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Gay & Bisex

Boy Scout - 19


di Marcus95
03.01.2022    |    6.710    |    12 9.4
"Era tutto troppo strano ma non era una mia immaginazione, di quello ero sicuro..."
Capitolo 19: Light&Darkness & Ritorno


***DOMENICA***


Mi svegliai con i muscoli tutti doloranti. Facevano male sia per la scalata sia per tutte quelle volte che Tommaso non mi dava tregua con il sesso. Io non volevo quella tregua. Volevo vivere ogni momento. Volevo stare più tempo possibile con la persona che amavo. Il nostro viaggio era arrivato in cima al mondo, però bisognava scendere.

Avevo toccato le stelle con le dita. Mi ero innamorato della magia dell’amore, ma la vita andava avanti. Il mondo aveva ancora bisogno di noi. Il sole ci baciava. Era caldo avvolgente come le braccia di Tommaso dove ero intrappolato. Guardai il suo volto bello come una statua. I suoi lineamenti delineati come dal marmo.

Lui dormiva ancora mentre io mi godevo la grande immensità della bellezza mattutina. La caverna era accogliente e il fuco si era spento. Non aveva resistito tutta la notte. Neanche io e Tommaso resistemmo tutta la notte.

«Amore» dissi toccandogli i capelli per svegliarlo.

Con molta calma aprì gli occhi e mi vide.

«Cucciolo» disse sorpreso di vedermi.

«Sono io e sono qui con te» dissi baciandolo sulla bocca.

Cercò di alzarsi ma ritornò sdraiato. Probabilmente aveva i miei stessi dolori.

«Vorrei proporre una sega mattutina ma mi fa male il cazzo e penso anche a te» disse cercando di nascondersi dal sole.

«Sì anche a me. Ma non ti nascondere dal sole» dissi.

«Non riesco a reggerlo al mattino. Non sono fatto per stare alla luce forte e bella del sole.»

«Non è vero. Non sei così oscuro come vuoi fare credere. Io ti ho portato alla luce» dissi accarezzandolo.

Lui mi cinse ancora più forte e mi baciò una guancia. «Cucciolo, tu mi hai trasformato. Ora sono una persona diversa. Ho capito cosa voglio veramente dalla vita.»

Era diventato quasi un poeta ma quella parte spettava a me. «Amore, tu sei sempre te stesso. Hai solo visto una parte diversa che non conoscevi.»

«Non so cosa farei senza di te. Sento che potrei volare se mi buttassi con te accanto. Ma non lo farò perché pazzo ancora non sono» disse ridendo.

«Ti fermerei in qualsiasi modo.»

«Scusa ma non riesco a stare qui» disse scappando all’interno della caverna all’ombra.

Mi voltai a guardarlo. Ero nudo sulla pietra viva baciato dal sole caldo del mattino di una estate che stava volgendo al termine. Lo guardavo avvolto nelle tenebre e vidi i suoi occhi. Neri come quelli del cane che ci spettava al rifugio. Brillarono un istante di una luce bianca, come una redenzione ma non successe nulla.

Sembrava un demone che si nasconde dal giudizio finale.

«Non avere paura del sole» dissi allungando una mano nella sua direzione.

«Cucciolo, le tenebre si sono prese il mio corpo anni fa e non lo posso più liberare.»

«Amor mio, le tenebre non possono vincere il lato buono del sole» dissi tendendo ancora la mano nel vuoto.

«Mi spiace non posso» disse e si accovacciò su una pietra che sembrava un trono immerso nelle tenebre più scure.

Riuscivo a vederlo solo perché avevo conosciuto le tenebre, altrimenti mi sarebbe stato impossible vederlo regnare nel suo regno di ombre.

Chiusi gli occhi e piansi amaramente. La mano era ancora tesa ma nulla toccava se non l’aria della sconfitta. Le lacrime mi rigavano il viso. Tutto era finito, la storia era giunta al termine ma io non ne ero ancora pronto. Le lacrime scendevano lungo il mio volto e infine si staccavano per cadere sulla pietra viva colpita dal sole. Il sole era caldo avvolgente che le faceva evaporare. Non vi erano più tracce della mia sofferenza, del mio dolore.

