrivava fino in gola era una bella sensazione. Dopo qualche minuto Tommaso non riusciva a stare fermo da quanto era eccitato. Sentivo che mancava poco.

«Vienimi in bocca» dissi tenendo il suo cazzo in bocca.

Con un urlo potente si svuotò nella mia bocca. Bevvi tutto senza neanche pensarci. Assaporai il suo liquido, lo adoravo, zuccherino e denso. Ripulii il suo membro che non accennava minimamente a tornare moscio. Era sempre dritto. Quando finii di pulirlo mi ritrassi e guardai la mia divinità sdraiata sotto di me tutta nuda.

Lui si alzò e le nostre facce furono vicine.

«Ora tocca a me farti godere» disse e detto ciò mi sollevò di peso e mi gettò letteralmente dove prima stava lui. Un cambio così repentino che non me ne resi quasi conto.

Lui era sopra di me tutto nudo e bellissimo. Io ero sotto di lui ancora vestito ma con una grande erezione nelle mutande.

Si chinò su di me e mi tolse il foulard. Mi levò la camicia e mi legò i polsi. Feci una smorfia quando toccò il polso destro. La ferita si faceva sentire. Una volta legati i polsi me li mise sopra alla testa e con il suo foulard li legò al suo zaino. Ero immobile, non potevo più muovere le braccia. Lui mi guardava dall’alto. Contemplava il mio corpo.

«Come sei bello» disse e mi baciò il collo come avevo fatto io. Ogni tanto mordicchiava per farmi godere maggiormente. Tutto era così erotico e bello.

Sorrisi e lui proseguì il suo viaggio alla scoperta del mio corpo. Salì su per le braccia fino ad arrivare alle mie mani legate. Avevo il suo petto sul mio volto e lo baciai, l’unica cosa che potessi fare. Lui mi baciava le mani legate dal foulard. Scese lentamente e arrivò alle mie ascelle. Le baciò e ci strofinò il naso. Non so perché l’abbia fatto ma godetti.

Si avvicinò al mio petto e prese in bocca un capezzolo. Inarcai la schiena e buttai la testa all’indietro. Non sapevo più dove fossi. Era troppo erotico e romantico. Con la lingua girava attorno al capezzolo provocandomi dei fremiti in tutto io corpo. Si sposò sull’altro e fu lo stesso. Sempre un’eccitazione mai provata prima. Tommaso mi faceva vedere le stelle.

Tornò al centro e scese giù per l’addome seguendo la linea dei miei addominali. Arrivò all’ombelico e ci giocò naturalmente. Io mi contorcevo sotto di lui e gemevo, ansimavo, imploravo. Si spostò e finì contro l’elastico dei pantaloni. Me li slacciò con i denti. Prese la zip tra i denti e l’aprì. Con l’aiuto delle mani mi tolse i pantaloni rimanendo in mutande, le sue per esattezza.

Mi baciò le gambe fino alle caviglie passando per i peli delle gambe. Quella cosa mi eccitava. Mi eccitava il fatto che ci mettesse così tanto tempo ad arrivare alla fine del tour del mio corpo. Gemevo perché volevo che si concentrasse sul mio cazzo. Non ero abituato a tanto erotismo. Risalì dalla gamba destra e arrivò all’elastico dei boxer. Alzò al testa e mi guardò. Io ansimavo rumorosamente. Ero letteralmente provato da quella esperienza che era solo l’inizio. Mi sorrise e cominciò a baciarmi il cazzo da sopra le mutande. Sentire la sua bocca così vicina al mio membro mi mandava letteralmente in estasi. Non resistevo più.

«Ti prego, vai avanti non resisto» dissi d’impulso.

«Come vuoi cucciolo» disse Tommaso.