Qualcosa di peloso entrò in contatto con la mia mano ancora sospesa nel vuoto. Aprii gli occhi vidi un pelo nero. Come aveva fatto il cane ad arrivare fin lì? Lo guardai meglio e non c’era altro che il mio ragazzo che con la testa piegata aveva affrontato la luce per venire da me. Le tenebre potevano anche stare senza un re, ma io non potevo stare nelle tenebre.

Alzò il suo volto e mi guardò. I suoi occhi neri non avevano fondo. Solo io potevo vederci la luce ma in quel momento non c’era. Non mi importava chi fosse. Potevo stare anche con il re delle tenebre se mi garantiva una vita in sua compagnia. Non potevo lasciarlo andare. Non potevo distruggermi. Non lo avrei mai sopportato.

«Amore, resta con me» dissi all’aria.

«Cucciolo mio, io voglio stare con te ma non posso lasciare il mio trono» disse commosso. Non vedevo lacrime sul suo volto. «Non le troverai mai. Non possiamo provare pietà» disse leggendomi nella testa.

«Resta con me» dissi piangendo.

Lui prese una lacrima con un dito e la contemplò. «Che cosa strana la sofferenza della gente. La analizzò qualche istante poi la lasciò cadere oltre il baratro. Cadde nel vuoto e con essa anche le mie speranze.

«Non sei cattivo» dissi guardando la pietra sempre illuminata dal sole. Lui non mi abbandonava mai.

«Questo lo dici tu. Tu vedi anche la luce in me, ma quel cane, non è mica arrivato per caso. Black»

«Black? Non capisco»

«Il cane si chiama Black» disse guardando il mio volto contratto dal dolore.

«Come fai a dirlo?»

«Sono stato io a dargli quel nome. L’anima nera che ha dentro riflette la mia.»

«Non è cattivo! Ti ha salvato la vita. Ha chiamato aiuto abbaiando!»

«Gliene sono grato ma una cosa è cambiata da quel giorno.»

«Cosa è cambiato? Se non mi vuoi puoi buttarti giù. Non ho bisogno di te.»

«Stammi a sentire cucciolo. Tu mi hai salvato la vita. Tu fai parte di me. Ho bisogno di te. Posso distruggere quel trono solo per te ma non posso stare per troppo tempo alla luce del sole.»

«Vieni via con me e lascia il trono. Black verrà con noi e saremo per sempre liberi e uniti nel solo senso dell’amore. La luce e le tenebre non ci abbandoneranno mai.»

«Vuoi portare Black a casa?» chiese Tommaso guardandomi negli occhi.

«Se ne hai bisogno, sì»

«Ne ho bisogno» disse.

«Allora lo porterei a casa. Io voglio stare con te» dissi.

«Anche io voglio stare con te perché ti amo Luca.»

Un lampo distrusse la pietra dentro alla caverna dove si era seduto il re delle tenebre. Tutto era cambiato, tutto era diverso. Aveva pronunciato il mio nome e non il soprannome del cane “cucciolo”.

Aveva perso il torno per stare me.

«Che cosa hai fatto?» chiesi avvicinandomi a lui.

«La cosa giusta per stare con te» disse.

Si avvicinò a me. Le sue labbra erano vicinissime alle mie. Si avvicinavano sempre di più. Appoggiai una mano sulla sua schiena per farlo venire più vicino. Le nostre bocche si toccarono e tutto si fece bianco e poi nero.

Sentii solo la testa che toccava la pietra viva perdendo i sensi.

***

Sentii dell’acqua rinfrescarmi la testa. Mi bagnava i capelli rendendoli umidi sotto il sole di mezzogiorno. Non vedevo nulla, solo nero. Sentivo dell’acqua, come delle onde. Qualcuno che si muoveva vicino a me che spostava l’acqua. Questo elemento era il mio solo aiuto per capire dove cavolo fossi. Una mano si infilò sotto il mio collo allontanandomi dall’acqua.

Mi agitai subito ma qualcuno mi strattonò.

«Stai fermo. Non è nulla» disse una voce maschile. Una voce da uomo.

Solo in quel momento realizzai cosa fosse successo. Tommaso! Era ancora alla caverna. Non c’era acqua lassù. Dovevo raggiungere quel posto e trovarlo.

«Apri gli occhi» disse la voce.

Con forza aprii gli occhi e davanti a me trovai due occhi neri bellissimi. Luccicavano con tante sfumature diverse di un nero intenso.

Tommaso.

«Che cosa è successo?» chiesi in preda al panico.

«Hai perso i sensi amore» disse lui.

«Ma dove siamo?»

«Alla seconda tappa, il laghetto» disse girandomi in modo da vedere l’acqua. Ero tra le sue braccia.

«Come mi hai potato qui?» chiesi.

«In questo modo» disse mostrandomi tra le sue braccia. Mi aveva portato in braccio con entrambi gli zaini fino alla seconda tappa.

Che grande uomo era diventato.

«Ricordi qualcosa?» chiesi. Quello che era accaduto era quasi surreale ma volevo la certezza.

«Tutto» disse e mi mise per terra in modo da farmi abituare al terreno.

Capii che era argomento chiuso in quel momento. Ma cosa era successo veramente? Io volevo solo sapere. Era tutto troppo strano ma non era una mia immaginazione, di quello ero sicuro. Tommaso era gentilissimo. I suoi occhi brillavano alla luce del sole. Io mi abituavo a sentire la terra sotto il mio corpo. Mi tastai e notai che ero completamente vestito. Avevo anche la camicia. Guardai Tommaso e lui era a petto nudo. Non era la mia ma la sua. Che gesto nobile.

Tommaso sistemò alcune cose lasciandomi da solo. Era quello che volevo. Guardai l’acqua vicino al corpo. Si muoveva appena. Era calmo il laghetto. Lo guardavo e pensavo. L’acqua mi aiutava a pensare. In quel posto avevo perso la mia verginità. Quel posto era magico per me. Quell’acqua ha visto la mia trasformazione.

Tommaso ne faceva parte. Tommaso era cambiato e io me ne ero accorto. La cosa bella era che mi piaceva un sacco il nuovo Tommaso. Era più umano. Era davvero il ragazzo perfetto. Guardando l’acqua notai che qualcosa di umido mi rigava la guancia. Una lacrima scendeva indisturbata.

«Amore cosa c’è?» chiese Tommaso che si era avvicinato.

«Non posso credere a tutto questo» dissi piangendo.

«A cosa non riesci a credere?» chiese preoccupato.

«Non posso credere di stare insieme a te. Al tuo amore per me» dissi abbassando la testa per l’imbarazzo.

Lui mi prese il mento con due dita e mi rialzò la testa. «Non piangere amor mio.»

«Shakespeare non ti dona» dissi ridendo.

«Hai ragione» disse lui ridendo. «Però io ti amo, e non ti avrei mai dato la mia verginità senza amore. Il mio amore che provo per te è immenso. Non me lo spiego neanche io, ma di una cosa sono sicuro. Io ti amo Luca. Ti amo e voglio stare con te» disse guardandomi dritto negli occhi.

Lo abbracciai forte. Le mie mani andarono dietro al suo collo come al solito. Lui mi strinse forte. Il mio uomo, il mio guardiano, ecco cosa era per me.

«Dai cucciolo, forza e coraggio che la strada per il ritorno è ancora lunga» disse cercando di alzarmi.

Mi alzai lentamente con il suo sostegno e una volta in piedi mi appoggiai a lui per prendere bene l’equilibrio. Non potevo stare lontano da lui.