Con gesto forte mi strappò le mutande, che poi erano le sue quindi andava bene. Una volta denudato completamente si avvicinò al mio cazzo già in erezione da almeno 20 minuti e lo accarezzò con la mano. Lentamente, molto lentamente. Era lacerante la sua lentezza. Mi permetteva di vedere mondi inesplorati della perversione. Quel classico movimento “su e giù” per la prima volta era diventato una tortura. Una tortura che non avrei mai cambiato.

Sentii che lo stringeva forte e ributtai la testa all’indietro urlando. Però poi sentii qualcosa di umido attorno al membro e capii che lo aveva preso in bocca. La sua lingua non si fermava un secondo. Cercava in tutti i modi di esplorare ogni singolo millimetro del mio cazzo. Io ansimavo e lui si dedicava al mio membro. Con una mano mi massaggiava le palle perché sapeva che lo adoravo. Mi mandava fuori di testa. La cappella era vittima delle sue slinguazzate potenti e forti. Con una mano mi stringeva le palle e con l’altra mi faceva una sega all’inizio dell’asta. Mi contorcevo senza sosta sotto di lui. Lui era intento nel suo lavoro. Gli piaceva prendersi cura di me.

Mi contorsi ancora di più e capì che stavo per venire, così aumentò il ritmo delle slinguazzate e strizzate. Non resistevo più. Era impossibile quando Tommaso ti toccava in quel modo. I suoi affondi arrivano fino al mio pube.
Con ancora le mani legate spinsi l’addome verso l’alto, la testa indietro. Venni all’urlo: «Tommaso!»

Tommaso stava davanti a me, io sotto di lui che ansimavo. Era stata la cosa più bella della mia vita. Mi guardava mentre cercavo di riprendere quel poco fiato che mi rimaneva nei polmoni. Ero esausto ma carico di dopamina. Eccitazione, ecco cosa c’era stato tra me e Tommaso. Era bello come una divinità con i suoi muscoli. Io ero inebriato dalla sua bellezza.

«Che c’è?» chiese sdraiandosi sul mio corpo.

«Sei molto bello» dissi guardandolo nei suoi occhi neri.

«Anche tu cucciolo» disse e mi baciò.

I suoi baci erano così romantici, così passionali. Mi piaceva sentire il suo sapore nella mia bocca, mi piaceva avere il suo corpo tutto per me. Lo volevo e lo avevo ottenuto.

«Hai sempre un buon sapore» disse e rise.

«Grazie!» dissi io.

Ci guardammo negli occhi e aspettavo. Aspettavo lui, il mio ragazzo. Sicuramente aveva qualcosa in testa. Ovviamente doveva avere ancora qualcosa per la testa. Mi ero ripreso completamente.

«Puoi slegarmi ora? Non sento più il sangue nelle mani» dissi io cercando di spronarlo, anche se a lui non serviva.

Non disse nulla e si alzò leggermente dal mio corpo. Io credetti d’essere liberato, ma non fu affatto così. Mi sentii prendere per i fianchi e fare un movimento di 180 gradi. In un baleno mi ritrovai a pancia sotto e i miei polsi erano ancora legati. Non capivo cosa avesse in mente.

Sentii il suo addome sulla mia schiena.

«Nuovo gioco» disse. Allora era vero che c’era qualcosa d’altro.

Non dissi nulla per non interromperlo. Era nudo sulla mia schiena nuda, era eccitante. Lui era nuovamente in erezione e fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Sentivo sul mio culo il suo cazzo. Non poteva essere vero.

Era duro e lungo. Forte come il marmo che si strofinava selvaggiamente sulle mie natiche. Quello più eccitato era lui. Ansimava talmente forte che lo sentivano fino fuori la tenda. Ecco che cosa amava: il sesso anale. Era un re del sesso anale. Chissà quante ragazze avrà inculato. Non volevo farlo lì, non in quel modo.

Lui continuava a strofinarlo sul mio buco del culo. Sembrava un altra persona. Era maniacale, un mostro quasi. Un angelo della perversione e del sesso. Bello come una divinità ma potente come un diavolo. La perversione non era per gli angeli.

Mentre si contorceva come un pazzo io subivo in silenzio. Sentivo il suo corpo, le sue spinte, il suo ansimare sonoramente. Tutto mi permeava. Si adagiò sulla mia schiena e nel mio orecchio disse: «L’hai mai fatto?»

«No, e non voglio farlo ora e qui». Non era Tommaso. Rivolevo il mio ragazzo.

«Secondo me ti piacerà» disse.

«Non ora ho detto» dissi quasi urlando.

Tommaso si alzò leggermente e mi tirò una sculacciata. Gridai dal dolore ma anche dalla eccitazione. Mi alzò le anche e mi prese l’erezione.

«Non vedi come sei eccitato?» disse pieno di bramosia.

«Non posso» dissi e mi rimisi sdraiato.

Lui continuò a strusciarsi su di me finché non venne inondandomi la schiena del suo seme. Si mise a leccarla tutta. Quello era davvero carino. Quando ebbe finito mi slegò i polsi. Io presi velocemente dei pantaloni e scappai fuori dalla tenda senza neanche mettermeli. Federico sorrise alla scena. Sapevo che stava guardando. Sarà stato furente mentre Tommaso si strusciava ma quando me ne andai vidi il suo sorriso. Appena fuori me li misi e corsi nei boschi.

Andai alla sua pietra, la pietra di Tommaso. La pietra che aveva utilizzato per dormire. Mi sedetti e aspettai, sapevo che sarebbe venuto. Dopo neanche due minuti eccolo che arrivava.

«Che cazzo ti prende?»

«Non faccio così l’anale! Voglio di più» dissi io senza guardarlo.

Lui si fece più vicino. «Non capisco.»

«Forse le povere ragazze che hai usato per i tuoi giochi sessuali possono anche gradire di essere trattate come oggetti, ma io no. Non te lo concedo.»

«Scusa se ti ho ferito, non volevo» disse. Sembrava sincero.

«Io voglio qualcosa di più romantico. Non voglio perdere la verginità in quel modo» dissi.

Lui si avvicinò e si inginocchiò davanti a me. Mi prese le mani tra le sue e disse: «Troverò il momento giusto cucciolo.» Mi baciò le mani.

Gli saltai addosso e lo baciai. Quello era il mio Tommaso, la persona che amavo. La notte ci avvolgeva completamente. Io adoravo la notte. Lui era il re della notte, la sua anima nera risplendeva nell’oscurità. Ci sdraiammo nel bosco. Eravamo soli. Solo io e lui. Io stavo sotto, lui sopra. Mi baciò mentre mi toccava l’addome. Sentiva i miei addominali sotto il tuo tocco leggero e provocatorio.

Avevamo solo i pantaloni. Era eccitante. Le foglie mi graffiavano la schiena e ciò mi piaceva. Lui continuava a baciarmi forte. Nessuno avrebbe mai potuto fermarci. Eravamo una cosa sola. Una sua mano era tra i miei capelli. Me li scompigliava tutti ma lui poteva. L’altra analizzava i miei addominali. Le mie mani erano sulla sua schiena possente. Era muscolosa anche quella. Era davvero bello.

Si staccò da me e mi guardò. Mi guardava con due occhi che illuminavano le tenebre. Fissava le mie pupille. Forse doveva dire qualcosa di importante o forse stava solo cercando di trovare le parole giuste. Non doveva tenermi sulle spine.

«Devi dirmi qualcosa?» chiesi a bassa voce.

«Bah dipende. Non vorrei fare la cosa sbagliata.»

«Non la farai» dissi.

Lui mi guardò ancora e ancora. Era immobile in quella posizione. Mi baciò nuovamente. La sua lingua giocava con la mia. Mi faceva sentire tutta la sua eccitazione, tutta la sua passione nei miei confronti. Era bello, assai bello. Mi baciava senza sosta.