Mi porse del cioccolato dal suo zaino e io mangiai con gusto. Era il modo più veloce per ottenere le forze che avevo perso quando avevo perso i sensi. Quando mi fui stabilizzato presi il mio zaino e con calma percorremmo tutta la strada fatta all’andata, ma questa volta al posto di salire scendevamo lungo quella montagna che aveva cambiato per sempre le nostre vite.

«Scusa amore ma devo farla» dissi mentre camminavamo.

«Come scusa?» chiese Tommaso non capendo.

«Devo fare pipì» dissi imbarazzato.

«Ah sì va bene.»

Andai dietro a un albero e feci quel che dovevo fare. A un certo punto sentii delle mani sul mio corpo e una testa che si appoggiava sulla mia spalla.

«Scusa amore ma sono in bagno» dissi.

«No, non lo sei» disse Tommaso divertito.

«È come se lo fossi. Un po’ di privacy» dissi.

«Ma noi non abbiamo segreti» disse lui.

«Ovviamente, ma sto facendo pipì, quindi vorrei farla senza pubblico» dissi ridendo dato che lui mi aveva morso un orecchio.

«Per me sei sexy anche così» disse ridendo e staccandosi da me perché avevo finito.

«Piaciuto lo spettacolo?» chiesi mentre mi rivestivo.

«Oh sì molto» disse sorridendo a trentadue denti.

«Dai cammina che il viaggio è lungo» dissi riprendendo lo zaino da terra.

«No, siamo arrivati alla prima tappa» disse indicando uno spiazzo poco lontano da noi.

Non potevo crederci. Corsi senza sosta verso quella distesa di terra e corsi in cerchio, a caso. Correvo e correvo. Mi sentivo libero, libero di amare, libero di essere me stesso. Non ci soffermammo molto in quella tappa. Volevamo solo arrivare al campo. Quella era la cosa che ci premeva maggiormente. Volevo rivedere gli altri. Volevo andare a casa.

Ripartimmo e dopo un ora e mezza arrivammo al campo. Erano le cinque del pomeriggio.

«Dove eravate finiti?» chiesero i capi alterati. «Potevate morire!»

«Quello no, io ho lui» disse Tommaso indicandomi.

Quale onore. Le tende erano già state tolte e tutto era pronto per andare a casa. Dovevamo andare fino al rifugio dove c’era il pullman che ci aspettava. Ci mettemmo subito in cammino senza neanche riprendere fiato. Tommaso camminava davanti a me e io ero vicino a Lorenzo.

«Come è andata?» chiese Lorenzo guardandomi negli occhi.

«Magnificamente. Tutto è stato perfetto» dissi con gli occhi che mi brillavano.

«Questo lo porto io» disse Tommaso prendendomi lo zaino dalla schiena. Non voleva caricarmi troppo dopo la lunga discesa.

«Grazie» dissi dolcemente.

«Di nulla amore» disse e andò davanti. Sapeva che Lorenzo mi voleva parlare.

«Hai visto anche tu» dissi a Lorenzo.

«Wow, lo hai trasformato. Non lo avrebbe mai fatto, a nessuno. Sei davvero speciale per lui e quindi anche per me. Dobbiamo legare maggiormente.»

«Sono d’accordo» dissi.

Camminammo lentamente fino al rifugio dove Black andò da Tommaso tutto eccitato.

«Black!» disse accarezzando il cane.

Lasciai Lorenzo e andai dal cane pure io. Lo accarezzati e lui mi leccò la mano.

«Sicuro?» chiesi a Tommaso.

«Certo!» Disse.

Saltammo sul pullman con Black appresso. Durante il viaggio io dormii bellamente con la testa appoggiata alla spalla di Tommaso e Black comodamente sulle gambe.

Tutto era finito, la nostra avventura era giunta al termine. Stavo lasciando quel posto che mi aveva cambiato la vita. Avevo trovato una persona che mi amava, una persona con cui passare il resto della mia vita. Era tutto finito. Ero triste ma eccitato. Bisognava affrontare la vita vera. Cosa avrebbero detto i miei? Cosa sarebbe successo? Nessuno lo sapeva, nemmeno Tommaso.
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