A un certo punto si staccò e mi prese il mento con una mano. Lo tenne fermo e intanto scrutava le mie pupille. Io scrutavo i suoi occhi neri.

«Tu sei mio» disse.

Non dissi niente e lo baciai io questa volta. La danza delle lingue ci unì ancora di più. Era tutto reale, era successo. Anche lui mi voleva come io volevo lui. Era amore, puro amore.

Tornammo verso la tenda con solo i pantaloni addosso. Entrammo e un ondata di calore ci colpì. Ci mettemmo nei nostri sacchi a pelo ma Tommaso mi bloccò.

«Tu dormi con me cucciolo» disse teneramente.

«Ma fa caldissimo» replicai io. Volevo dormire con lui ma il caldo era insostenibile.

«Basta dormire nudi» disse di punto in bianco.

Oh beh questo faceva una certa differenza. Io ero immobile in piedi davanti a tutti. Lui si era già seduto sul suo sacco a pelo. Si avvicinò a me e mi sbottonò i pantaloni, tirò giù la zip e li calò. Ero nudo davanti a tutti.

«Problema risolto» disse.

Era sul serio risolto. Me li tolsi del tutto e mi accovacciai vicino a lui. Entrammo nel suo sacco a pelo. Fece per chiuderlo ma mi opposi. Lo lasciò aperto.

Gli altri ragazzi stavano per addormentare, si era fatto tardi. Le luci si spensero. Sentivo il suo corpo caldo attorno al mio. Con le braccia mi cinse l’addome. Sentivo il suo petto sulla mia schiena e non solo. Il suo membro moscio si appoggiava perfettamente al mio culo. Mi piaceva quella sensazione ma avevo bisogno di dormire, così come Tommaso e gli altri. Mi coccolava gentilmente. Mi stringeva a sé in un abbracciò dolce e sincero. Mi accarezzava gli addominali e stanco dalla giornata mi addormentai.


***Tommaso POV***

Luca era così bello tra le mie braccia. Era un piccolo cucciolo affidato a me. Si era addormentato così velocemente che non avevo fatto in tempo a dirgli “tu sei mio”, come lui aveva fatto con me. Glielo avevo già detto ma volevo rimarcarlo.

Così innocente che cercava una speranza e la parte migliore in tutte le persone che incrociava. Era una cosa bella.

Per fortuna non era come me. Aveva ragione, ero un anima nera come il cane che mi inseguiva. Non aveva sbagliato anche se non conosceva il mio passato. Lui era il mio primo ragazzo e non volevo perderlo. Volevo passare tanto tempo con lui.

Avevo scoperto una cosa importante: era ancora vergine. Plausibile alla sua età. Lo volevo proprio così, ancora puro. Era davvero il mio cucciolo, la persona di cui mi prendevo cura.

Non si poteva non apprezzare Luca. Sentii qualcuno russare mi voltai verso la fonte del rumore. Quel pezzo di merda del suo amico Federico mi stava infastidendo. Lui era un elemento da far fuori, ma era solo una questione di ore e tutto sarebbe andato per il meglio. Io avrei vinto. Lui non poteva sapere cosa ci aspettava, io invece sì. Io avevo il segreto, lui no, nessuno poteva dirlo, era un mistero.

Federico sarebbe stato messo a tacere una volta per tutte. Lui non aveva il potere su Luca, solo io potevo. Federico avrebbe perso. Se volevano rimane amici forse col tempo ci avrei fatto l’abitudine ma non poteva aspirare ad altro.

Scacciai quei pensieri, dovevo concentrarmi solo su una persona: Luca. Stava dormendo tra le mie braccia. Era nel mondo dei sogni. Eravamo nudi ma per la prima volta nella mia vita non sentivo il desiderio sessuale che prendeva posto nel mio corpo. Ero solo io. Ero Tommaso.

Stringendo quel cucciolo mi addormentai sapendo di ritrovarlo il mattino seguente ancora tra le mie braccia.
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